Borsa: petroliferi sotto pressione con calo greggio, a Milano Saipem -3% e Tenaris -2,6%
19 Ottobre 2023 - 11:46AM
MF Dow Jones (Italiano)
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 19 ott - Dopo un avvio
poco mosso, i prezzi del petrolio hanno imboccato la via dei
ribassi (-1,57% a 85,9 dollari al barile il Wti dicembre e -1,66% a
89,98 dollari il Brent di pari scadenza) e questo mette sotto
pressione i titoli del comparto energetico in Europa (-1,6% l'Euro
Stoxx 600 di settore). L'impatto si fa sentire anche a Piazza
Affari, dove Eni cede l'1,3% e Tenaris il 2,6%. Cali più ampi per
Saipem (-3,32%), che comunque ha corso molto in ottobre: pur se con
qualche isolata battuta d'arresto, nel mese ha guadagnato più del
15%. Per Saipem sale anche l'attesa per i conti del terzo
trimestre, in arrivo il prossimo 25 ottobre: gli analisti di
Equita, che confermano il rating "hold" con obiettivo di prezzo a
1,7 euro per azione contro gli attuali circa 1,5 euro, prevedono
"una performance che continui a mostrare un recupero della
redditività sostenuto dall'attività offshore. Il fatturato è atteso
crescere del 4% anno su anno e del 7% su trimestre, con una
marginalità all'8% (+140 punti base su anno e +10 punti base su
trimestre). Ci attendiamo anche un lieve miglioramento della
posizione finanziaria netta in parte ancora limitato dagli effetti
della backlog review". Le stime sono "in linea con la guidance per
l'anno fiscale 2023" e, alla pubblicazione dei risultati, gli
analisti guarderanno soprattutto all'evoluzione della pipeline di
progetti nel 2024-25, a eventuali aggiornamenti sul progetto in
Mozambico e all'andamento della generazione di cassa. Tornando ai
corsi del petrolio, principale catalizzatore dei movimenti odierni
dei titoli del settore, gli analisti di ActivTrades sottolineano
che "i prezzi del Brent sono diminuiti, nonostante le persistenti
tensioni in Israele e a Gaza" e "si vede una stabilizzazione dei
prezzi del petrolio, anche se la situazione rimane critica e
continua a minacciare di coinvolgere il Medio Oriente in un
conflitto più ampio, uno scenario che potrebbe interrompere
l'approvvigionamento globale di greggio. Finora, però, non c'è
stata alcuna escalation e i nervi dei trader sembrano essersi
calmati". Gli esperti spiegano che "anche altrove ci sono state
buone notizie, con l'annuncio dell'allentamento delle sanzioni
sulle esportazioni di petrolio venezuelano, che ha dato un po' di
sollievo alle pressioni sul lato dell'offerta che hanno sostenuto i
recenti aumenti dei prezzi". Alla vigilia i prezzi erano aumentati
in scia alla richiesta iraniana di un embargo al petrolio in
Israele, ma l'Opec ha fatto sapere che non intende dare seguito
alla questione: anche se Israele è un piccolo Paese importatore
(per circa 220.000 barili al giorno), un'azione come quella chiesta
da Teheran aumenterebbe il rischio di escalation nell'area.
Ars
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