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Grecia, Accordo Possibile? Ora Ci Siamo.

- 21/6/2015 20:03
giglioturchese N° messaggi: 1275 - Iscritto da: 06/3/2011

Buonasera a tutti,

secondo voi domani sarà stipulato l'accordo?

I presuposti adesso pare che vi siano. Così come le controversie.

Voi che ne pensate?



Lista Commenti
373 Commenti
 ...   8   ... 
143 di 373 - 30/6/2015 13:44
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

Quotando: caligola - Post #135 - 29/Jun/2015 13:46
Quotando: caligola - Post #132 - 29/Jun/2015 13:24
Quotando: buylevel - Post #122 - 29/Jun/2015 11:47ANCHIO VOGLIO FARE UN REFERENDUM.

GRECIA FUORI DAI COGLIO.N.I.

SONO ENTRATI RUBANDO.

CI SONO COSTATI 330 MILIARDI DI AIUTI.

HANNO ABBANDONATO I VECCHI LAVORI MAFIA E LAVORO IN NERO SONO LA LORO QUOTIDIANEITA'.

IL 70% DELLA POPOLAZIONE NON HA FATTO IL 730.

PARASSITI CHE NON PAGANO LE TASSE.


Ricorda che italiani ~ greci , una faccia , una razza


Ma siamo poi così diversi da loro ? ce ne stiamo spaparanzati sotto l' ombrellone al mare o in piscina col tablet in mano a giocare in borsa o al poker online , viviamo di espedienti o di imbrogli , lavorando in nero spesso e volentieri .

Ma tu la TASI l'hai già pagata ? e il bollo auto ? e il canone RAI ?

~~~~~~~~~~~~~~

Chi è senza peccato scagli la prima pietra .




le somiglianze con il sistema Grecia sono soltanto di profilo ...sindacalmente e pensionisticamente parlando siamo al collasso entrambi, ma noi abbiamo 7.000 miliardi di ricchezza privata ...

144 di 373 - 30/6/2015 13:50
cesaregiov N° messaggi: 8168 - Iscritto da: 04/1/2011
...
renzi-merkel.jpg
146 di 373 - 30/6/2015 13:58
12Luigi N° messaggi: 221 - Iscritto da: 16/10/2011
Quotando: silviettina - Post #142 - 30/Jun/2015 09:59SORPRESA??? *CRISI GRECIA: Governo sta valutando proposta ultimo minuto Juncker (stampa) (END) Dow Jones Newswires June 30, 2015 05:39 ET (09:39 GMT) Copyright (c) 2015 MF-Dow Jones News Srl.- - 05 39 AM EDT 06-30-15

Tutto fumo ma niete arrosto??? mangia e si abbuffata sempre chi ha più soldi!!! Mah! Stiamo a vedere tanto ieri ho lavorato abbastanza Ahahahaha!
147 di 373 - 30/6/2015 14:00
12Luigi N° messaggi: 221 - Iscritto da: 16/10/2011
Quotando: duca minimo - Post #143 - 30/Jun/2015 11:44

Quotando: caligola - Post #135 - 29/Jun/2015 13:46
Quotando: caligola - Post #132 - 29/Jun/2015 13:24
Quotando: buylevel - Post #122 - 29/Jun/2015 11:47ANCHIO VOGLIO FARE UN REFERENDUM.

GRECIA FUORI DAI COGLIO.N.I.

SONO ENTRATI RUBANDO.

CI SONO COSTATI 330 MILIARDI DI AIUTI.

HANNO ABBANDONATO I VECCHI LAVORI MAFIA E LAVORO IN NERO SONO LA LORO QUOTIDIANEITA'.

IL 70% DELLA POPOLAZIONE NON HA FATTO IL 730.

PARASSITI CHE NON PAGANO LE TASSE.


Ricorda che italiani ~ greci , una faccia , una razza


Ma siamo poi così diversi da loro ? ce ne stiamo spaparanzati sotto l' ombrellone al mare o in piscina col tablet in mano a giocare in borsa o al poker online , viviamo di espedienti o di imbrogli , lavorando in nero spesso e volentieri .

Ma tu la TASI l'hai già pagata ? e il bollo auto ? e il canone RAI ?

