Registration Strip Icon for default Registrati gratuitamente per ottenere quotazioni in tempo reale, grafici interattivi, flusso di opzioni in tempo reale e altro ancora.

Brent In Caduta

- Modificato il 16/3/2020 08:37
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Grafico Intraday: W and T Offshore IncGrafico Storico: W and T Offshore Inc
Grafico IntradayGrafico Storico
Grafico Intraday: DJ Commodity Index Brent Crude TRGrafico Storico: DJ Commodity Index Brent Crude TR
Grafico IntradayGrafico Storico

E' poi un problema?























Lista Commenti
336 Commenti
 ...   12   ... 
221 di 336 - 08/12/2015 14:33
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Il Brent annulla il tentativo di rimbalzo segnalato stamattina (massimo intraday a 41,45 dollari) e ora passa in ribasso dell'1,2% facendo segnare a 40,20 dollari il barile la quotazione più bassa dal febbraio 2009.

Il Wti americano cede il 2% a 36,90 dollari, anch'esso sui minimi dal 2009.

images?q=tbn:ANd9GcRZeMwkCe114UWqGPJLii1
222 di 336 - 08/12/2015 21:45
peppedj N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 27/9/2007
tocchera i 32 dollari
223 di 336 - Modificato il 09/12/2015 11:29
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
PETROLIO BRENT - L'Analisi tecnica di Websim

Il petrolio tipologia Brent perde circa un punto e aggiorna i nuovi minimi dal 2009 facendo segnare un prezzo di 39,81 dollari.

Il nulla di fatto dell'incontro OPEC del 4 dicembre scorso e altri dati che confermano la frenata dell'economia cinese hanno fatto ripiombare verso il basso le quotazioni.

Da inizio anno il Brent ha perso un terzo del suo valore, un quadro completamente ribaltato rispetto al picco positivo (+21%) toccato lo scorso maggio.

Graficamente, nell'ottobre 2014 con il cedimento di area 90 usd, il quadro grafico del petrolio e cambiato drasticamente in peggio, portando velocemente le quotazioni sui minimi pluriennali (area 40/35 usd).

L'ultimo rimbalzo si è spento in area 54 usd, rendendo questo livello il primo forte ostacolo grafico.

Con la recente accelerazione del movimento ribassista, aumenta la probabilità di estendere la discesa verso la parte bassa del range dei minimi di lungo periodo compreso tra 40/36 usd.

Naturalmente, con tutte le cautele del caso, possiamo spingerci a sostenere che le flessioni verso tale livello rappresentano un'occasione d'acquisto in vista di un rimbalzo.

brentlungo.png?w=529

Senza dubbio, a questo punto del trend il rapporto rischio/rendimento pende a favore degli acquisti.

brentbreve.png?w=529

Considerando la vicinanza dei minimi pluriennali, sfruttiamo la violenza della discesa in area 40 usd per costruire posizioni Long in vista di una reazione.

Lo scenario, con conseguente applicazione dello stop loss a protezione, cambierà in caso di discesa sotto 35/34 usd.

Per intervenire sul settore Oil & Gas si suggeriscono i seguenti strumenti:

iShares Commodity Producers Oil & Gas E&P UCITS ETF (Isin DE000A1JS9C0) (IS0D.FRA)

iShares Oil & Gas Exploration & Production UCITS ETF (Isin IE00B6R51Z18) (SPOG.L)

(WEBSIM)


224 di 336 - 09/12/2015 11:47
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Greggio, Brent rimbalza grazie a dati Giappone e riserve Usa

I prezzi dei prodotti petroliferi rimbalzano, sostenuti da indicatori macroeconomici giapponesi confortanti e dai dati sulle riserve Usa.

Le scorte di greggio di Washington, secondo quanto comunicato dall'Api, la settimana scorsa a sorpresa sono calate di 1,9 milioni di barili. I dati ufficiali sulle riserve verranno comunicati oggi dall'Energy Information Administration.

Nonostante il rimbalzo, gli investitori continuano a vedere un mercato orientato al ribasso, effetto della forza del dollaro, della domanda debole, dell'eccesso di offerta e dell'attesa di un aumento dei tassi Usa.

