Tracollo Imminiente Del Sistema Economico Occidentale

- 11/1/2013 12:06
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007

Ormai siamo all'epilogo. A breve daro' le ragioni per cui a breve termine il tutto crollera'.

Dopo le previsioni ampiamente anticipate quattro anni fa prima del tracollo della borsa in cui prevedevo il crollo immobiliare e proponevo di investire totalmente ed esclusivamente in oro daro' gradualmente le indicazioni ed i motivi..anche matematici..che dimiostreranno che la previsone che mi accingo a spiegare ed analizzare risultera' esatta!



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121 di 241 - 16/1/2016 10:33
Caligola N° messaggi: 27329 - Iscritto da: 01/11/2006
Veramente a me sta più a cuore il tracollo del sistema climatico ed ecologico dell intero pianeta più che del sistema economico . I soldi non servono a niente se non ci sarà più acqua potabile da bere o se ce ne sarà tanta da farci affogare . Faremo la fine degli orsi bianchi ?
122 di 241 - 16/1/2016 10:41
7belfagor N° messaggi: 17133 - Iscritto da: 20/11/2009

Quotando: caligola - Post #121 - 16/Gen/2016 09:33Veramente a me sta più a cuore il tracollo del sistema climatico ed ecologico dell intero pianeta più che del sistema economico .

I soldi non servono a niente se non ci sarà più acqua potabile da bere o se ce ne sarà tanta da farci affogare .

Faremo la fine degli orsi bianchi ?


Il regno animale è sempre stato premonitore e noi razza come uomini e donne siamo quelli con le massime caratteristiche di adattamento.................ma non basteranno se continuiamo su questa strada.

Bella continuazione a Te.

