Roma, fase 3. Che sensazione di leggera vertigine passare il ponte sul Tevere, lasciarsi i due edifici di Gra alle spalle ed entrare nel bel palazzo angolare di Leonardo. Varcare la soglia, controlli, mascherine, gel, temperature e premere il tasto quinto piano. Niente Zoom o telefono, di nuovo in presenza, come si dice adesso. Nello studio luminoso pieno di modellini aspetta Alessandro Profumo, ad del colosso dell'aerospazio per questa prima intervista dopo il lockdown, a MF-Milano Finanza. 'Non abbiamo mai chiuso e ora siamo pronti a ripartire', afferma il manager. Quello che spera tutta l'Italia.

Domanda. Dottor Profumo, a che punto è la notte dell'economia italiana, i piani di rilancio del governo funzioneranno?

Risposta. È una situazione complessa per il Paese, mai vista prima e completamente diversa dalla crisi del 2008-2011, allora la domanda era stata diversamente impattata. Ci vorrà un po' di tempo per arrivare a una stabilizzazione, ma sono fiducioso. Mi sembra che ci sia voglia di ricominciare, speriamo che non ci sia un nuovo lockdown. La componente nuova di questa crisi è quella emotiva, e serviranno un po' di mesi perché venga riassorbita. Occorre dare una prospettiva, dobbiamo dare il segnale che c'è questa visione positiva.

D. Leonardo come se l'è cavata?

R. Per quanto riguarda noi, che siamo un'azienda export oriented che vende prodotti dopo complesse negoziazioni, l'assenza della fisicità ci ha condizionato. Ma devo dire che i clienti domestici, quindi italiani, inglesi e americani, ci hanno supportato molto. Parlo delle istituzioni perché c'è una ferma volontà di accompagnare la stabilizzazione di una grande impresa come noi che diventa rilevante per tutta la filiera produttiva. Anche perché non avendo mai chiuso abbiamo tenuto tutta la filiera in operatività.

D. Lei è stato agli Stati generali: che idea si è fatto? Utili oppure no?

R. Guardi, io credo che siano stati utili ed è interessante che il governo ascolti così tanta gente. Poi se abbiamo detto cose più o meno intelligenti è colpa o merito nostro, non certo del governo. C'è questo programma di rilancio nazionale, che io definisco framework, un insieme di cose che adesso vanno declinate in azioni operative per costruire un programma di sviluppo. In tutto questo Leonardo si inserisce perché in molti di questi incroci noi ci siamo. Per quello che mi riguarda credo che Conte abbia fatto bene durante la chiusura totale e che sia un interlocutore attento, è stato ore ad ascoltarci a Villa Pamphilj. Non capita spesso.

D. Come non capita spesso avere, se arriveranno, tanti aiuti europei.

R. Questo è un altro discorso, fondamentale. Dobbiamo fare un programma preciso e serio sull'utilizzo delle risorse del Recovery Fund, perché se spesi bene quei 170 miliardi di euro sono in grado di far ripartire il Paese. Serve un piano di politica industriale, oggi si può dire, prima del Covid si rischiava di essere tacciati di dirigismo. Occorre fare un'attenta analisi delle varie competenze e dei settori, su quali tecnologie investire e quali prospettive dare al Paese. Mi sembra ci siano degli allineamenti abbastanza chiari.

D. Parliamo del vostro Piano. Oggi Leonardo è a un punto di svolta, come immagina il gruppo nel prossimo decennio?

R. Già a febbraio avevamo presentato Be Tomorrow 2030, un piano strategico fondamentalmente basato su tre dimensioni: rafforzare il nostro core business, trasformarci per crescere e poi Master the New, che poi è il cuore delle scelte innovative che stiamo compiendo, cioè innovare e creare nuove tecnologie e nuovi mercati high tech. Abbiamo rivisto in particolare quest'ultima parte perché in relazione al Covid pensiamo che ci siano una serie di aree sulle quali possiamo rafforzare la nostra modalità operativa incrociando le nostre capacità proprio con quello che il governo sta facendo.