~~~~~~~~~~~~~~

Chi è senza peccato scagli la prima pietra .


le somiglianze con il sistema Grecia sono soltanto di profilo ...sindacalmente e pensionisticamente parlando siamo al collasso entrambi, ma noi abbiamo 7.000 miliardi di ricchezza privata ...


Azz siamo ricchi dentro noi!!!
148 di 373 - 01/7/2015 04:48
Vshare N° messaggi: 5909 - Iscritto da: 06/8/2014
Il conto non sarà precisissimo, e certamente al lunedì nero seguiranno giornate più tranquille in cui i capitali “bruciati” rifioriranno. Ma varrebbe la pena di riflettere su questo dato; dovrebbe farlo anche chi pensa tutto il male possibile del giovane premier ellenico Alexis Tsipras, della sua politica e delle sue decisioni. A maggior ragione se – come pare di capire facciano tanti commentatori di casa nostra, sempre molto italocentrici – quando parlano della crisi dell’euro e di Tsipras in realtà pensano a Maurizio Landini. Il conto alla rovescia è partito. Oggi a mezzanotte (ora italiana) scade il termine per il rimborso di 1,6 miliardi di euro che la Grecia dovrebbe dare al Fondo monetario internazionale. Domenica 5 luglio invece si dovrebbe tenere il decisivo referendum promosso dal governo ellenico (anche se nelle ultime ore ci sono voci di ripensamenti ad Atene sull’ultima offerta del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker). Un voto su cui certamente punta tutte le sue carte il premier Tsipras: ieri sera, al termine di una giornata convulsa, in una intervista televisiva non casualmente concessa alla rete pubblica da poco riaperta Ert, il leader di Syriza ha chiesto ai greci una netta vittoria degli ochi, i “no”, promettendo che questo non significherebbe l’uscita dall’euro, ma anzi al contrario la possibilità di rinegoziare su basi più vantaggiose una possibile intesa per lasciare la Grecia nell’eurozona. In caso contrario, ha fatto capire chiaramente che se prevarranno i sì, si dimetterà dalla carica di presidente del consiglio. Con la vittoria dei nai, dei “sì”, comincerebbe una fase caotica: Tsipras e il ministro delle finanze Yanis Varoufakis, pur dimissionari in quanto sconfessati dai loro stessi cittadini, andrebbero a Bruxelles a siglare il nuovo memorandum di sacrifici con i creditori. C’è da scommettere che Syriza in quel caso cercherebbe di andare a nuove elezioni, possibili nel giro di un mese; l’Europa, i creditori e le forze politiche attualmente all’opposizione tenteranno di evitare le elezioni, lavorando per costituire un governo di salvezza nazionale, che per avere la maggioranza nel parlamento, però, dovrebbe ricevere l’appoggio di un buon numero di deputati di Syriza. Difficile. Un’interferenza senza precedenti nella storia europea In prospettiva futura, a guidare una Grecia dove prevalesse il fronte del sì, in questo momento più che Antonis Samaras, l’ex premier e leader di Nea dimokratia (un po’ bollito, e tutto sommato screditato in patria e all’estero) ci sarebbe Stavros Theodorakis, l’ex giornalista televisivo del network privato Mega e fondatore del partito “indipendente” di centro To Potami (Il Fiume, che ha ottenuto solo il 6 per cento alle ultime elezioni politiche). Coccolatissimo dalle reti tv private (tutte di proprietà di importanti magnati ostili al governo, e chiaramente schierate per il sì), negli ultimi giorni Theodorakis ha moltiplicato i suoi incontri con i leader europei, dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker in giù. Non pervenuta, invece, Fofi Genimmata, la nuova leader del Pasok, il Partito socialista che fu di Andrea e Yorgos Papandreou ma che appare in caduta libera. In teoria, era sembrato che dopo il gran rifiuto di Tsipras, la “generosa offerta” (firmata Angela Merkel) delle “istituzioni” europee e del Fondo monetario fosse stata ritirata dal tavolo. Dunque non avrebbe avuto senso alcuno il referendum, e tantomeno una vittoria dei sì. Paradossalmente nella giornata di ieri – ricca di emozioni e di colpi di scena – la decisione dei pesi massimi dell’Europa di scendere in campo apertamente contro Tsipras sembra aver riaperto i giochi del negoziato. I leader di Francia, Germania e Italia, François Hollande, Angela Merkel e Matteo Renzi, hanno uno dopo l’altro spiegato che il referendum di domenica è una scelta netta tra l’euro e la dracma, invitando di conseguenza i greci a votare sì per accettare un altro po’ di “riforme” e di austerità pur di restare nell’eurozona. Dunque, l’accordo (nella sua ultima versione) sarebbe ancora sul tavolo. Ma a sentire diversi osservatori ellenici, la discesa in campo a favore del sì dei grandi leader europei e del presidente della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker (che ha tacciato apertamente Tsipras di essere un bugiardo), non è stata una mossa particolarmente astuta. La mattinata di lunedì era stata segnata in modo drammatico dal panico derivante dallo stop alle banche e dal tetto massimo di 60 euro per i prelievi giornalieri. La confusione e la paura si erano diffuse velocemente, spingendo la gente a dare l’assalto ai distributori di benzina e in qualche caso anche ai supermercati. Tutti fattori che insieme alla naturale e comprensibile paura di un salto nel buio farebbero certamente prevedere una chiara vittoria dei sì. Il fatto è che notoriamente i greci sono anche ferocemente orgogliosi e nazionalisti, si sentono un paese importante e detestano l’idea di essere eterodiretti da Bruxelles e dalle capitali europee. A maggior ragione in questo caso: non si era mai verificata nella storia dell’Europa una tale palese interferenza esterna in un pronunciamento elettorale di uno stato membro. Perciò, in serata, alcune misure prese dal governo hanno vagamente tranquillizzato la popolazione: oggi i pensionati potranno ritirare le loro pensioni (anticipate dalle Poste) in 850 banche, e ad Atene i mezzi pubblici saranno gratuiti fino a domenica. A Syriza sono fiduciosi, i no vinceranno. Sondaggi affidabili sul possibile esito del voto per ora non ce ne sono. E non è nemmeno detto che ce ne saranno: alle ultime elezioni tutti gli istituti prevedevano uno-due punti di margine tra Syriza e Nea dimokratia. Furono dieci. Quanto alle piazze, anche qui è difficile ricavare indicazioni: ieri sera erano circa ventimila in piazza Syntagma a manifestare a sostegno del governo e del no. Mentre stasera il catino davanti al parlamento sarà occupato dai “filoeuropei” di Menoume Evropi (Stiamo in Europa), ovviamente schierati a favore del sì. Fare previsioni plausibili è veramente dura.
149 di 373 - 01/7/2015 11:11
giglioturchese N° messaggi: 1275 - Iscritto da: 06/3/2011
Hanno trovato l'accordo che la borsa è schizzata a + 2,57%?
150 di 373 - 01/7/2015 11:14
GIOLA N° messaggi: 30892 - Iscritto da: 03/9/2014
Sapin: cerchiamo accordo prima del referendum. Le Borse ringraziano

