Dieci giorni fa il Ponte di Genova si illuminava dei colori della bandiera italiana, a celebrare il completamento in tempo record dei lavori, a dieci mesi dall'inaugurazione del cantiere e a 20 dalla tragedia di agosto 2018, costata la vita a 43 persone. Artefici del miracolo i partner della jv PerGenova, Salini Impregilo e Fincantieri. Ma per il colosso della cantieristica, messo davanti allo shock Covid al pari dei competitor e delle altre grandi quotate di Stato, quel ponte a carena di nave rappresenta anche qualcosa di più: l'occasione per attrarre altre commesse nel settore delle infrastrutture, nel momento in cui il core business delle grandi navi da crociera è rallentato dalla pandemia. Come si riparte dal Ponte di Genova e quali contromisure sta mettendo in campo Fincantieri per superare l'emergenza Covid, lo spiega in questa intervista con MF-Milano Finanza l'amministratore delegato, Giuseppe Bono.

Domanda. Quindi anche in Italia si possono completare le grandi opere nei tempi previsti?

Risposta. Sì, è possibile, e noi italiani abbiamo dimostrato per l'ennesima volta davanti al mondo intero che sappiamo rimboccarci le maniche e fare grandi cose. Ma è possibile a patto di capire che le regole vanno rispettate, devono essere semplici e ugualmente applicabili, dalle Alpi alla Sicilia, per incentivare e non ostacolare la realizzazione di un'opera in tempi ragionevoli e certi: bisogna accorciare i processi decisionali. E a patto di poter contare su aziende solide e strutturate. Per il modello produttivo di Fincantieri, infatti, consegnare le proprie navi entro i tempi e i costi previsti è la regola, non l'eccezione. Addirittura comunichiamo la data di consegna prima ancora di acquisire la commessa. Se per quello che attiene le regole e la gestione dell'appalto si è parlato di modello-Genova, possiamo affermare che esso ha potuto avere successo grazie al modello- Fincantieri, frutto di investimenti e visione di lungo periodo, nonché di un metodo organizzativo che è divenuto standard. Possiamo affermare che il modello- Fincantieri precede e rende possibile quanto fatto a Genova, dove anche la cittadinanza, va detto, ha remato a favore.

D. Questo successo apre la strada a una maggiore diversificazione delle attività?

R. Sono orgoglioso di poter ricordare che, essendo leader mondiali nel nostro comparto, la diversificazione è sempre stato un nostro punto di forza, dal civile al militare, all'offshore, e ora alle infrastrutture, valorizzando la nostra eccellenza nella carpenteria metallica. Le navi sono fatte d'acciaio, come d'acciaio è il nuovo Ponte di Genova, disegnato da Renzo Piano proprio come lo scafo di una nostra nave. Fincantieri è un'azienda che investe per migliorare costantemente, e la sua capacità di fare sistema e sviluppare tecnologie raffinatissime, come quelle per le grandi navi e per la difesa, rende possibile poi portare le competenze sviluppate nella navalmeccanica anche in altri settori. Il ponte di Genova è in dirittura d'arrivo e sarà il primo ponte «smart» d'Italia, tra i più avanzati e sicuri al mondo, con sensori e robot progettati e prodotti dalle nostre società Seastema e Cetena.

D. Avete ottenuto altre commesse?

R. Sì. A breve inizieremo a lavorare in Romania per il nuovo ponte sospeso sul Danubio, vicino a Braila. Anche qui realizzeremo l'impalcato in acciaio di quello che sarà il terzo ponte più lungo in Europa. Inoltre in Qatar faremo procedere di pari passo le nostre competenze nel settore navale, della difesa e delle infrastrutture. Ovviamente per noi le infrastrutture non possono supplire alle navi, che restano insostituibili. Per dare un'idea, 250 mila sono le tonnellate di acciaio che impieghiamo ogni anno per le costruzioni navali, contro le 17 mila del ponte, che pure è lungo oltre un chilometro.

D. Però l'emergenza Covid imporrà modifiche al piano industriale.

R. Non sappiamo quando ripartiranno le crociere, pensiamo di poter completare l'aggiornamento del piano con i conti della semestrale. Intanto stiamo cercando di rendere sterili gli impianti di condizionamento delle navi, che è un aspetto di enorme importanza per quando si ripartirà. Sono possibili anche nuove commesse militari, dopo quella appena aggiudicata dalla Marina Usa, valore potenziale fino a 5,5 miliardi. Il nostro obiettivo in questa fase è non veder scendere il portafoglio ordini (oltre 37 miliardi di euro a fine 2019, ndr).

D. Intanto, come vi siete organizzati per far ripartire i siti produttivi?

R. Nei nostri stabilimenti sono state installate tecnologie ad hoc per il contenimento del Covid-19, sviluppate e prodotte all'interno del gruppo. Peraltro anche in questo abbiamo rappresentato un modello, essendo stati tra i primi in assoluto a chiudere e a riaprire, nonché a stabilire un protocollo sindacale e sanitario a tutto tondo per la gestione dell'emergenza, applicato poi anche da altri.

red

 

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May 11, 2020 02:55 ET (06:55 GMT)

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