C'è un aspetto della nuova politica del dividendo Eni che forse è passato sottotraccia, vista la tanta carne messa al fuoco col piano strategico 2023-2026, presentato al mercato il 23 febbraio. Ma per il Cane a sei zampe e i suoi azionisti rappresenta invece un grande cambiamento, all'insegna della semplificazione.

In poche parole, scrive MF-Milano Finanza, il gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi ha deciso che la cedola non verrà più indicizzata al barile ma sarà basata su un payout, in pratica sarà alimentata da una percentuale tra il 25 e il 30% del flusso di cassa operativo, in combinazione col nuovo programma di buyback da 2,2 miliardi di euro. Per il 2023 a ogni azionista andranno 0,94 euro per azione, in aumento del 7% sul 2022 (0,88 euro per azione), e pari a uno yield del 7%, che sale all'11% includendo il riacquisto di azioni proprie. Altro aspetto importante: il dividendo non può scendere. La flessibilità racchiusa in quella forchetta del 25-30% della cassa potrà semmai incidere sull'ammontare del buyback, ma senza toccare la cedola. Questa formula spazza via la precedente, che era stata adottata a luglio 2020 in piena pandemia Covid, mentre le altre big oil avevano semplicemente tagliato la remunerazione dei soci senza però dare visibilità alla dividend policy. Il gruppo guidato dall'ad Descalzi aveva adottato un meccanismo che prevedeva un dividendo minimo di 36 centesimi di euro, crescente in funzione delle quotazioni del Brent, spiegando al mercato che, con un barile tra 45 e 60 dollari, ogni 5 dollari di aumento avrebbero incrementato di 900 milioni il flusso di cassa.

Nelle intenzioni del management l'obiettivo era compensare la volatilità del mercato con una strategia che potesse dare certezze agli azionisti, traducendo i rialzi del greggio in rialzi della cedola. All'aumento del dividendo da 0,86 a 0,88 euro riconosciuto sull'esercizio 2022, infatti, si era arrivati proprio sulla base del prezzo di riferimento del Brent tra 80 e 90 dollari al barile. Il cambio di passo annunciato al Capital Market Day 2023 non è dovuto solo alla complessità della dividend policy precedente bensì, come Eni sta spiegando in questi giorni di roadshow, al fatto che i flussi operativi oggi sono alimentati in misura crescente da altri business. Il contributo dei settori Ggp (Global Gas & Lng Portfolio) e R&M (Refining & Marketing), per esempio, è passato dal 4% del 2021 al 20% del 2022. In particolare R&M nello scorso esercizio ha registrato il risultato operativo più alto di sempre, a 2,2 miliardi di euro. Continuare a legare la politica dei dividendi ai soli prezzi Brent sarebbe limitante, è il ragionamento, e non rispecchierebbe l'evoluzione di Eni. Quanto al nuovo programma di buyback, potrà partire subito dopo il via libera dell'assemblea degli azionisti, a maggio. Nel migliore degli scenari Eni ha la possibilità di aumentarlo fino a un massimo complessivo di 3,5 miliardi di euro.

alu

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MF-DJ NEWS

2808:41 feb 2023

 

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February 28, 2023 02:42 ET (07:42 GMT)

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