Aspi: Conte stufo, decisione lunedì in Cdm (Mess)
10 Luglio 2020 - 9:39AM
MF Dow Jones (Italiano)
Un nuovo ultimatum, questa volta però con la pistola sul tavolo.
E un nuovo rinvio. Si chiude così l'ennesima giornata di passione
del governo e della maggioranza sul dossier della concessione ad
Autostrade per l'Italia (Aspi). Un modo, neppure tanto mascherato,
per rimandare la palla nel campo avversario. Forse con la speranza
che siano "i Benetton a farsi fuori da soli rifiutando di
presentare una proposta accettabile", dice una fonte grillina di
rango che fotografa le divisioni tra i rosso-gialli. Lo scrive Il
Messaggero spiegando che da Aspi arrivano segnali di apertura,
entro mezzogiorno di domani (termine
fissato dal governo) la società della famiglia Benetton dovrebbe
venire
incontro alle richieste dell'esecutivo.
Di certo, al momento, c'è che Giuseppe Conte è descritto
"stanco, stufo da un bel po' di questa imbarazzante telenovela".
Determinato a scrollarsi di dosso le accuse di attendismo che gli
arrivano al Pd e a
"chiudere lunedì", quando alle nove del mattino riunirà il
Consiglio
dei ministri, "tutta questa vicenda ridicola in cui sono proprio
i dem a
frenare la soluzione". A frenare sulla revoca.
Se fosse davvero questo l'epilogo, in Cdm si andrebbe alla
conta. Non a
caso il premier mercoledì ha parlato di decisione "collegiale,
coinvolgendo l'intero governo e non solo i due ministri
competenti". Vale a dire: i dem Paola De Micheli (Infrastrutture) e
Roberto Gualtieri (Economia), più propensi ad arrivare a un
compromesso con Aspi attraverso una "radicale revisione della
concessione nell'interesse pubblico", come dice il sottosegretario
dem Roberto Morassut.
Così, a dispetto dei proclami 5Stelle e delle minacce di Conte,
il resto del governo non va sparato verso la revoca. Che dovrebbe
essere decisacon atto firmato da De Micheli e da Gualtieri. "Senza
contare", aggiunge chi per il Pd segue il dossier, "che dopo la
revoca ci vorrebbe un decreto per far gestire ad Anas i 3.300
chilometri di autostrade e che un decreto ha bisogno di una
maggioranza in Parlamento...". Come dire: se Conte e i 5Stelle
dovessero fare i furbi avremmo modo di fermarli.
Il Pd, Italia Viva e perfino la parte più moderata e governista
dei 5Stelle non festeggerebbe infatti se, alla scadenza
dell'ultimatum di domani, Aspi dovesse rispondere picche. De
Micheli, Gualtieri, le renziane Teresa Bellanova (Agricoltura) ed
Elena Bonetti (Famiglia) coltivano due timori. Il primo riguarda le
conseguenze legali ed economiche della revoca: un lungo e rischioso
contenzioso,con un possibile indennizzo miliardario da dover
pagare. Perché, come dice la renziana Raffaella Paita, "la revoca
non sta tecnicamente in piedi". Il secondo timore riguarda le
conseguenze immediate e pratiche: Anas, deputata a sostituire in
corsa Aspi nella gestione della rete autostradale, è considerata
"inadeguata". Ecco perché, nonostante la sentenza della Consulta -
che ha giudicato legittima l'estromissione di
Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi - abbia "rafforzato
la nostra posizione»"(Conte docet), il governo pur diviso non
chiude la partita. I capi di gabinetto di De Micheli e Gualtieri,
assistiti dal segretario
generale di palazzo Chigi, si sono limitati ieri pomeriggio a
giudicare
"insoddisfacenti e inaccettabili" le proposte finora avanzate
dai vertici
di Aspi e Atlantia Roberto Tomasi e Carlo Bertazzo. E a
lanciare, appunto, l'ultimatum. Ebbene, da ciò che filtra da fonti
politiche, la controproposta che sfornerà entro domani alle dodici
Aspi dovrebbe essere "positiva e accettabile" anche perché lo
stesso Tomasi ha ammesso che la "revoca avrebbe effetti devastanti»
sulla società. Questo perché i conti per indennizzi e investimenti
sono stati fatti dal Tesoro, guardando bilanci e remuneratività. E
dunque le condizioni poste - 500 milioni in più di investimenti e
lo scarico di responsabilità, una manleva, per eventuali richieste
di danni per Genova -non sarebbero capestro. Ma commestibili per
Autostrade.
Se finirà davvero così, se Aspi dovesse presentare una
controfferta soddisfacente, si aprirebbe subito dopo l'altra
partita. Forse quella
più delicata e strettamente legata a un eventuale finale
positivo: il passaggio dei Benetton in minoranza in Aspi (i
grillini chiedono l'uscita
tout court), argomento di cui non si sarebbe parlato ieri
pomeriggio.
Ma che è assolutamente di rimente. Se infatti la famiglia di
Treviso,
considerata colpevole dai 5Stelle del crollo del Ponte Morandi,
dovesse continuare a rifiutare di fare un passo indietro cedendo il
controllo
di Autostrade a Cassa depositi e prestiti attraverso il fondo
F2i, i grillini ribadirebbero il loro no al rinnovo della
concessione revisionata. E lo stesso farebbe Leu che da tempo, al
pari dei 5Stelle, invoca la nazionalizzazione dell'intera rete
autostradale. Ed è per questo che a spingere più di tutti per il
passaggio dei Benetton in minoranza, sono coloro che vogliono
l'accordo: Gualtieri, De Micheli.
"La questione societaria è decisiva", taglia corto un'altra
fonte governativa che segue il dossier, "i Benetton non possono più
gestire le autostrade".
vs
(END) Dow Jones Newswires
July 10, 2020 03:24 ET (07:24 GMT)
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