Cina: Azimut vede Pil 2010 a +6% e calo volatilità
10 Gennaio 2020 - 03:29PM
MF Dow Jones (Italiano)
Il rallentamento dell'economia cinese è destinato con ogni
probabilità a proseguire nel corso del 2020, anche se il Pil
dovrebbe comunque attestarsi attorno al 6%. Il tutto mentre la
Borsa locale dovrebbe registrare un calo dei picchi di volatilità
osservati lo scorso anno.
Questa la previsione del gruppo Azimut H. per l'ex Celeste
Impero nell'anno che si è appena aperto. Le principali indicazioni
macroeconomiche sono state tracciate questa mattina da Massimo
Guiati e Stefano Chao, rispettivamente a.d. di Azimut Holding e
General Manager di Az Investment Management per Shanghai, a margine
dei lavori della convention di Montecarlo nel corso della quale il
gruppo fondato e presieduto da Pietro Giuliani ha celebrato i primi
trent'anni di attività.
Tra i driver principali che dovrebbero consentire alla
locomotiva cinese di consolidare la ripresa sono stati citati il
mercato dell'auto e la progressiva urbanizzazione. Sul primo
fronte, i due esperti hanno ricordato come già nel 2019 la Cina
abbia rappresentato per il comparto auto il primo mercato al mondo,
con circa 29 milioni di veicoli venduti. Oggi nel Paese circolano
quasi 400 milioni di vetture, acquistate negli ultimi 10-15 anni
dalla classe media grazie a salari in progressiva crescita. È stato
evidenziato tuttavia come negli ultimi anni si è assistito a un
crescente upgrade, che ha consentito a marchi più esclusivi come
Mercedes, Bmw, Tesla o Audi di registrare nei mesi scorsi crescite
tendenziali tra 10% e 20% al concessionario. Un trend destinato a
proseguire.
Quanto all'inesorabile processo d'urbanizzazione in corso, i due
top manager hanno ricordato come solo la metà della popolazione
risieda oggi in una metropoli del Paese. Restano ancora quasi 700
milioni di persone che vivono in campagna ed è proprio grazie a
loro che avverrà la principale crescita nei prossimi anni.
Per quanto riguarda poi il lungo braccio di ferro sui dazi che
ha contrapposto per buona parte del 2019 Cina e Stati Uniti,
producendo a cascata picchi di volatilità sui mercati azionari
globali, Chao e Guiati non ritengono che ci sarà grande pressione
sulla Cina a mettere a punto rapidamente la cosiddetta 'fase due'
dell'accordo, mentre dall'altra parte dell'oceano Donald Trump
dovrà cercare di accorciare il più possibile i tempi per sfruttare
a proprio favore gli esiti della partita, in vista delle
presidenziali di novembre. Il primo step dell'intesa raggiunta nel
dicembre scorso tra i due contendenti è destinato secondo i due
manager a contenere la volatilità dell'equity cinese, che dunque
non dovrebbe più incappare nei picchi osservati nel corso del 2019.
Il renminbi è destinato a sua volta a rimanere abbastanza stabile,
anche per effetto della pressione politica sulla Pboc - la Banca
Centrale Cinese - che non dovrebbe dunque procedere a svalutazioni
in grado di mettere a rischio l'accordo in fase di definizione con
gli Usa.
ofb
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January 10, 2020 09:14 ET (14:14 GMT)
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