Argentina: l'elezioni di Macri potrebbe riallineare politicamente il Paese (Nyt)
27 Novembre 2015 - 12:17PM
MF Dow Jones (Italiano)
La vittoria di Mauricio Macri in Argentina, oltre che destare
attenzione per le attese riforme economiche, apre nuovi scenari per
i futuri rapporti diplomatici di Buenos Aires nella regione e nello
scacchiere internazionale, titola quest'oggi il New York Times.
Il Paese appena ereditato dal leader di "Cambiemos", la
coalizione di centro destra vittoriosa nei confronti del "Front for
Victory" - principale partito della sinistra peronista guidata da
Daniel Scioli con l'appoggio della famiglia Kirchner-, versa in
condizioni economiche preoccupanti.
Le attese riposte nel nuovo Presidente argentino sono infatti
per lo piu' focalizzate sul versante economico. Il cambio fisso
dollaro/pesos, fissato a 9,68 ars, nasconde un'inflazione reale
che, in base agli analisti, oscilla tra il 35% e il 45%, valori
confermati dal mercato nero, dove un dollaro viene contrattato tra
i 14 e i 15 pesos. Indipendentemente dal modo in cui verra'
affrontata una svalutazione monetaria, essa avra' forti
ripercussioni socioeconomiche nel B/periodo.
Macri ha inoltre condotto la sua campagna elettorale affermando
di voler ristrutturare nel Paese l'ampio sistema di sussidi rivolti
alle fascie piu' povere, oltre che dare il via ad un nuovo ciclo di
accordi commerciali con l'estero.
La razionalizzazzione dei sussidi sara' compito gravoso, data la
forte valenza politica dell'argomento. Dalla sua, l'imprenditore ed
ex sindaco di Buenos Aires potrebbe sfruttare il dialogo
privilegiato con l'elite economica argentina al fine di trovare
strategie sistemiche per gli investimenti ed il rilancio del
mercato del lavoro. A complicare il progetto vi sono pero'
un'instabile maggioranza parlamentare ed un elevato numero di
Governatori locali peronisti.
Ad avere un impatto piu' profondo saranno pero' le alleanze
politiche su cui Macri basera' la propria azione internazionale, in
particolar modo la volonta' di muovere il Paese verso una maggiore
collaborazione con il Nord America.
Il primo appuntamento da segnare sara' la prossima riunione del
Mercosur - il mercato comune sudamericano di cui fanno parte
Argentina, Brasile, ,Paraguay, Uruguay e Venezuela, tutti
partecipanti con diritto di veto - fissata per il 21 di dicembre.
Macri ha gia' affermato che proporra' agli altri membri plenari del
Consiglio la sospensione del Venezuela dall'Organizzazione, a causa
"degli abusi e delle persecuzioni" perpetuate dal nuovo presidente
venezuelano Nicolas Maduro nei confronti dei suoi oppositori
politici. Anche qui la missione e' proibitiva, data la sintonia
politica di Brasile e Uruguay con Caracas. Il meeting sara'
comunque utile per capire l'impostazione strategica con cui Macri
tentera' di far coinciliare le relazioni con gli importanti partner
sudamericani ad un nuovo ciclo di rapporti con gli Stati Uniti.
A tal proposito sono da rilevare le parole del Segretario di
Stato Usa John Kerry che, complimentandosi con Macri per la
vittoria, si e' augurato di "poter ampliare la cooperazione con
l'Argentina sulle questioni multilaterali" e si e' dichiarato
"fiducioso
per lavorare a stretto contatto con Buenos Aires al fine di
promuovere la sicurezza e la prosperità regionale". Parole
importanti, se si considera che l'ultima visita di un ministro
statunitense in Argentina risale a dieci anni fa.
Ad avvicinare Washington e Buenos Aires, scrive il New York
Times, vi sara' poi l'evidente volonta' di Macri di aprire il Paese
a nuovi accordi commerciali nel continente ed oltreoceano,
alleggerendo le imposte sul commercio internazionale, riducendo i
controlli sul capitale e, quindi, distanziandosi dal gruppo di
Paesi con cui l'Argentina si e' interfacciata negli ultimi anni,
tra cui Cuba, Iran, Russia, Venezuela ed Bolivia, di certo non
affini al "Washington Consensus".
Da parte sua il governo statunitense - indipendentemente dal
risultato delle elezioni Presidenziali 2016 - potrebbe facilitare
la risoluzione del contenzioso tra Buenos Aires e gli hedge fund
statunitensi, che vantano un credito da 1,3 mld usd. Il debito
deriva dalle speculazioni sul default tecnico del Paese argentino
avvenuto nel 2001 ed il pagamento e' stato confermato il toto dalle
Corti statunitensi; l'Argentina si e' pero' sempre rifiutata di
onorarlo.
Mercati e attori internazionali restano cosi' in attesa di fatti
concreti che possano delineare un eventuale riallineamento politico
del Paese. Macri, da imprenditore navigato, e' sicuramente
consapevole che il tempo concesso non sara' elevato.
mac
giuseppe.mangiaracina@mfdowjones.it
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November 27, 2015 06:02 ET (11:02 GMT)
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