L'Iran rivelera' entro tre mesi l'elenco delle prime oil company
occidentali alle quali sottoporre i nuovi contratti post-embargo.
L'annuncio e' stato pubblicato sul sito della Nioc (National
iranian oil company), la compagnia petrolifera nazionale. Di nomi
ancora non se ne fanno, ma da Teheran arriva un'apertura
importante, quella che tutti i potenziali partner esteri, a
cominciare da Eni, avevano posto come condizione per un ritorno sul
mercato iraniano. "I contratti", assicura Nioc, "sono stati
tagliati in un modo che garantisce maggiore libertà alla
controparte rispetto ai precedenti".
Non piu', si legge su MF, i vecchi accordi di servizio di tipo
buy-back, come quelli stipulati a fine anni 90 da Eni per i
giacimenti di South Pars, Darquain, Dorood e Balal. Tra le novita'
ci sarebbe anche la durata piu' lunga delle concessioni, che si
aggirera' tra i 20 e i 25 anni. Non tutte le oil company pero' sono
disposte a credere cosi' facilmente alle promesse di Teheran e
aspettano di vedere le nuove clausole una volta messe nero su
bianco. Di certo i primi incontri ci sono già stati. Sia Eni che
Shell e Total , per esempio, hanno avuto contatti diretti con le
autorita' iraniane, che sembrano impegnate in un vero e proprio
road show internazionale ora che il ritiro delle sanzioni sembra
davvero vicino.
L'elenco delle priorita' vede in testa i giacimenti a gas di
South Pars (assieme al Qatar) e Farzad (con l'Arabia Saudita) e
quelli a petrolio di Salman (con gli Emirati Arabi), Esfandiar (con
Arabia Saudita) e Forouzan, tutti nel Golfo Persico. Ma
complessivamente sono una cinquantina i progetti che andranno
sviluppati dal campione nazionale iraniano e le sue controllate
insieme ai partner esteri entro il 2020, per un controvalore di 185
miliardi di dollari.
red/cas