Attorno alle 11,35, il futures sulle consegne di Brent a gennaio si attesta a 40,85 dollari il barile(+0,59 dollari), dopo aver oscillato fra 40,50 e 41 dollari. Il contratto di riferimento sul greggio leggero Usa sale di 0,49 dollari, a 38 dollari il barile, dopo aver oscillato tra 37,77 e 38,89 dollari.
225 di 336 - 09/12/2015 20:10
peppedj N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 27/9/2007
continua il ribasso del petrolio!!!!!!!!!!!!!!
226 di 336 - 10/12/2015 11:49
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Greggio, Brent stabile, timori eccesso offerta compensano calo scorte Usa


I prezzi dei prodotti petroliferi viaggiano attorno alla parità, sostenuti dal calo inatteso delle scorte Usa. I timori riguardanti l'eccesso di offerta, però, continuano a frenare le quotazioni.

Secondo quanto comunicato ieri dall'Eia, nella settimana terminata il 4 dicembre scorso le riserve di greggio di Washington sono scese di 3,6 milioni di barili, mentre gli analisti stimavano un incremento di 252.000 barili.

Attorno alle 11,35, il futures sulle consegne di Brent a gennaio si attesta a 40,14 dollari il barile (+0,03 dollari), dopo aver oscillato fra 40,04 e 40,70 dollari. Il contratto di riferimento sul greggio leggero Usa scende di 0,07 dollari, a 37,09 dollari il barile, dopo aver oscillato tra 37,02 e 37,54 dollari.

prezzi-petrolio.jpg
227 di 336 - 10/12/2015 13:33
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Greggio, per Opec concorrenti più colpiti da prezzi bassi nel 2016

L'Opec prevede che la produzione di petrolio da parte dei paesi non membri dell'organizzazione scenderà più drasticamente l'anno prossimo, uno scenario che indicherebbe come la strategia di difendere le quote di mercato e non i prezzi stia funzionando.

L'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha anche aggiunto che a novembre la produzione dei paesi membri è cresciuta, alimentando l'eccesso di offerta a livello globale, e ha previsto un rallentamento della crescita della domanda di petrolio mondiale il prossimo anno.

Il rapporto dell'Opec segue il meeting dello scorso 4 dicembre nel quale è stata sostenuta la politica di offerta di greggio senza restrizioni. Un anno fa l'Arabia Saudita aveva spinto verso questa strategia volta alla difesa delle quote di mercato anziché ai tagli alla produzione, nella speranza di rallentare la crescita dell'offerta concorrente.

Secondo il report, la produzione extra-Opec dovrebbe ridursi di 380.000 barili al giorno nel 2016 per effetto dei cali in aree quali Usa e ex Unione Sovietica.

Lo scorso mese l'Opec aveva previsto un calo di 130.000 barili al giorno.

Per quanto riguarda invece i paesi Opec, la produzione è salita di 230.000 barili al giorno a novembre a 31,7 milioni di barili, precisa il rapporto citando fonti.
228 di 336 - 10/12/2015 19:33
peppedj N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 27/9/2007
30 dollari a barile a breve ocio
229 di 336 - 11/12/2015 10:58
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Petrolio in spirale negativa, può toccare i 32 dollari entro fine mese

Il petrolio è scivolato ai minimi dal 2009 e non accenna a fermare la discesa. Ieri pomeriggio, durante la contrattazione di Wall Street, ha rotto, per la prima volta negli ultimi sei anni, la barriera dei 37 dollari il barile (Wti americano). In Asia ha continuato a calare, tanto che ora il Wti crude scambia a 36,64 dollari, mentre il barile europeo (Brent) resta sotto la barriera dei 40 dollari a quota 39,64.

Tutta colpa dell’Opec, che proprio una settimana fa a Vienna ha deciso di non porre un tetto alla produzione per dare priorità alle quote di mercato? In realtà no. Influiscono sul prezzo anche il possibile rialzo dei tassi negli Usa a partire dalla settimana prossima, che di conseguenza farà rinforzare il dollaro (è la valuta con cui vengono scambiate nel mondo le materie prime).

Ma pesa anche la situazione economica della Cina, che domani deve rendere noti diversi dati importanti, fra cui la produzione. Le attese non sono positive, tanto che l’acciaio ha lasciato sul terreno questa settimana (da lunedì a ieri sera) il 3,8% scendendo a 38,52 dollari a tonnellata, ai minimi dal maggio 2009. Il primo acquirente di questo metallo è proprio la Cina.

