"I programmi di politica monetaria e fiscale annunciati negli ultimi giorni con modalitá non ancora sufficientemente coordinate hanno scongiurato un grave rischio di avvitamento dei mercati, soprattutto azionari, che sarebbe stato molto pericoloso per il sistema economico in generale".

E' quanto sottolinea Massimo Ferrari, direttore generale di Salini Impregilo, nonchè consigliere di amministrazione in Tim, Cairo Communication ed Equita Group, in un intervento su L'Economia del Corriere, nel quale sottolinea tuttavia che "il pericolo non è scampato. Senza l'annuncio delle misure predisposte dalla Fed e l'avanzamento del package di stimolo fiscale da due trilioni di dollari i mercati erano avviati ad accelerare il financial deleveraging con il rischio di arrivare agli estremi del 1930 e del 2008".

Ferrari evidenzia che "il livello della volatilitá dei mercati azionari ha superato quelli giá alti raggiunti nel 2008 (il Vix Index, che misura la volatilitá implicita delle opzioni dell'indice S&P500 attesa a 30 giorni, è arrivato a quasi 80, un livello che equivale all'apprezzamento di un elevato rischio sistemico). Di fronte a situazioni di così profonda incertezza e gravitá lo svolgimento delle contrattazioni giornaliere su tutti i mercati e gli andamenti intra-giornalieri, sono così erratici che in molti mercati giá sono intervenuti sistemi automatici di sospensione delle contrattazioni, nonchè limitazioni posti all'operativitá allo scoperto, ovvero alla trasparenza di livelli delle partecipazioni abbassati all'1%.

"Livelli così alti di volatilitá", prosegue il manager, "sinonimo di incertezza elevatissima sui futuri rendimenti delle azioni e dei relativi indici, generano inoltre un'operativitá tecnica automatica, fine a stessa che può ulteriormente aggravare le condizioni tecniche dei mercati (spessore, liquiditá, elasticitá), compromettendo il grado di rappresentativitá dei prezzi in tutti i segmenti. Ci si domanda infatti se sia sempre opportuno in presenza di dinamiche così incerte e discontinue tenere aperti i mercati azionari. La risposta a questa domanda deve essere messa in relazione alla straordinarietá del momento e alla discontinuitá delle decisioni di politica fiscale ed economica da assumere con urgenza per fronteggiare la crisi attuale e quella prospettica".

Ferrari spiega però che "una obiezione allo shut down dei mercati azionari risiede nella necessitá di garantire continua liquiditá, per consentire agli investitori professionali e privati di monetizzare i propri investimenti, ovvero di adottare strategie di copertura. Il dibattito potrebbe assumere connotati ideologici. C'è un dato di fatto che rende superabile l'obiezione. Di fronte a situazioni di così profonda incertezza e gravitá lo svolgimento delle contrattazioni giornaliere su tutti i mercati e gli andamenti intra-giornalieri, sono così erratici che in molti mercati giá intervengono sistemi automatici di sospensione delle contrattazioni".

Purtroppo", ha continuato, "le strutture di gestione dei mercati finanziari negli ultimi 10 anni sono cambiate radicalmente per effetto degli interventi post crisi del 2008, ma anche per una scelta di policy molto sostenuta da grandi player di affidare la gestione delle Borse anche a soggetti privati, facendo leva sulla rivoluzione digitale e sulle efficienze di scala. Oggi la governance del sistema delle Borse mondiali è molto polverizzata, occorrono dunque interventi dei governi a difesa del risparmio, delle societá quotate che possono rischiare anche improvvisi e destabilizzanti cambi di controllo e degli stessi mercati che rischiano altrimenti una crisi di credibilitá profonda", ha concluso.

fch

 

(END) Dow Jones Newswires

March 30, 2020 07:03 ET (11:03 GMT)

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