La partita delle nomine dei big di Stato ha riservato una sola
grande sorpresa: l'arrivo in Enel di Flavio Cattaneo, che andrà a
sostituire Francesco Starace e sarà affiancato da un presidente
ingombrante come Paolo Scaroni. Per le altre quattro quotate
pubbliche, invece, il governo ha trovato l'accordo su due
riconferme e altrettanti cambi al vertice, che hanno rispettato,
questi sì, le indiscrezioni della vigilia: Claudio Descalzi e
Matteo Del Fante resteranno per altri tre anni ai vertici,
rispettivamente, di Eni e Poste; Roberto Cingolani salirà fino al
settimo piano di Piazza Monte Grappa per diventare il prossimo ad
di Leonardo al posto di Alessandro Profumo; Giuseppina Di Foggia,
unica donna, prenderà la guida di Terna succedendo a Stefano
Donnarumma, dato per favorito nella corsa all'Enel e ora destinato
a Cdp Venture Capital. A giudicare dalla risposta del mercato nel
giorno della pubblicazione delle liste, giovedì 13 aprile, le
riconferme sono state apprezzate. Eni ha chiuso con un rialzo
dell'1,45%, e Poste ha messo a segno un + 1,1%. Alto gradimento per
l'investitura di Cingolani, col titolo Leonardo che ha guadagnato
il 3%. Pollice verso, invece, per gli altri due nomi nuovi.
L'indicazione di Di Foggia ha fatto scivolare Terna dell'1,6%. Ma
il titolo più colpito dalle vendite è stato Enel: uno scivolone del
4% è stato il benvenuto riservato a Cattaneo. Dopo la prima
reazione a caldo occorrerà capire cosa i manager sapranno
offrire.
Se è ancora presto per le conclusioni, scrive MF-Milano Finanza,
alcuni spunti di riflessione arrivano da quanto gli amministratori
delegati uscenti hanno lasciato ai loro successori e da quanto
fatto dai confermati, che ora dovranno portare avanti il lavoro
avviato. Enel alla prova del debito. Il neo ad Cattaneo si
insedierà il 10 maggio, ma già stanno arrivando le prime grane.
L'Antitrust ha avviato il 14 aprile un'istruttoria sulle società
del gruppo attive nel settore della mobilità elettrica (Enel X e
due sussidiarie) per accertare un'eventuale posizione dominante nei
mercati delle colonnine di ricarica. Ma la più clamorosa è la
decisione di un gruppo di fondi ribelli di presentare una lista
alternativa per il cda: mettono insieme appena lo 0,5% del capitale
(la soglia minima per proporre dei nomi), rispetto all'1,8% di
Assogestioni, ma sono mossi dalla sfiducia verso il nuovo vertice,
considerandolo non in grado di proseguire il lavoro di Starace.
Quest'ultimo, va detto, ha smentito categoricamente la sua presenza
nella lista e si congeda con un utile di 5,4 miliardi, un dividendo
di 0,4 euro e un total return complessivo di 125,73%. In ogni caso
Cattaneo prende in mano un testimone scomodo perché il mandato che
ha è chiaro: dovrà abbattere il maxi-debito di Enel, che a fine
dicembre 2022 ammontava a 60 miliardi di euro. Starace aveva
iniziato a picconarlo con un piano di dismissioni apprezzato dal
mercato, per oltre 20 miliardi di euro, restringendo i Paesi core a
6: Italia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Cile e Colombia. Tra i
timori del mercato c'è quello che Cattaneo possa passare dal
piccone al bulldozer, restringendo il perimetro di Enel. La
questione può essere fatta risalire al 2007, l'anno nel quale
l'allora ad Fulvio Conti mette a segno l'acquisizione del 67% di
Endesa, il big fish del piano di espansione internazionale, che
catapulta l'indebitamento da 11,7 a 56 miliardi di euro. Da allora
è stato un saliscendi, fino alle punte toccate nel terzo trimestre
2022, quando ha sfiorato i 70 miliardi prima di essere ricondotto
ai 60 miliardi circa di fine anno. Nel frattempo sono arrivati i
proventi delle prime cessioni importanti e altri ne arriveranno
