Bio On L'Unica Plastica 100% Biodegradabile Al Mondo È Made In Italy

MODERATO gestabellica (Utente disabilitato) N° messaggi: 2469 - Iscritto da: 15/11/2014
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2441 di 3418 - 23/10/2017 15:54
1amedeo N° messaggi: 9 - Iscritto da: 15/1/2014
Ma SErz da rS suo e ad sono rotto tzzessxr
2442 di 3418 - 23/10/2017 22:14
crisby1 N° messaggi: 11125 - Iscritto da: 19/2/2015
Quotando: giola - Post #2440 - 23/Oct/2017 13:15
Quotando: giola - Post #2425 - 14/Ott/2017 12:42
Quotando: giola - Post #2418 - 07/Ott/2017 08:40BIO-ON – ASTORRI NON ESCLUDE REVISIONE PIANO E NEL 2018 PASSAGGIO AL LISTINO PRINCIPALE “Sono successe tante cose positive che hanno fatto si’ che il periodo migliore per entrare su un altro mercato sia il 2018. L’anno prossimo e’ quello ideale”. E’ quanto ha dichiarato Marco Astorri, Presidente e Ceo di Bio-On – societa’ quotata su Aim Italia attiva nel settore della bio plastica – interpellato sull’eventuale passaggio al listino principale a margine dell’Italian Mid Cap conference organizzata da Equita a cui hanno partecipato piu’ di 80 investitori istituzionali che hanno incontrato il top management di otto societa’ quotate: Avio , Enav , Fila , Openjobmetis , Ovs , Saras , Bio-On ed Expert System . L’azienda, inoltre, ha gia’ tutti i requisiti per il passaggio, tra cui il flottante. “E’ al 36%. Siamo subito elegibili per andare su Mta e sullo Star”, ha precisato Astorri. -“Abbiamo presentato un piano industriale a novembre 2016 che rispettiamo. Confermiamo quel piano; poi visto che abbiamo scoperto cose nuove, non escludo un eventuale aggiornamento”. E’ quanto ha dichiarato Marco Astorri, Presidente e Ceo di Bio-On – societa’ quotata su Aim Italia attiva nel settore della bio plastica – interpellato a margine dell’Italian Mid Cap conference organizzata da Equita a cui hanno partecipato piu’ di 80 investitori istituzionali, che hanno incontrato il top management di otto societa’ quotate: Avio , Enav , Fila , Openjobmetis , Ovs , Saras , Bio On e Expert System . Il Piano prevede il raggiungimento di un fatturato nel 2020 pari a circa 140 milioni di euro e un Ebitda di 85 milioni ed una generazione di cassa di oltre 60 milioni di euro. 5dfdr

LA TENUTA DI 26,87 € CIRCA E' MOLTO IMPORTANTE: LA DECISA ROTTURA PORTEREBBE IL TITOLO A TESTARE LA LINEA DEL PIAVE (MME50 LINEA NERA) 5gbgt

LA ROTTURA DEL SUPPORTO 26,87 € HA PORTATO IL PREZZO A TESTARE LA LINEA DEL PIAVE (MME50). SE IL PIAVE REGGE, E' POSSIBILE UN RIMBALZO, ALMENO FINO A 26,87 € ORA DIVENUTA RESISTENZA. IN CASO CONTRARIO 22,33 € E' IL POSSIBILE TARGET. 5jkqn

E poi se va sui 22.3 ci fanno uno scherzo più giù..vedrai Ma noi lo sappiamo già e quindi li freghiamo sweat_smile
2443 di 3418 - 24/10/2017 15:00
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Natur – World: applicazioni bioplastiche per fabbricare una nuova generazione di shopper

di Marco Frojo

La sostituzione a breve di tutti i sacchetti di plastica utilizzati per la frutta e la verdura nei supermercati richiede un aggiornamento dei processi nella manifattura chimica del settore. La società finanziata da Ligurcapital propone un prodotto innovativo per un mercato, quello delle bioplastiche compostabili e biodegradabili, con elevati margini di crescita

Il bando di tutti i sacchetti di plastica, compresi quelli ultraleggeri con uno spessore inferiore a 15 micron, ha di colpo trasformato un mercato a bassissimo valore aggiunto in un settore dove la ricerca chimica gioca un ruolo fondamentale. I nuovi shoppers che i clienti dei supermercati useranno per pesare la frutta e la verdura a partire dal 1 gennaio non dovranno infatti essere solo compostabili, come quelli che già acquistano alla cassa per portare a casa la spesa, ma dovranno anche essere realizzati con almeno il 40% di materiali da fonti rinnovabili. Questa imposizione costringerà molti produttori di shoppers a rivedere i propri articoli.

Via i sacchetti di plastica, arrivano i nuovi biodegradabili

I cambiamenti non riguarderanno però solo chi ancora utilizza il polietilene, il polimero della plastica, ma anche chi già produce sacchetti biodegradabili. Molti degli shoppers attualmente in produzione sono sì compostabili ma non presentano proprietà organolettiche – a partire da un odore neutro – adatte al contatto diretto con alimenti. Si rende quindi necessaria la messa a punto di nuovi polimeri che contribuirà a riportare gran parte della produzione dal Sud-est asiatico al Vecchio Continente.

Ligurcapital e Natur-World

In questo contesto è nata la decisione di Ligurcapital di finanziare Natur-World, una giovane società genovese attiva nel settore delle bioplastiche. La controllata della Filse, la finanziaria della Regione Liguria, ha contribuito sia sul fronte dell’equity – detiene il 10% del capitale – sia su quello del credito con un prestito obbligazionario convertibile. Natur-World è nata da un’idea di Gian Luca Greco, un imprenditore che si è già fatto un nome nel campo degli investimenti “ecosostenibili” con Energreen Investment, una società specializzata nella costruzione di parchi eolici e impianti fotovoltaici che ha realizzato oltre 100 MWp di impianti.

Gli shopper dovranno essere ancora più biodegradabili

«La produzione di shoppers biodegradabili ultraleggeri per alimenti rappresenta una difficile sfida soprattutto per quel che riguarda i biopolimeri di base poiché la normativa ha imposto obiettivi ambiziosi – spiega Gian Luca Greco, che di Natur-World è l’amministratore delegato – Basti pensare che la percentuale di componenti da fonte rinnovabile, attualmente fissata al 40%, dovrà essere ulteriormente incrementata fino al 50% nel 2020 e al 60% nel 2022. Di contro i processi industriali avvengono con tecnologie consolidate: gli estrusori, le saldatrici ed i gruppi stampa sono quelli utilizzati per i tradizionali sacchetti di plastica, debitamente customizzati».