123 di 241 - 17/1/2016 11:19
Vshare N° messaggi: 5906 - Iscritto da: 06/8/2014
Molti analisti questa settimana hanno ricordato i cinque anni dalla caduta dell’ex presidente tunisino Zein el Abideen Ben Ali, il primo di numerosi dittatori arabi cacciati da manifestazioni spontanee. Un esame retrospettivo che è utile per capire se esiste la possibilità di altre rivolte e perché quella del 2011 abbia perso posizioni negli ultimi anni. Le ragioni alla base delle rivolte e delle rivoluzioni del 2011 – lo stato autocratico e il malcontento popolare – sono più forti che mai in gran parte del mondo arabo. Fanno eccezione la gran parte degli stati del Golfo, ricchi grazie alle riserve energetiche, e le piccole sacche di ricchezza in gran parte delle capitali arabe, tenute a galla dai finanziamenti provenienti dal Golfo e dal sostegno politico e militare occidentale. Malessere condiviso Le difficoltà vissute nel 2011 da milioni di famiglie – che non riuscivano a soddisfare i bisogni di base dei loro figli né a promettergli una vita migliore – sono ancora presenti nei nostri sistemi scolastici, nelle nostre strutture di potere corrotte e spesso incompetenti, nel controllo sociale esercitato dalle forze di sicurezza, nell’enorme spazio lasciato al lavoro informale, nei livelli di benessere stagnanti o in declino. Le rivolte in sei paesi arabi all’inizio del 2011 avevano ricevuto sostegno e solidarietà da tutto il mondo arabo perché il malessere da cui nasceva la richiesta di libertà e dignità espressa dai manifestanti era condiviso da centinaia di milioni di persone in tutta la nostra regione. Le rivolte arabe hanno prodotto una chiarezza necessaria su ciò che significa l’islam politico nella pratica Di conseguenza, sembra giusto aspettarsi che un giorno la regione araba avrà nuove opportunità per ottenere le vere trasformazioni democratiche che non si sono concretizzate nei cinque anni appena trascorsi. Non possiamo prevedere come e quando questo succederà, ma possiamo analizzare la nostra situazione attuale per identificare delle tendenze. È raro che io mi trovi d’accordo con le opinioni espresse dagli editoriali della rivista britannica The Economist, che ogni tanto indugia su posizioni colonialiste quando si tratta di sud del mondo. Tuttavia, devo ammettere che l’analisi della scorsa settimana intitolata con poca immaginazione “The arab winter”, l’inverno arabo, era straordinaria. Lo dico perché ha colto quelli che secondo me sono i due dilemmi centrali nel mondo arabo di oggi: il rapporto con i rispettivi stati e la capacità di comprendere ciò che deve essere cambiato – e come favorire questo cambiamento – per superare autocrazie politiche e disagio socioeconomico arrivando al pluralismo democratico e al benessere materiale. Si legge sull’Economist: Alla base del marciume, in Egitto come altrove, c’è l’incapacità dimostrata da generazioni di élite arabe di creare modelli di governo responsabili ed efficaci e di promuovere l’istruzione. Dopo circa 60 anni di un dominio essenzialmente fascista – il consenso forzato per un patriarca coperto di medaglie, la pompa, le parate e la propaganda che mascherano una realtà in cui il popolo non ha alcuna voce in capitolo – non c’è da stupirsi se il contraccolpo si è manifestato in modo inarticolato e privo di una direzione precisa. Le rivoluzioni arabe hanno prodotto pochi leader, pochi programmi credibili e poche idee. Hanno tuttavia prodotto una chiarezza necessaria su ciò che significa l’islam politico nella pratica, sul posizionamento degli arabi rispetto al resto del mondo e al loro interno e su quali siano le debolezze e le forze degli stati e delle società arabe. Queste osservazioni fotografano in modo preciso la difficile strada da percorrere per ottenere un cambiamento democratico duraturo, e identificano le forze centrali che dalla metà del secolo scorso si sono scontrate nella nostra regione: la richiesta di buon governo e di sviluppo sostenibile e giusto da parte dei singoli cittadini, le imprevedibili interazioni dei cittadini con lo stato onnipotente, le promesse e i fallimenti dell’“islam politico”, l’enorme potere degli eserciti e dei regimi che essi sostengono, gli interventi interni ed esterni al mondo arabo per mantenere lo status quo, i cambiamenti necessari nel governo della cosa pubblica ma anche nella società, nella famiglia e nei singoli individui affinché possa mettere radici un sistema democratico stabile. Gran parte di queste forze – gli stati e i regimi di sicurezza, gli interventi interni ed esterni, gli islamisti nella sfera pubblica – non sono cambiate molto negli ultimi cinque anni. Ciò che è cambiato, però, e ciò che al tempo stesso definisce questo momento storico, è la nuova consapevolezza e il nuovo realismo germogliato nelle menti di diverse centinaia di milioni di arabi, che vivono ancora in condizioni difficili e che per questo continueranno a cercare una vita migliore nei loro paesi. La maggioranza degli arabi rifiuta le opzioni attualmente disponibili, l’emigrazione illegale o l’adesione al gruppo Stato islamico. Ma non si tratta di rassegnazione. Sono più consapevoli, i loro occhi sono aperti, perché per adesso le speranze nate nel 2011 sono state abbandonate. Oggi come ieri non sappiamo in che modo questi cittadini scontenti trasformeranno le loro paure in azioni politiche. Sappiamo però che lo faranno. Perciò, gli implacabili regimi arabi hanno di fronte popolazioni molto più pericolose di quelle del 2011.
124 di 241 - 17/1/2016 19:53
Vshare N° messaggi: 5906 - Iscritto da: 06/8/2014