(ben 3 miliardi sono attesi dagli asset in Perù). Con
l'approssimarsi della scadenza del mandato, Starace ha fatto
persino un passo verso il nucleare di nuova generazione, forse un
tentativo di riallinearsi ai desiderata di Meloni & C. Enel,
infatti, ha stretto un accordo con Newcleo, società privata fondata
a Londra nel 2021 per sviluppare soluzioni sostenibili nel settore
dell'energia nucleare, assicurandosi un'opzione per diventare il
primo investitore dell'impianto che la società costruirà
all'estero, un Mini Lfr (Lead Fast Reactor) da 30 megawatt, il
primo nel suo genere, da realizzare in Francia entro il 2030, al
quale nel 2032 seguirà un'unità commerciale da 200 Megawatt nel
Regno Unito. Ma soprattutto c'è da considerare il lascito «verde»
della gestione Starace: la corazzata Enel Green Power, con i suoi
59 GW di capacità, un assortimento di obbligazioni verdi e
innovative come il taxonomy bond da 1,5 miliardi di euro, primo e
unico al mondo, la promessa al mercato di azzerare le emissioni
inquinanti in anticipo sui tempi, etc. Insomma, a Cattaneo è
richiesto il piccone, o il bulldozer, ma anche il pollice verde,
alla luce del numero crescente di investitori Esg presenti nel
capitale di Enel.
Descalzi ha vinto col piano Mattei. La missione del
riconfermatissimo Descalzi si rafforza ma non cambia, ed è quella
che gli ha consentito di restare alla guida del gruppo, infrangendo
il limite, e il record, dei 3 mandati consecutivi, ripartendo da un
total return del 26,8%. A lui, che intanto ha chiuso il 2022 con un
utile di 13,3 miliardi di euro e un dividendo di 0,88 euro, Meloni
ha riconosciuto tutto il lavoro fatto per assicurare all'Italia gli
approvvigionamenti necessari a compensare il calo dei flussi di gas
russo nel primo anno della guerra in Ucraina e, guardando al
futuro, anche quelli dei prossimi anni, quando da Mosca non verrà
importato più nemmeno un metro cubo. Le quotazioni del top manager
sono cresciute per come ha gestito l'emergenza, di pari passo con
tutti gli accordi sottoscritti dall'Algeria al Qatar. L'attività è
iniziata sotto il governo Draghi ed è proseguita con Meloni, fino
all'accordo record da 8 miliardi di dollari in Libia. Descalzi, 68
anni 42 dei quali passati in Eni, porterà avanti il nuovo piano
Mattei, come lo ha ribattezzato la presidente del Consiglio. Meloni
ne ha parlato anche il 14 aprile ad Addis Abeba, indicando il
prossimo Summit intergovernativo Italia-Africa dell'autunno 2023
come la ribalta giusta per presentarlo definitivamente. 'Durante
l'anno abbiamo concluso una serie di accordi e di attività per
rimpiazzare in modo definitivo il gas russo entro il 2025, potendo
contare sulle nostre solide relazioni con i Paesi produttori e sul
nostro modello di sviluppo accelerato, che ci consentiranno di
incrementare i flussi di gas da Algeria, Egitto, Mozambico, Congo e
Qatar', ha riepilogato Descalzi per gli azionisti, 'L'ultima
operazione con la società di Stato libica Noc per lo sviluppo del
progetto Strutture A&E, e i recenti successi esplorativi nelle
acque di Cipro, Egitto e Norvegia andranno a rafforzare la
diversificazione geografica della nostra catena integrata di
forniture'. L'altro atout di Eni è la spinta sul nucleare,
proiettata davvero in avanti grazie all'alleanza col Mit di Boston
nella jv Csf (Commonwealth Fusion System), per lo sviluppo della
fusione a confinamento magnetico, fonte di energia potenzialmente
illimitata e sicura. Il prototipo sarà pronto nel 2025. E sul
finale di terzo mandato è arrivato anche l'annuncio di un accordo
importante in un altro settore. Eni salirà al 100% di Novamont per
creare un grande polo della chimica delle rinnovabili con la
controllata Versalis, che già possiede una quota del 36%.
