Gli indizi per parlare di crisi del business del pallone italiano ci sono. Il campionato di calcio italiano è quello che in termini di giro d'affari, di solo 2 miliardi, cresce in misura inferiore rispetto alle altre principali leghe europee (cagr medio dal 2010-11 al 2016-2017 del 6,4%, grafico qui accanto). A ciò vanno aggiunti altri due dati emblematici. Il costante calo delle presenze allo stadio, scese a fine stagione al minimo di 22.217 spettatori a partita in media contro 23.481 spettatori del 2013-2014 e 24.655 del 2012-2013.

La Serie A, scrive Milano Finanza, è così scesa al livello della Ligue 1 - il massimo campionato francese è il meno importante d'Europa - che ha una media di 22.251 spettatori. E anche in tv, nonostante la presenza di una doppia offerta a pagamento (un unicum nel Vecchio Continente, almeno in ambito televisivo), gli aficionados sono sempre meno: il torneo 2012-2013 tenne incollati davanti ai teleschermi di Sky Italia e Mediaset Premium complessivamente 360,99 milioni di telespettatori, mentre alla fine della stagione 2015-2016 il dato totale era calato a 310,66 milioni: una perdita di oltre 50 milioni di telespettatori, nonostante il fatto che gli abbonati alle due piattaforme non siano mai diminuiti: 4,8 milioni per la pay di Rupert Murdoch, due milioni per la rivale dei Berlusconi.

Un quadro non brillantissimo al quale si sono aggiunti altri due casi recenti. L'asta per i diritti relativi alle immagini delle stagioni 2018-2021 della Serie A, andata in scena sabato 10, è saltata. La Lega e l'advisor Infront si aspettavano offerte per un controvalore superiore al miliardo (la cifra incassata, su base annua, nel 2014), anzi oscillanti tra 1,2 e 1,4 miliardi e invece solo Sky di fatto si è presentata ai nastri di partenza mettendo sul piatto 440 milioni in tutto per due pacchetti, quello dedicato al satellite (le partite di Juventus , Milan, Inter e Napoli, oltre a quelle delle neo-promosse Spal, Verona e Benevento), e quello dedicato ai match delle altre squadre cosiddette minori. Altri 50 milioni a stagione li ha messi sul piatto il gruppo internazionale Perform per acquisire i due pacchetti destinati al web (C1 e C2): una cifra nettamente inferiore alla base d'asta indicata. Mentre Mediaset si è chiamata fuori all'ultimo, presentando tra l'altro un esposto all'Antitrust sulla composizione dei pacchetti. Discovery, inizialmente interessata, non ha schierato la piattaforma Eurosport. Tim non ha gareggiato per l'offerta destinata agli over-the-top e neppure Amazon si è palesata.

red/lab

 

(END) Dow Jones Newswires

June 19, 2017 02:34 ET (06:34 GMT)

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