Piu' colomba di cosi' non si poteva. E i mercati hanno apprezzato: Piazza Affari ha guadagnato ieri il 2,6%, Francoforte il 2,7% e Parigi il 2,2% mentre l'euro è sceso dell'1% rispetto al dollaro a 1,1113. Il messaggio del presidente Mario Draghi, e' stato chiaro: la Bce e' pronta, "avvalendosi di tutti gli strumenti disponibili nell'ambito del suo mandato" a fare tutto il possibile per conseguire l'obiettivo di un'inflazione di poco inferiore al 2% (ad agosto era allo 0,2%), ovvero aumentare il ritmo degli acquisti di bond, ora di 60 miliardi di euro al mese, e prolungare oltre il settembre dell'anno prossimo il Qe.

Per fugare ogni dubbio al riguardo, si legge su MF, Draghi ha annunciato di aver alzato il limite di acquisto per ciascuna emissione di titoli di debito pubblico dal 25 al 33%. La Bce, inoltre, ha rivisto al ribasso sia le stime di crescita del pil che dell'inflazione. E nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio direttivo che ha confermato i tassi d'interesse allo 0,05%, il numero uno dell'Eurotower ha precisato che entro la fine dell'anno il tasso d'inflazione potrebbe essere preceduto dal segno meno (un modo soft per dire che Eurolandia rischia di cadere in deflazione).

Draghi ha di fatto preparato il terreno a un potenziamento del già ampio programma di stimoli. L'istituto di Francoforte si riserva infatti di valutare se le recenti nuove cadute dei prezzi del petrolio, assieme ai segnali di rallentamento delle economie emergenti e le turbolenze dei mercati, avranno o meno "effetti permanenti" su Eurolandia e sull'inflazione, che la Bce considera troppo bassa. "Staremo a vedere se questo effetto e' solo transitorio oppure se e' permanente, e a quel punto decideremo se agire o meno", ha spiegato.

red/abb

 

(END) Dow Jones Newswires

September 04, 2015 02:29 ET (06:29 GMT)

Copyright (c) 2015 MF-Dow Jones News Srl.