Senza ricerca non c'è intelligenza. In ambito sanitario oggi le relazioni fra università e industria sono floride come forse mai prima d'ora. Gli studi accademici su big data, algoritmi di machine learning e intelligenza artificiale rappresentano infatti la base indispensabile delle soluzioni tecnologiche proposte dalle aziende per il benessere e la salute dei clienti.

Viceversa, i dati raccolti sugli utenti da società private costituiscono spesso il presupposto necessario delle ricerche di studi e laboratori universitari. Così, da un lato, sempre più spesso le aziende sostengono, anche finanziariamente, centri di ricerca per elaborare nuovi prodotti o per testare quelli esistenti. Dall'altro lato, smartphone, sensori indossabili, realtà virtuale diventano strumenti preziosi per analizzare in tempo reale lo stato di salute e il benessere delle persone e per validare nella realtà i risultati ottenuti in laboratorio. In questo interscambio fra ricerca universitaria e industria si inserisce infine a vario titolo l'iniziativa pubblica che, a livello italiano ed europeo, mira a stimolare gli investimenti sull'intelligenza artificiale, in generale e in ambito sanitario.

Questo è quanto emerso in estrema sintesi nel corso della giornata conclusiva di Icaih 2019, la prima conferenza industriale su Intelligenza Artificiale e Salute, intitolata appunto Come l'Intelligenza Artificiale sta modellando il futuro della salute. L'evento, tenutosi a Palazzo Pirelli , è stato realizzato in partnership tra Vega Research Laboratories, Promoest (agenzia specializzata nell'organizzazione di eventi e congressi in Italia e all'estero) e Class Editori , con il patrocinio di Regione Lombardia e in collaborazione con Atellas Pharma, Audens, Centro Cardiologico Monzino, Cochlear, Fujifilm, Ibm, Ics Maugeri e, inoltre, Leo Pharma, Mangrovia, Medspa, Msd, Novartis e Rbm Associazione Salute. Nel corso della seconda giornata del convegno i relatori si sono soffermati sull'importanza di una formazione multidisciplinare che consenta, pur nel rispetto delle specifiche competenze, a ricercatori, ingegneri del dato, medici e aziende private di trovare un linguaggio comune su cui costruire una collaborazione feconda.

Inoltre lo sviluppo dell'AI in Europa e in Italia non può prescindere dall'intervento pubblico sia in termini di finanziamento dei progetti sia in termini di controllo sull'utilizzo dei dati. In questo senso, l'Italia è risultata lievemente sotto la media europea sul tema dell'innovazione digitale in campo sanitario. Nel 2017 l'Agenzia per l'Italia digitale ha attivato una task force sull'AI che ha prodotto un primo Libro Bianco sul tema in concomitanza con il lancio di una serie di altre iniziative sul piano nazionale. A livello europeo, poi, Bruxelles ha deciso di investire 1,5 miliardi nel triennio 2018-2020 nel contesto di un Piano di azione volto ad agevolare lo sviluppo di un'AI integralmente «Made in Europe». Parte di questi fondi verrà investita in ambito Healthcare, dove l'applicazione dell'AI - complice anche il progressivo invecchiamento demografico - è destinata a diventare un'autentica necessità.

red

 

(END) Dow Jones Newswires

November 15, 2019 03:12 ET (08:12 GMT)

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