FinecoBank: Foti, spingere su gestito per superare scoglio tassi zero
06 Novembre 2019 - 07:05PM
MF Dow Jones (Italiano)
Rescisso il cordone ombelicale che la legava alla controllante
Unicredit, FinecoBank è diventata a tutti gli effetti una banca
contendibile, controllata dal mercato. L'a.d. Alessandro Foti ha
spiegato a MF DowJones come evolve nel frattempo la strategia della
banca, in un contesto di mercato caratterizzato da tassi al
lumicino che rende necessario far comprendere alla clientela la
necessità di spostare parte dei risparmi dal conto corrente a
prodotti di risparmio gestito.
D. Con l'uscita dal gruppo Unicredit, Fineco è diventata
contendibile. Quali strategie state perseguendo in questo nuovo
contesto, in cui l'azionista con la quota più rilevante è il fondo
Blackrock con circa il 10%?
R. Quello che posso dire è che gestiamo l'azienda con
l'obiettivo di consegnare ai nostri azionisti il maggior ritorno
possibile, pertanto puntiamo a gestire l'azienda al meglio: siamo
scalabili per definizione, ma non per questo ce ne preoccupiamo o
stiamo a fare retropensieri su quello che potrebbe succedere. Al
tempo stesso ci rendiamo conto di essere uno dei pochissimi casi in
Italia di public company - a piazza Affari oltre a noi ci sono
soltanto Prysmian e Unicredit - e costituiamo pertanto l'eccezione,
mentre all'estero questo modello è la norma.
D. Nelle ultime settimane ha tenuto banco in Italia una
discussione sull'opportunità o meno di riversare sui clienti gli
effetti dei tassi negativi. Su questo fronte, i due principali
istituti di credito del Paese hanno mostrato posizioni opposte.
Come la pensa FinecoBank?
R. Non abbiamo sul tavolo - né oggi né in futuro - la
possibilità di caricare tassi negativi sulla nostra clientela. La
riteniamo una metolodologia poco efficiente, poiché in proporzione
rischia di penalizzare i clienti più importanti. Anche quando
Unicredit era azionista di controllo non abbiamo mai affrontato la
tematica in Consiglio, neppure a livello di sondaggio. A nostro
parere, la strada maestra consiste nel lavorare per far capire ai
clienti che il miglior modo per centrare gli obiettivi di lungo
termine è investire una parte dei loro risparmi sui mercati.
D. A questo proposito, nella nota dei nove mesi scrivete che il
portafoglio medio per ciascuno dei vostri consulenti finanziari
ammonta a 26,6 milioni di euro, di cui 14,8 milioni di gestito. I
restanti 11,8 milioni sono costituiti da amministrato e liquidità.
Vi soddisfa questa ripartizione?
R. E' uno spaccato che non ci va assolutamente bene. Riteniamo
che in generale gli italiani abbiano ancora un'asset allocation
poco efficiente, con troppa liquidità sul conto corrente e anche
troppo amministrato. Un bilanciamento che non risponde ad alcuna
logica di pianificazione. Pertanto, punteremo quanto più possibile
a incrementare il peso della parte gestita. Considerato che il
mercato sta cambiando rapidamente e profondamente come struttura -
con tassi a zero se non addirittura in territorio negativo - siamo
convinti che questa condizione crei un contesto particolarmente
favorevole per essere ancora più convincenti con i clienti nel far
capire l'inefficienza di tener fermi i soldi sui conti.
Soffermandosi solo su settembre, ultimo mese del trimestre preso
in esame, abbiamo visto che in effetti la raccolta ha già
registrato un miglioramento dell'asset mix, nonostante la
stagionalità tipica del mese e le imposte pagate.
D. Lo spaccato del vostro portafoglio sul debito fisso mostra
che al 30 settembre scorso detenevate 4,7 miliardi di euro di Btp.
E' un livello che reputate sufficientemente prudente o avvierete
una manovra di ulteriore delevereging dal rischio sovrano italiano
nei prossimi mesi?
R. Puntiamo a mantenerci intorno ai cinque miliardi.
Considerando che abbiamo attivi intorno a 26 miliardi di euro, si
tratta di un'esposizione molto diluita e ben diversificata.
D. Nel luglio scorso siete andati sul mercato con un perpetual
At1 da 300 milioni di euro. C'è la possibilità che torniate a
valutare qualche emissione entro fine anno?
R. Assolutamente no. Siamo a posto e vi assicuro che per molto
tempo non ci rivedrete sul mercato.
D. Il Cda ha di recente approvato alcune proposte di revisione
della corporate governance, come l'introduzione della facoltà per
il Board di presentare una propria lista di candidati alla carica
di amministratore. Come vanno lette queste modifiche nel quadro
della recente uscita dal gruppo Unicredit?
R. Non essendoci più l'azionista di controllo, il Cda ha
provveduto a modificare lo statuto in maniera tale da poter
proporre una propria lista alla prossima assemblea e poi è stata
introdotta anche una serie di modifiche per dare il giusto spazio
alle minoranze. Queste decisioni ci rendono in linea con tutte le
migliori pratiche di governance in essere sul mercato.
D. Avete anche deciso di acquistare il marchio Fineco da
Unicredit per 22,5 mln...
R. Era previsto dagli accordi di uscita dal gruppo, abbiamo
provveduto ad esercitare l'opzione che avevamo a disposizione per
poter comprare il marchio che non era di nostra proprietà.
cce/ofb
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November 06, 2019 12:50 ET (17:50 GMT)
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