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- 18/6/2011 12:13
selling N° messaggi: 4014 - Iscritto da: 23/2/2011

Fmi: bene l'Italia sul deficit

di Alessandro MerliCronologia articolo17 giugno 2011

In questo articolo

Argomenti: Debito pubblico | Fmi | Italia | San Paolo | Olivier Blanchard | Fiscal | Monitor

 
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«L'Italia e Germania sono fra i Paesi che stanno facendo progressi più rapidi del previsto nel risanamento dei conti pubblici», ha detto ieri il direttore del dipartimento fiscale del Fondo monetario, Carlo Cottarelli.
Nell'aggiornamento del suo Fiscal Monitor, l'Fmi prevede che il deficit pubblico italiano chiuderà il 2011 al 4,1% del prodotto interno lordo (dal 4,5 dello scorso anno) e il 2012 al 3,2%. Si tratta di un miglioramento rispettivamente dello 0,2 e dello 0,3% rispetto alle stime avanzate nell'aprile scorso e viene attribuito dall'Fmi soprattutto a una più rapida attuazione dei piani di tagli alla spesa pubblica. In Italia, afferma il documento presentato ieri da Cottarelli a San Paolo del Brasile, «le proiezioni di spesa sono state riviste al ribasso, tenendo conto dei dati più recenti». Nel caso tedesco, invece, il miglioramento dei conti dipende dalle maggiori entrate, determinate dalla crescita più forte delle attese. I dati del deficit italiano sono leggermente al di sotto della media dell'area euro, ma superiori agli impegni del Governo, del 3,9% per il 2011 e del 2,7 per il 2012.

Piccolo ritocco al rialzo invece per le previsioni sul debito pubblico, che aumenterà dal 119% del 2010 al 120,6 del 2011 e al 120,3 del 2012. In entrambi gli anni, le previsioni sono state riviste dello 0,3% rispetto ad aprile. Secondo il Fondo monetario, il cambio di prospettiva, da neutrale a negativa, nella valutazione del debito italiano decretata dalle agenzie di rating il mese scorso, ha avuto, come per il Belgio, un certo impatto immediato sul rischio Paese, ma successivamente i credit default swaps, i contratti di assicurazione contro la possibilità di insolvenza, sono poi rientrati ai livelli precedenti. La crisi del debito sovrano nella periferia d'Europa (Grecia, Irlanda, Portogallo) viene indicato dall'Fmi, per bocca del suo capo economista, Olivier Blanchard, come il rischio «più visibile» per l'economia mondiale. Pressoché immutate le aspettative dell'Fmi sulla crescita, il principale punto debole del quadro economico del nostro Paese. Per quest'anno è previsto un 1% (la stima di aprile era dell'1,1%) e per il prossimo un 1,3 (invariato). In entrambi i casi le cifre sono la metà circa rispetto alla media dei Paesi avanzati, e nettamente al di sotto dell'area euro nel suo complesso. Sono anche le più basse fra i Paesi del G-7, con l'eccezione, per il 2011, del Giappone, a causa degli effetti dei disastri naturali del marzo scorso.

In un altro studio, l'aggiornamento del Rapporto sulla stabilità finanziaria globale, il Fondo monetario nota che le principali banche italiane hanno compiuto progressi, rispetto a fine 2009 e 2010, nel ricapitalizzarsi. Fra quelle dei maggiori Paesi industrializzati restano tuttavia agli ultimi posti in termini di capitale Core tier 1, ritenuto l'unico che fornisce una protezione adeguata contro possibili perdite. Alle spalle delle italiane, che superano appena l'8% considerato oggi il livello minimo accettabile, ci sono solo gli istituti portoghesi e irlandesi e le banche pubbliche tedesche.



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1 di 9 - 20/6/2011 16:43
selling N° messaggi: 4014 - Iscritto da: 23/2/2011
Grecia: l'Europa Rinvia Gli Aiuti. Juncker, Italia Non e' In Pericolo
asca

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Temi:
Economia internazionale
Rating di Borsa
Fondi d'investimento

