"Per resistere ai momenti di crisi occorre saper cogliere
lampadine che si accendono. Noi siamo stati bravi a farlo in
Argentina con Fernandito e a cavalcare il fenomeno grazie alle
risorse importanti che avevamo da investire".
A dirlo è Niccolò Branca, amministratore delegato e Presidente
di Fratelli Branca Distillerie, azienda milanese nata nel 1845 e
oggi, giunta alla quinta generazione, tra i leader mondiali del
settore spirits. Fernandito è un cocktail diventato popolarissimo
nel Paese negli ultimi anni, ottenuto mescolando Coca Cola e Fernet
Branca. "È nato dalla base, dai consumatori", ha osservato
l'imprenditore, parlando a margine del rapporto Medie Imprese
redatto da Mediobanca e Unioncamere. E, soprattutto, ha fatto la
(seconda) fortuna della famiglia, dopo gli anni difficili del
default di Buenos Ayres e delle torri gemelle, eventi che "non sono
stati una passeggiata e che mi hanno segnato, ma che ci hanno anche
spinto a reinventare prodotti per sopravvivere".
Soprattutto grazie a Fernandito, "Fernet vende oggi 60 milioni
di bottiglie all'anno nel mondo, è oggi il quarto prodotto per fast
growing nel pianeta e il primo in Italia", ha sottolineato ancora
Niccolò Branca. "Lo considero un riconoscimento per questo 'fare
all'italiana' che premia sempre".
L'Argentina rappresenta oggi per l'azienda il 35%-40% di un giro
d'affari che nel 2014 si è attestato tra 280 e 285 milioni di euro
(il 70% messo insieme oltre confine), con un Ebitda margin al 16%,
quasi 400 dipendenti diretti e indiretti (agenti) e due
stabilimenti produttivi, uno a Milano e uno a Buenos Ayres, dai
quali partono prodotti distribuiti in 160 Paesi. "La posizione
finanziaria netta è inoltre positiva", ha sottolineato ancora
l'imprenditore, "non abbiamo debiti".
Una situazione florida, insomma, che porta il patron a non
prendere in considerazione né la Borsa né l'apertura del capitale
dell'azienda a soci finanziari. "Sono una persona che per filosofia
cerca di mantenere una mente aperta, non chiudo a nulla a priori.
Non scarto nessuna ipotesi, ma per sbarcare in Borsa occorrerebbe
un progetto importante alle spalle" di crescita per linee esterne.
"Per adesso non ne abbiamo l'esigenza e non credo che l'avremo
mai", dice, scartando quindi l'ipotesi di sbarco a Piazza Affari.
Analogo discorso vale per i fondi di investimento interessati a
rilevare una quota dell'azienda, che "sono tanti e che ci
contattano di continuo. Noi vogliamo rimanere italiani al 100% e
per ora non stiamo pensando ad alcuna ipotesi di aprire il capitale
a un partner".
Il portafoglio dell'azienda comprende, oltre a Fernet, marchi
come Brancamenta, il vermut Punt e Mes, Antica Formula, Carpano,
Cointreau, Caffé Borghetti e Candolini, uno dei più noti produttori
italiani di grappe. Nel vino, la presenza avviene attraverso il
brand Villa Branca. Concentrata sul business dei liquori, la
famiglia ha lasciato poco spazio alla diversificazione. Tra le
poche eccezioni si annoverano investimenti nel comparto immobiliare
e una partecipazione assieme ad altre famiglie al club deal di
Tamburi I.P. che nel marzo dello scorso anno portò a rilevare una
quota del 20% di Eataly per 120 milioni di euro.
ofb