La prima ragione per la discesa delle quotazioni del petrolio è senza dubbio l’Opec, che di fatto ha legittimato una settimana fa una produzione giornaliera di 31,5 milioni di barili, che va oltre a quella già elevata di 30 milioni di barili.

A questo si aggiunga un report pubblicato ieri dallo stesso cartello, giusto nelle ore in cui il Wti aveva cominciato a scendere in maniera netta sotto il 37 dollari, nel quale è scritto che la produzione di novembre si è assestata a 31,695 milioni di barili al giorno, il dato più elevato negli ultimi tre anni (la causa è il galoppo dell’Iraq).

Nello stesso documento, però, l’Opec ha cercato di porsi ai ripari specificando che le previsioni per il 2016 relative ai Paesi non-Opec è di una riduzione di 250.000 barili al giorno a una media di 57,14 milioni di barili grazie alla costante diminuzione dello shale gas americano iniziata lo scorso aprile.

La produzione di shale-oil americano dovrebbe scendere a 4,861 milioni di barili al giorno il prossimo gennaio, in calo di 116.000 barili rispetto a dicembre. Lo scrive l’Energy Information Administration in una nota pubblicata all'inizio della settimana.

La produzione totale di petrolio degli Stati Uniti è scesa di 38.000 barili al giorno a quota 9,164 milioni durante la settimana conclusa il 4 dicembre, ma il dato resta ancora ben al di sopra del livello di un anno fa di 9,118 milioni.

John Macaluso, analista di Tyche Capital Advisors, interpellato da Marketwatch (gruppo Wall Stret Journa), ha spiegato che “mentre i membri non Opec potrebbero rallentare la produzione a causa di prezzi più bassi, il cartello petrolifero continua un ritmo di produzione aggressivo”. L’esperto si aspetta ora che il Wti testi il minimo toccato nel 2008 di 32,48 dollari entro la fine dell’anno.

Sulla base dei costi di perforazione attuali, l’americana Perry’s Oil Service ha stimato che un prezzo di pareggio per la produzione di shale-oil viaggerebbe attorno a "qualcosa di meno di 40 dollari il barile, considerato il fatto che esistono ancora molti progetti in atto di perforazione a questo prezzo”.

Il limite oltre il quale non conviene più perforare (drop dead price), però, è sensibilmente più basso, "fra 30 e 25 dollari al barile", ha concluso il gruppo.

prezzo-petrolio-crescita-economica.jpg
230 di 336 - 12/12/2015 15:56
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Borsa, greggio non condizionerà Fed (Class Cnbc)

Il Ftse Mib ha chiuso la seduta con un -1,84% a 21.015 punti con il Brent che cede il 4,76% a 37,84 dollari al barile e il Wti il 2,86% a 35,71 usd.

Antonia Babbini, Responsabile Gestioni Patrimoniali di Banca Cesare Ponti ha comunque spiegato ai microfoni di Class Cnbc che il prezzo del petrolio non condizionerà "le decisioni della Fed la settimana prossima.

Il rialzo dei tassi e' stato troppo annunciato e sarebbe molto negativo per i mercati ricevere una delusione" su questo fronte. A detta dell'esperta "se il petrolio continua la sua caduta ci potrebbe essere un ritardo nell'aumento dei tassi il prossimo anno", ma non nella riunione di dicembre.
232 di 336 - 17/12/2015 13:17
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Greggio in lieve rialzo, ma rimane pressione per eccesso offerta, dollaro forte


Il greggio è in lieve rialzo, ma resta vicino ai minimi da 11 anni, sulle continue indicazioni di un crescente eccesso di offerta globale e dopo che la Fed ieri ha alzato i tassi di interesse, dando una spinta al dollaro.

Intorno alle 13 il contratto sul Brent per consegna gennaio sale di 27 cent a 37,67 dollari, la scadenza analoga sul greggio Usa sale di 1 cent a quota 35,53.

"I paesi Opec stanno tagliando i prezzi per conquistare quote di mercato e dovranno farlo ancora di più quando il greggio Usa arriverà sul mercato internazionale", dice Jasper Lawler, analista di CMC.

