La vittoria di Mauricio Macri in Argentina, oltre che destare attenzione per le attese riforme economiche, apre nuovi scenari per i futuri rapporti diplomatici di Buenos Aires nella regione e nello scacchiere internazionale, titola quest'oggi il New York Times.

Il Paese appena ereditato dal leader di "Cambiemos", la coalizione di centro destra vittoriosa nei confronti del "Front for Victory" - principale partito della sinistra peronista guidata da Daniel Scioli con l'appoggio della famiglia Kirchner-, versa in condizioni economiche preoccupanti.

Le attese riposte nel nuovo Presidente argentino sono infatti per lo piu' focalizzate sul versante economico. Il cambio fisso dollaro/pesos, fissato a 9,68 ars, nasconde un'inflazione reale che, in base agli analisti, oscilla tra il 35% e il 45%, valori confermati dal mercato nero, dove un dollaro viene contrattato tra i 14 e i 15 pesos. Indipendentemente dal modo in cui verra' affrontata una svalutazione monetaria, essa avra' forti ripercussioni socioeconomiche nel B/periodo.

Macri ha inoltre condotto la sua campagna elettorale affermando di voler ristrutturare nel Paese l'ampio sistema di sussidi rivolti alle fascie piu' povere, oltre che dare il via ad un nuovo ciclo di accordi commerciali con l'estero.

La razionalizzazzione dei sussidi sara' compito gravoso, data la forte valenza politica dell'argomento. Dalla sua, l'imprenditore ed ex sindaco di Buenos Aires potrebbe sfruttare il dialogo privilegiato con l'elite economica argentina al fine di trovare strategie sistemiche per gli investimenti ed il rilancio del mercato del lavoro. A complicare il progetto vi sono pero' un'instabile maggioranza parlamentare ed un elevato numero di Governatori locali peronisti.

Ad avere un impatto piu' profondo saranno pero' le alleanze politiche su cui Macri basera' la propria azione internazionale, in particolar modo la volonta' di muovere il Paese verso una maggiore collaborazione con il Nord America.

Il primo appuntamento da segnare sara' la prossima riunione del Mercosur - il mercato comune sudamericano di cui fanno parte Argentina, Brasile, ,Paraguay, Uruguay e Venezuela, tutti partecipanti con diritto di veto - fissata per il 21 di dicembre. Macri ha gia' affermato che proporra' agli altri membri plenari del Consiglio la sospensione del Venezuela dall'Organizzazione, a causa "degli abusi e delle persecuzioni" perpetuate dal nuovo presidente venezuelano Nicolas Maduro nei confronti dei suoi oppositori politici. Anche qui la missione e' proibitiva, data la sintonia politica di Brasile e Uruguay con Caracas. Il meeting sara' comunque utile per capire l'impostazione strategica con cui Macri tentera' di far coinciliare le relazioni con gli importanti partner sudamericani ad un nuovo ciclo di rapporti con gli Stati Uniti.

A tal proposito sono da rilevare le parole del Segretario di Stato Usa John Kerry che, complimentandosi con Macri per la vittoria, si e' augurato di "poter ampliare la cooperazione con l'Argentina sulle questioni multilaterali" e si e' dichiarato "fiducioso

per lavorare a stretto contatto con Buenos Aires al fine di promuovere la sicurezza e la prosperità regionale". Parole importanti, se si considera che l'ultima visita di un ministro statunitense in Argentina risale a dieci anni fa.

Ad avvicinare Washington e Buenos Aires, scrive il New York Times, vi sara' poi l'evidente volonta' di Macri di aprire il Paese a nuovi accordi commerciali nel continente ed oltreoceano, alleggerendo le imposte sul commercio internazionale, riducendo i controlli sul capitale e, quindi, distanziandosi dal gruppo di Paesi con cui l'Argentina si e' interfacciata negli ultimi anni, tra cui Cuba, Iran, Russia, Venezuela ed Bolivia, di certo non affini al "Washington Consensus".

Da parte sua il governo statunitense - indipendentemente dal risultato delle elezioni Presidenziali 2016 - potrebbe facilitare la risoluzione del contenzioso tra Buenos Aires e gli hedge fund statunitensi, che vantano un credito da 1,3 mld usd. Il debito deriva dalle speculazioni sul default tecnico del Paese argentino avvenuto nel 2001 ed il pagamento e' stato confermato il toto dalle Corti statunitensi; l'Argentina si e' pero' sempre rifiutata di onorarlo.

Mercati e attori internazionali restano cosi' in attesa di fatti concreti che possano delineare un eventuale riallineamento politico del Paese. Macri, da imprenditore navigato, e' sicuramente consapevole che il tempo concesso non sara' elevato.

mac

giuseppe.mangiaracina@mfdowjones.it

 

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November 27, 2015 06:02 ET (11:02 GMT)

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