Teatro Filosofico : Da Seneca, Ai Giorni Della Nostra Fine !

MODERATO IL GIAPPONESE (Utente disabilitato) N° messaggi: 1145 - Iscritto da: 17/6/2018
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MODERATO Franco Cecchino (Utente disabilitato) N° messaggi: 681 - Iscritto da: 10/11/2017
42 di 181 - 21/7/2018 16:34
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
In attesa che l ' amico Prendilamano mi insegni a fare il copia e incolla butto giù un pezzo di Pasolini del 20 settembre 1962. In quel tempo io ero in Germania, il libro dal quale propongo questo pezzo è stato pubblicato nel 1996, lo scopo: lo stesso che per Seneca, attualità delle riflessioni a posteriori. Questo non è un 3d finanziario e nessuno avrà nulla da ridire, ma, si voglia o non si voglia, alla fine tutto si traduce in finanza e se si dice che il denaro non dorme mai, con altrettanta certezza possiamo avallare anche questo concetto. Veniamo al dunque, al pezzo: " La rabbia " - "" Cos ' é successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? La normalità. Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno, si presenta come " normale ", privo della eccitazione e dell ' emozione degli anni di emergenza. L ' uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l ' abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica. Ci sono stati degli avvenimenti che hanno segnato la fine del dopoguerra: mettiamo, per l ' Italia, la morte di De Gasperi. La rabbia comincia lì, con quei grossi, grigi funerali. Lo statista antifascista e ricostruttore è " scomparso " : l ' Italia si adegua nel lutto della scomparsa, e si prepara, appunto, a ritrovare la normalità dei tempi di pace, di vera, immemore pace. Qualcuno, il poeta, invece, si rifiuta a questo adattamento. Egli osserva con distacco - il distacco dello scontento, della rabbia - gli estremi atti del dopoguerra: il ritorno degli ultimi prigionieri, ricordate, in squallidi treni, il ritorno delle ceneri dri morti...E...il ministro Pella, che, tronfiamente, suggella la volontà dell ' Italia a partecipare all ' Europa Unita. È così che ricomincia, nella pace, il meccanismo dei rapporti internazionali. I gabinetti si susseguono ai gabinetti, gli aeroporti sono un continuo andare e venire di ministri, di ambasciatori, di plenipotenziari, che scendono dalla scaletta dell ' aereo, sorridono, dicono parole vuote, stupide, vane, bugiarde. Il nostro mondo, in pace, rigurgita di un bieco odio, l ' anticomunismo. E sul fondo plumbeo e deprimente della guerra fredda e della Germania divisa, si profilano le nuove figure dei protagonisti della storia nuova. Krusciov, Kennedy, Nehru, Tito, Nasser, De Gaulle, Castro, Ben Bella. Finché si arriva a Ginevra, all ' incontro dei quattro Grandi: e la pace, ancora turbata, va verso un definitivo assestamento. E la rabbia del poeta, verso questa normalizzazione che è consacrazione della potenza e conformismo, non può che crescere ancora.
43 di 181 - 21/7/2018 17:18
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
Cos ' é che rende scontento il poeta? Un ' infinità di problemi che esistono e nessuno è capace di risolvere: e senza la cui risoluzione la pace, la pace vera, la pace del poeta, è irrealizzabile. Per esempio: il colonialismo. Questa anacronistica violenza di una nazione su un ' altra nazione, col suo strascico di martiri e di morti. O: la fame, per milioni e milioni di sottoproletari. O: il razzismo. Il razzismo come cancro morale dell ' uomo moderno, e che, appunto come il cancro, ha infinite forme. È l ' odio che nasce dal conformismo, dal culto della istituzione, dalla prepotenza della maggioranza. È l ' odio per tutto ciò che è diverso, per tutto ciò che non rientra nella norma, e che quindi turba l ' ordine borghese. Guai a chi è diverso! questo il grido, la formula, lo slogan del mondo moderno. Quindi odio contro i negri, i gialki, gli uomini di colore: odio contro ebrei, odio contro figli ribelli, odio contro i poeti. Linciaggi a Little Rock, linciaggi a Londra, linciaggi in Nord Africa; insulti fascisti agli ebrei. È così che scoppia la crisi, l ' eterna crisi latente. I fatti d ' Ungheria, Suez. E l ' Algeria che comincia piano piano a riempirsi di morti. Il mondo sembra, per qualche settimana, quello di qualche anno avanti. Cannoni che sparano, macerie, cadaveri per le strade, file di profughi stracciati, i paesaggi incrostati di neve. Morti sventrati sotto il solleone del