Genova

- Modificato il 19/3/2020 21:12
Caligola N° messaggi: 27329 - Iscritto da: 01/11/2006

a 10 anni dagli scontri del G8 che anticiparono i fatti dell' 11settembre 2001 ho deciso di fare una compilation di video e canzoni dedicate alla Superba Genova , prima vera Repubblica italiana , con Venezia , Amalfi e Pisa , la città dei poeti , dei grandi marinai , di Fabrizio  De André, di Giuseppe Mazzini e tanti altri partiti per l' America e mai più tornati .





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553 Commenti
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121 di 553 - 29/12/2012 18:34
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Amo questa gloriosa città scontrosa, dov'è cresciuto il miglior poeta italiano del Novecento, Eugenio Montale.
Eugenio_Montale.jpg
122 di 553 - 29/12/2012 18:44
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Nei Limoni, l'arcinota che da ragazzo mandai a memoria, faceva ironia sui poeti laureati, poi ebbe in sorte, nel finale della sua vita, d'essere cinto del massimo alloro, il Nobel per la letteratura.
123 di 553 - Modificato il 29/12/2012 18:55
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Quotando: Eugenio Montale
I Limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara — amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.

124 di 553 - 29/12/2012 19:01
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Un augurio anche a ciò che resta dell'imperatore che nominò senatore un cavallo, nel caso nostro il piacentino all'origine alla presente discussione.
125 di 553 - Modificato il 29/12/2012 19:42
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Piacentino oppure genovese non ho ancora ben capito — ma falistèss, come si sente dire dalle mie parti.
126 di 553 - 31/12/2012 14:05
Caligola N° messaggi: 27329 - Iscritto da: 01/11/2006
Quotando: remolcadorUn augurio anche a ciò che resta dell'imperatore che nominò senatore un cavallo, nel caso nostro il piacentino all'origine alla presente discussione.



grazie per gli auguri

PS

io non sono nè piacentino nè genovese poichè non sono nato in Italia
127 di 553 - 31/12/2012 19:51
laserpevelenosa N° messaggi: 3586 - Iscritto da: 27/3/2011
Sei dell'Asmara come Bruno Lauzi o tunisino di nascita come Claudia Cardinale? Dicci, dicci. Non fare il misterioso.
128 di 553 - 02/1/2013 15:25
Caligola N° messaggi: 27329 - Iscritto da: 01/11/2006
Quotando: laserpevelenosaSei dell'Asmara come Bruno Lauzi o tunisino di nascita come Claudia Cardinale? Dicci, dicci. Non fare il misterioso.



son figlio di emigranti italiani nato a Basilea e vissuto poi in Germania e Francia prima di scendere in Italia dove risiedo attualmente in prov. di Piacenza .
sostanzialmente sono un vagabondo che ha girato mezza Europa e tutta l' Italia tranne la Sicilia che ancora non conosco purtroppo ma rimedierò presto a questa lacuna .

ave
129 di 553 - Modificato il 02/1/2013 21:35
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
Se me l'hanno raccontata giusta, per poco non ci nascevo anch'io da quelle parti, in un borgo di nome Solothurn, vicino a Berna. C'era mio padre con tutta la famiglia d'origine (genitori e fratelli).
Mancava mia madre, che aveva deciso di farmi nascere in Italia. Mi svezzò 18 mesi, poi lo raggiunse, lasciandomi con i suoi. Tornarono entrambi in Italia quando avevo ormai passato i quattro anni.
Mi sono sempre chiesto come sarebbe andata se mi avessero portato con loro, curiosità impossibile da soddisfare. Ho perso il treno della lingua tedesca, che non ho mai più imparato seriamente,
anche se a volte provo a saggiarne i rudimenti, ma di sicuro non mi son perso due meravigliosi nonni e, grazie a loro, uno sprazzo di felicità durato anni. Son contento per te se hai girato mezza Europa.
Un imperatore che si rispetti deve avere una certa visuale del mondo. Ora capisco l'idea di nominare senatore un cavallo: per quanto eccentrica, aveva un'indubbia matrice cosmopolita. Fossi nato in Italia,
senza poi mai allontanarti dal recinto, finiva che al posto del nobile quadrupede ci mettevi una gallina, un'oca o un tacchino, tutt'al più un maiale, una pecora, un asino o una capra.