Nell'orizzonte del nuovo mandato c'è anche la quotazione di
Plenitude, la società benefit che integra rinnovabili, vendita di
energia al retail e mobilità elettrica. Nel 2022, primo anno di
attività, la newco ha realizzato ricavi per oltre 13 miliardi di
euro e un utile di 400 milioni.
Leonardo più hi-tech e verde. Un cambio della guardia annunciato
per la nuova stagione di Leonardo, dopo 6 anni di gestione Profumo,
che si chiude con un utile 2022 di oltre 900 milioni e un dividendo
di 0,14 euro un tsr negativo del 21,09%. Dall'ex banchiere all'ex
ministro, si potrebbe dire: la scelta è caduta su Cingolani,
titolare della Transizione Ecologica nel governo Draghi, che ha
avuto la meglio su Lorenzo Mariani (ma per l'ad di Mbda Italia
potrebbe aprirsi un posto da direttore generale). Cingolani era già
di casa a piazza Monte Grappa come Chief Technology &
Innovation Officer: ora si ritroverà top manager con un curriculum
da scienziato. Lecito, quindi aspettarsi una gestione hi-tech
dell'ex Finmeccanica da parte del nuovo ad che, forse non tutti
sanno, ha al suo attivo un centinaio di brevetti ed è un esperto di
nanotecnologie. Ma questo non significa snaturare il maggior gruppo
pubblico della Difesa e dell'Aerospazio, semmai puntare ancora più
decisamente su business come la cybersecurity. Il mercato sembra
aspettarsi un core business in continuità, soprattutto in questa
fase di forte crescita dei budget militari e considerando che
l'esposizione del gruppo al business della Difesa è dell'85%. A
determinare un cambio di passo nella gestione Profumo è stata anche
una campagna acquisti che si è rivelata strategica: la tedesca
Hensoldt, partecipata alla pari (25,1%) con Stato tedesco, e la
controllata Leonardo Drs post-fusione con l'israeliana Rada,
quotata al Nasdaq e al Tase di Tel Aviv. Il mercato li considera
due veri jolly per l'elettronica per la difesa e la sicurezza:
Hensoldt ha in portafogli sensori, gestione dati e robotica, mentre
Leonardo Drs Rada è un produttore di radar tattici e altre
tecnologie elettroniche per la difesa. Secondo Equita Sim, anche il
nuovo vertice manterrà la barra dritta su 'internazionalizzazione,
efficienze e miglioramento del free cash flow, completando il
risanamento della divisione Aerostrutture, innovazione e alleanze
internazionali'. La gestione Profumo ha anche impresso
un'accelerazione in materia di sostenibilità, inserendo nel piano
obiettivi di
decarbonizzazione e innovazione sostenibile. Un terreno sul
quale un ex ministro della Transizione Ecologica come Cingolani
dovrebbe sapersi muovere agevolmente.
Del Fante tra pacchi, pagamenti, energia. Per Matteo Del Fante
in Poste Italiane il lavoro sarà in continuità. I due mandanti del
top manager, che ora si appresta a iniziare il terzo, si sono in
gran parte sovrapposti alla storia della società in Borsa. Quando è
arrivato alla guida nelle primavera del 2017, Poste era quotata da
meno di un anno e mezzo, avendo debuttato a Palazzo Mezzanotte il
27 ottobre 2015. In sei anni il titolo è cresciuto del 45,16% e
grazie alle cedole la gestione ha fruttato agli azionisti un total
return del 105,06%. Da quando il manager ha messo a punto il primo
piano industriale di Poste Italiane, il gruppo è cresciuto in tutti
i settori dove era già presente ed è entrato in nuovi comparti,
come nell'offerta di gas ed energia dove in pochi mesi è arrivato a
fornire 150 mila clienti, e ha l'obiettivo di raddoppiarli entro
l'anno. Del Fante ha 'significativamente trasformato il business
del gruppo' ricordavano giovedì 13 aprile gli analisti di
Mediobanca sottolineando come il risultato operativo del 2022,
chiuso a quasi 2,3 miliardi, sia più che raddoppiato dal 2017.