deserto. La crisi si risolve, ancora una volta, nel mondo: i nuovi morti sono pianti e onorati, e ricomincia, sempre più integrale e profonda, l ' illusione della pace e della normalità. Ma, insieme alla vecchia Europa che si riassesta nei suoi solenni cardini, nasce l ' Europa moderna: il Neo-capitalismo; il Mec, gli Stati Uniti d ' Europa, gli industriali illuminati e " fraterni ", i problemi delle relazioni umane, del tempo libero, dell ' alienazione. La cultura occupa terreni nuovi: una nuova ventata di energia creatrice nelle lettere, nel cinema, nella pittura. Un enorme servizio ai grandi detentori del capitale. Il poeta servile si annulla, vanificando i problemi e riducendo tutto a forma. Il mondo potente del capitale ha, come spavalda bandiera, un quadro astratto. Così, mentre da una parte la cultura ad alto livello si fa sempre più raffinata e per pochi, questi " pochi " divengono, fittiziamente, tanti: diventano " massa ". È il trionfo del " digest " e del " rotocalco " e, soprattutto, della televisione. Il mondo travisato da questi mezzi di diffusione, di cultura, di propaganda, si fa sempre più irreale: la produzione in serie, anche delle idee, lo rende mostruoso.
44 di 181 - 21/7/2018 21:20
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
Il mondo del rotocalco, del lancio su base mondiale anche dei prodotti umani, è un mondo che uccide. Povera, dolce Marilyn, sorellina ubbidiente, carica della tua bellezza come di una fatalità che rallegra e uccide. Forse tu hai preso la strada giusta, ce l ' hai insegnata. Il tuo bianco, il tuo oro, il tuo sorriso impudico per gentilezza, passivo per timidezza, per rispetto si grandi che ti volevano così, te, rimasta bsmbina, sono qualcosa che ci invita a placare la rabbia nel pianto, a voltare le spalle a questa realtà dannata, alla fatalità del male. Perché : finché l ' uomo sfrutterà l ' uomo, finché l ' umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà nè normalità nè pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui. E ancora oggi, negli anni sessanta le cose non sono mutate: la situazione degli uomini e della loro società è la stessa che ha prodotto le tragedie di ieri. Vedere questi ? Uomini severi, in doppiopetto, eleganti, che salgono e scendono dagli aeroplani, che corrono in potenti automobili, che siedono a scrivanie grandiose come troni, che si riuniscono in emicicli solenni, in sedi splendide e severe: qyedti uomini dai volti di cani o di santi, di iene o fi aquile, questi sono i padroni. E vedete questi ? Uomini umili, vestiti di stracci o di abiti fatti in serie, miseri, che vanno e vengono per strade rigurgitanti e squallide, che passano ore e ore a un lavoro senza speranza, che si riuniscono umilmente in stadi o in osterie, in casupole miserabili o in tragici grattacieli: questi uomini dai volti uguali a quelli dei morti, senza connotati e senza luce se non quella della vita, questi sono i servi. È da questa divisione che nasce la tragedia e la morte. La bomba atomica con il suo funebre cappuccio che si allarga in cieli apocalittici è il frutto di questa divisione. Sembra non esservi soluzione da questa impasse, in cui si agita il mondo della pace e del benessere. Forse solo una svolta imprevista, inimmaginabile...una soluzione che nessun profeta può intuire...una di quelle sorprese che ha la vita quando vuole continuare...forse... Forse il sorriso degli astronauti: quello, forse, è il sorriso della vera speranza, della vera pace. Interrotte, o chiuse, o sanguinanti le vie della terra, ecco che si apre, timidamente, la via del cosmo. ""
MODERATO Betsabea Libera Longes (Utente disabilitato) N° messaggi: 742 - Iscritto da: 19/11/2017
MODERATO Betsabea Libera Longes (Utente disabilitato) N° messaggi: 742 - Iscritto da: 19/11/2017
MODERATO Betsabea Libera Longes (Utente disabilitato) N° messaggi: 742 - Iscritto da: 19/11/2017
MODERATO La Pastorella (Utente disabilitato) N° messaggi: 223 - Iscritto da: 19/10/2017
49 di 181 - 24/7/2018 10:23
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