La Francia intende cercare un accordo con la Grecia prima del referendum di domenica prossima. Lo ha detto oggi il ministro delle Finanze, Michel Sapin. "Il nostro intento – ha aggiunto - è di vedere fino all'ultimo minuto se è possibile un'intesa che apra la strada a un ritorno alla stabilità per la Grecia e rassicuri l'Europa e il mondo".

Nel frattempo, la riunione dell'Eurogruppo per valutare le nuove richieste di Atene slitta di sei ore sull'orario previsto ed è fissata alle 17.30 di questo pomeriggio.

Le parole di Sapin stanno confortando le Borse europee, in guadagno a un’ora dall’apertura delle contrattazioni. Il Ftse Mib sale dello 0,8%, il Dax 30 è positivo per l’1,03%, Cac 40 +1,06%, Ftse 100 +0,81%.

Intanto ieri alle 24 è scaduto il tempo per hé la Grecia restituisca il prestito al Fondo monetario internazionale. "Confermo che il pagamento da circa 1,5 miliardi di euro dovuto oggi dalla Grecia al Fmi non è stato ricevuto. Abbiamo informato il nostro Consiglio esecutivo che la Grecia è ora in arretrato e potrà ricevere finanziamenti dell'Fmi solo una volta che i debiti saranno saldati".

È quanto afferma il portavoce del Fondo Gerry Rice in una nota diffusa nella notte. "Confermo inoltre che il Fondo ha ricevuto oggi una richiesta dalle autorità greche per un'estensione della scadenza delle obbligazioni finanziarie in scadenza oggi, tale richiesta arriverà al Consiglio esecutivo dell'Fmi a tempo debito", continua il documento. Tecnicamente Atene non è ancora in default nei confronti del Fondo.

Quando un Paese ritarda un pagamento il direttore del Fondo Christine Lagarde ha un mese di tempo per notificarlo al Consiglio dell'Istituto di Washington, solo a quel punto scatta la dichiarazione di insolvenza.
151 di 373 - 01/7/2015 11:15
GIOLA N° messaggi: 30892 - Iscritto da: 03/9/2014
Milano accelera con rumors Grecia (sentiment)

Il Ftse Mib accelera al rialzo e guadagna l'1,57% a 22.813 punti. Uno strategist contattato da MF-Dowjones riferisce che "secondo la stampa Tsipras avrebbe detto di essere pronto ad accettare gran parte delle condizioni del bailout". Lo conferma anche un economista.
152 di 373 - 01/7/2015 11:55
GIOLA N° messaggi: 30892 - Iscritto da: 03/9/2014
I GRECI SONO TUTTI COSÌ PIGRI COME DICONO?


Con oltre un anno di ritardo rispetto a quanto sarebbe stato necessario, le autorità europee hanno finalmente preso atto dell’inevitabilità di una ristrutturazione almeno parziale del debito pubblico greco. Non sono mancate note stonate: come la proposta di chiedere in pegno il Partenone, avanzata dai finlandesi. Una proposta che fa il paio col titolo comparso sul quotidiano tedesco Bild: “Vendete le vostre isole, greci bancarottieri!”. Quello dei greci bancarottieri è soltanto uno dei molti luoghi comuni che sono diventati popolari in Europa in questi mesi. Vediamoli:

1. I greci lavorano troppo poco. Falso. prima della crisi i greci lavoravano in media 44,3 ore alla settimana. La media dell’Unione Europea è di 41,7 ore, quella tedesca è di 41 ore (rilevazioni Eurostat). Secondo la banca francese Natixis il totale delle ore lavorate per addetto sono 2.119 in Grecia, 1.390 in Germania.

2. I greci sono sempre in vacanza. Falso. i lavoratori greci godono di 23 giorni di vacanza all’anno. Il record europeo è dei tedeschi: 30 giorni.

3. I greci hanno stipendi troppo elevati. Falso. Il livello salariale medio in Grecia è pari al 73% della zona euro (e un quarto dei lavoratori greci guadagna meno di 750 euro al mese). Gli impiegati pubblici guadagnerebbero di più dei loro omologhi europei: ma già prima della crisi gli insegnanti, ad esempio, dopo 15 anni di servizio guadagnavano in media il 40% in meno che in Germania (Fonte: Rosa Luxemburg Stiftung).

4. I greci hanno delle pensioni d’oro, e sono tutti baby-pensionati. Falso due volte. I lavoratori maschi vanno in pensione in media all’età di 61,9 anni. In Germania a 61,5 anni. Le presunte “pensioni d’oro”, poi, sono queste: una media di 617 euro al mese, pari al 55% della media della zona euro.

5. In Grecia c’è un’eccessiva presenza dello Stato nell’economia. Falso. rima della crisi, tra il 2000 e il 2006, il rapporto tra spesa pubblica e Pil era sceso dal 47% al 43% e si era sempre mantenuto al di sotto del livello tedesco. Per non parlare della Svezia, il cui rapporto tra spesa pubblica e Pil negli ultimi 10 anni si è sempre mantenuto tra il 51% e il 55%.