Ave.
130 di 553 - 20/8/2013 01:17
giusemauro N° messaggi: 6002 - Iscritto da: 22/10/2011
remo devi cantare " sono un pirla sono un pirla per meeeeee , sono anni che sono un pirla su advfn hehheeheh
MODERATO Franco Cecchino (Utente disabilitato) N° messaggi: 681 - Iscritto da: 10/11/2017
132 di 553 - 24/12/2017 20:17
laserpevelenosa N° messaggi: 3586 - Iscritto da: 27/3/2011
Che c'entra questo con Genova?
Ma fatevi il vostro thread
e non scassate il cipot
con i vostri off topic.
136 di 553 - 24/12/2017 20:54
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009


U l'ëa partiu sensa ûn-a palanca,
l'ëa zà trent'anni, forse anche ciû.
U l'aia luttou pe mette i dinæ a-a banca
e poèisene ancun ûn giurnu turna in zû
e fäse a palassinn-a e o giardinettu,
cu-o rampicante, cu-a cantinn-a e o vin,
a branda attaccâ a-i ærboui, a ûsu lettu,
pe daghe 'na schenâ séia e mattin.
Ma u figgiu ghe dixeiva: "Nu ghe pensâ
a Zena cöse ti ghe vêu turnâ?!"


Ma se ghe pensu allua mi veddu u mâ,
veddu i mæ munti e a ciassa da Nunsiâ,
riveddu u Righi e me s'astrenze o chêu,
veddu a lanterna, a cava, lazzû o mêu...
Riveddu a séia Zena illûminâ,
veddu là a Föxe e sentu franze o mâ
e allua mi pensu ancun de riturnâ
a pösâ e osse duve'òu mæ madunnâ.

U l'ëa passou du tempu, forse troppu,
u figgiu u ghe disceiva: "Stemmu ben,
duve ti vêu andâ, papá?.. pensiemmu doppu,
u viäggio, u má, t'é vëgio, nu cunven!"
"Oh nu, oh nu! me sentu ancun in gamba,
son stûffu e nu ne possu pròpriu ciû,
son stancu de sentî señor caramba,
mi vêuggiu ritornamene ancun in zû.
Ti t'ê nasciûo e t'æ parlou spagnollu,
mi son nasciûo zeneize e nu ghe mollu!"

Ma se ghe penso allua mi veddo u mâ,
veddu i mæ monti e a ciassa da Nunsiâ,
riveddu u Righi e me s'astrenze u chêu,
veddu a lanterna, a cava e lazzû o mêu.
Riveddo a séia Zena illûminâ,
veddo là a Föxe e sento franze u mâ,
allua mi pensu ancun de riturnâ
a pösâ e osse dove'òu mæ madunnâ.

E sensa tante cöse u l'è partïu
e a Zena u gh'à furmóu turna u so nïu.
137 di 553 - 24/12/2017 20:57
quasi40 N° messaggi: 1287 - Iscritto da: 25/8/2016
Questione di punti di vista: vallo a chiedere a quei culi rotti, indotto incluso, che a Roma gravitano nell ' area del Parlamento. Vespasiano sosteneva che " pecunia non olet ", che non c' entra niente coi culi rotti i quali, coperti da gonne o pantaloni, non si vedono esternamente; il peculio lenisce ogni dolore, fa da vaselina anche ai più restii che, detto per inciso, non li trovi neanche con il lanternino. Se lo disse Garibaldi lo disse uno sprovveduto.
MODERATO JohnSmythNewton (Utente disabilitato) N° messaggi: 392 - Iscritto da: 26/10/2017
139 di 553 - 24/12/2017 21:10
laserpevelenosa N° messaggi: 3586 - Iscritto da: 27/3/2011
Quotando: quasi40 - Post #137 - 24/Dic/2017 19:57Questione di punti di vista: vallo a chiedere a quei culi rotti, indotto incluso, che a Roma gravitano nell ' area del Parlamento. Vespasiano sosteneva che " pecunia non olet ", che non c' entra niente coi culi rotti i quali, coperti da gonne o pantaloni, non si vedono esternamente; il peculio lenisce ogni dolore, fa da vaselina anche ai più restii che, detto per inciso, non li trovi neanche con il lanternino. Se lo disse Garibaldi lo disse uno sprovveduto.


Ti riferivi al post 133, immagino. Sai, meglio precisare, a scanso d'equivoci.

Quotando: remolcador - Post #225 - 01/Mar/2013 10:10
Quotando: Tullio De Mauro
Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile.

Secondo specialisti internazionali, soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea.

Questi dati risultano da due diverse indagini comparative svolte nel 1999-2000 e nel 2004-2005 in diversi paesi. Ad accurati campioni di popolazione in età lavorativa è stato chiesto di rispondere a questionari: uno, elementarissimo, di accesso, e cinque di difficoltà crescente. Si sono così potute osservare le effettive capacità di lettura, comprensione e calcolo degli intervistati, e nella seconda indagine anche le capacità di problem solving.

I risultati sono interessanti per molti aspetti. Sacche di popolazione a rischio di analfabetismo (persone ferme ai questionari uno e due) si trovano anche in società progredite. Ma non nelle dimensioni italiane (circa l’80 per cento in entrambe le prove).

Tra i paesi partecipanti all’indagine l’Italia batte quasi tutti. Solo lo stato del Nuevo Léon, in Messico, ha risultati peggiori. I dati sono stati resi pubblici in Italia nel 2001 e nel 2006. Ma senza reazioni apprezzabili da parte dei mezzi di informazione e dei leader politici.

