Wall Street tratta in calo dopo i dati macroeconomici contrastanti del pomeriggio, mentre in Europa i listini sono in forte ribasso, con il Dax che cede l'1,18%, per colpa delle incertezze greche e del rafforzamento dell'euro. Il Dow Jones lascia sul terreno lo 0,43%, l'S&P 500 lo 0,33% e il Nasdaq Composite lo 0,36%.

"Al di là della revisione del Pil che riguarda il trimestre passato, gli altri dati della giornata non aiutano a fare chiarezza sulla capacità di ripresa degli Usa dopo la debolezza di inizio anno", spiega un analista a MF-Dowjones. "Il Napm di Chicago è andato veramente male e anche la fiducia dei consumatori, anche se leggermente migliore del consenso, è in netto calo da gennaio".

Entrando nel dettaglio dei dati macroeconomici, il Pil Usa del 1* trimestre è stato rivisto dal +0,2% al -0,7%, meglio però di quanto si aspettasse il consenso (-0,8% t/t).

Una delle componenti che ha colpito negativamente il prodotto interno lordo è stata la forte flessione delle esportazioni (-7,6%), sottolinea Filippo Diodovich, strategist di IG, precisando che le imprese statunitensi hanno infatti perso competitivitá con la forza relativa del dollaro nel primo trimestre 2015.

L'esperto fa notare anche il rallentamento della crescita della spesa per consumi. Dopo aver registrato un rialzo del 3,2% e del 4,4% negli ultimi trimestri dello scorso anno, i consumi degli americani hanno mostrato un aumento dell'1,8% nei primi tre mesi. Male anche la componente degli investimenti.

Comunque sia, spiega Diodovich, "le cifre sul Pil non hanno cambiato le aspettative sulle prossime azioni della Fed. Prima del fondamentale meeting del Fomc del 16-17 giugno andranno valutati i dati sull'inflazione e sui non farm payrolls per avere un'idea piú chiara sul reale stato di salute dell'economia americana". L'esperto ritiene comunque che, nonostante le recenti parole dei Governatori centrali, "il rialzo dei tassi d'interesse non sará effettuato nel brevissimo periodo ma solamente nell'ultimo trimestre 2015".

Sempre sul fronte macro, l'indice prezzi Pce (deflatore consumi), sempre nel 1* trimestre, è diminuito del 2% t/t annualizzato, mentre la lettura core è salita dello 0,8% t/t annualizzato a fronte del +0,9% del consenso.

Inoltre l'indice Napm di Chicago è sceso a maggio a 46,2 punti dai 52,3 punti di aprile (53 il consenso). "Il dato è negativo e non è un buon segnale in vista dell'Ism manifatturiero che verrá pubblicato la prossima settimana", spiega un analista, precisando che questi numeri "sollevano dubbi sulla capacitá dell'economia americana di riprendersi dopo la debolezza del 1* trimestre".

Infine l'indice di fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall'Universitá del Michigan, secondo la lettura definitiva, si è attestato a maggio a 90,7 punti (89,5 il consenso), in rialzo dagli 88,6 della lettura preliminare. Tuttavia, fa notare un analista, il dato è ben al di sotto dei 95,9 punti di aprile e soprattutto dei 98,1 di gennaio (massimi da 11 anni).

"Sebbene la perdita di fiducia abbia rallentato a maggio, il declino resta sostanziale in quanto i consumatori hanno assunto prospettive piú modeste su un rimbalzo dell'economia Usa dopo la debole performance del 1* trimestre", sottolinea Richard Curtin, capo economista del Michigan's Survey of Consumers.

Il cambio euro/usd, che è salito anche sopra 1,10 fino a 1,1005, tratta ora a 1,0988, mentre il rendimento del Treasury decennale, dopo essere sceso fino ai minimi intraday al 2,10%, tratta ora al 2,11%, in calo rispetto al 2,14% dell'ultima chiusura.

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it