L’azienda genovese è in procinto di trasferire il proprio sito produttivo nel Parco scientifico tecnologico della Valbormida di Cairo Montenotte, un’altra iniziativa pubblica ligure che ha il duplice obiettivo di favorire lo sviluppo di nuove imprese e, allo stesso tempo, di recuperare il sito industriale una volta occupato dalla Ferrania, lo storico produttore di materiale fotografico. “Per produrre i nostri sacchetti abbiamo messo a punto una serie di protocolli proprietari con i biopolimeri delle tedesche FKuR e Basf e dell’americana Natur-Tec – prosegue Greco – Le resine che utilizziamo sono inodori perché non sono a base d’amido; garantiscono inoltre una grande elasticità: il sacchetto da 20 micron è in grado di trasportare fino a 14,5 chilogrammi”.

Le prospettive del mercato europeo e di quello italiano

Secondo il centro di ricerca tedesco Nova-Institut, il mercato dei prodotti di bioplastica compostabile e biodegradabile ha toccato le 100mila tonnellate a livello europeo nel 2015, valore che dovrebbe triplicare entro il 2020. In base ai dati raccolti da un’altra società di ricerca, la Plastic Consult, la filiera italiana nel 2015 occupava circa 2.000 addetti dedicati (+5,5% rispetto al 2014) per 54.500 tonnellate di manufatti prodotti (+25% sul 2014) e un fatturato complessivo stimabile in circa 475 milioni di euro (+10%); relativamente ai settori applicativi, delle 54.500 tonnellate di polimeri lavorati, il 73% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 17% ai sacchi per la raccolta della frazione organica e il restante 18% suddiviso tra manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona. In termini numerici il consumo annuo di sacchetti di plastica nel Belpaese è di circa 20 miliardi di pezzi.

Il ruolo della raccolta differenziata

A trainare questo mercato non è dunque solo la grande distribuzione ma anche la raccolta differenziata. Nel 2015 erano già nove le Regioni Italiane che avevano raggiunto, con ben cinque anni di anticipo, l’obiettivo UE del 50% di avvio a riciclo fissato per il 2020 (VI Rapporto Banca Dati Anci-Conai su raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti). I Comuni che avevano già superato l’obiettivo della Direttiva Europea sono 3.549, un dato in aumento del 13% rispetto al 2014 e del 58,29% rispetto al 2013.«I margini di crescita del settore delle bioplastiche sono enormi e altrettanto grandi saranno i benefici per l’ambiente, soprattutto se i controlli saranno severi e le normative verranno applicate alla lettera, cosa che fino ad oggi non sempre è avvenuta», conclude Greco.

5j-ww
2444 di 3418 - 26/10/2017 10:45
michi11 N° messaggi: 15 - Iscritto da: 09/6/2015
novità grafiche??????
2445 di 3418 - 28/10/2017 11:12
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
26,87 € RESISTENZA

5lxas
2446 di 3418 - 28/10/2017 14:05
michi11 N° messaggi: 15 - Iscritto da: 09/6/2015
grazie Giola gentilissimo+1
2447 di 3418 - Modificato il 01/11/2017 11:44
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
La buona plastica

Gli oceani sono minacciati da milioni di tonnellate di rifiuti che non si degradano. Alcune aziende italiane stanno trovando una soluzione.

di Guido Fontanelli

Quale filo unisce i 150 milioni di tonnellate di materie plastiche finite nei mari di tutto il mondo e il rialzo del 139 per cento messo a segno in Borsa nel 2017 dalla società italiana Bio-on? Il collegamento sta nella proprietà della tecnologia di trovare le soluzioni ai guai che noi umani continuiamo a combinare. E a trasformare queste soluzioni in un business. Nel caso della quasi sconosciuta Bio-on, o della Aquafil o ancora della Novamont, si tratta di aziende italiane impegnate a inventare materiali o nuovi procedimenti per ridurre l’uso della plastica tradizionale, quella fatta con idrocarburi, e di conseguenza i danni all’ambiente marino.

Un problema enorme: secondo la Ellen MacArthur Foundation di Chicago ogni anno nei mari di tutto il mondo finiscono più di 8 milioni di tonnellate di plastica. Se non ci sarà un cambio di rotta, nel 2050 gli oceani potrebbero contenere più pezzi di plastica che pesci. Nel Mediterraneo circa il 96 per cento dei rifiuti galleggianti è composto da plastica e il problema non interessa solo la superficie: i rifiuti sono stati ritrovati anche a più di tremila metri di profondità.

Ma non bisogna pensare solo alle bottigliette e ai sacchetti: in realtà la maggior parte della plastica che sporca i mari è invisibile, o quasi. Come sottolinea una relazione dell’associazione romana Marevivo, presieduta da Rosalba Giugni, oltre il 90 per cento della plastica che soffoca gli oceani si trova in forma di microplastica: frammenti minuscoli che abbondano nei cosmetici e nei prodotti per l’igiene personale (come creme, bagnoschiuma, dentifrici, maschere, rossetti, schiume da barba). Un'altra fonte inaspettata sono i tessuti sintetici che rilasciano microplastica quando vengono lavati: un singolo capo di vestiario produce più di 1.900 fibre di microplastica durante un lavaggio. Risultato: chi consuma abitualmente pesce ingerisce più di 11mila frammenti di plastica ogni anno, come denunciano gli scienziati dell’Università di Gand in Belgio. E polimeri di origine chimica finiscono anche nell’acqua che beviamo. Insomma, la plastica è entrata nel nostro ciclo vitale.

Ormai in Occidente è scattata la guerra alla microplastica e in Italia la Camera ha approvato un anno fa una legge, promossa dall’associazione Marevivo, che ne vieta l’utilizzo nei cosmetici. Ma il provvedimento è fermo al Senato: la sua approvazione, spiegano a Marevivo, sarebbe un passo importante visto il primato nei cosmetici dell’Italia, che produce oltre il 60 per cento del make-up mondiale.