D. Cosa è Master the New?

R. Nello specifico del Master the New ci sono i Corporate Labs per lo sviluppo di programmi inter-divisionali ad alto contenuto innovativo sulle tecnologie abilitanti: HPC-High Performance Computing, Simulation, Big Data, Intelligenza Artificiale e Sistemi Autonomi Intelligenti, Tecnologie quantistiche e Crittografia, Mobilità Elettrica, Materiali innovativi. Sono tutti settori che non pesano magari tanto sul fatturato, a parte la cyber security che quota 400 milioni, ma che danno il senso e la qualità delle cose che stiamo facendo e che faremo perché chi acquista una nave o un elicottero, un nostro prodotto, dentro ci trova anche la tecnologia che stiamo sviluppando. Ma sono tutti elementi che torneranno utili e vediamo una applicazione di tutti questi mondi anche in campo civile. Mi lasci aggiungere però che stiamo investendo tanto anche sul core business, ad esempio sulla linea Atr per reingegnerizzare il prodotto e modernizzare le linee produttive, e siamo convinti che sia importante continuare a migliorare la nostra efficienza. Investiamo nel nuovo ma curiamo anche l'esistente.

D. Come?

R. Con Be Tomorrow abbiamo espresso una visione chiara del nostro futuro e del nostro percorso strategico: rafforzare e trasformare il business per crescere e accelerare il processo di innovazione ed incrementare la competitività di lungo periodo in una logica di sostenibilità. È il ruolo della grande azienda che deve avere una visione socioeconomica.

D. Perché la decisione di reintrodurre la figura del direttore generale, seppure con un ambito più limitato rispetto a quello di un dg classico?

R. La decisione, condivisa con il cda, è stata determinata dalla necessità di far fronte al nuovo contesto di mercato caratterizzato dalle conseguenze dell'emergenza Covid. Il nuovo assetto organizzativo consentirà di accelerare la realizzazione del nuovo piano strategico Be Tomorrow 2030: aumentando la flessibilità, l'agilità operativa e la competitività in vista delle importanti sfide di business del prossimo futuro.

D. Una trasformazione civile di Leonardo.

R. Mettiamo al servizio la nostra tecnologia per scopi civili ma manteniamo il nostro core business nell'aerospazio, difesa e sicurezza. Ma stiamo sperimentando anche molto. Pensi che a Torino stiamo provando a fare delle consegne con i droni, che volano seguendo il fiume.

D. Perché sul fiume?

R. Beh, perché se qualcosa va storto non finiscono sulla testa di qualcuno.

D. Oggi Leonardo è a un punto di svolta, come va con i competitors?

R. Quelli che lavorano nel civile hanno sofferto perché la crisi ha impattato duramente. Meno i competitors più concentrati sulla difesa.

D. L'industria della Difesa è destinata a nuovi consolidamenti?

R. Tendo a pensare che siano difficili consolidamenti aziendali, penso che su singoli segmenti di business ci si possa fare un ragionamento poi magari passando attraverso prodotti consortili, l'Eurofighter è fatto ad esempio da un consorzio, che è una forma di aggregazione. Piuttosto penso che si possano creare delle joint venture specifiche come Mbda, nel settore missilistico, che è un bellissimo esempio.

D. Lo spazio sembra territorio ora dei privati, alla Elon Musk.

R. Sì ma dei privati che hanno dietro e sono sostenuti dalle commesse pubbliche, altrimenti senza risorse non si vola. Se guardiamo anche le grandi costellazioni di satelliti molto spesso ci sono i privati che investono ma c'è il pubblico che fa dei buy-back rilevanti di capacità come se fosse un project financing.

D. Tra Usa e Cina è di nuovo guerra fredda?

R. Vedo una nuova forma di tensione soprattutto sui dazi.

D. Le nostre forze armate oggi sono tecnologicamente avanzate?

R. Sì, senza dubbio, sono tutti molto ben attrezzati e questo è importante perché la minaccia asimmetrica di matrice terroristica è sempre presente e le minacce convenzionali stanno tornando a rappresentare un pericolo concreto

D. A proposito di minacce, l'Europa avrà mai una difesa comune?

R. Dipende che cosa intendiamo: difesa sì, esercito comune non credo. Piuttosto l'Europa può avere un ruolo post crisi determinante nel mondo e credo che la Germania, presidente di turno del Consiglio dell'Ue, avrà di fronte a sé una sfida importante che mi pare voglia vincere. Un bene per tutti.