In una edizione Mondadori del 1990, Maurizio Clerici pubbicava il suo " Per fortuna sono bianco ", con sottotitolo ' da quale paura scappano ' . A che punto siamo ventotto anni dopo ? Non ricordo se ( tanti avvenimenti sono accaduti e immagazzinarli tutti non è possibile ) il papa del tempo e i successivi, martellassero come l ' attuale la coscienza dei potenti, i quali hanno continuato a fare orecchio da mercante, ma più ancora, nel loro intento, quella dei poveracci bianchi con l ' ossessivo richiamo all ' accoglienza a tutti i costi. Ventotto anni di pii desideri, di ipocrisia, di un susseguirsi del monotono ritornello di un disco rotto che gira a vuoto sul giradischi della storia. Voce inascoltata della quale non si riconosce più una infallibilità autoconcessa, con motu proprio. Le nazioni, il cosiddetto mondo civile, non ha colpe minori. Introduco una prima parte del volume di Clerici partendo dalla seconda di copertina: "" Si parla tanto, oggi in Italia ( teniamo presente che siamo nel '90 ), di immigrati, anzi di " extracomunitari ". Ma quanti di noi sanno da quali mondi provengono gli umili lavatori di vetri, i vu cumprà, i braccianti o gli operai che vivono, separati, accanto a noi ? Quali storie molti di loro hanno alle spalle, da quale paura e da quale fame sono scappati ? Le storie che Maurizio Clerici ha scoperto girando per il Terzo mondo ( dall ' America Latina, all ' Asia, al Medio Oriente ) e ha raccolto sotto il titolo provocatorio di " Per fortuna sono bianco " ( perchè nel pianeta Terra del 1990 è davvero una fortuna essere nato bianco o privilegiato come i bianchi ), sono per noi italiani storie davvero di " un altro mondo ". Vicende di uomini venduti come schiavi in Amazzonia, di una giovane donna cinese che si consacra per decenni a una vocazione religiosa proibita che potrebbe costarle la vita, storie di ordinaria crudeltà nel Centro America, di disperazione e di esilio nel Medio Oriente. Vite lontsnisdime dalle nostre esistenze protette e sodfisfatte eppure storie di uomini come noi, solo nati e cresciuti in circostanze diverse. Attraverso la straordinaria ricchezza umana dei suoi personaggi, questo libro vuole lanciare un messaggio, forse fuori moda ma importante: quello di non dimrnticare che attorno alla nostra isola di sicurezza e benessere c ' è anche il mondo di chi soffre e di chi lotta. "" La qual cosa mi pare abbastanza scontata ed ha proseguito nel suo percorso continuativo. Una cosa bisogna dirla: non sono mai venuti meno gli auspici per un cambiamento che, al contrario, non è mai avvenuto. - .....
50 di 181 - 24/7/2018 11:03
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
Così Guido Ceronetti. Il cristiano Colombo sbarca a Hiroshima. " Niente di meglio, per non pensare da frivoli, a volte, che certe corrispondenze dal mondo. Maurizio Clerici racconta dell ' Amazzonia, e offre subito, precedendo i fatti, quslcosa da fare al pensiero, attaccando: " Quando la nebbia si apre, spuntano scheletri come a Horoshima "; subito dopo si scopre che sono le due del pomeriggio e che quella " nebbia " non fa parte del paesaggio naturale del Mato: si apre soltsnto per rivelare una gassazione, artigianale ma completa, della vita, tra vegetazione fumante e carbonizzata. La parola " Hiroshima " messa là da Chierici è il frutto di un ' operazione fulminea sì, ma estremamente complessa, dell ' associazione mentale, nel vestibolodell ' Enorme e sotto il pugno della Fatalità. Evocsndo lo spianamento e il rogo dell ' Amazzonia si arriva irresistibilmente a nominare Hiroshima, il cui valore di segno seguita a rivelarsi in un dilatarsi e confondersi di orizzonti. Chi guarda ( non con gli occhi dell ' incendiario ) pensa: quedto non è effetto di guerrs industriale, nè opera di militari; neppure infustria e tecnica sono imputabili del primo colpo mortale ( a loro è riservato quello di " grazia " ): tuttavia il risultato è prontamente Hiroshima. Allora qualunque cosa si faccia, l ' appuntamento è lì a Hiroshima, 7 agosto 1945, day after per tutti, e quella nebbia laggiù dove si agitsno bande di " civilizzati ", è Hiroshima. Non c ' è nostra carne arrostitaal suolo, c ' è qualcosa però che la indica e che la prefigura: i cadaveri vegetali enormi, le carcasse delle bestie che hanno visto oer la prima e ultima volta il sole di Hiroshima: la faccia imbattibilmente criminale dell ' umanità bianca. Altro pensabile: in Occidente si preparano grandi fieroni celebrativi del fortunato evento colombiano: la scoperta, da parte di un pugno di avsnzi di galerabattezzati e devoti, già prima di sbarcare ben contsgiati di bolle veneree, di un continente smisurato e tremendo, il cui paesaggio attuale, cinque secoli dopo, immette nel ricordo di un luogo di sterminio totale: Hiroshima. Dalle caravelle alla distruzione del Mato: Hiroshima. - .....