Un problema che potrebbe risolvere un'invenzione della Bio-on (che fattura appena 5 milioni di euro, realizzati per ora attraverso la cessione di licenze): la società bolognese, nata dieci anni fa e quotata dal 2014, ha scoperto che alcuni batteri alimentati da sottoprodotti dell’industria agricola producono un polimero molto simile a quello realizzato dall’industria petrolchimica per fare la plastica. Il risultato è che è possibile costruire oggetti di plastica identici a quelli che usiamo tutti i giorni (dai giocattoli agli occhiali fino alle microsfere contenute nei cosmetici) ma completamente biodegradabili. «Abbiamo venduto 13 licenze per la produzione di 130 mila tonnellate di questo polimero» dice Marco Astorri, presidente e amministratore delegato della Bio-on. «Tra gli utilizzatori ci sono fornitori di plastiche per l’industria dell’auto». Come spiega Astorri, un paraurti realizzato con questa bioplastica funziona come un normale paraurti, ma gettato in una discarica si degrada in appena 70 giorni. «È come una baita di legno: resiste alle intemperie ma il legno di cui è fatta si decompone se lasciato in terra o in acqua».

Per quanto riguarda in particolare la plastica contenuta nei cosmetici, la Bio-on avvierà la produzione di bioparticelle il prossimo anno in uno stabilimento con una capacità iniziale di mille tonnellate all’anno. «Abbiamo deciso di fare un impianto dimostrativo» sottolinea Astorri «per impostare uno standard, ma ovviamente poi continueremo a cedere le licenze perché serviranno milioni di tonnellate di nuovi micro biopolimeri per far fronte alla richiesta del settore». È l’inizio di un futuro senza plastica?

https://www.panorama.it/

P.S.: Aquafil, a novembre lo sbarco sullo Star

5ne0q
2448 di 3418 - 05/11/2017 08:52
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #2447 - 01/Nov/2017 09:42La buona plastica

Gli oceani sono minacciati da milioni di tonnellate di rifiuti che non si degradano. Alcune aziende italiane stanno trovando una soluzione.

di Guido Fontanelli

Quale filo unisce i 150 milioni di tonnellate di materie plastiche finite nei mari di tutto il mondo e il rialzo del 139 per cento messo a segno in Borsa nel 2017 dalla società italiana Bio-on? Il collegamento sta nella proprietà della tecnologia di trovare le soluzioni ai guai che noi umani continuiamo a combinare. E a trasformare queste soluzioni in un business. Nel caso della quasi sconosciuta Bio-on, o della AQUAFIL o ancora della Novamont, si tratta di aziende italiane impegnate a inventare materiali o nuovi procedimenti per ridurre l’uso della plastica tradizionale, quella fatta con idrocarburi, e di conseguenza i danni all’ambiente marino.

Un problema enorme: secondo la Ellen MacArthur Foundation di Chicago ogni anno nei mari di tutto il mondo finiscono più di 8 milioni di tonnellate di plastica. Se non ci sarà un cambio di rotta, nel 2050 gli oceani potrebbero contenere più pezzi di plastica che pesci. Nel Mediterraneo circa il 96 per cento dei rifiuti galleggianti è composto da plastica e il problema non interessa solo la superficie: i rifiuti sono stati ritrovati anche a più di tremila metri di profondità.

Ma non bisogna pensare solo alle bottigliette e ai sacchetti: in realtà la maggior parte della plastica che sporca i mari è invisibile, o quasi. Come sottolinea una relazione dell’associazione romana Marevivo, presieduta da Rosalba Giugni, oltre il 90 per cento della plastica che soffoca gli oceani si trova in forma di microplastica: frammenti minuscoli che abbondano nei cosmetici e nei prodotti per l’igiene personale (come creme, bagnoschiuma, dentifrici, maschere, rossetti, schiume da barba). Un'altra fonte inaspettata sono i tessuti sintetici che rilasciano microplastica quando vengono lavati: un singolo capo di vestiario produce più di 1.900 fibre di microplastica durante un lavaggio. Risultato: chi consuma abitualmente pesce ingerisce più di 11mila frammenti di plastica ogni anno, come denunciano gli scienziati dell’Università di Gand in Belgio. E polimeri di origine chimica finiscono anche nell’acqua che beviamo. Insomma, la plastica è entrata nel nostro ciclo vitale.

Ormai in Occidente è scattata la guerra alla microplastica e in Italia la Camera ha approvato un anno fa una legge, promossa dall’associazione Marevivo, che ne vieta l’utilizzo nei cosmetici. Ma il provvedimento è fermo al Senato: la sua approvazione, spiegano a Marevivo, sarebbe un passo importante visto il primato nei cosmetici dell’Italia, che produce oltre il 60 per cento del make-up mondiale.

Un problema che potrebbe risolvere un'invenzione della Bio-on (che fattura appena 5 milioni di euro, realizzati per ora attraverso la cessione di licenze): la società bolognese, nata dieci anni fa e quotata dal 2014, ha scoperto che alcuni batteri alimentati da sottoprodotti dell’industria agricola producono un polimero molto simile a quello realizzato dall’industria petrolchimica per fare la plastica. Il risultato è che è possibile costruire oggetti di plastica identici a quelli che usiamo tutti i giorni (dai giocattoli agli occhiali fino alle microsfere contenute nei cosmetici) ma completamente biodegradabili. «Abbiamo venduto 13 licenze per la produzione di 130 mila tonnellate di questo polimero» dice Marco Astorri, presidente e amministratore delegato della Bio-on. «Tra gli utilizzatori ci sono fornitori di plastiche per l’industria dell’auto». Come spiega Astorri, un paraurti realizzato con questa bioplastica funziona come un normale paraurti, ma gettato in una discarica si degrada in appena 70 giorni. «È come una baita di legno: resiste alle intemperie ma il legno di cui è fatta si decompone se lasciato in terra o in acqua».