Ieri i dati dell'American Petroleum Institute hanno mostrato un'inattesa salita delle scorte settimanali di greggio Usa.
234 di 336 - 21/12/2015 09:36
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Petrolio, la discesa non è finita (Plus - Il Sole24Ore)

L'inserto settimanale del Sole24Ore riporta l'opinione di alcuni analisti sul petrolio, che in queste settimane ha sfondato al ribasso - sia nella versione Brent che in quella Wti, la soglia psicologica dei 40 dollari, con conseguenze potenzialmente abnormi.

E, scrive Plus, la discesa potrebbe non essere ancora finita. Il barile sarebbe in una fase di debolezza ormai strutturale a causa della quale tutte le società energy sono destinate a perdere, chi più chi meno. Non a caso nei mesi passati ci sono stati fallimenti di alcune società più piccole in Nord America.

Mentre le major sembrano al riparo, se si esclude qualche inevitabile calo degli utili. Tuttavia nessuno, tra i titoli quotati, è esente da batoste. Forse fatta eccezione per conglomerate resistenti e con dividendi pressoché sicuri.


sette+sorelle1.jpg
235 di 336 - Modificato il 22/12/2015 12:29
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
GREGGIO tenta rimbalzo da minimi 11 anni, eccesso offerta frena guadagni

I futures sul greggio rimbalzano dai minimi di 11 anni ma senza convinzione visto che persiste sul mercato un eccesso di offerta che frena i guadagni.

"Il sentiment è stato molto negativo e in vista delle vacanze gli investitori tendono a chiudere alcune posizioni speculative", spiega Hans van Cleef, economista di Abn Amro.

Intorno alle 12,15 italiane il futures Brent a Londra sale dello 0,11% a 36,39 dollari al barile. Il derivato Usa guadagna lo 0,45% a 35,97 dollari.

Saudi_797660c.jpg
236 di 336 - 23/12/2015 15:55
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Opec: greggio a 80 dollari nel 2020, petroliferi su di giri

Il prezzo del petrolio è destinato a una ripresa graduale che lo riporterà a 80 dollari al barile nel 2020. E' quanto prevede il World Oil Outlook pubblicato oggi dall'Opec che, partendo da un prezzo medio di 55 dollari al barile per il proprio greggio quest'anno, stima un incremento medio di 5 dollari al barile all'anno nell'arco del prossimo lustro.

Invece, secondo l'ex ad di Eni , Paolo Scaroni, il prezzo del petrolio rimarrà basso a lungo. "Non sarei sorpreso se andasse a 28-30 dollari al barile", ha detto oggi, spiegando che il prezzo del petrolio rimarrà basso a lungo perché c'è un tetto naturale che è dato dai costi di produzione del petrolio cosiddetto shale oil americano che è intorno ai 55 dollari al barile, quindi oltre i 55 dollari al barile non andrà per alcuni anni. Per di più, ha aggiunto Scaroni, "c'è una lotta furibonda per quote di mercato nel mondo tra Arabia Saudita, Russia e in prospettiva l'Iran, che sta arrivando".

Comunque, secondo il quadro dipinto dal cartello, la domanda globale di petrolio prodotto dall'Opec è destinata a calare fino al 2020, in un contesto che vedrà l'offerta di idrocarburi non convenzionali, come il tight oil nordamericano, destinata a crescere nonostante il crollo delle quotazioni.

L'Opec sembra constatare la riuscita solo parziale della presunta strategia saudita di deprimere i prezzi, mantenendo l'output invariato per non perdere quote di mercato a favore di concorrenti come Russia e Usa, che hanno invece reagito portando anch'essi la produzione a livelli record. Numeri alla mano, la domanda per il greggio Opec scenderà a 30,70 milioni di barili al giorno nel 2020 dai 30,90 milioni di barili stimati per il 2016 e un milione di barili in meno rispetto all'attuale produzione.

Mentre gli effetti positivi sulla domanda della forte flessione del prezzo del greggio, sceso questa settimana ai minimi da 11 anni intorno a 36 dollari al barile, sono destinati, secondo l'Opec, ad avere un respiro corto. "L'impatto sulla domanda del recente declino del prezzo del petrolio è più evidente nel breve termine e calerà nel medio periodo", sottolinea il segretario generale dell'organizzazione, il saudita Abdullah al-Badri.

