Se serviva un segnale che il clima tra i soci di Telecom Italia è cambiato, la decisione del fondo Elliott di scendere nel capitale potrebbe esserlo.

Il 18 marzo il gruppo che fa capo a Paul Singer, scrive MF, ha infatti ridotto al 6,976% la partecipazione detenuta nel capitale di Tim, rispetto al 9,722% che aveva portato in trasparenza il 7 gennaio 2020. Una quota, quella del 9,7%, che nel maggio del 2018 aveva contribuito a far nominare la lista per il cda proposta proprio da Elliott. Quei tempi ora sono lontani. Non a caso l'11 marzo, verso la fine di una lunga conference call con gli analisti sui risultati 2019 e sul nuovo piano industriale, prima di rispondere all'ennesima domanda sull'impatto del coronavirus il ceo di Telecom, Luigi Gubitosi si era tolto uno sfizio dicendo: "In ogni caso, noto con piacere che non ho ricevuto nemmeno una domanda sulla governance della società. Un anno fa se vi ricordate il clima era diverso". Elliott ha venduto poco più del 2,7% il 18 marzo, quando le azioni di Tim, arrivate lunedì 16 al minimo storico di 0,29 euro, avevano appena avviato un rally che le ha portate ieri a chiudere con un ennesimo rialzo, guadagnando il 2,99% a un soffio da 0,4 euro (0,396), mettendo a segno una performance quasi del 40% in poche sedute. Come noto, il fondo americano aveva da tempo messo al sicuro il suo investimento attraverso strumenti finanziari, motivo per cui da quanto risulta la società non avrebbe registrato minusvalenze sulla cessione.

red/lab

MF-DJ NEWS

2508:18 mar 2020

 

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