Per quanto riguarda in particolare la plastica contenuta nei cosmetici, la Bio-on avvierà la produzione di bioparticelle il prossimo anno in uno stabilimento con una capacità iniziale di mille tonnellate all’anno. «Abbiamo deciso di fare un impianto dimostrativo» sottolinea Astorri «per impostare uno standard, ma ovviamente poi continueremo a cedere le licenze perché serviranno milioni di tonnellate di nuovi micro biopolimeri per far fronte alla richiesta del settore». È l’inizio di un futuro senza plastica?
https://www.panorama.it/

P.S.: AQUAFIL, a novembre lo sbarco sullo Star

5ne0q



Aquafil, una Star che vale 615 milioni

II 13 novembre sbarca in Borsa. Il filato «verde» tira i ricavi: + 7% nel 2017

di FRANCESCO TERRERI

L'industria trentina torna in Borsa e si espande a livello nazionale e internazionale. Aquafil sbarcherà a Piazza Affari, segmento Star, il prossimo 13 novembre. L'azienda di Arco leader nei filati sintetici vale 615 milioni di euro tra capitale, 450 milioni, e debiti, 156 milioni l'indebitamento netto 2016. Per il 2017 il fatturato previsto si attesta tra 515 e 540 milioni, con un incremento di almeno il 1% rispetto ai 483 milioni del 2016 (5% dai volumi, il resto dipenderà dai prezzi) e un utile netto che potrebbe salire dai 21
milioni dell'anno scorso a 24 milioni.

L'operazione che porterà Aquafil sul segmento Star di Borsa Italiana è stata presentata ieri a Milano con Space3, la spac (veicolo di investimento) già quotata sul segmento Miv che vede tra i principali azionisti Sergio Erede e Gianni Mion e che si fonderà con Aquafil per portarla alla quotazione.

L'integrazione è stata approvata dai cda il 15 giugno. Il 27 luglio l'assemblea straordinaria di Space3 è chiamata ad approvare l'accordo. L'ultimo semaforo verde dovrà arrivare dai creditori di Aquafil, che potranno opporsi alle nozze
entro il 30 ottobre. Il cda della nuova realtà, che continuerà a chiamarsi Aquafil, sarà composto da 9 membri, di cui due nominati da Space Holding e tre indipendenti.

L'attuale numero uno del gruppo trentino, Giulio Bonazzi, rimarrà presidente e amministratore delegato. Bonazzi conferma che Aquafil cerca buone aziende da acquisire: «Se ci saranno opportunità le coglieremo. Investiremo per sviluppare Econyl», ossia i filati riciclabili, che oggi rappresentano il 30% del giro d'affari e, nell'arco dei prossimi 5-7 anni, diventeranno la totalità dei ricavi. «Aquafil è un'azienda4.0- affernia Mion - che ha ancora grandissime prospettive di crescita e di valorizzazione».

Tra i soci della nuova realtà anche Quaestio Capital Management, con una quota intorno all'1%. Lasgr guidata da Alessandro Penati si è impegnata per 20 milioni. Space3 acquisterà il 24% di Aquafil per 108 milioni. Dei proventi, 60 milioni saranno utilizzati per far scendere la quota di ThIV, che fa capo al fondo Three Hills Capital Partners, e 18 milioni per far uscire dal capitale Th Fides e La Finanziaria Trentina.

Space3 apporterà in Aquafil liquidità per 45 milioni. Aquafil impiega 2.700 dipendenti.

Quest'anno l'azienda investirà 40-45 milioni rispetto ai 32,7 del 2016.
2449 di 3418 - 11/11/2017 15:09
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Bio-On completa i fermentatori più grandi al mondo

Bio-On ha ultimato la costruzione dei fermentatori che costituiscono il cuore della tecnologia per la produzione di bioplastiche, 100% biodegradabili e naturali, nello stabilimento di Bio-on che verrà inaugurato il prossimo anno. Progettati dallo staff tecnico di Bio-on, sono i più grandi al mondo e verranno trasportati e installati nel nuovo stabilimento Bio-on Plants di Castel San Pietro Terme a Bologna e contribuiranno alla ormai prossima produzione di biopolimeri a uso cosmetico.

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5t3ty
2450 di 3418 - 12/11/2017 13:00
michi11 N° messaggi: 15 - Iscritto da: 09/6/2015
Con questo grafico ripartiamo??
2451 di 3418 - 12/11/2017 15:18
crisby1 N° messaggi: 11125 - Iscritto da: 19/2/2015
Quotando: michi11 - Post #2450 - 12/Nov/2017 12:00Con questo grafico ripartiamo??

Se tiene la linea nera può essere..ma si può anche tornare a 23wave
2452 di 3418 - 13/11/2017 10:28
f4b1085 N° messaggi: 81 - Iscritto da: 05/1/2016

13 novembre 2017

LA BIOPLASTICA MINERV BIO COSMETICS DI BIO-ON OTTIENE LA CERTIFICAZIONE INTERNAZIONALE NATRUE

  • La bioplastica speciale, denominata Minerv Bio Cosmetics, è progettata per i cosmetici del futuro.
  • La Certificazione 100% Natural rilasciata da NATRUE è una garanzia per la salute delle persone, dell'ambiente ed è riconosciuta a livello internazionale.
  • Minerv Bio Cosmetics rispetta l'ambiente: come tutte le bioplastiche PHAs sviluppate da Bio-on è 100% naturale e biodegradabile al 100%.


BOLOGNA, 13 novembre 2017 - L'organizzazione internazionale NATRUE, che lavora per promuovere e certificare i cosmetici e gli ingredienti cosmetici naturali e biologici, ha rilasciato la certificazione "100% Natural" a Bio-on per le micro plastiche Minerv Bio Cosmetics, il nuovo tipo di bioplastica PHAs pensata e sviluppata da Bio-on per i cosmetici del futuro. La dichiarazione di conformità rilasciata da NATRUE è garanzia di sicurezza per la salute delle persone e di rispetto per l'ambiente ed è fondata su standard rigorosi che hanno dimostrato la totale origine naturale delle micro perline a base di biopolimeri Minerv Bio Cosmetics che, come tutte le bioplastiche sviluppate da Bio-on, sono bio-compatibili e biodegradabili al 100%.


