Un doppio schema per formare nuclei azionari italiani in

Mediobanca e su Generali Ass., e far crescere le due società in Europa.

Sarebbe questo, scrive Repubblica, il piano strategico di Leonardo Del

Vecchio sulla galassia del Nord.

Chi conosce il patron di Luxottica, spiega il giornale, racconta che

mesi fa decise di entrare nel capitale Mediobanca con la finanziaria

Delfin avendo notato che l'azionariato, storicamente blindato, poggiava

ormai su due francesi -il finanziere Vincent Bolloré e l'a.d. Di Unicredit

Jean Pierre Mustier- dati per venditori. Il primo ha già iniziato a

vendere il suo 7%, e tutto porta a dire che il secondo lo farà più presto

che tardi, allettato dalla fiammata in Borsa.

La decisione di Del Vecchio sarebbe maturata dopo un incontro con

Vittorio Grilli, ex ministro del Tesoro ora a capo di Jp Morgan in Europa,

che gli starebbe dando qualche consiglio su come gestire i rapporti con le

autorità nel tentativo di comporre "un azionariato stabile e italiano in

grado di formare un campione nazionale", come Del

Vecchio ripete dal blitz del 17 settembre che lo ha reso secondo azionista

in Piazzetta Cuccia.

Jp Morgan però non ha mandati, non potendo averne di "ostili" per prassi

aziendale; e il 7,5% di Del Vecchio è stato comprato tramite la francese

Natixis. Delfin intende inoltre garantire un azionariato italiano in

Generali.

A Trieste, in realtà, un nocciolo duro e stabile quasi al 30% c'è:

proprio Del Vecchio (4,86%), con Caltagirone (5%), Benetton (4%), De

Agostini (1,7%), ha contribuito a rafforzarlo con un'ascesa costante, e

che più fonti vedono continuare per i primi tre "soci privati". Tra loro,

si dice, regna ancora la concordia, ma con spirito pragmatico e senza che

la mossa di Delfin abbia prodotto piani condivisi. Era stata Mediobanca,

che con il suo 13% in Generali ne è da anni il perno, ad aver preoccupato

l'imprenditore, convinto che un guinzaglio troppo corto tra l'istituto di

Milano e la compagnia triestina abbia negli anni fatto correre il Leone

meno delle rivali Allianz e Axa (che oggi capitalizzano un multiplo di

Generali), e del dovuto.

Per questo, precisa il quotidiano, fonti vicine al dossier ritengono che

Del Vecchio vorrebbe portare alla Bce un dossier di ampia portata. In

pratica la richiesta di superare il 10% di Mediobanca si dovrebbe legare a

impegni preventivi a ricapitalizzarla, per renderla capace di seguire un

aumento di Generali se alla compagnia servissero fondi per un'acquisizione

di rilievo. Anche per questo, oltre che per studiare il piano strategico

che Mediobanca presenta il 12 novembre, sembra che la richiesta alla Bce

non verrà presto.

I tecnici che lavorano al dossier sanno che la vigilanza bancaria è

severa, e basata su un modello di supervisione che ha nel cda e

nell'amministratore delegato i soli deputati alle strategie; e oggi Delfin

non ha amministratori in Mediobanca. Qualora domani ne avesse, dovrebbe

limitarsi alle minoranze, pena l'assunzione in capo alla holding

lussemburghese Delfin dello status di controllante bancaria del nuovo

gruppo, aprendo scenari di governance del tutto inediti.

vs

 

(END) Dow Jones Newswires

November 05, 2019 02:43 ET (07:43 GMT)

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