Corsa contro il tempo per salvare l'Ilva. Mentre il piano industriale sarebbe già stato condiviso da creditori, azionisti e istituzioni, resta in alto mare la trattativa tra Arcelor Mittal, il Mef e le banche creditrici per dare alla nuova società una governance, un azionariato ma soprattutto le risorse necessarie per andare avanti.

Lo scrive Repubblica spiegando che le fila dell'operazione finanziaria sarebbero in mano a Enrico Laghi, ex commissario della precedente gestione e uomo di garanzia di tutti gli stakeholders. Laghi sta studiando i termini dell'accordo che dovrebbe portare il governo, Mittal e le banche a diventare azioniste della nuova società che rileverà l'Ilva. L'azienda al momento ha 1,5 mld di debiti di cui due terzi dovrebbero beneficiare della garanzia di ultima istanza del Ministero. I debiti sono così distribuiti tra le principali banche: Intesa Sanpaolo ha concesso 1 mld di crediti di cui 700 garantiti e 300 no; Unicredit ha circa 100 mln di crediti non garantiti, mentre Bpm ha un'esposizione di 250 mln di cui una parte senza garanzia. Il piano prevede che i 500 mln di prestiti senza garanzia in capo a Intesa, Unicredit e Bpm debbano trasformarsi in capitale, anche se le condizioni della conversione sono tutte da definire.

Ancora da stabilire è anche l'intervento in via straordinaria del Mef che potrebbe avvenire attraverso un decreto. La cifra e il veicolo dell'intervento (forse Invitalia) sono da decidere e dipendono dal coinvolgimento di Mittal, sia finanziario che di altra natura. Il governo vorrebbe che Mittal si impegnasse a riassorbire 3 mila dipendenti che di qui ad allora lo Stato coprirebbe con la cassa integrazione straordinaria. Il colosso franco-indiano, però, non vuole assumersi questo impegno e preferirebbe avere le mani libere a risanamento completato, per gestire l'organico in funzione delle condizioni di mercato del momento.

Nonostante i tempi stretti il governo avrebbe rimandato tutto a dopo le elezioni regionali del 26 gennaio. I giudici però si aspettano una risposta entro il 31 gennaio, per questo qualcuno vicino all'operazione non esclude la possibilità di una proroga ma qualcun'altro fa notare che trattandosi di un provvedimento di urgenza non si può rinviare la decisione in base ai tempi della politica.

alu

 

(END) Dow Jones Newswires

January 21, 2020 03:55 ET (08:55 GMT)

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