La caduta del petrolio continua a sembrare inarrestabile. Il prezzo del barile di oro nero è ormai prossimo a toccare i 30 dollari e gli analisti cominciano ad aspettarsi affondi fino a 20 dollari. Questo crollo del prezzo rappresenta un grave problema per la maggior parte dei produttori, anche di quelli più grandi come l'Arabia Saudita, poiché il denaro che affluisce grazie alla vendita di petrolio serve a sostenere l'economia dei paesi produttori e spesso a mantenere al potere regimi autocratici. C'è però un paese a cui vedere i prezzi del petrolio a venti dollari può fare addirittura piacere. Questo paese è l’Arabia Saudita, il quale, nonostante l'emorragia di denaro che ormai dura da più di un anno al ritmo di un centinaio di miliardi ogni dodici mesi, ha ottime ragioni per far continuare questo declino ancora per qualche anno, se dovesse essere necessario. Si stima che la compagnia statale Aramco, che estrae il greggio saudita, abbia un prezzo di breakeven fra i 10 e 20 dollari al barile, e probabilmente sarà questa la soglia minima sotto la quale Riyad non permetterà al greggio di andare (non troppo a lungo, almeno). Tuttavia Aramco rappresenta circa l’80% delle entrate statali della monarchia saudita, e finanzia tutte le spese di Palazzo, dai sussidi all'istruzione allo stile di vita della famiglia Saud. Si ritiene che nel complesso per andare a pareggio all'Arabia Saudita occorra un barile a 100 dollari (le stime più basse vedono il pezzo di pareggio a 86 dollari). Perché allora i sauditi insistono nel non voler prendere provvedimenti, trincerandosi dietro un “non vogliamo perdere quota di mercato” che a 30 dollari al barile ha ben poco senso, visto che i concorrenti più agguerriti fuori dall’OPEC hanno prezzi di breakeven ben superiori? Perché anche se l'Arabia Saudita sta male, probabilmente il suo avversario regionale, ovvero l'Iran, sta anche peggio a questi livelli di prezzo, ed è questo l'obiettivo primario che l'Arabia Saudita vuole raggiungere nella sua politica di disimpegno sui prezzi del greggio. A differenza dell'Arabia Saudita, che ha potuto vendere liberamente il proprio petrolio per decenni accumulando un cuscinetto di riserve da 700 miliardi di dollari che le permetterebbero di sopravvivere alcuni anni con prezzi del petrolio ai minimi termini, l'Iran è stata invece soggetta a sanzioni economiche che hanno impedito la libera vendita del suo petrolio. Si ritiene che nei prossimi mesi, grazie all'accordo sul nucleare raggiunto con gli Stati Uniti e altre potenze mondiali, l'Iran potrà tornare sul mercato con prezzi che risulterebbero essere molto concorrenziali rispetto a quelli sauditi. Il prezzo di break-even per la compagnia petrolifera nazionale iraniana è probabilmente non è diverso rispetto a quello della controparte Saudita, e anzi secondo alcuni report Teheran potrebbe addirittura produrre petrolio ad un solo dollaro al barile. Tuttavia il prezzo di break even per sostenere le spese della Repubblica islamica arrivano a 130 dollari al barile, anche se con l'espansione della produzione questa cifra potrebbe abbassarsi a 70 dollari. Il rientro dell’Iran sui mercati internazionali è un problema per l'Arabia Saudita per un motivo molto semplice: Teheran potrà utilizzare il denaro che arriverà dalla vendita aggiuntiva di petrolio per sostenere gruppi che combattono le guerre per suo conto in vari paesi del Medio Oriente, dalla Siria allo Yemen passando per l'Iraq. Quel denaro, inoltre, potrebbe essere utilizzato per sostenere gli sciiti che vivono in paesi governati da sunniti, come l'Arabia Saudita appunto, e il Bahrein, dove la famiglia regnante dipende dai sauditi, come dimostrato dalla repressione delle proteste degli anni scorsi. Curiosamente, in quelle zone, ci sono anche le più grandi riserve petrolifere della penisola arabica e se i sauditi dovessero perderne il controllo sarebbero inevitabilmente dolori. Un prezzo del petrolio ridotto ai minimi termini riduce di molto le capacità di manovra dell'Iran nel suo tentativo di affermarsi come potenza regionale in Medio Oriente e come protettore degli sciiti, ed è questa la ragione principale che spingerà la monarchia saudita a tenerli bassi il più a lungo possibile. A riprova dell'intenzione dei Sauditi di proseguire su questa strada almeno fin quando l'Iran non accetterà di scendere a più miti consigli (ovviamente quelli dell'Arabia Saudita), ci sono alcune manovre economiche messe in essere dal governo di Riyad. La monarchia ha infatti deciso di tagliare alcuni dei benefit di cui hanno finora goduto i propri cittadini grazie ai proventi petroliferi, a cominciare da un taglio dei sussidi al carburante per arrivare all'introduzione dell'imposta sul valore aggiunto. Grazie a questa manovra di austerità il governo dovrebbe riuscire a ridurre la propria dipendenza dal petrolio ed abbassare quindi il prezzo di break even. Finora la "dieta" ha permesso di far scendere il deficit da 100 a 80 miliardi. Sul lato delle entrate si è invece parlato di una piccola privatizzazione del colosso statale Aramco, il cui valore, grazie alle enormi riserve petrolifere che controlla, sarebbe di migliaia di miliardi di dollari. Anche la vendita di un piccolo pezzo della proprietà, diciamo un 5%, porterebbe nelle casse dei Sauditi molte decine di miliardi di dollari, abbastanza per allungare di qualche tempo (circa un anno, a parità di emorragia finanziaria) la guerra del petrolio che sta combattendo con l'Iran. Oltre a questo obiettivo primario, questa politica ha degli effetti “igienici” che permettono all'Arabia Saudita di ripulire il mercato a proprio favore. Sul mercato sono entrati infatti molti attori che producono petrolio in maniera convenzionale e