6. I Greci hanno truccato i conti. Vero. Il deficit è sempre stato superiore al limite del 3% previsto dal Trattato di Maastricht dal 1997 in poi. I trucchi contabili sono stati evidenti sin dal 2004. Come mai nessuno ha fatto niente? Perché era funzionale agli interessi di Germania e Francia (in quanto esportatori e in quanto creditori) che la Grecia fosse nella zona euro.

7. La Grecia non è competitiva. Vero. La Grecia ha da molti anni un forte deficit della bilancia commerciale, che nel 2009 ha raggiunto il 14% del prodotto interno lordo. Questo è il vero problema della Grecia. Peccato che all’origine del problema ci sia (anche) l’euro, che ha ridotto i rischi legati al tasso di cambio tra i Paesi europei e impedito le svalutazioni competitive, favorendo così le importazioni di prodotti manifatturieri dalla Germania e accentuando la specializzazione produttiva greca in servizi non destinati all’esportazione.

8. Il debito pubblico greco è troppo elevato. Vero. E’ passato dal 115% del Pil del 2007 al 143% del 2010. La causa ultima è rappresentata dal deficit della bilancia commerciale nei confronti dell’estero: quando c’è uno squilibrio prolungato di questo genere, qualcuno deve indebitarsi; nel caso della Grecia lo Stato. Ma l’impennata recente del debito è dovuta in buona parte alle pressioni speculative, la cui responsabilità grava soprattutto sulla pessima gestione della situazione da parte delle istituzioni europee.

9. La Grecia deve risparmiare di più. Falso. A causa delle misure di austerità intraprese nel 2010, il reddito dei greci si è ridotto in media del 20%. Allora ci si può chiedere per quale motivo il debito pubblico abbia continuato a crescere. La risposta è semplice: perché – proprio a causa delle misure di austerity – si è avuto un crollo della domanda interna (-18% a marzo 2011 rispetto a un anno prima), quindi dell’economia (65mila imprese hanno fatto bancarotta), quindi anche delle entrate fiscali per lo Stato (-1,2 miliardi di euro quest’anno rispetto alle previsioni).

10. Le privatizzazioni possono rappresentare una soluzione. Falso. Quando si deve vendere per forza il prezzo lo fa chi compra e oggi è difficile trovare compratori a prezzi non di saldo. Inoltre, quando lo Stato vende aziende profittevoli, si priva per sempre dei relativi introiti.

Vladimiro Giacché

Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2011
153 di 373 - 01/7/2015 12:06
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

Quotando: giola - Post #152 - 01/Jul/2015 09:55I GRECI SONO TUTTI COSÌ PIGRI COME DICONO?

Con oltre un anno di ritardo rispetto a quanto sarebbe stato necessario, le autorità europee hanno finalmente preso atto dell’inevitabilità di una ristrutturazione almeno parziale del debito pubblico greco. Non sono mancate note stonate: come la proposta di chiedere in pegno il Partenone, avanzata dai finlandesi. Una proposta che fa il paio col titolo comparso sul quotidiano tedesco Bild: “Vendete le vostre isole, greci bancarottieri!”. Quello dei greci bancarottieri è soltanto uno dei molti luoghi comuni che sono diventati popolari in Europa in questi mesi. Vediamoli:

1. I greci lavorano troppo poco. Falso. prima della crisi i greci lavoravano in media 44,3 ore alla settimana. La media dell’Unione Europea è di 41,7 ore, quella tedesca è di 41 ore (rilevazioni Eurostat). Secondo la banca francese Natixis il totale delle ore lavorate per addetto sono 2.119 in Grecia, 1.390 in Germania.

2. I greci sono sempre in vacanza. Falso. i lavoratori greci godono di 23 giorni di vacanza all’anno. Il record europeo è dei tedeschi: 30 giorni.

3. I greci hanno stipendi troppo elevati. Falso. Il livello salariale medio in Grecia è pari al 73% della zona euro (e un quarto dei lavoratori greci guadagna meno di 750 euro al mese). Gli impiegati pubblici guadagnerebbero di più dei loro omologhi europei: ma già prima della crisi gli insegnanti, ad esempio, dopo 15 anni di servizio guadagnavano in media il 40% in meno che in Germania (Fonte: Rosa Luxemburg Stiftung).