Intanto nell'assemblea dell'8 maggio l'ad si presenterà con una
proposta di dividendo di 0,65 euro per azioni, il 10% in più
rispetto allo scorso anno e con l'impegno già preso con il mercato
di accrescere ulteriormente il valore nel 2023, portandolo fino a
0,71 euro. Cifre che per quest'anno porteranno nelle casse
dell'azionista ministero dell'Economia una cedola 2022 da 248
milioni. Entro l'anno sarà presentato il nuovo piano industriale,
'nel segno della continuità' come annunciato dallo stesso ceo, così
da consolidare i progetti messi in cantiere. Già ora Poste Italiane
è con 29 milioni di carte distribuite in Italia tra i primi
emittenti nella penisola. È la prima assicurazione vita del Paese e
raccoglie tramite buoni e libretti postali una delle fette più
grandi del risparmio degli italiani. L'ad ha poi deciso di
rilanciare quella che in teoria dovrebbe essere l'attività
tradizionale del gruppo, ossia la consegna di pacchi, con il quale
compensare il calo degli invii di lettere, messo a dura prova dalla
digitalizzazione delle comunicazioni. Per farlo alla svolta 4.0
della logistica tra centri di smistamento e innovazioni si sono
aggiunti i 54mila tabaccati di Lis, rilevata da Igt Lottery per 700
milioni.
Un'acquisizione importante non soltanto per la possibilità data
di ritirare e consegnare pacchi, ma anche per l'integrazione con
PostPay avendo quindi a disposizione una piattaforma per la
gestione del 30% degli acquisti via internet che si registrano nel
Paese e 9,9 milioni di portafogli digitali. Altra sfida sarà la
modernizzazione del risparmio postale tradizionale.
Terna alla transizione green. Stefano Donnarumma dovrà lasciare
la guida di Terna dopo appena un mandato. Le indiscrezioni
avrebbero voluto in procinto di trasferirsi nella plancia di
comando di Enel, ma alla fine resterà ne mondo di Via Goito, in Cdp
Venture Capital. Nei tre anni nei quali il manager ha guidato il
gestore della rete elettrica nazionale controllato da Cdp Reti, il
titolo è cresciuto del 41,6% e il total return è stato del 60,36%.
Alla nuovo ceo Giuseppina Di Foggia spetterà ora il compito di
'mantenere i target di crescita del Piano industriale 2022-25 e
proseguire lo sviluppo della rete per accompagnare la transizione
energetica'. Terna ha previsto fino al 2032 oltre 21 miliardi di
euro di investimenti, il 17% rispetto al Piano precedente.
Calcolando l'intera vita delle oltre 30 opere inserite nel Piano di
Sviluppo, al di là dell'orizzonte decennale, l'ammontare
complessivo degli investimenti supererà i 30 miliardi di euro.Gli
obiettivi vanno nell'ottica della decarbonizzazione. Non a caso
sotto la gestione Donnarumma, che si presenta in assemblea mettendo
sul piatto un dividendo di 31,44 euro per azione, è stato lanciato
il primo bond ibrido. In questo contesto la società è chiamata in
causa nella rimodulazione del Piano nazionale di ripresa, così da
essere integrato con il RepowerEu, il piano europeo per recidere al
dipendenza dal gas russo. Terna ha almeno tre progetti in ballo a
partire dal Tyrrhenian Link. Assieme all'Adriatic Link e
all'interconnessione tra Italia e Tunisia rientra tra i tasselli
della strategia per rendere la penisola un hub energetico
mediterraneo, caro a Giorgia Meloni. Quanto alle stime per il 2023
si ipotizzano ricavi ancora in crescita per 3,11 un ebitda pari a
2,12 miliardi. Venerdì 14 aprile, intanto, all'indomani della
presentazione della lista con il nome del nuovo ad la società ha
lanciato un bond da 750 milioni di euro, raccogliendo domande per
quattro volte l'offerta.
red
fine
MF-DJ NEWS
1708:28 apr 2023
(END) Dow Jones Newswires
April 17, 2023 02:28 ET (06:28 GMT)
Copyright (c) 2023 MF-Dow Jones News Srl.
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