"Come avviene per molte altre professioni, anche il mestiere dell'avvocato è colpito in questi anni da un vero e proprio tsunami rappresentato dalla rivoluzione tecnologica digitale. Nel solo 2018 è stata prodotta una mole di dati pari a quella dell'intera storia dell'umanità e la prospettiva è che entro 2-3 anni, anche grazie a internet delle cose, ogni 12 ore questa mole sterminata possa raddoppiare. In quei dati, ce ne sono moltissimi che sono d'interesse della professione degli avvocati".

È quanto ha dichiarato il Ceo ed Editor in Chief di Class E. (casa editrice che assieme a DowJones & Co. controlla questa agenzia), Paolo Panerai, aprendo i lavori del convegno 'Il futuro della professione Legale in Italia e nel mondo', organizzato da MF/Milano Finanza e da Class Cnbc, in collegamento con la Legal Week di New York.

"Se i dati sono di qualità, la data science permette di predire", ha osservato l'editore, citando alcuni casi concreti come quello della Corte d'Appello di Brescia. Quest'ultima "ha creato una banca dati ragionata e trasparente che nell'ambito dei processi dovrà permettere di valorizzare il precedente rispetto al principio giuridico. Il data science, l'intelligenza artificiale, trasformeranno dunque il diritto italiano dalle fondamenta del diritto romano a quelle della common law?", si è domandato Panerai. "La risposta è che sistemi di questo genere potranno e dovranno soltanto coadiuvare gli operatori: i giudici nei processi decisionali e gli avvocati nelle valutazioni predittive di una causa. Certo, non potranno mai sostituire gli stessi professionisti con robot".

ofb

 

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February 05, 2020 12:11 ET (17:11 GMT)

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