Le ultime elezioni parlamentari nel Regno Unito hanno rivelato l'esistenza di fratture sempre più profonde nell'elettorato britannico.

Mentre gli elettori della classe operaia più anziani hanno disertato le fila laburiste e votato a favore del partito conservatore, i giovani, residenti delle zone urbane, con un'struzione universitaria, si sono legati al partito rivale, il Labour.

L'elettorato ha abbandonato la fedeltà nei confronti dei partiti, dando ai conservatori del primo ministro britannico, Boris Johnson, una maggioranza netta. Il risultato ha fatto eco a un tema già visto nella vittoria del presidente americano, Donald Trump, nel 2016. I conservatori, tradizionalmente il partito dell'elettorato più abbiente, si sono fatti strada tra gli elettori della classe operaia.

Il cambiamento si riflette nell'agenda legislativa di Johnson, presentata giovedì, che prevede un allineamento a destra su questioni sociali, come l'immigrazione, e a sinistra su questioni come la spesa pubblica e il salvataggio delle aziende fallite.

Nel frattempo, il partito laburista sta avviando un processo di ridefinizione. Il suo leader, Jeremy Corbyn, si dimetterà presto e i candidati dovranno cercare di riconquistare il voto della classe operaia. I potenziali successori, tuttavia, dovranno essere cauti nella critica alle politiche del lavoro, o ad attribuire la responsabilità della sconfitta elettorale ai fallimenti della Brexit o a Corbyn.

Il leader laburista giovedì ha difeso il suo partito, dicendo alla Camera dei Comuni che "il Governo ha cercato di imitare alcune delle politiche chiave e la lingua delle politiche del partito laburista, ma senza riuscire a comprenderne la sostanza".

Dietro al cambiamento radicale delle preferenze dell'elettorato, c'è l'immenso sforzo della classe lavoratrice di cercare di identificarsi con i valori del partito laburista. Negli ultimi due decenni, il Labour si è trasformato e ha tentato di attrarre i giovani elettori metropolitani liberali. Questa tendenza ha alienato i sostenitori più anziani, che mantengono un atteggiamento socialmente conservatore e che si preoccupano di questioni come l'immigrazione e il crimine.

Durante la campagna, Johnson ha puntato i riflettori sulla Brexit a suo vantaggio, esprimendo l'opportunità che il Regno Unito avrebbe potuto cogliere con l'uscita dall'Ue, promuovendo al contempo politiche sull'ordine pubblico.

Corbyn si è, invece, concentrato sulla disuguaglianza e sulla necessità dell'intervento statale, ignorando in gran parte la questione della Brexit, sulla quale ha dichiarato la sua neutralità.

La vittoria di Johnson non è un riallineamento della politica britannica, ma la continuazione di alcune tendenze elettorali già in corso durante le elezioni generali del 2017, che si sono rivelate disastrose per i conservatori. Sebbene l'allora primo ministro, Theresa May, sia riuscita a incrementare la percentuale di voti del partito di 5,5 punti, il partito non è riuscita ad aggiudicarsi la maggioranza.

Questa volta i conservatori sono riusciti ad attrarre il voto di un elettore laburista su dieci, sostenendo che dopo tre anni di stagnazione politica, la Brexit deve essere realizzata.

Il risultato ha confermato la tendenza emersa nel 2017, cioè che la classe sociale di appartenenza non funge più da buon indicatore delle intenzioni di voto nel Regno Unito. Invece, l'età si sta dimostrando un indicatore migliore, visto che tra gli elettori di età inferiore ai 24 anni, il 56% ha votato per il partito laburista alle elezioni di questo mese, mentre il 67% degli over 70 ha appoggiato i conservatori, secondo le analisi di YouGov. I giovani sarebbero, dunque, meno propensi a sostenere la Brexit.

L'istruzione è un altro fattore di indicazione. Il 43% degli elettori con un diploma universitario ha sostenuto il Labour, e il 29% i Tory. Questa tendenza si ribalta tra gli elettori con livelli di istruzione inferiori.

Adesso le elezioni presentano un dilemma per il Governo di Johnson. A differenza dei leader conservatori del passato, si trova alla guida di in un elettorato più povero e dovrà seguirne le priorità se vuole rimanere al potere. Così Johnson si è mosso per rassicurare la sua nuova base, promettendo ingenti investimenti nella sanità e interventi nelle infrastrutture, che, secondo lui, "faranno salire di livello" le aree del Paese che il suo partito ha ignorato a lungo. Ha, inoltre, detto che realizzerà l'uscita del regno Unito dall'Ue entro la fine di gennaio.

Non è chiaro quali obiettivi Johnson perseguirà durante la negoziazione delle future relazioni con il blocco europeo. Una brusca rottura con l'Ue e la deregolamentazione, sostenuta da molti legislatori conservatori, potrebbero colpire la sua base elettorale operaia, poiché le catene di approvvigionamento manifatturiere e le esportazioni britanniche, potrebbero subire un drastico calo. Tuttavia, se punterà a mantenere solidi legami con l'Ue, molti si chiederanno quale siano le ragioni alla base della Brexit.

fux

 

(END) Dow Jones Newswires

December 23, 2019 06:11 ET (11:11 GMT)

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