Mi Era Sfuggito

- Modificato il 01/5/2017 02:17
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009

• Questioni e avvenimenti trascurati dall'informazione, che li considera marginali o semplicemente preferisce non trattare o, pur affrontandoli, magari non sempre si ha voglia/tempo di considerare con attenzione.

• Curiosità di ogni tipo 

 • Varie ed eventuali



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61 di 1097 - Modificato il 01/9/2012 02:06
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Col senno di poi, forse valeva la pena di fare un corso per trafficante d'armi, mica prendere il REC per dieci categorie merceologiche o iscriversi all'albo degli agenti di commercio e dei rappresentanti, e pure a quello degli autotrasportatori, o tentare l'esame di promotore finanziario e alla fine farmi rovinare dalla borsa. Mi era sfuggito ma a conti fatti devo ammettere che di puttanate ne ho fatte davvero tante.
62 di 1097 - 07/9/2012 18:57
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Quotando: Nicola BiondoDove vanno a finire i soldi che lo Stato dà ai giornali? Di sicuro non servono a pagare i giornalisti. Anzi. Perché in Italia tranne rare eccezioni fare il giornalista significa rassegnarsi ad una vita da precario.
Se c'è un microcosmo lavorativo che riassume tutti i difetti del sistema Italia è quello del giornalismo. E allora, dove finisce il finanziamento pubblico? Nei mega stipendi a direttori, capiredattori, amministratori delegati e a tutte quelle penne illustri (?) che si ergono a guide morali che da anni non portano un straccio di notizia, ma commentano, avvertono, monitano.
Vi hanno detto che la libertà di stampa è minacciata dalla mafia, da Berlusconi, dalle mille leggi bavaglio. Minchiate. La libertà di stampa è minacciata dalla miseria in cui vivono e lavorano migliaia di giornalisti sfruttati: dagli editori, dai direttori e, infine, dai loro stessi colleghi assunti con contratto a tempo indeterminato che quando scioperano, protestano, denunciano è solo per i loro privilegi di giornalisti professionisti e assunti mentre gli altri muoiono di fame. Facciamo un esempio. Un articolo di cronaca, secondo una ricerca compiuta dall'Ordine dei giornalisti pubblicata nel 2011, viene pagato anche 5 euro lordi a 60-90 giorni dalla pubblicazione. Sono i numeri della vergogna, la cifra, vera, della censura. Ecco cosa dicono: La Repubblica a fronte di 16.186.244,00* euro di contributi dello Stato all'editoria elargisce un compenso che varia tra i 30 e i 50 euro lordi a pezzo. Il Messaggero, che riceve 1.449.995,00** euro di contributi pubblici, riconosce 9 euro di compenso per le brevi, 18 euro le notizie medie e 27 euro le aperture. Lordi, ovviamente. Il Sole 24 Ore: 19.222.767,00** euro di contributi pubblici e 0,90 euro a riga, con cessione dei diritti d'autore. Libero: 5.451.451** di finanziamenti pubblici e 18 euro lordi per un'apertura. Il Nuovo Corriere di Firenze (chiuso nel maggio 2012) riceve 2.530.638,81*** euro di contributi pubblici e paga a forfait tra i 50 e i 100 euro al mese, il Giornale di Sicilia a fronte di un finanziamento di quasi 500 mila euro (anno 2006) paga 3,10 euro. Provate a immaginare quanti articoli servono per arrivare ad uno stipendio decente. Provate ad immaginare quale sarà la pensione di chi scrive con un simile onorario (?). Perché questi giornalisti, se iscritti all'ordine- sennò sono abusivi ed è un reato penale - i contributi devono versarli da sé, nella misura del 10 per cento del compenso netto più un due per cento di quello lordo. Che vanno a confluire nella "gestione separata" (mai nome fu più azzeccato) dell'ente pensionistico dei giornalisti, l'Inpgi. Una "serie B" della cassa principale che, invece, prevede pensioni, disoccupazione, case in affitto, mutui ipotecari, prestiti e assicurazione infortuni. Ma questa vale solo per quelli "bravi", quelli a cui viene applicato il contratto collettivo nazionale di lavoro giornalistico che, solo nel 2011, dopo 6 anni, è stato rinnovato. Insomma quelli assunti. Che ovviamente sono una piccola minoranza. Ma, attenzione, questo solo per quanto concerne la parte economica. Perché il contratto collettivo non disciplina solo il trattamento economico ma regola a tutti gli effetti i rapporti fra datore di lavoro (editore) e lavoratore (giornalista). Fissa, insomma, diritti e doveri. Ma, ancora una volta, questo vale solo per chi il contratto ce l'ha e, quindi, tutti gli altri vivono nel far west, perché la loro posizione non è disciplinata da nulla. E si tratta della stragrande maggioranza dei giornalisti della carta stampata - da Repubblica fino al più piccolo foglio di provincia: precari, sottopagati, sfruttati, senza copertura legale, senza ferie, senza nulla. È questa moltitudine, oltre il 70% degli iscritti all'Ordine, che permette ai giornali cartacei e on-line, alle agenzie di stampa di produrre notizie 24 ore al giorno. Senza di loro le pagine bianche sarebbero molte di più di quelle scritte. La carta stampata riceve centinaia di milioni di euro di contributi dallo Stato ogni anno, ma lo Stato non chiede agli editori in cambio di garantire compensi minimi e tutele contrattuali ai collaboratori. Poi arriva la Fornero, ministro al Lavoro (nero) e di fronte alla più elementare delle proposte di legge sull'equo compenso ai giornalisti precari dice: "Non mi sembra opportuno". Della serie siete precari, non siete figli di papà (giornalista), e allora morite. E qualcuno c'è anche morto, stufo di subire. Come Pierpaolo Faggiano, collaboratore della Gazzetta del Mezzogiorno, che nel giugno 2011 si è tolto la vita: non sopportava più, a quarantuno anni, di vivere da precario.
Chiara Baldi, da giornalista precaria ha scritto una tesi sul precariato: "i giornalisti sono "i più precari tra i precari" – scrive Baldi - "perché lo stipendio da fame li costringe anche a rinunciare ai principi deontologici a cui invece dovrebbero attenersi. Una buona informazione è possibile solo quando chi la fornisce non deve sottostare al ricatto di uno stipendio misero. Più è basso il guadagno del giornalista e più sarà alta la sua "voglia" di produrre senza professionalità, non tanto per un desiderio malato di non essere professionale, quanto per una necessità: quella di guadagnare".
Il potere, di qualsiasi colore, non ama i giornalisti e in Italia per disinnescare il problema è stato consentito che diventare giornalisti, essere assunti, sia un privilegio di pochi, così che la stampa diventi il cagnolino del regime e non il guardiano. Assumere il figlio del giornalista è come candidare il Trota, sangue vecchio sostituisce altro sangue vecchio. Altro che bavaglio. Provate voi ad essere liberi a 5 euro a pezzo (lordi).