lunedì, 20 giugno 2011 - 16:26

(ASCA) - Roma, 20 giu - I ministri delle finanze europei prendono tempo sull'ultima tranche del prestito alla Grecia da 12 miliardi di euro ma dal vertice straordinario a Lussemburgo si lancia il messaggio che ''la Grecia non sara' abbandonata dai partner europei'' sottolinea il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che precisa anche il pensiero sull'Italia. ''Non credo che l'Italia sia in pericolo'' ha detto Juncker tornando sulle parole pronunciate nei giorni scorsi sul rischio che anche Italia e Belgio potrebbero essere contagiate dalla crisi di Atene. ''Non credo che domani Italia e Belgio debbano tremare. Ho solo voluto mettere in guardia contro azioni imprudenti che possano scatenare reazioni irrazionali da parte dei mercati''. L'Eurogruppo e la Commissione europea cercano di rassicurare i mercati che da giorni vivono in perenne fibrillazione davanti alla prospettiva di un default della Grecia. Al tempo stesso pero' l'Europa sollecita Atene ad adottare senza indugio le misure necessarie. ''Il debito della Grecia e' e sara' sostenibile solo se verranno rispettati tutti gli impegni presi dal governo di Atene quanto a misure di austerita' e risanamento dei conti pubblici''. Per questo l'Eurogruppo non ha dato il via libera all'ultima tranche da 12 miliardi del prestito concesso l'anno scorso per un totale di 110 miliardi di euro. Per il 3 luglio nuovo vertice straordinario dei ministri delle finanze per ''esaminare i progressi realizzati dal governo greco''. Il commissario europeo agli affari monetari Olli Rehn sottolinea che ''ora la maggiore responsabilita' ricade sulla Grecia''. A Lussemburgo i ministri delle finanze dell'Eurogruppo hanno inoltre raggiunto l'intesa per creare il meccanismo di stabilita' europea che a partire dal 2013 andra' a sostituire gli attuali Esf e Efsf e Efsn. In questo ambito l'Eurogruppo prevede la partecipazione anche del settore privato al nuovo piano di aiuti alla Grecia. Juncker ha sottolineato che la paretcipazione dei creditori privati sara' esclusivamente su base volontaria, raccogliendo cosi' l'invito pressante della Bce a non prevedere alcuna forma di coinvolgimento obbligatorio. ''Su base volontaria - ha precisato Juncker - significa che non ci sara' alcun elemento coercitivo''. Anche dal Fondo Monetario Internazionale arriva un nuovo monito all'area euro al termine della missione. Di fronte ai sintomi di contagio della crisi del debito pubblico della Grecia verso altri paesi, il Fondo Monetario Internazionale chiede una rapida implementazione dell'Efsf (fondo europeo temporaneo salva-stati che termina a fine 2012), ''aumentarne le risorse a disposizione e ampliarne i potenziali usi sul mercato secondario'', nei fatti poter comprare titoli di stato dei paesi in crisi. Attualmente l'Efsf ha una dotazione di 750 miliardi di euro sotto forma di garanzie che gli consentono di raccogliere denaro attraverso l'emissione di bond (rating AAA) fino 440 miliardi, denaro che poi viene prestato ai paesi in difficolta'. Ma l'Efsf non puo' comprare i titoli di stato dei paesi in crisi sia sul mercato primario e sia su quello secondario. Per il Fondo monetario, un rafforzamento patrimoniale e funzionale dell'Efsf, ''sarebbe il segnale che i paesi membri'' dell'Eurozona, ''sono pronti a fare tutto cio' che serve per garantire la stabilita' dell'area euro''.
2 di 9 - 05/10/2023 12:46
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021

Il debito pubblico e la pesca dell'Esselunga

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4 ottobre 2023
Fabrizio Pezzani
Fabrizio Pezzani
Professore ordinario di Economia Aziendale presso l'Università L. Bocconi. E' autore di libri e pubblicazioni sui temi di governance e controllo delle amministrazioni pubbliche e private e delle relazioni tra economia, etica e società.
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Il problema centrale del paese riguarda come avviare un'azione di risanamento a partire dal debito senza produrre una manovra recessiva, ma una parte significativa dei media e della politica è presa dalla pesca della pubblicità dell'Esselunga che con una distorsione evidente delle priorità dei problemi ci mostra l'incapacità della politica e dei media di stare sul pezzo e di perdersi di fronte al nulla in modo assolutamente deprecabile.
3 di 9 - 05/10/2023 12:46
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021
Il debito invece è il vero problema, un debito che si è cumulato nei decenni a partire dagli anni ottanta quando la rivoluzione finanziaria avviata nel 1971 con la fine del "gold exchange standard" ha separato la stampa della carta moneta da un correlato valore reale ancorato all'oro, siamo così entrati nel mondo infinito e fuori controllo della finanza speculativa. E' utile ricordare la dinamica del I debito pubblico che ebbe il primo scatto nella crescita passando dai 41.000 mld/lire del 1975 ai 232.000 mld/lire del 1983 con un rapporto debito/PIL del 69%, la dinamica monetaria contribuiva a fare crescere il debito per una politica finanziaria legata al crescente valore del dollaro che contribuiva a tale crescita; era cominciata la guerra finanziaria che avrebbe avuto negli anni novanta e nel nuovo secolo il suo apogeo. L'aumento del debito dovuto alla speculazione finanziaria ed all'inflazione importata dal petrodollaro e del sistema Swift è prossimo al 40% del totale, noi abbiamo subito senza fare nulla.