Lo standard di certificazione NATRUE, nato per consentire ai consumatori di riconoscere i veri cosmetici naturali e biologici, viene definito da un comitato scientifico indipendente e verificato da certificatori noti per un approccio molto restrittivo e rigoroso la cui valutazione non si ferma alle sole materie prime ma controlla la provenienza e tutta la filiera. Minerv Bio Cosmetics è stato certificato da NATRUE come prodotto naturale con una percentuale biologica del 100%.«Abbiamo scelto di certificare i nostri bio polimeri con NATRUE - spiega Marco Astorri, Presidente e CEO di Bio-on - perché rappresenta un centro di eccellenza mondiale. La certificazione rilasciata da NATRUE premia l'intuizione di Bio-on nel campo dei cosmetici e lo staff scientifico della nostra divisione interna CNS (Cosmetic, Nanomedicine and Smart materials). La certificazione di NATRUE conferma che Minerv Bio Cosmetics è una delle maggiori innovazioni nel settore dei cosmetici degli ultimi anni. Per noi - conclude Astorri - è una tappa molto importante in vista della produzione che comincerà nel 2018 nei nuovi impianti di Castel San Pietro Terme a Bologna».«In tutto il mondo ci sono aziende - spiega Paolo Saettone, responsabile della Business Unit CNS (Cosmetic, Nanomedicine and Smart materials) - che propongono prodotti chiamati "naturali" che in realtà hanno solo una parziale origine "green" o che sono etichettati "biodegradabili" tralasciando di comunicare che lo sono "solo in maniera assistita". La nostra grande innovazione - spiega Saettone - è quella di sostituire con un materiale completamente ecologico le micro perline di plastica inquinanti, contenute in molte formulazioni cosmetiche e di aver contemporaneamente migliorato le prestazioni grazie ad un eccezionale assorbimento di oli congiunto ad un forte effetto soft focus levigante».Tutte le bioplastiche PHAs (poli-idrossi-alcanoati) sviluppate da Bio-on, sono ottenute da fonti vegetali rinnovabili senza alcuna competizione con le filiere alimentari, garantiscono le medesime proprietà termo-meccaniche delle plastiche tradizionali col vantaggio di essere completamente eco sostenibili e al 100% biodegradabili in modo naturale. Minerv Bio Cosmetics verrà prodotto da Bio-on nel nuovo impianto, che sorgerà a Castel San Pietro Terme in provincia di Bologna su un'area di 30.000 mq. Avrà una estensione di 3.700 mq coperti e 6.000 mq edificabili. Quando entrerà in funzione, nella prima metà del 2018, avrà una capacità produttiva di 1.000 tonnellate all'anno espandibile velocemente a 2.000. L'impianto, nel quale Bio-on sta investendo 20 milioni di euro, sarà dotato delle più moderne tecnologie e dei più avanzati laboratori adatti a soddisfare le richieste delle aziende cosmetiche di tutto il mondo.

Link per approfondire:

Tutti i cosmetici (non solo quelli naturali e biologici) devo essere conformi al Regolamento UE 1223/2009.I cosmetici biologici devono essere conformi al Regolamento (CE) n834/2007.I criteri dello standard NATRUE sono riassunti in questo documento:
http://www.natrue.org/fileadmin/natrue/downloads/Criteria_3.6/IT-NATRUE-Label_Requirements_V3.6.pdf
2453 di 3418 - 13/11/2017 15:09
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Bio-On, Minerv Bio Cosmetics è 100% Natural

Il nuovo tipo di bioplastica PHAs sviluppata da Bio-On per i cosmetici del futuro è un prodotto naturale con una percentuale biologica del 100%. E' quanto ha certificato l'organizzazione internazionale Natrue. Il ceo Astorri: una tappa molto importante in vista della produzione che comincerà nel 2018 nei nuovi impianti di Castel San Pietro Terme a Bologna

di Francesca Gerosa

Minerv Bio Cosmetics è una grande innovazione. Lo ha confermato l'organizzazione internazionale Natrue che lavora per promuovere e certificare i cosmetici e gli ingredienti cosmetici naturali e biologici. In pratica, ha rilasciato la certificazione "100% Natural" a Bio-On per le micro plastiche Minerv Bio Cosmetics, il nuovo tipo di bioplastica PHAs pensata e sviluppata da Bio-on per i cosmetici del futuro.

La dichiarazione di conformità rilasciata da Natrue è garanzia di sicurezza per la salute delle persone e di rispetto per l'ambiente ed è fondata su standard rigorosi che hanno dimostrato la totale origine naturale delle micro perline a base di biopolimeri Minerv Bio Cosmetics che, come tutte le bioplastiche sviluppate da Bio-On , sono bio-compatibili e biodegradabili al 100%.

Lo standard di certificazione Natrue, nato per consentire ai consumatori di riconoscere i veri cosmetici naturali e biologici, viene definito da un comitato scientifico indipendente e verificato da certificatori noti per un approccio molto restrittivo e rigoroso la cui valutazione non si ferma alle sole materie prime, ma controlla la provenienza e tutta la filiera. Minerv Bio Cosmetics è infatti stato certificato come prodotto naturale con una percentuale biologica del 100%.

"Abbiamo scelto di certificare i nostri bio polimeri con Natrue", ha spiegato Marco Astorri, presidente e ceo di Bio-On , "perché rappresenta un centro di eccellenza mondiale. La certificazione rilasciata da Natrue premia l'intuizione di Bio-On nel campo dei cosmetici e lo staff scientifico della nostra divisione interna Cosmetic, Nanomedicine and Smart materials. La certificazione di Natrue conferma che Minerv Bio Cosmetics è una delle maggiori innovazioni nel settore dei cosmetici degli ultimi anni. Per noi", ha concluso Astorri, "è una tappa molto importante in vista della produzione che comincerà nel 2018 nei nuovi impianti di Castel San Pietro Terme a Bologna'

Tutte le bioplastiche PHAs (poli-idrossi-alcanoati) sviluppate da Bio-On sono ottenute da fonti vegetali rinnovabili senza alcuna competizione con le filiere alimentari, garantiscono le medesime proprietà termo-meccaniche delle plastiche tradizionali col vantaggio di essere completamente eco sostenibili e al 100% biodegradabili in modo naturale.

Minerv Bio Cosmetics verrà prodotto da Bio-On nel nuovo impianto che sorgerà, appunto, a Castel San Pietro Terme in provincia di Bologna su un'area di 30.000 mq. Avrà un'estensione di 3.700 mq coperti e 6.000 mq edificabili. Quando entrerà in funzione, nella prima metà del 2018, avrà una capacità produttiva di 1.000 tonnellate all'anno espandibile velocemente a 2.000. L'impianto, nel quale il gruppo sta investendo 20 milioni di euro, sarà dotato delle più moderne tecnologie e dei più avanzati laboratori adatti a soddisfare le richieste delle aziende cosmetiche di tutto il mondo.