Note:
* Contributo elargito alle testate Espresso e Repubblica ‐ Fonte: elaborazione Italia Oggi del 12 maggio2007, riferiti all'anno 2006
** Fonte: elaborazione Italia Oggi del 12 maggio2007, dati riferiti all'anno 2006
*** Dati tratti dal sito della Presidenza del Consiglio – Dipartimento per l'Editoria e l'Informazione, contributi 2008 erogati nell'anno 2009 (dati aggiornati al 7 maggio 2010)


Pubblicato da Nicola Biondo, giornalista freelance, sul sito di Beppe Grillo.
63 di 1097 - Modificato il 16/9/2012 23:53
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Giovanni Tizian è un giovane giornalista calabrese che dal 2006 scrive sulla Gazzetta di Modena.
Il padre, funzionario locale del Montepaschi, fu assassinato nella Locride mentre tornava a casa dal lavoro.
Tizian, per le sue inchieste sulle infiltrazioni mafiose in Norditalia, da mesi è entrato nel non invidiabile club di chi vive sotto scorta di protezione.

http://longfiles.com/b1caqqtuaxgy/GiovanniTizian-Gotica.pdf.html
A questo indirizzo, anche se il libro è protetto da copyright, si può scaricare gratuitamente in formato PDF un suo interessante lavoro d'inchiesta:
"GOTICA — 'ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea", Round Robin Editrice, 2011.

Inutile dire, considerando anche quel che gli è costato in termini di rischi personali e di limitazione della propria libertà, che se lo leggerete dovreste avere il garbo di contattare l'autore e/o l'editore per sdebitarvi.
64 di 1097 - Modificato il 16/9/2012 23:53
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Tizian si racconta in un'intervista-monologo girata in un anonimo parco emiliano: http://youtu.be/61dDwjRQlM4
65 di 1097 - Modificato il 17/9/2012 00:28
laserpevelenosa N° messaggi: 3586 - Iscritto da: 27/3/2011
Quotando: remolcadorInutile dire, considerando anche quel che gli è costato in termini di rischi personali e di limitazione della propria libertà, che se lo leggerete dovreste avere il garbo di contattare l'autore e/o l'editore per sdebitarvi.

Ma quando mai tu hai pagato un libro, scroccone (per non dire cleptomane)?
Mi fai venire in mente quel fulminante epigramma, a te tanto caro, che Pasolini dedicò a Gian Luigi Rondi:
“Sei così ipocrita che, come l’ipocrisia ti avrà ucciso, sarai all’inferno e ti crederai in paradiso.”
66 di 1097 - 17/9/2012 00:40
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Grazie d'esistere, serpaccia. Se non ci fossi bisognerebbe inventarti. La tua ferocia è un balsamo, un antidoto al buonismo a buon mercato.
67 di 1097 - 17/9/2012 01:34
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Una notizia appresa orecchiando la TV (Elisir, Rai3). Ci sono circa 15.000 centenari in Italia, a fare virtuale compagnia a Rita Levi Montalcini. Il loro numero raddoppia ogni sette anni.
68 di 1097 - 17/9/2012 01:39
laserpevelenosa N° messaggi: 3586 - Iscritto da: 27/3/2011
Siamo secondi per longevità solo ai Giapponesi.
69 di 1097 - 17/9/2012 01:42
laserpevelenosa N° messaggi: 3586 - Iscritto da: 27/3/2011
A prestar soldi però siamo stati per secoli i numeri uno.