51 di 181 - 24/7/2018 11:32
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
... Ultimo capitolo del padre Bartolomeo Las Casas. Sfuma ironicamente, il famoso Bottone in vena di premitura. I bottoni che stanno oremendo sono migliaia: non occorre più definirli " atomici ". L ' Amazzonia: bottone atomico premutissimo. L ' anidride carbonica che si alza dai roghi degki uktimi boschi italiani va su a raccontare di tanti bottoncini premuti da locali apostoli della civiltà mediterranea. Non è un " si parva lecit ", ma un " tout se tient . Non è altrettanto sistematico, però é ormai quasi ininterrotto, il rogo italiano, pastoral-criminale, mafio-turistico, interno e costiero, che vaioleggia regione dopo regione la penisola ( detta anche " tra le più industrializzate " ) di centinaia di hiroshimine. Le alopecie sparse alla fine fanno un Golgotha nudo. Il deserto si allarga: quà e là. Deserto puro, cento per cento calvo, garantito, non punti cardinali. È ben la campana del verso di John Donne, quella che sta suonando " per te suona sempre . La differenza è che questa Hiroshima è a ondate successive. Dopo il rogo, tutto benissimo nel racconto di Clerici, subentra l ' Hiroshima bis perché il deserto sia, allo stesso tempo " assoluto e redditizio ". Arriva la maledizione dei cantieri, delle autostrade, delle monoculture di demenza, delle dighe, degli allevamenti : il quinto Cavaliere...Si spreca veramente denaro e cuore con gli arsenali detti " di guerra ": é la pace che sta costruendo, pezzo per pezzo, il " day after ". Un po' di petrolio e qualche ruspa, un po' di veleno, di malattie virali e qualche raffica di mitra per quei ridicoli Indios medioevali che osano ancora essere vivi, e Colombo sbarca intonando il Te Deum laydamus dei redenti cristiani, a Hiroshima. ""
MODERATO Miss Monny Penny (Utente disabilitato) N° messaggi: 1275 - Iscritto da: 19/10/2017
53 di 181 - 24/7/2018 18:04
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
Avendo scoperto di avere un lettore, per l ' esattezza una gentile lettrice, mi sento autorizzato a darLe soddisfazione, oltre che ad accontentare il mio smisurato egoismo. Tratterò oggi ( ma va là, esagerato ), ricopierò, portandolo un po' avanti, Umberto Eco. Da " Sette anni di desiderio - Cronache 1977 - 1983 - Corriere della sera, 27 luglio 1977 - " I nuovi filosofi " - "" I " noveaux philosophes " si potevano prevedere sin da dieci anni fa. Bastava prendere un ambiente strutturalista, ancora permeato di positivismo ottocentesco e di spirito cartesiano. Introdurvi un poco ( o molto ) di Heidegger, far passare a fuoco lento con un Nietzsche ingerito a ritmo accelerato. Trasformare l ' alto magistero di Lacan in moda lacaniana, tradurre come metafore letterarie il vuoto, la fessura, la diffidenza, la mancanza all ' essere. Estrarre da Levi-Strauss la tentazione che le strutture dello spirito siano universali e immutabili e trarne le conseguenze che i primitivi hanno ragione e il resto non ha modificato che in superficie la natura umana. Intravvedere in Althusser non il tema della contraddizione ( preso da Mao ), ma quello della necessità ( segreta suggestione spinoziana ). Esito di questo cocktail: rifiuto della storia come prodotto umano sottoposto a errori, aggiustamenti, scarti e soluzioni provvisorie in avanti: rifiuto del contraddittorio vissuto come assurdo, da patire e non da risolvere; Amor Fati e diffidenza verso ogni progetto per il domani, anche se sbagliato; gioco sugli ossimori per evitare le definizioni univoche e uso del linguaggio per lasciar parlare l ' Essere. Se il domani non si può modificare perché il nostro fallimento è già iscritto nella mancanza che noi siamo, non resta che il dialogo solitario con l ' Assenza e il Tragico ( e, se necessario, il ritorno alla saggezza tradizionale ). Voler trasformare il mondo altro non significa che riproporre l ' errore originario. L ' intellettuale non può far altro che testimoniare che il mondo è un racconto detto da un idiota, pieno d ' urlo e di furore. Così è stato. Si sono recentemente confusi, da qualche parte, i nuovi filosofi con gli intellettuali detti del dissenso. Omologazione affrettata, anche se ci sono dei punti che si sovrappongono. Ma se i secondi dissentono dalla sinistra ufficiale, i primi ormai dissentono dalla visione pragmatico-razionale della cultura occidentale. Non è un caso se, tranne uno, non hanno firmato l ' appello Guattari-Sarte. Giusto o sbagliato che fosse, quello era ancora un atto politico, un modo di entrare a determinare il corso delle cose. Proprio ciò che i nuovi filosofi non vogliono più fare. Essi non a Berlinguer o a Marchais ma alla nozione di storia umana levano le fiche e gridano: tolli, a te le squadro. - .... .
54 di 181 - 25/7/2018 10:18
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
...Ma quali esattamente dei nuovi filosofi? Credo che un ' altra sorgente di equivoci sia stato parlare di costoro in blocco. Per prudenza metodologica mi limiterò a leggerne uno solo, il Bernard Henry Lèvy di " La barbarie à visage humain. " Si potrebbe leggerlo accettando le associazioni libere: avvertire nelle pagine finali una parentela con Elemire Zolla ( che è però di maggiore anzianità nei ranghi della Inattualità, e munito di più robusta cultura della Tradizione ), trovare nella polemica contro il socialismo e l ' egualitarismo echi di Giuseppe Prezzolini o di Panfilo Gentile. Ci si potrebbe chiedere perché tanto collasso ideologico di fronte alla rivelazione del Gulag quando tanto tempo fa erano già stati scritti il 1984 di Orwell e il " Brave new world " di Huxley ( e sì che, se Solgenitsin è un cronista, quelli erano veggenti; ma si vede che sono arrivati in ritardo nei Livres de Poche ). Si può però tentare una lettura più filologica e collegare questo testo a filoni precisi della cultura francese degli ultimi due secoli. Procedimento non peregrino, anche se l ' autore negasse ogni rapporto diretto. C ' é una etnologia delle culture avanzate che ci dice come anche quì paghino miti e esorcismi che riaffiorano quando ce n ' é bisogno, inconsciamente. Si ereditano per osmosi delle cadenze di pensiero. In un patrimonio genetico gli occhi azzurri, o una malattia incurabile, possono rifarsi vivi dopo generazioni. Dunque, anzitutto, Julien Benda, col suo monito ai chierici perché la smettano di tradire impegnandosi politicamente. Ma più a monte, chi parla dietro a questo processo fatto alla Rivoluzione, al Progresso, al Giacobinismo, alla Uguaglianza, chi riappare nelle pagine di questo figlio deluso della sinistra ottimista? Ma lui, il grande savoiardo, il padre del pessimismo reazionario cattolico e legittimista: Joseph de Maistre. D ' altra parte da dove proviene il fremito per il Gulag eterno a questi nuovi filosofi? Da Solgenitsin. E da dove viene Solgenitsin? Dal filone del misticismo ottocentesco russo. E chi alimenta ( almeno in buona parte ) questo filone all ' inizio dell ' Ottocento? Ma lui, de Maistre, che conversa a San Pietroburgo. E di cosa conversa ? Ma del Gulag eterno, della rivoluzione come Moloch, del destino di ogni storia umana di produrre solo grandi e ( per lui ) purificanti bagni di sangue. Naturalmente per de Maistre questa inanità della storia si iscriveva in un severo piano provvidenziale. Ultima ratio, il Papa. I nuovi filosofi vengono da altre origini, certo, ma parlano della storia che non esiste, ovvero della sua invenzione da parte dei socialisti per negare il Male radicale. Polemizzano con lo spirito della Enciclopedia e l ' idea di progresso... Evvia, questi sono temi demaistriani, ripensati dopo Marx !