Il titolo Bio-On ha guadagnato in un anno il +137%.
5tqzo
https://www.milanofinanza.it
2454 di 3418 - 01/12/2017 08:48
rampani N° messaggi: 72895 - Iscritto da: 03/9/2007
STLONGGGGGGGG...

Cinese incolonale...

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2455 di 3418 - 05/12/2017 15:15
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Bio-on entra nell'indice mondiale delle pmi

La società bolognese delle biotecnologie, quotata sull'Aim, ha fatto il suo ingresso nell'Msci World Small Cap, che rappresenta 4.263 aziende di 23 Paesi

di Paola Valentini

Per le pmi dell'Aim si apre una finestra di grande visibilità. Dal primo dicembre Bio-on , società quotata sul mercato delle pmi di Piazza Affari, è entrata nell'Msci World Small Cap. L'indice, realizzato da Morgan Stanley Capital International, rappresenta 4.263 aziende provenienti da 23 Paesi sviluppati, pari a circa il 14% della capitalizzazione di mercato di ciascun mercato.

Le società che compongono l'indice provengono per il 55,44% dagli Usa, per il 12,32% dal Giappone e per il 7,42% dalla Gran Bretagna. In un orizzonte temporale triennale il benchmark ha offerto un ritorno annualizzato del 10,8% e del 6,73% nel decennio.

In base agli ultimi dati disponibili, Bio-on , azienda di Bologna attiva nel comparto delle biotecnologie applicate ai materiali di uso comune per realizzare prodotti ottenuti da fonti rinnovabili o scarti della lavorazione agricola, nel primo semestre 2017 ha registrato ricavi operativi per 622 mila euro, in diminuzione del 46,79% rispetto al valore del primo semestre 2016 a causa dello slittamento dell'entrata in vigore di una serie di licenze già concesse.

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2456 di 3418 - 20/12/2017 14:43
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Kartell acquisisce il 2% di Bio-on

A vendere, per un valore di 10 milioni di euro, Astorri e Cicognani, che ora hanno il 61% del gruppo bolognese. Lo scopo è produrre bioplastica 100% organica per l'elettronica. Plastica schermante ma anche conduttrice di energia elettrica, da impiegare nelle batterie di ultima generazione e nei microchip

di Elena Dal Maso

Kartell entra nel capitale di Bio-on , società dell’Aim specializzata in bioplastica 100% sostenibile, attraverso la controllante Felofin. Quest’ultima ha acquisito il 2% del gruppo di Bologna fondato da Marco Astorri con un investimento di 10 milioni di euro. Lo scopo è di lavorare assieme sull’elettronica organica.

Si tratta di un ambito "molto ampio di sviluppo. Il nostro biopolimero modificato non ha solo caratteristiche schermanti ma, a differenza della plastica tradizionale, può essere elettricamente conducibile”, spiega Marco Astorri, fondatore di Bio-on a milanofinanza.it "e venir impiegato nelle batterie del settore tech, si pensi all’Internet of Things, con maggiore capacità di ricarica e durata rispetto alla media". Altri ambiti di applicazione sono il wireless e i microchip. Le ricerche sono già iniziate nei nuovi laboratori di Bologna e i primi risultati sono attesi nel 2018.

Kartell è una delle realtà simbolo del Made in Italy. L’investimento mira ad accelerare lo sviluppo dell’elettronica organica basata sulle tecnologie proprietarie di Bio-on per acquisire una posizione di leadership in questo nuovo settore. Felofin ha quindi rilevato 377.000 azioni che sono state vendute, in parti uguali, direttamente dai due soci fondatori Marco Astorri e Guy Cicognani ad un prezzo unitario di 26,5251 euro per un controvalore complessivo di dieci milioni di euro. Il prezzo concordato è di un mese fa, quando il titolo viaggiava a 26,5 euro. Ieri l'azione ha chiuso in rialzo del 2% a quota 29,21 euro per azione e 550 milioni di euro di capitalizzazione.

A seguito della vendita del 2%, la quota di controllo dei due soci fondatori è scesa al 61,01%: Marco Astorri e Guy Cicognani detengono direttamente il 6,60% ciascuno, mentre le azioni detenute da Capsa Srl, società controllata dai due soci, rappresentano il 47,81% del capitale di Bio-on Spa.

"Sono molto soddisfatto di esplorare il futuro", è il commento di Claudio Luti, presidente di Kartell, "e in particolare scoprire nuove tecnologie completamente diverse rispetto ai prodotti che abbiamo realizzato fino ad oggi. Questa partnership è in linea con le strategie di Kartell sempre alla ricerca di innovazione che possano accompagnare il marchio in un processo di crescita e di evoluzione industriale e di prodotto".

Tutti i biomateriali sviluppati da Bio-on (PHAs o poli-idrossi-alcanoati), sono ottenuti da fonti vegetali rinnovabili senza competere con le filiere alimentare Nella maggior parte dei casi garantiscono le stesse proprietà termo-meccaniche delle plastiche tradizionali e in più sono completamente eco sostenibili e al 100% biodegradabili in modo naturale.

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2457 di 3418 - 21/12/2017 15:25
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Bio-on: dal Mise un finanziamento di 8 milioni di euro

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha concesso a Bio-on, quotata all'AIM suBorsa Italiana e tra i protagonisti della nuova chimica verde ed eco-sostenibile, le agevolazioni previste dall'art.7 del D.M. 24 luglio 2015, per la realizzazione del progetto di ricerca e sviluppo concernente «Sviluppo disistemi innovativi per la produzione di biopolimeri PHA a partire da scarti e sottoprodotti agro-industrialidestinati a settori dall'alto valore aggiunto» (BIOPLUS).

Il MISE, tramite Decreto del 20/12/2017 ha determinatoper il progetto BIOPLUS un costo complessivo ammissibile alle agevolazioni pari a euro8.661.166,67; le agevolazioni sono state concesse come di seguito indicato:

a) un contributo alla spesa per l'importo di €. 1.299.175,00.

b) un finanziamento agevolato per l'importo di € 6.062.816,00.