4. I greci hanno delle pensioni d’oro, e sono tutti baby-pensionati. Falso due volte. I lavoratori maschi vanno in pensione in media all’età di 61,9 anni. In Germania a 61,5 anni. Le presunte “pensioni d’oro”, poi, sono queste: una media di 617 euro al mese, pari al 55% della media della zona euro.

5. In Grecia c’è un’eccessiva presenza dello Stato nell’economia. Falso. rima della crisi, tra il 2000 e il 2006, il rapporto tra spesa pubblica e Pil era sceso dal 47% al 43% e si era sempre mantenuto al di sotto del livello tedesco. Per non parlare della Svezia, il cui rapporto tra spesa pubblica e Pil negli ultimi 10 anni si è sempre mantenuto tra il 51% e il 55%.

6. I Greci hanno truccato i conti. Vero. Il deficit è sempre stato superiore al limite del 3% previsto dal Trattato di Maastricht dal 1997 in poi. I trucchi contabili sono stati evidenti sin dal 2004. Come mai nessuno ha fatto niente? Perché era funzionale agli interessi di Germania e Francia (in quanto esportatori e in quanto creditori) che la Grecia fosse nella zona euro.

7. La Grecia non è competitiva. Vero. La Grecia ha da molti anni un forte deficit della bilancia commerciale, che nel 2009 ha raggiunto il 14% del prodotto interno lordo. Questo è il vero problema della Grecia. Peccato che all’origine del problema ci sia (anche) l’euro, che ha ridotto i rischi legati al tasso di cambio tra i Paesi europei e impedito le svalutazioni competitive, favorendo così le importazioni di prodotti manifatturieri dalla Germania e accentuando la specializzazione produttiva greca in servizi non destinati all’esportazione.

8. Il debito pubblico greco è troppo elevato. Vero. E’ passato dal 115% del Pil del 2007 al 143% del 2010. La causa ultima è rappresentata dal deficit della bilancia commerciale nei confronti dell’estero: quando c’è uno squilibrio prolungato di questo genere, qualcuno deve indebitarsi; nel caso della Grecia lo Stato. Ma l’impennata recente del debito è dovuta in buona parte alle pressioni speculative, la cui responsabilità grava soprattutto sulla pessima gestione della situazione da parte delle istituzioni europee.

9. La Grecia deve risparmiare di più. Falso. A causa delle misure di austerità intraprese nel 2010, il reddito dei greci si è ridotto in media del 20%. Allora ci si può chiedere per quale motivo il debito pubblico abbia continuato a crescere. La risposta è semplice: perché – proprio a causa delle misure di austerity – si è avuto un crollo della domanda interna (-18% a marzo 2011 rispetto a un anno prima), quindi dell’economia (65mila imprese hanno fatto bancarotta), quindi anche delle entrate fiscali per lo Stato (-1,2 miliardi di euro quest’anno rispetto alle previsioni).

10. Le privatizzazioni possono rappresentare una soluzione. Falso. Quando si deve vendere per forza il prezzo lo fa chi compra e oggi è difficile trovare compratori a prezzi non di saldo. Inoltre, quando lo Stato vende aziende profittevoli, si priva per sempre dei relativi introiti.

Vladimiro Giacché

Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2011



Indagine del 2 agosto 2011 di Vladimiro Giacché ? Ma hai chiesto chi è costui nel panorama giornalistico ?

Disfattisti e antinazionalisti impuniti ...si inventano la realtà per fare gossip ...


La Grecia è il paese di Diogene ...fa troppo caldo per lavorare ...LA SOTTO produttività cronica di spagnoli, portoghesi italiani e greci è dovuta al latte di capra ...


A noi italiani non piace lavorare n, mica siamo cinesi imbecilli o tedeschi ...