55 di 181 - 25/7/2018 12:12
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
...Naturalmente Levy è più abile nel gioco delle negazioni: non esiste il potere, non esiste il desiderio, non esiste il capitalismo, non esiste la natura, non esiste l ' individuo, e così via...Qual ' é la genesi di questa scoperta e di questo rovesciamento di carte ? Vediamo il punto in cui Lèvy si accorge che non esiste la classe, ovvero il proletariato come soggetto della storia e della rivoluzione. Com ' é che Lèvy si rende conto, e con deluso stupore, che la classe non esiste ? Perché scopre che non l ' ha mai incontrata per strada. E ha ragione: avete mai preso un caffè al bar col Proletariato? Così Lèvy fa una scoperta folgorante: la classe la ha inventata Marx, l ' ha postulata a priori costruita teoricamente e tutta l ' illusione socialista si basa su questo oggetto che deve la sua esistenza solo al colpo di forza che lo profetizza. Si vedano le magnifiche e distruttive conseguenze che potrebbero trarsi da questo procedimento di massacro epistemologico: non esisteil numero ( lo hanno inventato Pitagora e Peano, mai visto il numero a spasso sul sagrato ), non esistono nè il triangolo ( colpo di forza di Euclide ), nè l ' Orsa Maggiore, perché è un astronomo che ha tracciato le linee di collegamento tra stelle che se ne stavano per conto proprio. Non parliamo dell ' atomo di Bohr. Insomma Lèvy ha scoperto che la scienza è fatta di astrazioni e concetti, ovvero che la Struttura è Assente, e i suoi nervi non hanno retto. Ma com ' é che non se ne è accorto prima? Le ipotesi sono due. Una, che egli abbia vissuto un Sessantotto zuzzurellone e feticita, in cui prendevano i propri desideri per realtà, e la classe l ' abbia conosciuta sui posters cinesi o sui quadri del realismo socialista, bella, corposa, presente a pugno chiuso. Poi arrivano i teorici della nuova classe operaia da un lato e di Solgenitsin dall ' altro che la classe davvero non l ' ha mai vista, ma solo i burocrati stalinisti che lo rinchiudevano in campo di concentramento perché pensavano, altrettanto feticisticamente, che il proletariato fosse una cosa fisica, e cioè loro stessi. Ea questo punto il nuovo filosofo, per forza,ha uno choc: " Maledizione, mi avevano ingannato, non si trattava di una entità fisica ma di uno schema di operazione, un postulato della ragion pratica, un progetto, una cosa da fare! I posters cinesi mentivano. - ...
56 di 181 - 25/7/2018 14:09
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
...La seconda ipotesi si collega alla prima. Dicevo che circolava in Althusser un pensiero della necessità, per cui l ' ordine e la connessione delle idee sono omologhe all ' ordine e alla connessione delle cose. In altri termini, la teoria mima, anticipa e rifette le leggi della pratica. Basta allora che si verifichino alcuni scarti traumatici tra pratica e teoria, che alcune utopie rivoluzionarie mostrino la corda, e arriva la delusione; se il calcolo era perfetto e il risultato è errato, non bisogna più calcolare, è tempo perso. Come chi, abbandonato da una donna, diventa misogino a vita, pensando che sono tutte puttane. De Maistre costruiva il suo pessimismo radicale sullo stesso fallimento di alcune smaccate illusioni giacobine. Ma lui non era un deluso, lui sapeva in anticipo che occorreva accettare come fatale un universo dominato dalla morte, dalla malattia e dal carnefice, espressione della implacabile giustizia divina. Fatte però le debite proporzioni non mi sembra diverso lo " spiritualismo ateo ", metafisico, angelico ed estetico proposto in conclusione da Lèvy: la nuova filosofia dovrà pensare fino al limite, senza credervi, " l ' impossibile idea di un mondo sottratto al Dominio ". ""
MODERATO Giuseppe Cavaletta (Utente disabilitato) N° messaggi: 1796 - Iscritto da: 29/1/2018
MODERATO Giuseppe Cavaletta (Utente disabilitato) N° messaggi: 1796 - Iscritto da: 29/1/2018
MODERATO Giuseppe Cavaletta (Utente disabilitato) N° messaggi: 1796 - Iscritto da: 29/1/2018
MODERATO Giuseppe Cavaletta (Utente disabilitato) N° messaggi: 1796 - Iscritto da: 29/1/2018
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