Finora quella del gruppo Arvedi è stata tutta una storia in crescita, di quelle perfette per gli amanti dello storytelling. Una famiglia che dal Trentino si trasferisce nel 1715 a Cremona, dove non solo trova casa (una casa che non abbandonerà più) ed entra in sintonia con la vena artistica della città, ma costruisce anche un impero nell'industria dell'acciaio che oggi dà lavoro a 3.600 dipendenti (2.400 dei quali a Cremona).

Per citare solo degli ultimi bilanci, scrive Milano Finanza, il fatturato consolidato del gruppo nel 2014 e 2015 si aggirava intorno a 2 miliardi, ha superato i 2,2 miliardi nel 2016, è balzato a più di 2,8 miliardi nel 2017 e l'anno scorso è cresciuto ancora del 9,5% superando quota 3 miliardi (3,126 miliardi di euro per l'esattezza). La frenata potrebbe arrivare a fine 2019, visto che non c'è un solo esperto del settore siderurgico che, tra dazi e rincaro delle materie prime, non preveda un annus horribilis per i conti. Chiariamo: non solo per quelli di Arvedi. Sia il gruppo cremonese sia Arcerol Mittal, il colosso proprietario dell'Ilva di Taranto, hanno infatti annunciato una riduzione della produzione. Arvedi, nel dettaglio, ha previsto una flessione industriale del 70% a novembre e dicembre, condividendo il problema con quasi tutti i gruppi del Vecchio Continente, ed è in prima fila nel chiedere a Bruxelles di limitare l'ingresso di acciaio a basso costo da Paesi extra Ue (Turchia e Cina su tutti).

red/lab

 

(END) Dow Jones Newswires

November 04, 2019 02:17 ET (07:17 GMT)

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