La storia delle probabili nozze tra Fca e Psa Peugeot Citroen (tutti i dettagli devono ancora andare a buon fine) è una vicenda che ha preso avvio ai primi di luglio, quando, circa un mese dopo il fallimento delle trattative tra il Lingotto e Renault , all'Eliseo e a Bercy (sede del dicastero dell'Economia transalpino) il presidente transalpino Emmanuel Macron e il suo ministro delle finanze Bruno Le Maire si sono definitivamente resi conto che per l'interesse nazionale francese nel lungo periodo è vitale che Renault debba raggiustare i rapporti con l'alleato giapponese Nissan. E che nel contempo l'altra casa automobilistica partecipata, ovvero Psa, debba fare un grande saldo dimensionale dopo essere stata risanata dal ceo Carlos Tavares.

E' in quei giorni, spiega Milano Finanza, che il presidente di Fca John Elkann riprende la strada per Parigi, (anche se, a ben vedere, non aveva mai smesso di guardare Oltralpe per trovare un marito al Lingotto, visto che a metà giugno, alla messa di trigesimo per la morte di Gianluigi Gabetti ricordò il vecchio maestro parlando di m&a e dicendo «queste settimane di sarebbero piaciute»). Questa volta però la strada non è quella che porta a Boulogne Billancourt (alla sede di Renault ) ma quella che conduce nella non lontana Rueil-Malmaison, al quartier generale di Peugeot. D'altronde business is business. E sebbene a Bercy non fosse certamente piaciuta la sfuriata di Elkann quando questi aveva abbandonato il tavolo delle trattative con Renault per le mutate condizioni imposte dai francesi, le necessità strategiche di Psa e Fca erano troppo complementari per lasciarsi sfuggire l'occasione.

Peugeot , infatti dopo essere stata salvata dalla bancarotta dallo Stato nel 2014 e dopo essere stata risanata sotto la guida di Tavares, aveva bisogno di un salto di qualità per uscire da una dimensione europea che da sola gli fornisce circa l'89% dei ricavi, ma che nel medio termine potrebbe finire per soffocarlo. D'altro lato invece Fca aveva bisogno di trovare un partner per reggere le pressioni competitive di un settore in cui la stazza è sempre più necessaria per contenere i costi. E per garantire alla famiglia Agnelli, che controlla il Lingotto tramite Exor , che anche il business automobilistico mass-market possa essere fonte di dividendi stabili (Fca è tornata a distribuire cedole nel 2019 ma erano anni che non li elargiva). Infine, oltre ai comuni interessi, a rendere tutto più semplice rispetto alla trattativa Renault , c'erano gli storici ottimi rapporti tra gli Agnelli e i Peugeot . Non a caso domenica 26 maggio, ovvero due giorni prima della trattativa (poi naufragata) che avrebbe dovuto sancire le nozze tra Fca e Renault Elkann cenò in un ristorante parigino con Robert Peugeot (presidente della holding della dinastia transalpina Epf) quasi a scusarsi del fatto che il Lingotto sarebbe andato a sposarsi con la Losanga e non con il Leone, nonostante decenni in cui le due case e le due dinastie si fossero annusate come possibili partner. I colloqui hanno poi ripreso vigore in agosto, in compagnia dei rispettivi advisor.

red/lab

 

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November 04, 2019 02:08 ET (07:08 GMT)

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