Il rallentamento dell'economia cinese è destinato con ogni probabilità a proseguire nel corso del 2020, anche se il Pil dovrebbe comunque attestarsi attorno al 6%. Il tutto mentre la Borsa locale dovrebbe registrare un calo dei picchi di volatilità osservati lo scorso anno.

Questa la previsione del gruppo Azimut H. per l'ex Celeste Impero nell'anno che si è appena aperto. Le principali indicazioni macroeconomiche sono state tracciate questa mattina da Massimo Guiati e Stefano Chao, rispettivamente a.d. di Azimut Holding e General Manager di Az Investment Management per Shanghai, a margine dei lavori della convention di Montecarlo nel corso della quale il gruppo fondato e presieduto da Pietro Giuliani ha celebrato i primi trent'anni di attività.

Tra i driver principali che dovrebbero consentire alla locomotiva cinese di consolidare la ripresa sono stati citati il mercato dell'auto e la progressiva urbanizzazione. Sul primo fronte, i due esperti hanno ricordato come già nel 2019 la Cina abbia rappresentato per il comparto auto il primo mercato al mondo, con circa 29 milioni di veicoli venduti. Oggi nel Paese circolano quasi 400 milioni di vetture, acquistate negli ultimi 10-15 anni dalla classe media grazie a salari in progressiva crescita. È stato evidenziato tuttavia come negli ultimi anni si è assistito a un crescente upgrade, che ha consentito a marchi più esclusivi come Mercedes, Bmw, Tesla o Audi di registrare nei mesi scorsi crescite tendenziali tra 10% e 20% al concessionario. Un trend destinato a proseguire.

Quanto all'inesorabile processo d'urbanizzazione in corso, i due top manager hanno ricordato come solo la metà della popolazione risieda oggi in una metropoli del Paese. Restano ancora quasi 700 milioni di persone che vivono in campagna ed è proprio grazie a loro che avverrà la principale crescita nei prossimi anni.

Per quanto riguarda poi il lungo braccio di ferro sui dazi che ha contrapposto per buona parte del 2019 Cina e Stati Uniti, producendo a cascata picchi di volatilità sui mercati azionari globali, Chao e Guiati non ritengono che ci sarà grande pressione sulla Cina a mettere a punto rapidamente la cosiddetta 'fase due' dell'accordo, mentre dall'altra parte dell'oceano Donald Trump dovrà cercare di accorciare il più possibile i tempi per sfruttare a proprio favore gli esiti della partita, in vista delle presidenziali di novembre. Il primo step dell'intesa raggiunta nel dicembre scorso tra i due contendenti è destinato secondo i due manager a contenere la volatilità dell'equity cinese, che dunque non dovrebbe più incappare nei picchi osservati nel corso del 2019. Il renminbi è destinato a sua volta a rimanere abbastanza stabile, anche per effetto della pressione politica sulla Pboc - la Banca Centrale Cinese - che non dovrebbe dunque procedere a svalutazioni in grado di mettere a rischio l'accordo in fase di definizione con gli Usa.

ofb

 

(END) Dow Jones Newswires

January 10, 2020 09:14 ET (14:14 GMT)

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