Investire su Milano non solo è giusto, ma è indispensabile se si vuole trainare il Paese. Expo 2015 è stata la svolta: ha mostrato che la città è capace di fare grandi cose e farle per bene. I numeri? Gli indicatori reddituali sono in crescita, ma anche la spesa culturale. Diana Bracco, presidente del gruppo Bracco e di Alisei, il cluster nazionale del settore Scienze della Vita, è una milanese doc. Era in prima fila tra chi si è impegnato per portare a Milano l'Esposizione Universale del 2015 ed è stata poi presidente di Expo 2015 e commissario generale per il Padiglione Italia durante l'esposizione («La cosa più difficile che ho fatto nella mia vita», commenta ricordando quegli anni). Il futuro? La vocazione della città per la ricerca.

Domanda. Bracco, investire su Milano è un consiglio valido?

Risposta. Non solo è giusto, ma addirittura indispensabile, perché sono le eccellenze che fanno da traino alla crescita degli altri, e non è certo rallentando chi riesce a competere con successo che si favorisce lo sviluppo del Mezzogiorno. Del resto mi sembra che lo stesso ministro Provenzano abbia poi chiarito che non voleva attaccare Milano, ma solo stigmatizzare le crescenti disuguaglianze tra territori che si stanno purtroppo accentuando, in Italia come altrove.

D. Milano è spesso accusata di essere una città egoista che non restituisce ciò che riceve, concorda?

R. Direi proprio che è un'accusa ingiusta. Milano è una città aperta che accoglie, che sa coniugare lo sviluppo economico e tecnologico con la solidarietà. E non si deve mai dimenticare che è anche la capitale del volontariato e del non profit.

D. La città non rischia l'isolamento?

R. Non può bastare a se stessa. Deve continuare a correre a livello internazionale per aprire la strada alla crescita dell'intero Paese. Ogni territorio poi ha dei punti di forza su cui fare leva per crescere. Nel Padiglione Italia puntammo proprio su questo: i 21 milioni di visitatori hanno ammirato le eccellenze produttive, sociali e culturali specifiche di tutte le regioni italiane.

D. Cita Expo, esperienza che ha vissuto in prima persona. E' iniziato davvero tutto con l'esposizione?

R. È stato il punto di svolta, perché tutti si sono dati un obiettivo comune. Con l'Expo siamo riusciti a dimostrare che eravamo capaci di fare una grande cosa e di farla per bene. Questo ha provocato un'impennata di orgoglio che ha investito i milanesi, che sono diventati i primi paladini della loro città. Mi fa piacere sottolineare che oggi Milano primeggia in quasi tutti gli indicatori reddituali, ma anche nella spesa culturale: ho sempre pensato che la cultura aiuti a vivere meglio.

D. Un'eredità quindi non solo infrastrutturale ma anche intangibile?

R. Sì, c'è stata una rinascita della città a 360° e si è affermato il "modello Milano", fatto di collaborazione virtuosa tra pubblico e privato e di sano pragmatismo ambrosiano.

D. Altri interventi hanno sottolineato la stabilità politica.

R. È così. Al di là del colore politico, sindaci come Albertini, Moratti, Pisapia e ora Sala hanno saputo proseguire e portare a termine opere pensate da altri. Cosa che i milanesi apprezzano molto.

D. Il prossimo evento saranno le Olimpiadi invernali nel 2026.

R. Una diretta eredità di Expo e un altro grande evento che premia la collaborazione tra istituzioni e che porterà sicuramente nuove opportunità per tutta l'Italia.

D. Il boom di Milano sembra molto legato a economia e finanza.

R. Ho letto recentemente le rilevazioni dell'Osservatorio Milano 2019 presentato poche settimane fa dal sindaco Sala e dal presidente di Assolombarda Carlo Bonomi e sono rimasta molto colpita. Nell'ultimo quinquennio (2018 vs 2014) il pil di Milano è cresciuto del 9,7%, il doppio del +4,6% italiano. Nel 2018, il pil cittadino ha segnato un +6,4% sul 2008 (contro una media nazionale ancora in negativo del 3,3%) e un +9,7% sul 2014 (+4,6% dell'Italia).

D. Cosa la colpisce di più di queste cifre?

R. Testimoniano che questa crescita tocca anche la vita di un numero sempre crescente di milanesi. E poi emerge un grande dinamismo sia nell'ambito della ricerca scientifica accademica, sia nella diffusa capacità innovativa delle imprese: qui vengono registrati il 32% dei brevetti italiani e si effettua il 27% della ricerca scientifica più citata a livello globale. E questo, me lo lasci dire da imprenditrice che crede da sempre nell'importanza della ricerca, è davvero motivo di grande orgoglio.

D. Visto che l'ha citata, parliamo di ricerca. Cosa pensa dello Human Technopole?

R. Tra le vocazioni più consolidate e a più elevato potenziale è emersa negli ultimi anni la filiera delle scienze della vita. Per me è una grandissima soddisfazione assistere passo passo alla crescita del Milano Innovation District-Mind che diventerà una vera Città della scienza.

D. Lo Human Technopole prenderà vita nell'ex Palazzo Italia di Expo.

R. Sì, grazie alle sue architetture avveniristiche e al cemento biodinamico inventato dai ricercatori di Italcementi. È un sogno che si avvera. Per me che in quel Palazzo ho vissuto per sei mesi è stata una vera gioia incontrare i primi ricercatori di un'infrastruttura di ricerca di livello mondiale, multidisciplinare e integrata, in tema di salute, genomica e data science.

D. Quanto è importante il settore delle life sciences per Milano?

R. È una delle punte di diamante dell'industria dell'intero Paese, un comparto in grado di generare benefici socioeconomici rilevanti, con una forte propensione all'export, all'internazionalizzazione e con un'elevata spinta all'innovazione. Lo Human Technopole rappresenterà tutto questo.

D. Come?

R. Ci saranno 1500 ricercatori guidati da Iain Mattaj che lavoreranno fianco a fianco con centri di ricerca privati, grandi multinazionali e start-up e con ricercatori e studenti delle facoltà scientifiche di università e strutture ospedaliere d' eccellenza come il Galeazzi. Mind sarà davvero una culla di futuro e di sviluppo economico, un luogo dove creare e condividere conoscenze, non solo nelle Life Sciences.

D. Non c'è il rischio che anche in questo caso Milano sia accusata di godere di eccessive risorse?

R. Non credo. Trovo molto significativo che uno dei massimi scienziati italiani, Walter Ricciardi, che è stato presidente dell'Istituto superiore di Sanità e appena nominato presidente del «Mission Board for Cancer» della Ue, sia diventato coordinatore dell'Organismo di Consultazione Scientifica del Tecnopolo. È un'ulteriore garanzia di indipendenza e prestigio. Sin dalla sua prima intervista, Ricciardi ha chiarito che HT sarà una casa aperta agli scienziati dell'intero Paese e che a beneficiare del lavoro di questo Centro saranno la salute e la qualità di vita di tutti gli italiani.

red/fch

 

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November 25, 2019 02:46 ET (07:46 GMT)

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