che non sono graditi all’Arabia Saudita, come la Russia, che non solo non fa parte dell'OPEC, e che quindi non è disposta ad essere influenzata dai sauditi, ma usa quel denaro per finanziare la propria politica estera in un’area di potenziale influenza saudita, a cominciare dalla Siria, dove Mosca è intervenuta militarmente a sostegno dei rivali sciiti guidati da Bashar al Assad. In secondo luogo i bassi prezzi del petrolio creano problemi a chi vuole produrre greggio in maniera non convenzionale, come gli Stati Uniti, che sono stati protagonisti negli ultimi anni di una politica di disimpegno in Medio Oriente che ha lasciato con l'amaro in bocca gli storici alleati sauditi. Nonostante vi siano stati forti miglioramenti nella produzione da parte dei produttori di shale oil che hanno abbassato il prezzo di breakeven intorno ai 50 dollari, il crollo del prezzo ha portato non pochi problemi alle imprese che vi avevano investito e alle banche che avevano finanziato. Il collasso di questi produttori permetterebbe, in futuro, di lanciare avvertimenti a chi volesse rilanciarsi in questa avventura quando i sauditi lasceranno che il petrolio ritorni ai suoi valori "classici" Infine i bassi prezzi del petrolio rendono sempre meno convenienti gli investimenti in efficienza energetica e in mobilità sostenibile. Perché sprecare denaro in una vettura pulita come un'automobile elettrica se è possibile acquistare un'auto più economica e con un prezzo del carburante molto basso? Per quanto le vetture alternative troveranno probabilmente molto spazio nel lungo periodo, nel breve periodo la politica dei sauditi creerà problemi a chi investe e produce queste tecnologie alternative, spostando più avanti nel tempo la rivoluzione dell'elettrico, e di conseguenza allungando il dominio dei sauditi sul mercato dell'energia. In conclusione, c’è poco da stupirsi se, nonostante i Paesi produttori stiano sanguinando copiosamente, il prezzo del petrolio continua ad affondare: all’Arabia Saudita questa situazione va più che bene, e finché la questione mediorientale non si sarà stabilizzata (in un modo o nell’altro) i prezzi del petrolio difficilmente torneranno sui picchi a cui eravamo abituati.
125 di 241 - 18/1/2016 10:19
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Poco c'entra il petrolio....
E' che ormai costa proprio troppo tutto il resto, ( quel grosso che veniva in passato preso "a nero" e che non costava nulla all'occidente!) che ha consentito l'edificazione e la proliferazione dell'occidente. La cina sta incidendo, accellerando il tracollo sia ecomomico che ambientale.
L'immigrazione poi ( stiamo solo all"inizio perche alle porte dell'occidente premono milioni...) serve per abituare le masse a certi cambiamenti.
Ma questa contraddizione portera squilibri, conflitti e nervosismi.
D'altronde alle massonerie occulte che governano non e' che gli importa tanto che milioni di persone si facciano la guerra e ci sia un po di distruzione. Anzi.
L'importante che nessuno sappia che l'economia moderna ed il capitalismo sono stati tra le piu grandi "menzogne umane"!!
L'importante che non si attribuisca il tracollo inevitabile ( se cosi continusno le cose) al fondamento ma alla errata applicazione di certi processi.
Deve essere fatto salvo il concetto che il meccanismo funziona. Tutti devono sapere che la colpa sara' dei conflitti, e non della ingordigia umana!
126 di 241 - 18/1/2016 17:19
tucano5 N° messaggi: 529 - Iscritto da: 23/1/2012
Io non credo a tutto questo pessimismo. EEEEE.Anzi
127 di 241 - 20/1/2016 14:16
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Per me quello che diceva SHORT SHORT SHORT meglio che si prende i SHORT..INI.
CHE quello che sta accadendo e' solo l'inizio.
I grandi massoni e proprietari che vendono tutto ( ma pian piano mascherando ) affinche poi la pletora di boccaloni e polli ci caschino ).
Cio' che vivremo mai e' accaduto.
Chi ha orecchi per intendere intenda! :-(
128 di 241 - 20/1/2016 16:41
tucano5 N° messaggi: 529 - Iscritto da: 23/1/2012
Tradotto!
129 di 241 - 20/1/2016 16:42
tucano5 N° messaggi: 529 - Iscritto da: 23/1/2012
Tradotto!
130 di 241 - 20/1/2016 16:43
tucano5 N° messaggi: 529 - Iscritto da: 23/1/2012
Io non vendo. Se mi fregano questa volta non mi vedranno più.
131 di 241 - 20/1/2016 20:02
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Per me ci perdono tutti. Massoni compresi...
132 di 241 - 20/1/2016 20:38
Caligola N° messaggi: 27329 - Iscritto da: 01/11/2006
Quotando: ethasimon - Post #125 - 18/Jan/2016 09:19Poco c'entra il petrolio.... E' che ormai costa proprio troppo tutto il resto, ( quel grosso che veniva in passato preso "a nero" e che non costava nulla all'occidente!) che ha consentito l'edificazione e la proliferazione dell'occidente. La cina sta incidendo, accellerando il tracollo sia ecomomico che ambientale. L'immigrazione poi ( stiamo solo all"inizio perche alle porte dell'occidente premono milioni...) serve per abituare le masse a certi cambiamenti. Ma questa contraddizione portera squilibri, conflitti e nervosismi. D'altronde alle massonerie occulte che governano non e' che gli importa tanto che milioni di persone si facciano la guerra e ci sia un po di distruzione. Anzi. L'importante che nessuno sappia che l'economia moderna ed il capitalismo sono stati tra le piu grandi "menzogne umane"!! L'importante che non si attribuisca il tracollo inevitabile ( se cosi continusno le cose) al fondamento ma alla errata applicazione di certi processi. Deve essere fatto salvo il concetto che il meccanismo funziona. Tutti devono sapere che la colpa sara' dei conflitti, e non della ingordigia umana!