Nelle ultime settimane, però, alcuni mezzi di informazione hanno parlato con curiosità del fatto che parecchi laureati italiani uniscono la laurea a un sostanziale, letterale analfabetismo. Questa curiosità vagamente moralistica è meglio di niente?

No, non è meglio, se porta a distrarre l’attenzione dalla ben più estesa e massiccia presenza di persone incapaci di leggere, scrivere e far di conto (quello che in inglese chiamiamo illiteracy e innumeracy e in italiano diciamo, complessivamente, analfabetismo). È notevole che l’analfabetismo numerico (l’incapacità di cavarsela con una percentuale o con un grafico) non abbia neanche un nome usuale nella nostra lingua.

È grave non saper leggere, scrivere e far di conto? Per alcuni millenni – dopo che erano nati e si erano diffusi sistemi di scrittura e cifrazione – leggere, scrivere e far di conto furono un bene di cui si avvantaggiava l’intera vita sociale: era importante che alcuni lo sapessero fare per garantire proprietà, conoscenze, pratiche religiose, memorie di rilievo collettivo, amministrazione della giustizia.

Ma nelle società aristocratiche a base agricola, purché ci fossero alcuni letterati, la maggioranza poteva fare tranquillamente a meno di queste capacità. I saperi essenziali venivano trasmessi oralmente e perfino senza parole. Anche i potenti potevano infischiarsene, purché disponessero di scribi depositari di quelle arti.

Carlo V poteva reggere un immenso impero, ma aveva difficoltà perfino a fare la firma autografa. Le cose sono cambiate in tempi relativamente recenti almeno in alcune aree del mondo. Dal cinquecento in parte d’Europa la spinta della riforma protestante, con l’affermarsi del diritto-dovere di leggere direttamente Bibbia e Vangelo senza mediazioni del clero, si è combinata con una necessità creata dal progredire di industrializzazione e urbanizzazione: quella del possesso diffuso di un sapere almeno minimo.

In seguito è sopravvenuta l’idea che tutti i maschi abbienti, poi tutti i maschi in genere, infine perfino le donne, potessero avere parte nelle decisioni politiche.

La “democrazia dei moderni” e i movimenti socialisti hanno fatto apparire indispensabile che tutti imparassero a leggere, scrivere e far di conto. Il solo saper parlare non bastava più. E in quelle che dagli anni settanta del novecento chiamiamo pomposamente “società postmoderne” o “della conoscenza”, leggere, scrivere e far di conto servono sempre, ma per acquisire livelli ben più alti di conoscenza necessari oggi all’inclusione, anzi a sopravvivere in autonomia.

L’analfabetismo italiano ha radici profonde. Ancora negli anni cinquanta il paese viveva soprattutto di agricoltura e poteva permettersi di avere il 59,2 per cento della popolazione senza titolo di studio e per metà totalmente analfabeta (come oggi il 5 per cento).

Fuga dai campi, bassi costi della manodopera, ingegnosità (gli “spiriti vitali” evocati dal presidente Napolitano) lo hanno fatto transitare nello spazio di una generazione attraverso una fase industriale fino alla fase postindustriale. Nonostante gli avvertimenti di alcuni (da Umberto Zanotti Bianco o Giuseppe Di Vittorio a Paolo Sylos Labini), l’invito a investire nelle conoscenze non è stato raccolto né dai partiti politici né dalla mitica “gente”.

Secondo alcuni economisti il ristagno produttivo italiano, che dura dagli anni novanta, è frutto dei bassi livelli di competenza. Ma nessuno li ascolta; e nessuno ascolta neanche quelli che vedono la povertà nazionale di conoscenze come un fatto negativo anzitutto per il funzionamento delle scuole e per la vita sociale e democratica.

***

Diversi lettori e lettrici hanno chiesto quali sono le fonti di questo articolo. Sono due successive indagini internazionali i cui risultati sono stati pubblicati a cura di Vittoria Gallina, ricercatrice del Cede, poi Invalsi, in due volumi, il primo con prefazione di Benedetto Vertecchi: La competenza alfabetica in Italia. Una ricerca sulla cultura della popolazione (Franco Angeli 2000); Letteratismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana 16-65 anni (Armando editore 2006).

Sulle conseguenze anche economico-produttive del basso livello di alfabetizzazione si vede utilmente Attilio Stajano, Research, Quality, Competitiveness. European Union Technology Policy for Information Society (Springer 2006), di cui è in stampa una seconda edizione aggiornata.


140 di 553 - 24/12/2017 21:13
laserpevelenosa N° messaggi: 3586 - Iscritto da: 27/3/2011
L'articolo del prof. De Mauro fa riferimento a dati di una ventina d'anni fa, ma a naso direi che le cose non sono poi molto cambiate.
553 Commenti
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