L'Italia faccia la manovra correttiva dei conti pubblici
pari allo 0,2% del Pil entro aprile, o l'Ue aprirá una procedura
di infrazione per debito eccessivo, dopo le previsioni di
primavera, a maggio. Gli squilibri dell'Italia potrebbero essere un
rischio anche per altri Paesi.
E' quanto si legge nella relazione sulla situazione del debito
in Italia pubblicata dalla Commissione Ue. "A meno che le misure
strutturali aggiuntive pari almeno allo 0,2% del Pil che il governo
si è impegnato ad adottare al piú tardi nell'aprile 2017 siano
attuate in modo credibile entro quella data per ridurre il divario
e garantire la conformitá al braccio preventivo nel 2017 (e quindi
nel 2016), il criterio del debito stabilito dal trattato e dal
regolamento dovrebbe essere considerato non soddisfatto".
Tuttavia, "la decisione di raccomandare l'avvio di una procedura
per i
disavanzi eccessivi sará presa solo in base alle previsioni di
primavera
2017 della Commissione, tenendo conto dei dati sui risultati di
bilancio
per il 2016 e dell'attuazione degli impegni di bilancio assunti
dalle
autoritá italiane nel febbraio 2017".
In particolare, nella relazione 2017 sul meccanismo di allerta,
la Commissione ha individuato 13 Stati membri da sottoporre ad un
"esame approfondito": Italia, Bulgaria, Croazia, Cipro, Finlandia,
Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia,
Spagna e Svezia. In tutti i 13 paesi sono stati riscontrati
squilibri o squilibri eccessivi anche nel 2016.
L'Italia presenta squilibri economici eccessivi insieme a
Bulgaria, Francia, Croazia, Portogallo e Cipro. La Finlandia è
ritenuta esente da squilibri economici ai sensi della procedura,
mentre Bruxelles ritiene che Germania, Irlanda, Spagna, Paesi
Bassi, Slovenia e Svezia presentino squilibri economici. Nel caso
della Grecia la sorveglianza degli squilibri e il monitoraggio
delle misure correttive proseguono nel contesto del programma di
sostegno alla stabilità.
Per tre paesi che presentano squilibri eccessivi: Italia, Cipro,
e Portogallo, alla luce delle carenze strutturali persistenti che
emergono dall'esame approfondito, "la Commissione riesaminerà la
sua valutazione a maggio, tenendo conto del grado di ambizione dei
rispettivi programmi nazionali di riforma".
Per quanto riguarda le prossime tappe, il Consiglio europeo
discuterá
quanto rilevato dalla Commissione nelle relazioni per paese e
negli esami
approfonditi inclusi in alcune di esse. Successivamente la
Commissione
terrá incontri bilaterali con gli Stati membri per discutere le
relazioni
per paese. I Vicepresidenti e i Commissari si recheranno negli
Stati
membri per incontrare gli esponenti dei governi e dei
parlamenti
nazionali, le parti sociali e altre parti interessate.
Entro metá aprile gli Stati membri dovrebbero affrontare le
sfide
individuate nei loro programmi nazionali di riforma e nei loro
programmi
di stabilitá o di convergenza (per i paesi non appartenenti alla
zona
euro) in relazione alle finanze pubbliche.
Gli Stati membri dovrebbero coinvolgere strettamente i
parlamenti
nazionali e le parti sociali e garantire la partecipazione di
una piú
ampia gamma di parti interessate al processo di riforma. Gli
Stati membri
saranno invitati inoltre a spiegare in che modo gli enti
regionali e
locali sono coinvolti nella preparazione del programma, in
quanto il
successo dell'attuazione dipende da vari livelli di governo.
Poi, sulla base di tutti questi elementi, nella tarda primavera
la
Commissione presenterá le sue proposte di raccomandazioni
specifiche per
paese incentrate sulle principali sfide che ciascun paese
dovrebbe
affrontare.
"Il debito lordo delle amministrazioni pubbliche in Italia ha
raggiunto il 132,3% del Pil nel 2015, ben al di sopra del valore di
riferimento del 60% del Pil, e l'Italia non ha compiuto progressi
sufficienti verso la conformità al parametro per la riduzione del
debito nel 2015", si legge nell conclusioni del rapporto. Inoltre,
"secondo le previsioni della Commissione l'Italia non rispetterà la
regola del debito né nel 2016 né nel 2017 e il divario è
particolarmente ampio anche a causa del significativo
deterioramento del saldo strutturale dell'Italia, che passerebbe da
-1% del Pil potenziale nel 2015 a -2,5% nel 2018, nell'ipotesi di
politiche invariate. Questo suggerisce a prima vista che il
criterio del debito stabilito dal trattato non sembra soddisfatto,
prima che siano considerati tutti i fattori significativi. In
conformità al trattato, la presente relazione ha preso in esame
anche i fattori significativi".
In sintesi, "il debito pubblico italiano continua a
rappresentare una delle maggiori fonti di vulnerabilità nel medio
periodo e le misure adottate di recente non sono in linea con la
piena attuazione delle passate riforme pensionistiche che sarebbero
necessarie per migliorare la sostenibilità del debito, insieme alle
altre riforme strutturali intese a promuovere la crescita
potenziale nel medio/lungo periodo e a un ulteriore aggiustamento
di bilancio. Un ulteriore rischio per le finanze pubbliche è legato
ai possibili costi sostenuti dal governo per la ricapitalizzazione
delle banche italiane a bassa redditività e per il rimborso degli
obbligazionisti junior retail, nonché per l'emissione di garanzie
per i veicoli di cartolarizzazione dei prestiti in sofferenza"
spiega la Commissione Ue.
Su twitter, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ha
scritto che "nella sua analisi annuale, la Commissione Ue apprezza
l'ampiezza delle
riforme avviate e realizzate dai governi italiani in questi
anni. Il debito/Pil finalmente si è stabilizzato ma è interesse
nazionale ridurlo con un aggiustamento contenuto del percorso di
consolidamento. Gli effetti delle riforme si vedono: la crescita è
tornata, l'occupazione aumenta, il credito funziona meglio. Ma
dobbiamo fare di piú", ha concluso.
pev
eva.palumbo@mfdowjones.it
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February 22, 2017 09:00 ET (14:00 GMT)
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