Ottime osservazioni se sono farina del tuo sacco .
133 di 241 - 21/1/2016 13:40
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Ti ricordi nel 2008 prevedei prima come ora? Da chi dovrei copiare se pochissimi rari potrebbero sapere.
Bene oggi pendiamo dalle labbra di, dei.... :-) draghi. Il salvatore eheh
134 di 241 - 22/1/2016 14:15
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Ha parlato il drago massone (bieldberg e skull) e tutti contenti.
E che doveva dire? Che oramai non c'e piu nessuno che possa tenere in piedi questa finzione?
135 di 241 - 30/1/2016 11:44
Vshare N° messaggi: 5906 - Iscritto da: 06/8/2014
Il virus zika, trasmesso dalle zanzare del genere Aedes e arrivato in Brasile nel maggio 2015, si sta diffondendo molto velocemente in America Latina. Il Brasile ha il più alto tasso d’infezione da zika, seguito dalla Colombia. Casi di contagio sono stati registrati anche in Ecuador, Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Porto Rico, Suriname e Venezuela. Il virus non è considerato mortale e spesso non causa alcun sintomo. Ma i ricercatori brasiliani e dell’Organizzazione mondiale della sanità sostengono che sia collegato all’aumento dei casi di neonati affetti da microcefalia. Il ministero della salute colombiano ha consigliato alle donne di evitare gravidanze per i prossimi otto mesi.
136 di 241 - 03/2/2016 08:12
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
la stupidità e l’ignoranza umana, associata alla voglia di speculare e realizzare grossi guadagni a danno della gente, hanno ritardato la conoscenza scientifica, impedendo di comprendere che tutte le malattie umane provengono da comportamenti sbagliati, da cibi sbagliati, da pensieri sbagliati, e da altri fattori intossicanti, quali carenza delle giuste sostanze nutritive, carenza di sole e di aria pura, carenza di libertà e di movimento, carenza di amore per sé e per gli altri, carenza di rapporto armonico col creato.
Oppure provengono da eccessi, ossia eccessi di tossine, eccessi di fatica, eccessi di stress.
In ogni caso, si parla di malattie di carattere tossico e non batterico-virale.
Tale distinzione è importantissima perché manda fuori-giri e fuori-gioco l’intera incastellatura del contagio, dell’infettologia, del lazzaretto e del lebbrosario.