Il finanziamento agevolato sarà rimborsato da Bio-on al tasso dello 0,80%, ed è concesso a fronte di un ulteriorefinanziamento bancario agevolato per l'importo di € 692.894,00

L'importo è destinato a sostenere l'attività di ricerca, sviluppo, dimostrazione e prototipizzazione presso i diversistabilimenti di Bio-on e in particolare in quello di prossima apertura a Castel San Pietro Terme, in provincia diBologna, dove verranno messi a punto i processi specifici di produzione attraverso l'ingegnerizzazione diimpianti di grande capacità e lo sviluppo di applicazioni per il biopolimero in settori specifici ad alto valoreaggiunto quali la cosmetica, il biomedicale, la bonifica ambientale, l'uso organico e gli oggetti plastici strutturali:cosmetica, biomedicale, bonifica ambientale, oggetti plastici strutturali.

La nuova sede produttiva di Bio-on sarà infatti dedicata alla produzione di biopolimeri speciali PHAs, naturali ebiodegradabili al 100%, per nicchie merceologiche avanzate ed in rapido sviluppo, come il settore cosmetico.L'impianto avrà una capacità produttiva di 1.000 tonnellate all'anno espandibile velocemente a 2.000 e saràdotato delle più moderne tecnologie e dei più avanzati laboratori di ricerca e sviluppo dove verranno testatecontinuamente nuove fonti di carbonio da scarti agricoli per produrre nuovi tipi di bioplastiche biodegradabili.
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2458 di 3418 - 05/1/2018 16:06
michi11 N° messaggi: 15 - Iscritto da: 09/6/2015
Quotando: giola - Post #2448 - 05/Nov/2017 07:52
Quotando: giola - Post #2447 - 01/Nov/2017 09:42La buona plastica Gli oceani sono minacciati da milioni di tonnellate di rifiuti che non si degradano. Alcune aziende italiane stanno trovando una soluzione. di Guido Fontanelli Quale filo unisce i 150 milioni di tonnellate di materie plastiche finite nei mari di tutto il mondo e il rialzo del 139 per cento messo a segno in Borsa nel 2017 dalla società italiana Bio-on? Il collegamento sta nella proprietà della tecnologia di trovare le soluzioni ai guai che noi umani continuiamo a combinare. E a trasformare queste soluzioni in un business. Nel caso della quasi sconosciuta Bio-on, o della AQUAFIL o ancora della Novamont, si tratta di aziende italiane impegnate a inventare materiali o nuovi procedimenti per ridurre l’uso della plastica tradizionale, quella fatta con idrocarburi, e di conseguenza i danni all’ambiente marino. Un problema enorme: secondo la Ellen MacArthur Foundation di Chicago ogni anno nei mari di tutto il mondo finiscono più di 8 milioni di tonnellate di plastica. Se non ci sarà un cambio di rotta, nel 2050 gli oceani potrebbero contenere più pezzi di plastica che pesci. Nel Mediterraneo circa il 96 per cento dei rifiuti galleggianti è composto da plastica e il problema non interessa solo la superficie: i rifiuti sono stati ritrovati anche a più di tremila metri di profondità. Ma non bisogna pensare solo alle bottigliette e ai sacchetti: in realtà la maggior parte della plastica che sporca i mari è invisibile, o quasi. Come sottolinea una relazione dell’associazione romana Marevivo, presieduta da Rosalba Giugni, oltre il 90 per cento della plastica che soffoca gli oceani si trova in forma di microplastica: frammenti minuscoli che abbondano nei cosmetici e nei prodotti per l’igiene personale (come creme, bagnoschiuma, dentifrici, maschere, rossetti, schiume da barba). Un'altra fonte inaspettata sono i tessuti sintetici che rilasciano microplastica quando vengono lavati: un singolo capo di vestiario produce più di 1.900 fibre di microplastica durante un lavaggio. Risultato: chi consuma abitualmente pesce ingerisce più di 11mila frammenti di plastica ogni anno, come denunciano gli scienziati dell’Università di Gand in Belgio. E polimeri di origine chimica finiscono anche nell’acqua che beviamo. Insomma, la plastica è entrata nel nostro ciclo vitale. Ormai in Occidente è scattata la guerra alla microplastica e in Italia la Camera ha approvato un anno fa una legge, promossa dall’associazione Marevivo, che ne vieta l’utilizzo nei cosmetici. Ma il provvedimento è fermo al Senato: la sua approvazione, spiegano a Marevivo, sarebbe un passo importante visto il primato nei cosmetici dell’Italia, che produce oltre il 60 per cento del make-up mondiale. Un problema che potrebbe risolvere un'invenzione della Bio-on (che fattura appena 5 milioni di euro, realizzati per ora attraverso la cessione di licenze): la società bolognese, nata dieci anni fa e quotata dal 2014, ha scoperto che alcuni batteri alimentati da sottoprodotti dell’industria agricola producono un polimero molto simile a quello realizzato dall’industria petrolchimica per fare la plastica. Il risultato è che è possibile costruire oggetti di plastica identici a quelli che usiamo tutti i giorni (dai giocattoli agli occhiali fino alle microsfere contenute nei cosmetici) ma completamente biodegradabili. «Abbiamo venduto 13 licenze per la produzione di 130 mila tonnellate di questo polimero» dice Marco Astorri, presidente e amministratore delegato della Bio-on. «Tra gli utilizzatori ci sono fornitori di plastiche per l’industria dell’auto». Come spiega Astorri, un paraurti realizzato con questa bioplastica funziona come un normale paraurti, ma gettato in una discarica si degrada in appena 70 giorni. «È come una baita di legno: resiste alle intemperie ma il legno di cui è fatta si decompone se lasciato in terra o in acqua». Per quanto riguarda in particolare la plastica contenuta nei cosmetici, la Bio-on avvierà la produzione di bioparticelle il prossimo anno in uno stabilimento con una capacità iniziale di mille tonnellate all’anno. «Abbiamo deciso di fare un impianto dimostrativo» sottolinea Astorri «per impostare uno standard, ma ovviamente poi continueremo a cedere le licenze perché serviranno milioni di tonnellate di nuovi micro biopolimeri per far fronte alla richiesta del settore». È l’inizio di un futuro senza plastica?https://www.panorama.it/ P.S.: AQUAFIL, a novembre lo sbarco sullo Star 5ne0q