154 di 373 - 01/7/2015 12:09
Lore95 (premium) N° messaggi: 1497 - Iscritto da: 18/12/2014
Borse europee accelerano al rialzo: Tsipras pronto ad accettare le condizioni dei creditori Accelerano al rialzo le Borse Europee dopo la notizia diffusa dal Financial Times secondo cui Tsipras sarebbe pronto ad accettare le condizioni dei creditori.Il Dax30 di Francoforte segna ora un progresso del 2,1% e l'Ibex35 di Madrid del 2,22%. Bene il Cac40 di Parigi che sale del 2,87%. Rialzi anche alla borsa di Londra con il Ftse100 che segna un +1,47%. Poco mosso l'eurodollaro a quota 1,1130 (-0,12%). (CC)
156 di 373 - 01/7/2015 15:15
cesaregiov N° messaggi: 8168 - Iscritto da: 04/1/2011
spero che non ci sia nessun accordo..
spero che la grecia sia l'apri pista per una nuova politica europea..
spero che la grecia vinca ..contro la merkel del cazzo..


grecia.gif
157 di 373 - 01/7/2015 15:19
cesaregiov N° messaggi: 8168 - Iscritto da: 04/1/2011
...
158 di 373 - 01/7/2015 15:20
cesaregiov N° messaggi: 8168 - Iscritto da: 04/1/2011
...