Un'ammissione che sembra lasciar trasparire quanto sia animato al momento il dibattito interno all'Opec, che vede sempre più membri contrastare la strategia di Riad, in particolare quei Paesi, come il Venezuela e l'Algeria, che hanno subito più duramente le conseguenze del tonfo delle quotazioni.

Un'altra novità è l'aver riconosciuto l'impatto "significativo" che shale oil e tight oil stanno avendo sul mercato, un impatto che l'Opec in passato sembrava aver sottovalutato. Non solo. L'outlook riconosce che i costi produttivi del greggio non convenzionale si stanno rivelando molto più bassi di quanto si sostenesse appena un anno fa, quando molti analisti preannunciavano la sua imminente disfatta con un barile sotto gli 80 dollari.

Addirittura, si legge nel documento, "i giacimenti più ricchi possono sopportare punti di pareggio anche inferiori ai prezzi osservati nel 2015 ed è quindi probabile che vedano la produzione crescere ancora". Secondo il cartello, la produzione globale di tight oil toccherà i 5,19 milioni di barili al giorno nel 2020, raggiungerà un picco di 5,61 milioni di barili al giorno nel 2030 e calerà a 5,18 milioni di barili nel 2040.

L'incremento di medio periodo sarà legato al previsto ingresso di Russia e Argentina nel settore degli oli non convenzionali. Questo solo nello scenario medio: se anche Cina e Messico entrassero in questa industria, l'output di tight oil sfiorerà gli 8 milioni di barili al giorno. In un orizzonte più ampio, a ogni modo, l'Opec sembra destinata a mantenere la propria quota di mercato, che è ciò che più preme a Riad: la domanda di greggio Opec è stimata a 40,70 milioni di barili al giorno nel 2040, pari al 37% dell'offerta mondiale, in crescita rispetto all'attuale 33%.

La domanda globale al 2020 è stata rivista al rialzo di 500 mila barili rispetto all'outlook precedente a 97,40 milioni di barili al giorno. Rivista, invece, al ribasso di 1,3 milioni di barili al giorno la domanda globale al 2040, ora stimata a 109,80 milioni di barili al giorno. Tale scenario, avverte ancora l'Opec, resta soggetto a rischi al ribasso quali una crescita globale inferiore alle attese, un minore uso degli idrocarburi per ragioni ambientali e il deprezzamento delle valute dei Paesi emergenti rispetto al dollaro.

Oggi il prezzo del greggio risale ma resta vicino ai minimi degli ultimi 11 anni. Al momento il futures Brent si porta a 36,63 dollari il barile dopo essere sceso ieri a 35,98 dollari, i minimi da luglio 2004. Il futures Wti avanza di 49 centesimi a 36,64 dollari in attesa dei dati ufficiali sulle scorte Usa che verranno pubblicati nel pomeriggio.


oil_speculating_worth_the_p_10c091.7sckv
237 di 336 - 28/12/2015 12:10
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Greggio in calo verso 37 dollari, pesa eccesso produzione

I prezzi del greggio sono in calo verso i 37 dollari al barile, vicino ai minimi degli ultimi undici anni, zavorrati ancora una volta dalle preoccupazioni per un eccesso di produzione.

I derivati sul greggio Usa stanno trattando sopra i prezzi del Brent, dopo essere passati a premio per la prima volta in un anno a seguito del venir meno del divieto alle esportazioni di greggio dagli Usa.

Intorno alle 11,40 il futures Brent cede 71 centesimi a 37,18 dollari al barile. Martedì scorso aveva toccato quota 35,98 dollari, il minimo deglli ultimi undici anni. Il futures West Texas Intermediate (WTI) Usa perde 86 centesimi a 37,24 dollari al barile. I volumi sono sotto la media a causa di una festività in Gran Bretagna.

"Ci aspettiamo che entrambi i prezzi salgano il prossimo anno", spiega Eugen Weinberg, analista di Commerzbank. "Nel breve termine non si può però escludere una discesa", aggiunge.