La stampa della carta moneta senza limiti non ha più avuto resistenze dopo la caduta del muro di Berlino aprendo l'era della finanza come arma di destabilizzazione dei paesi riottosi alle regole definite da un'oligarchia finanziaria che risponde solo a sé stessa incurante dei danni creati ai paesi.

Gli anni settanta ed ottanta si caratterizzano anche per un aumento della spesa pubblica funzionale a ridurre gli scontri sociali degli anni di piombo, le politiche salariali e gli scontri sindacali, le spese sociali come le pensioni baby, l'uso della spesa corrente per avere consenso politico, la spesa, spesso inutile, per le aziende di stato ed in particolare per gli interessi crescenti sul debito. Nel 1981 abbiamo la separazione tra Banca d'Italia ed il Tesoro così viene meno la copertura della Banca d'Italia per acquistare i titoli di stato non collocati nelle aste, anche questo aumenta la spesa per interessi.
4 di 9 - 05/10/2023 12:47
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021
L'aumento della spesa pubblica alla fine degli anni ottanta raggiunge nel 1993 i 959.714 mld/lire; quegli anni dopo la caduta del muro di Berlino lanciano la finanza razionale e noi ne subiamo le conseguenze con l'attacco di Soros alla lira ed alla sterlina e l'Italia rischia di uscire dallo Sme; la Banca d'Italia quasi si svena per mitigare gli effetti dell'attacco, ma nel 1994 il debito pubblico raggiunge il 124% del PIL siamo alla frutta. Per mantenere l'Italia nello Sme il governo Amato fa il prelievo notturno sui conti correnti degli italiani e sul panfilo Britannia si svolge la svendita delle aziende di stato; il governo indebolito si consegna al sistema finanziario globale e nel nuovo secolo ne subiremo passivamente gli effetti sul debito e sugli equilibri finanziari. Siamo entrati nell'era della finanza e non siamo più in grado di controllare gli attacchi al paese e la dinamica del debito pubblico rimane sotto controllo solo per la spesa interna. Sempre di più la crescita del debito è da legare alla speculazione finanziaria sui titoli di stato ed il debito aumenta per la spesa corrente e per l'incursione della finanza che contribuisce per oltre il 30% all'aumento del debito
5 di 9 - 05/10/2023 12:47
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021
Il nuovo secolo vede l'avvio dell'euro in cui entriamo grazie al fatto che l'indicatore debito/PIL, su cui eravamo fuori standard, rimane fuori dalla decisione di avvio della moneta unica; siamo sorvegliati speciali e il nostro debito è fonte di discussioni. La politica progressivamente perde la relazione con il mondo reale e vive di consenso generato dal continuo aumento della spesa corrente che fa aumentare il debito per spese troppo spesso improduttive mentre crollano gli investimenti.

Il primo decennio si caratterizza per le guerre in medio oriente a cui diamo appoggio, ma l'idea di una governance globale illude gli Stati Uniti che creano la bolla di Lehman nel 2008, fino a quel momento il debito/PIL è stato relativamente stabile con un rapporto del 112%. Dopo Lehman il debito per effetto della finanza dal 2001 al 2009 passa da 1.360.285 mld/euro a 1.770.230; noi non possiamo fare niente sulla dinamica finanziaria, ma una politica debole e sottostante non è in grado di arginare la corsa sulla spesa corrente e sul crescente divario tra nord e sud a cui vanno in misura crescente i trasferimenti erariali per coprire la disoccupazione e favorire i clientelismi.
6 di 9 - 05/10/2023 12:48
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021
Infine nel 2011 l'attacco all'Italia nel corso della campagna d'Europa fa schizzare lo spread e gli interessi sul debito che arriva a 1.990.130 nel 2012 con il rapporto debito/PIL al 123%. In soli 5 anni dal 2011 al 2013 il debito cresce di 500 miliardi nonostante l'apparente azione di risanamento dell'ennesimo governo tecnico che come i precedenti sembra peggiorare e non risanare il debito e con l'IMU aumenta il costo degli immobili e frena la crescita del PIL. Siamo ostaggio della finanza internazionale e prigionieri di una politica ottusa e cieca che riesce solo a peggiorare i problemi, incapace di controllare la spesa per la mancanza di adeguati strumenti di controllo che sono solo tarati sui tetti di spesa e non sui risultati come dovrebbe essere e sulle singole aree di responsabilità. Abbiamo distribuito ricchezza che non avevamo prodotto e questo ha creato aspettative, modelli di vita e di consumo non sostenibili ed abbiamo caricato sulle spalle delle generazioni future l'onere di restituzione del debito ed il rischio di interessi non controllabili, in questo senso il debito pubblico è anche un debito morale.
7 di 9 - 05/10/2023 12:48
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021
La mazzata del covid ha finito per farci entrare in un complicato tunnel con debito di 2.762.000 mld/euro ed un debito sul PIL del 145% che ci mettono in una situazione di tensione finanziaria controllabile solo in parte in un sistema occidentale che barcolla e in un sistema europeo che non fa nulla per frenare la finanza speculativa dimostrandosi succube ed inadatto alla governance dell'Unione che si chiama monetaria, ma gestita dall'estero. Sarebbe utile un'agenzia di rating europeo per contrastare le uniche tre presenti che guidano le danze e sono solo americane, nessuno solleva il macroscopico problema.