boycott.jpg
159 di 373 - 02/7/2015 07:22
Vshare N° messaggi: 5909 - Iscritto da: 06/8/2014
Scenario nero......È quello che tutti temono, il contagio. Un timore su cui ha del resto puntato Alexis Tsipras per costringere i suoi partner ad accordargli un compromesso favorevole. A quanto pare invano. Ma ecco che la Grecia trascina nella sua caduta i 18 partner. La zona euro deve prima fare i conti con il trauma economico prodotto dalla Grexit. La timida ripresa ne risulta scossa, perché la fiducia crolla: le famiglie preferiscono risparmiare per affrontare le incertezze del futuro e le imprese sospendono i loro progetti di investimenti prima di capire come andrà a finire. Alla fine del 2015 la zona euro è di nuovo in recessione con conseguenze drammatiche per l’occupazione, in particolare nei paesi più fragili (Francia, Italia, Spagna e Portogallo). C’è poi un trauma politico: la moneta unica non è più irreversibile. In altre parole investire in Germania o in Portogallo non è più la stessa cosa e bisogna quindi distinguere a seconda dei paesi. La situazione provoca il panico: le borse crollano, perché si vendono le azioni delle imprese che si considerano più esposte e i tassi di interesse dei titoli di stato dei paesi più fragili cominciano a salire. Il Portogallo e la Spagna, in piena convalescenza, ne pagano le conseguenze, così come l’Italia e la Francia ormai considerate un anello debole della catena. Lo spread (divario tra i tassi di interesse nazionali rispetto ai bond tedeschi) s’impenna, i mercati si rifugiano nei paesi più sicuri, quelli dell’ex zona marco. La Banca centrale europea (Bce) e il Meccanismo europeo di stabilità (Esm) intervengono comprando ingenti quantità dei titoli di stato, ma non riescono a calmare la situazione e i divari dei tassi rimangono importanti. I costi degli interessi per la Francia e l’Italia s’impennano e questo aumenta l’onere del debito e il deficit. Inoltre i bilanci della Bce e dell’Esm si riempiono di debiti di paesi dell’Europa meridionale, di fatto attribuendo alla Germania e agli altri paesi “virtuosi” il peso di questa situazione. Le tensioni nell’eurozona aumentano. Le opinioni pubbliche sono sempre più pessimiste Dall’altra parte del Reno, soprattutto all’interno della Bundesbank, i malumori sono sempre più forti contro questa deriva dell’unione monetaria. Il rischio dovrebbe rimanere nazionale, e invece viene mutualizzato. In nome di cosa la Germania dovrebbe assumersi il rischio di un eventuale fallimento italiano o francese? Una semplice ipotesi estrema? Non più di tanto: il trauma economico che è seguìto alla Grexit ha toccato soprattutto i paesi del sud dell’eurozona, le loro finanze pubbliche si deteriorano rapidamente seguendo il ritmo del rallentamento economico. E a questo bisogna aggiungere le perdite subite in seguito al default greco: 331,4 miliardi di euro in totale, di cui 70 miliardi per la Francia e 61,5 miliardi per l’Italia. I governi esitano ad adottare misure più drastiche, in Francia le elezioni presidenziali del 2017 si avvicinano e non bisogna fornire argomenti al Front national di Marine Le Pen. Le tensioni nell’eurozona aumentano. Le opinioni pubbliche sono sempre più pessimiste: a sud perché la solidarietà sembra definitivamente compromessa; a nord invece perché si teme questa solidarietà con degli stati a rischio fallimento. I mercati cominciano a scappare dall’euro che diventa ogni giorno più fragile. Una zona che non ha saputo risolvere il problema greco, che rappresentava appena il 2 per cento del pil, potrà sopportare un fallimento italiano o francese? I giorni dell’euro sembrano contati.