I dati Opec indicano che sul mercato c'è un eccesso di produzione di oltre 2 milioni di barili al giorno, pari al 2% della domanda globale. Il surplus per il 2016 dovrebbe però essere inferiore.

I prezzi bassi sembrano tuttavia dare un sostegno limitato alla domanda. In Giappone le vendite di prodotti petroliferi a novembre è scesa ai minimi degli ultimi 46 anni.


sceiccopazzo2.jpg
238 di 336 - 30/12/2015 11:40
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
La pace in Siria? Una disgrazia per le borse

Il sito MarketWatch ha individuato cinque cigni neri che potrebbero fare tremare i mercati nel 2016. Eccoli:

1 - Il rinvio della presentazione del nuovo modello di iPhone (il 7 e il 7-Plus), prevista a settembre. Difetti nel design o ritardi della produzione in Cina potrebbero costringere Apple a rinviare il lancio dell'iPhone, che traina i profitti del gruppo. Un evento del genere minerebbe l'intero settore tecnologico, provocando un crollo delle borse.

2 - Un fondo sovrano potrebbe liquidare i suoi asset a causa del crollo dei prezzi del petrolio. L'Arabia Saudita, per esempio, ha cominciato a tagliare la spesa pubblica, ma per uno Stato è più facile attingere alla liquidità del proprio fondo sovrano che tagliare i salari. In tutto i fondi sovrani hanno asset del valore di circa 3.400 miliardi di dollari. Se i guai di un Paese dovessero aggravarsi a causa di nuovi ribassi dei prezzi del petrolio, il suo Fondo sovrano potrebbe essere costretto a vendere gli asset, assestando un brutto colpo alle borse.

3 - Le dimissioni di Mario Draghi sarebbero una disgrazia per i mercati poiché il presidente della Bce è il banchiere centrale più rispettato dai trader. Il suo mandato scade nel 2019. Ma se il presidente del Consiglio Matteo Renzi dovesse dare le dimissioni, Draghi potrebbe sentirsi in dovere di tornare in Italia per rimettere a posto la situazione. Oppure, logorato dalla guerra di posizione che gli muove la Bundesbank, potrebbe decidere di prendere il posto di Christine Lagarde, il cui mandato scade l'estate prossima, alla guida del Fondo Monetario Internazionale. Sulla poltrona più alta della Bce potrebbe allora sedersi il numero uno della Buba, Jens Weidmann, e in men che no si dica l'eurocrisi tornerebbe ad acutizzarsi, con tutte le prevedibili conseguenze negative sui mercati.

4 - Una delle tante startup tecnologiche valutate più di 1 miliardo di dollari, i cosiddetti unicorni, alla prova dei fatti potrebbe sgonfiarsi. Se i modelli di business di Airbnb o Uber possono giustificare queste mega valutazioni, non si può dire lo stesso di tutti gli altri 143 unicorni. Nel momento in cui venisse scoperto il bluff di un paio di unicorni, le borse se la vedrebbero brutta

5 - La pace in Siria sarebbe una vera catastrofe per i mercati. Il motivo è semplice: il prezzo del petrolio crollerebbe fino a 10 dollari al barile, portando sull'orlo della bancarotta molti Paesi produttori e riducendo drasticamente i profitti dei gruppi petroliferi. E' molto improbabile che la pace venga raggiunta al tavolo delle trattative. Ma se il presidente Bashar al Assad fosse costretto con la forza a lasciare la Siria, lo Stato islamico potrebbe essere sconfitto rapidamente dall'azione combinata della Russia, delle forze locali e dei Paesi occidentali. Una volta crollato in Siria, lo Stato islamcio verrebbe facilmente sloggiato anche dalla Libia e così la produzone di petrolio salirebbe ulteriormente. Come conseguenza di questi eventi, il petrolio a 10 dollari non sarebbe affatto un'ipotesi da fantascienza.

47716.jpg
239 di 336 - 30/12/2015 11:41
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
Greggio, prezzi ritracciano verso i minimi da 11 anni


Il greggio ritorna di nuovo verso i minimi da 11 anni a causa delle indicazioni di un rallentamento della domanda di energia globale a fronte di scorte a livelli record.