"...nessun potente trader, nessun gestore di hedge fund, nessun top-banker della City potrà mai fare quello che riuscì ai banchieri italiani nel Trecento: ottenere, come garanzia dei prestiti concessi, un pegno sulla Corona d’Inghilterra, l’emblema della Monarchia e il simbolo per eccellenza del potere inglese. Fu Simone da Mirabello, mercante astigiano (un “Lombard”) residente a Bruges, ad ottenere da Edoardo III di Windsor il pegno sulla Corona a fronte di un prestito molto esoso, con interessi del 35 per cento. Agli odierni “maghi della finanza” della City potrebbe, comunque, venire l’idea di creare un derivato sulla Corona."

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/lumbard#ixzz26fNW3MTm
70 di 1097 - Modificato il 23/9/2012 11:05
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Numeri uno anche nella navigazione. Vedi che cos'hanno combinato le nostre repubbliche marinare. Vedi specialmente la Serenissima e che cosa sono stati capaci di fare nei secoli i veneziani, partendo da quattro palafitte in mezzo a una laguna: ogni volta che ci penso mi viene quasi da piangere per la commozione.

Colombo a parte (uno dei più testardi visionari di ogni tempo, con una fede nelle proprie convinzioni e una tenacia nel perseguire i propri folli progetti di cui vorrei potessimo noi italiani d'oggi averne anche solo un millesimo), ecco un altro genovese sbalorditivo che mi era sfuggito, Lanzerotto Malocello (Varazze, 1270 – Genova, 1336), mercante, navigatore ed esploratore della Repubblica di Genova.

Scopritore delle Isole Canarie sette secoli or sono, nel 1312 approdò nell'isola che da lui ha preso il nome, Lanzarote, e con alterne fortune cercò di governarla per quasi un ventennio.

"Lanzerotto Malocello offrì i suoi servigi al Re del Portogallo, ottenendo da lui il feudo delle isole di Lanzarote e La Gomera, ma a causa delle rivolte dei terribili guanci e delle scorrerie dei castigliani non riuscì mai a stabilirvi colonie permanenti. Suo figlio ereditò i suoi diritti, ma non riuscì a sua volta nell’impresa." (Ermanno Sommariva)
71 di 1097 - Modificato il 23/9/2012 11:06
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Su Wikipedia c'è pochissimo. Ermanno Sommariva ce lo racconta meglio nel suo sito http://www.globalgeografia.com/europa/personaggi_lanzerotto_malocello.htm
72 di 1097 - Modificato il 23/9/2012 11:06
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
lanzarote.jpg
73 di 1097 - Modificato il 23/9/2012 17:00
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Ce ne sarebbe da aggiungere, sulla storia di Lanzarote, ma sono pigro e mi riservo di farlo in un momento di maggior entusiasmo.
74 di 1097 - Modificato il 23/9/2012 17:00
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Ora mi dedicherò al mio sport preferito: il salto di palo in frasca.
75 di 1097 - Modificato il 23/9/2012 17:00
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Ho appena scoperto che le due radici semitiche רגש (ragàsh), "tumulto", e (ragàz), "ira"/"turbamento", si pronunciano allo stesso modo dei rispettivi termini usati in dialetto alto-reggiano e modenese per tradurre l'italiano "ragazzi". Ecco un ottimo esempio di etimologia inventiva ma a suo modo calzante.
76 di 1097 - 23/9/2012 17:25
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Saltiamo ancora di palo in frasca.
77 di 1097 - 23/9/2012 17:27
ele7 N° messaggi: 4485 - Iscritto da: 13/3/2008
Quotando: remolcadorOra mi dedicherò al mio sport preferito: il salto di palo in frasca.



Какая это игра?
78 di 1097 - Modificato il 23/9/2012 18:04
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Agli acuti seguaci del forum non sfuggirà la clamorosa androginia di questa famosa tela dello Spagnoletto,
soprannome con cui è passato alla storia un brillante pittore spagnolo del XVII secolo accasatosi a Napoli,
Jusepe/José de Ribera. La donna barbuta, 1631.

Mujer_barbuda_ribera.jpg?uselang=es
79 di 1097 - 23/9/2012 17:56
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Questo quadro a grandezza naturale (126 x 194 cm) rappresenta Magdalena Ventura ritratta all'età di 52 anni dallo Spagnoletto su incarico del suo mecenate, Fernando Afán de Ribera y Enríquez, III Duca d'Alcalá e Viceré di Napoli.
80 di 1097 - 23/9/2012 18:02
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
La Ventura era di Accumoli, all'epoca parte del reame partenopeo, oggi piccolo comune della provincia di Rieti, che, insieme alla limitrofa Arquata del Tronto, è l'unico in Italia a confinare con tre regioni (Abruzzo, Marche e Umbria) diverse da quella di appartenenza (Lazio).
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