160 di 373 - 02/7/2015 07:24
Vshare N° messaggi: 5909 - Iscritto da: 06/8/2014
2) Lo scenario rosa I mercati hanno ampiamente assorbito l’abbandono dell’euro da parte della Grecia. A Bruxelles e a Francoforte tutti ne sono persuasi; hanno capito che non si tratta di un’imperfezione dell’euro ma di un problema esclusivamente greco, la sua incapacità di dotarsi di uno stato efficace, capace di riscuotere le tasse e di imporre delle riforme. L’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e Cipro – paesi che hanno conosciuto delle difficoltà nel 2010 e che hanno beneficiato dell’assistenza finanziaria europea – sono tutti tornati sui mercati e hanno fatto registrare una solida crescita. Anche Cipro è in via di ripresa. Questi precedenti hanno convinto gli investitori che la solidarietà funziona in seno alla zona euro e che gli stati hanno tutti la ferma volontà politica di rispettare le regole comuni. Tutti tranne la Grecia. E chi ancora ne dubitava deve fare i conti con il cannone della Bce, che ha aumentato il suo programma di acquisto di debito pubblico portandolo da 60 a 100 miliardi al mese per affrontare il trauma dell’uscita della Grecia, e con il bazooka dell’Esm (una capacità di prestito di 750 miliardi di euro). Gli hedge fund che si sono arrischiati a prendere posizioni contro il debito dei paesi periferici ne hanno pagato le conseguenze. L’unione bancaria ha anche permesso di evitare qualunque attacco contro le banche, visto che il controllo affidato alla Bce ha rassicurato i mercati. Traumatizzati dalla Grexit, gli stati membri della zona euro hanno saputo serrare i ranghi e nessuno ha intenzione di lanciarsi in azzardate iniziative individuali. La Grexit dovrebbe servire da lezione per i paesi tentati di non seguire le regole del gioco dell’unione monetaria I 18 decidono immediatamente di dare seguito al rapporto dei “cinque presidenti” (Commissione, Parlamento europeo, Consiglio europeo, Eurogruppo e Bce) del 26 giugno 2015 intitolato Completare l’Unione economica e monetaria europea. L’unione bancaria è rapidamente realizzata e viene avviata l’unione dei mercati di capitali, la convergenza di bilancio ed economica è resa ancora più vincolante e viene creato il parlamento della zona euro. Questi progressi mostrano alle opinioni pubbliche che l’euro è davvero la loro moneta, che la controllano democraticamente, cosa che permette ai 18 di lanciare una riforma dei trattati per creare un unico bilancio della zona euro dotato di una capacità di prestito (Tesoro della zona euro). Cinque anni dopo la Grexit la zona euro non è mai stata così forte ed ormai è capace di camminare sulle sue due gambe, quella monetaria e quella economica. Wolfgang Schäuble, il ministro delle finanze tedesco è molto soddisfatto, tutto procede come sperato. Sostenitore da molto tempo di una zona euro ridotta, ha sempre pensato che si dovevano correggere certi errori del passato tra cui l’ammissione nel 2001 della Grecia nella zona euro. Per lui, così come per il responsabile della Bundesbank Jens Weidmann, la Grexit dovrebbe servire da lezione per i paesi tentati di non seguire le regole del gioco dell’unione monetaria e indicare al resto del mondo che la zona euro è una cosa per persone serie, che mantengono la parola data. La Francia in particolare ha recepito il messaggio e ha riportato i suoi conti in equilibrio. L’euro è ormai la prima moneta di riserva al mondo e anche il prezzo del petrolio è calcolato in euro.
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