Una parte del debito, per il 28%, è in mano alla BCE e questo riduce la pressione, ma è evidente che il debito anche per effetto di interessi crescenti sta aumentando più rapidamente del PIL e rischia di metterci in un "cul de sac"; rischiamo un effetto Ponzi se non riusciamo a ridurre la distanza tra debito e PIL e non possiamo continuare a finanziarci solo con moneta di nuova creazione come stanno facendo gli USA. La debolezza del paese è simile a quella degli altri paesi occidentali, non siamo soli nell'inferno della finanza fuori controllo; la situazione se si deteriora ancora può contenere o rendere meno appetibile l'acquisto di buoni del Tesoro che si vedrebbe costretto a ricomperarli, ma così entreremmo in una pericolosa spirale.
8 di 9 - 05/10/2023 12:50
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021

Il debito pubblico e la pesca dell'Esselunga

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4 ottobre 2023
Fabrizio Pezzani
Fabrizio Pezzani
Professore ordinario di Economia Aziendale presso l'Università L. Bocconi. E' autore di libri e pubblicazioni sui temi di governance e controllo delle amministrazioni pubbliche e private e delle relazioni tra economia, etica e società.
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Infine un'ulteriore aumento del debito avviene con l'inflazione dalla guerra in Ucraina che alimenta i prezzi dei fattori produttivi energetici e la BCE non riesce a capire la spirale in cui ci infila aumentando i tassi di interesse, imitando la differente situazione degli Usa che hanno un'inflazione da aumento della domanda per la troppa carta moneta stampata senza limiti. I tassi di interesse aumentano i costi di produzione ed i prezzi di vendita e di conseguenza l'inflazione che contribuisce a contenere e diminuire il PIL come vediamo dalle stime proposte; naturalmente i tassi di interesse cresciuti aumentano il debito pubblico.
9 di 9 - 05/10/2023 12:50
MULTYNYCK N° messaggi: 5725 - Iscritto da: 10/10/2021
La manovra nella UE che produce manifattura era di calmierare i prezzi di vendita con un accordo nazionale con le imprese di produzione. Il debito aumenta a 2800 mld e diventa il vero problema. La Lagarde conferma la sua dipendenza culturale dalla FED che copia malamente e finisce per fare gli stessi errori di Trichet nel 2008 che allora presidente della Banca centrale europea, aumentò i tassi d'interesse al 4,25 per cento, il massimo da sei anni. Il rialzo fu motivato con l'aumento dell'inflazione, che nell'Eurozona aveva raggiunto il 4 per cento trainata soprattutto dall'energia. "L'inflazione è preoccupante" spiegò il banchiere francese "mentre le prospettive economiche sono solide e i fondamentali buoni". Nell'immediato ne derivò un divario nel costo del denaro del 2,25 per cento tra Europa e Usa visto che la Federal Reserve aveva lasciato i tassi immutati. La Lagarde senza memoria ha fatto lo stesso errore, andrebbe censurata.

A questo punto le cicale della mala sorte parlano stoltamente di governo tecnico che non può cambiare nulla ma solo peggiorare la situazione, viene ricordata la storia del 2011 con uno spread impazzito dalle manovre speculative, ma oggi è diverso e lo squilibrio della finanza occidentale fa presumere che oltre a qualche fiammata lo spread non sarà un elemento di destabilizzazione perché potrebbe fare saltare gli equilibri globali dell'occidente in cui un America sotto il peso del debito accumulato riesce solo a rinviare lo shut-down di qualche mese, ma come direbbero i latini: "quod differtur non aufertur"; è solo una questione di tempo ed un attacco all'Italia potrebbe essere l'elemento che fa saltare il sistema. Siamo in una situazione straordinaria che richiede provvedimenti straordinari per i quali si rende necessario uno spirito creativo e strumenti nuovi per non cadere nel caos.

Le soluzioni sono legate alla competenza e professionalità della classe dirigente che fino ad oggi non ha risposto alle esigenze, alla presa di coscienza collettiva, alla capacità di creare bene comune per affrontare con solidarietà le sfide della storia evitando di cadere nella trappola mortale di pretese ideologiche e facili, come la patrimoniale e l'inutile governo tecnico, prima di avere messo a posto i sistemi di accountability in modo che ognuno risponda, in modo trasparente, delle sue responsabilità cosa che oggi è ancora lontana dall'avverarsi.
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