IL CONTAGIO, OVVERO LA PIU’ GRANDE TRUFFA DELL’ERA CONTEMPORANEA

Tutte le malattie dunque generate da fattori tossici e non da fattori contagianti.
Il contagio è infatti la più grande truffa ideologica dell’era moderna.
Tutte le pesti, tutte le grandi malattie storiche e reali, tipo la pellagra, lo scorbuto, il beri-beri, tormentarono e terrorizzarono l’umanità per secoli, proprio per i timori di contagio e di trasmissibilità, mentre in realtà erano solo delle banali intossicazioni intestinali e delle banali intossicazioni da carenza vitaminica.
Non stiamo qui ad elencare le decine di influenze legionarie, aviarie, suine, sarsiane che sono state usate negli ultimi anni a scopi terroristici.
Non citiamo nemmeno quelle derivate da avvelenamenti farmacologici tipo l’AIDS giapponese chiamato Smon.

MEDICINA E FARMACOLOGIA IN CIMA AL MONDO

E non ci dilunghiamo qui sul più clamoroso degli imbrogli umani coincidente con l’invenzione dell’Aids e del relativo virus HIV, un fantasma che latita da oltre vent’anni tra le menti degli spaventapasseri e dei poveri passeri (che sono gli uomini che si lasciano spaventare).
137 di 241 - 03/2/2016 08:16
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Ma aldila' di questo discorso dei virus, che in realtà sono solo un accumulo di tossine attivate da batteri in aiuto al corpo umano malato e accumuli di scarti del genoma umano morti e non dei microorganismi vivi che hanno metabolismo e si trasmettono...
Il ritornando all'economia devo dire che adesso rispetto al 2008 credo che non si salveranno neanche i massoni ed i furbi. :-(
138 di 241 - Modificato il 09/2/2016 08:06
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Lo so. E' proprio vero.. :-(
139 di 241 - 09/2/2016 18:06
ethasimon N° messaggi: 487 - Iscritto da: 17/9/2007
Sara' senza precedenti... :-( purtroppo. Vista l'incompetenza dei massoni e dei politici prestanome. :-(
140 di 241 - 09/2/2016 18:41
lino123 N° messaggi: 65 - Iscritto da: 08/10/2013
Scrivi da solo?
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