D. Leonardo ha sospeso la guidance 2020 per una valutazione dell'impatto Covid, qualche anticipazione sul bilancio semestrale?

R. Ne parliamo quando approveremo la semestrale, ma posso dire che il Covid non modifica la forza strutturale della nostra azienda.

D. Confermate per la seconda metà dell'anno il nuovo calendario dei lavori?

R. Tutte le commesse sono confermate, nella seconda parte dell'anno avremo una operatività più intensa e recupereremo una parte dei rallentamenti dovuti al lockdown anche se siamo rimasti aperti. Avremo un'estate di lavoro.

D. Boeing e Airbus sono tra i vostri maggiori clienti, conseguenze su Leonardo?

R. Sì purtroppo sono in difficoltà perché c'è stato un crollo verticale dei voli. Il ragionamento che viene fatto ora è che le compagnie aeree avranno una significativa spinta ad avere un cambio di flotte con velivoli meno impattanti sull'ambiente, più green. Quello è certamente un trend che sarà molto forte. La domanda tornerà pure sugli aerei, prima per i piccoli a partire dal 2021-22, per quelli più grandi occorrerà aspettare il 2022-23.

D. Ci saranno impatti dalla crisi sulla vostra occupazione?

R. Non prevediamo nessun esubero, siamo sotto pressione ma nessuna eccedenza.

D. Le linee di credito ottenute per 2 miliardi le avete utilizzate?

R. No, abbiamo una posizione di liquidità molto forte e solida e una strategia disciplinata, in linea con gli obiettivi del piano industriale.

D. Perché avete emesso un bond?

R. Perché ne abbiamo altri in scadenza a gennaio e il momento di mercato è favorevole, ne abbiamo approfittato.

D. Ne emetterete altri?

R. No.

D. Con l'aumento della quota di Leonardo in Avio a circa il 30%, l'interesse per il business spazio è confermato. Che prospettive avete?

R. L'economia dello spazio ha degli effetti-leva molto rilevanti. L'Italia è tra i pochi Paesi al mondo ad avere tutta la filiera, dai lanciatori ai satelliti ai servizi collegati. È un settore che avrà una buona crescita. Dobbiamo far valere le nostre qualità e tutelare le nostre capacità.

D. Un pacchetto completo. Ma è vero che potete mappare qualsiasi cosa?

R. Grazie ai satelliti possiamo andare a vedere tutto, ad esempio quante frane ci sono: lo sa che in questo momento sono migliaia in Italia? Poi possiamo mappare edifici, colture agricole e infrastrutture critiche e possiamo fornire i nostri dati ai ministeri competenti. Vogliamo valorizzare il posizionamento nel settore Spazio quale dominio applicativo di nuove tecnologie e asset chiave per rafforzare l'offerta di servizi a valore aggiunto.

D. Il recente accordo con Intermarine, azienda di cantieri navali militari come si concilia con la vostra presenza in Orizzonte Sistemi navali con Fincantieri?

R. Intermarine ha una tecnologia, quella della vetroresina, che Fincantieri non ha e che ci permette di competere su base globale e di rispondere a una domanda globale, ad esempio nel settore dei cacciamine, che è estremamente interessante. Quindi sono accordi complementari e non antagonisti.

D. A proposito di antagonismo, lo Stato ha di fatto nazionalizzato Mps e Popolare di Bari e qualcuno nella maggioranza vorrebbe una vera banca pubblica. Serve secondo lei?

R. Abbiamo bisogno di banche ben gestite. Che sia pubblica o privata, deve fare bene il proprio mestiere. Direi che avremmo bisogno di un terzo polo oltre a quelli esistenti perché così c'è più concorrenza e questo per una grande azienda che deve finanziarsi è importante: poter scegliere tra più soggetti.

red

 

(END) Dow Jones Newswires

July 06, 2020 02:10 ET (06:10 GMT)

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