Aquafil, una Star che vale 615 milioni II 13 novembre sbarca in Borsa. Il filato «verde» tira i ricavi: + 7% nel 2017 di FRANCESCO TERRERI L'industria trentina torna in Borsa e si espande a livello nazionale e internazionale. Aquafil sbarcherà a Piazza Affari, segmento Star, il prossimo 13 novembre. L'azienda di Arco leader nei filati sintetici vale 615 milioni di euro tra capitale, 450 milioni, e debiti, 156 milioni l'indebitamento netto 2016. Per il 2017 il fatturato previsto si attesta tra 515 e 540 milioni, con un incremento di almeno il 1% rispetto ai 483 milioni del 2016 (5% dai volumi, il resto dipenderà dai prezzi) e un utile netto che potrebbe salire dai 21 milioni dell'anno scorso a 24 milioni. L'operazione che porterà Aquafil sul segmento Star di Borsa Italiana è stata presentata ieri a Milano con Space3, la spac (veicolo di investimento) già quotata sul segmento Miv che vede tra i principali azionisti Sergio Erede e Gianni Mion e che si fonderà con Aquafil per portarla alla quotazione. L'integrazione è stata approvata dai cda il 15 giugno. Il 27 luglio l'assemblea straordinaria di Space3 è chiamata ad approvare l'accordo. L'ultimo semaforo verde dovrà arrivare dai creditori di Aquafil, che potranno opporsi alle nozze entro il 30 ottobre. Il cda della nuova realtà, che continuerà a chiamarsi Aquafil, sarà composto da 9 membri, di cui due nominati da Space Holding e tre indipendenti. L'attuale numero uno del gruppo trentino, Giulio Bonazzi, rimarrà presidente e amministratore delegato. Bonazzi conferma che Aquafil cerca buone aziende da acquisire: «Se ci saranno opportunità le coglieremo. Investiremo per sviluppare Econyl», ossia i filati riciclabili, che oggi rappresentano il 30% del giro d'affari e, nell'arco dei prossimi 5-7 anni, diventeranno la totalità dei ricavi. «Aquafil è un'azienda4.0- affernia Mion - che ha ancora grandissime prospettive di crescita e di valorizzazione». Tra i soci della nuova realtà anche Quaestio Capital Management, con una quota intorno all'1%. Lasgr guidata da Alessandro Penati si è impegnata per 20 milioni. Space3 acquisterà il 24% di Aquafil per 108 milioni. Dei proventi, 60 milioni saranno utilizzati per far scendere la quota di ThIV, che fa capo al fondo Three Hills Capital Partners, e 18 milioni per far uscire dal capitale Th Fides e La Finanziaria Trentina. Space3 apporterà in Aquafil liquidità per 45 milioni. Aquafil impiega 2.700 dipendenti. Quest'anno l'azienda investirà 40-45 milioni rispetto ai 32,7 del 2016.

Giola come è messa graficamente la nostra bio on?da che valore potrebbe ripartire?grazie
2459 di 3418 - 11/1/2018 15:16
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Bio-On ottiene finanziamenti agevolati per 8 milioni di euro

Bio On ha ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico le agevolazioni previste per la realizzazione del progetto di ricerca e sviluppo relativo alla produzione di biopolimeri PHA. Si tratta nel dettaglio di un contributo alla spesa per 1,3 milioni, un finanziamento agevolato per 6,1 milioni (rimborsato al tasso dello 0,8%) e un ulteriore finanziamento bancario agevolato per circa 0,7 milioni. Importi destinati a sostenere l'attività di ricerca, sviluppo, dimostrazione e prototipizzazione presso i diversi stabilimenti della società, in particolare in quello di prossima apertura a Castel San Pietro Terme (Bologna), dove verranno messi a punto i processi specifici di produzione dei biopolimeri.

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2460 di 3418 - 16/1/2018 14:38
GIOLA N° messaggi: 30151 - Iscritto da: 03/9/2014
Bio-on, accordo con Hera per impianto di trigenerazione

Il polo tecnologico avrà sede a Castel San Pietro Terme (Bologna) e produrrà energia elettrica, termica (vapore) e frigorifera con un risparmio annuale pari all'eliminazione di 810 auto a gasolio. Bio-on conferma il piano industriale. Hera: verso un'economia circolare, fatta di riciclo e di riuso

di Elena Dal Maso

Bio-on, società di Bologna quotata sull’Aim e specializzata nella bioplastica sostenibile, ha raggiunto un accordo col gruppo Hera attraverso la controllata Hera Servizi Energia per la fornitura di energia pulita grazie alla realizzazione e alla gestione di un nuovo polo tecnologico-energetico che conterrà un impianto di trigenerazione di nuova concezione.

Il polo garantirà energia elettrica pulita al nuovo impianto per la produzione di biopolimeri innovativi (una riconversione industriale fatta per non sprecare nuova terra) che Bio-on sta costruendo a Castel San Pietro Terme in provincia di Bologna. Hera investirà 2,4 milioni di euro nel progetto. Lo stabilimento verrà inaugurato entro metà anno e inizierà la produzione di bioplastiche PHAs 100% biodegradabili grazie a un investimento da parte del gruppo fondato da Marco Astorri di 15 milioni di euro e che darà lavoro a regime a 40 persone.

L’impianto sorgerà su un’area di 30 milametri quadrati, di cui 3.700 coperti e 6 mila edificabili e avrà una capacità produttiva di 1.000 tonnellate all’anno espandibile a 2 mila, sarà dotato di laboratori di ricerca dove Bio-on sperimenterà e svilupperà nuovi tipi di bioplastica utilizzando come materia prima scarti agricoli e agro industriali.

Grazie all’accordo Hera metterà a disposizione del nuovo stabilimento di Bio-on energia elettrica prodotta ed autoconsumata, energia termica sotto forma di vapore ed energia frigorifera. L’intesa pluriennale comprende la realizzazione e la manutenzione di tutto il polo tecnologico-energetico associato alla fornitura di energia,

Il polo tecnologico-energetico è composto da un impianto di trigenerazione di potenza pari ad 1 MW elettrico, due caldaie a vapore, due gruppo frigo industriali ad alta efficienza e un moderno impianto di trattamento dell’acqua. Il risparmio energetico generato è di oltre 800 TEP all’anno, equivalente ad una riduzione di CO2 pari all’assorbimento annuale di un bosco di 320 ettari oppure pari all’eliminazione di 810 auto a gasolio dalle strade delle nostre città.

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