Il brent benchmark, vicino ai 37 dollari al barile, è a solo un dollaro dai minimi raggiunti la scorsa settimana dopo che il fattore di sostegno - l'atteso arrivo del freddo in Europa e negli Stati Uniti - è visto avere una breve durata.

Il futures sul greggio Usa West Texas intermediate tratta a 36,92 dollari al barile, in calo di 95 centesimi, o di oltre il 2%, rispetto alla seduta precedente.

Il Brent cede 80 centesimi a 36,99 dollari al barile, in discesa di circa il 2%.

"Non c'è un miglioramento significativo nei fondamentali a breve termine ", rileva un trader che evidenzia come i bassi volumi trattati nel prossimo anno renderanno gli attuali prezzi piatti suscettibili di movimenti bruschi.

I prezzi del greggio sono crollati di due terzi da metà 2014 a seguito dell'incremento della produzione da parte sia dell'Opec sia della Russia e degli Stati Uniti, portando a un surplus globale compreso fra mezzo milione e 2 milioni di barili di materia prima al giorno.

IMG_6492.png
240 di 336 - 02/1/2016 10:08
GIOLA N° messaggi: 30647 - Iscritto da: 03/9/2014
GOLDMAN SACHS, LE PREVISIONI SU 10 COMMODITY

A contribuire al ribasso del petrolio provvede anche il meteo.

Si tratta dell'effetto El Niño che, secondo gli esperti della banca d'affari Usa, comporta più rischi per i prezzi dell'energia rispetto a quelli delle materie prime agricole.

In conseguenza di un inverno insolitamente mite, il prezzo dell'oro nero rischia infatti di scendere più a lungo del previsto, verso la temuta soglia dei 20 dollari. Il disincentivo a produrre, a causa dell'attuale livello delle quotazioni, potrebbe non bastare a innescare il calo dell'offerta che aiuterebbe a riportare il mercato in equilibrio, mentre ai fattori che hanno contribuito alla discesa della domanda nei mesi scorsi (rallentamento dei Paesi emergenti, produzione di shale oil Usa, aumento del peso delle rinnovabili) ora si aggiungono temperature invernali superiori alla media stagionale, in Europa ma anche in Nord America dove si fa sentire El Niño, ai massimi dal 1950.

Oltre al petrolio, ecco le previsioni degli analisti di Goldman Sachs su dieci commodity

1) Rame. Il prezzo del metallo rosso è previsto 4.800 dollari la tonnellate a tre e sei mesi, per scendere a 4.500 in una prospettiva a 12 mesi.

2) Petrolio Brent. Lo scenario del greggio, che migliora nel medio termine, porta a una valutazione di 43 dollari al barile a tre mesi, in rialzo a 50 a sei mesi e 54 a un anno.

3) Petrolio Wti. Nel caso del petrolio Wti la stima è 38 dollari al barile a tre mesi, in aumento a 45 a sei e 50 a 12 mesi.

4) Oro. Metallo giallo in flessione da 1.100 dollari l’oncia a tre mesi, a 1.050 a sei mesi e a mille a 12 mesi.

5) Argento. In calo anche l’argento a 15,3 dollari l'oncia a tre mesi, 14,8 a sei e 14,5 a 12 mesi.

6) Natural gas. La stima è 2,5 dollari a tre mesi, in recupero fino a 2,75 a sei mesi e a 3 in uno scenario a un anno.

7) Zinco. Stabile a 1.700 dollari la tonnellata a tre e sei mesi, per salire a 1.800 fra 12 mesi.

8) Nickel. Stabile a 10.000 dollari la tonnellata a tre e sei mesi, per crescere fino a 11.000 fra 12 mesi.

9) Piombo. Il prezzo atteso è 1.650 dollari la tonnelata a tre e sei mesi, in aumento fino a 1.750 a 12 mesi.

10) Alluminio. Stabile a 1.500 dollari la tonnellata a tre e sei mesi. In leggero recupero fino a 1.550 a 12 mesi.

images?q=tbn:ANd9GcR_ibpJZ_rpJiK4GoSRQDY
336 Commenti
 ...   12   ... 
Titoli Discussi
NYSE:WTI 2.13 0.5%

La tua Cronologia

Delayed Upgrade Clock

Accedendo ai servizi offerti da ADVFN, ne si accettano le condizioni generali Termini & Condizioni

ADVFN Network