Il presidente del Brasile, Michel Temer, è stato formalmente accusato di corruzione davanti al Supremo tribunale federale dalla procura generale brasiliana, guidata da Rodrigo Janot, sulla base delle denunce fatte dall'imprenditore pentito Joesley Batista.

Secondo l'ex numero uno della Jbs, leader mondiale della produzione della carne, Temer avrebbe guidato un gruppo di politici che agivano come un "sindacato criminale", accettando tangenti in cambio di finanziamenti da parte di banche statali e di favori a livello di regolamentazione.

Un rappresentante del presidente brasiliano ha rifiutato di rilasciare commenti sull'accaduto, in precedenza però Temer ha negato le accuse affermando di non volersi dimettere. Per iniziare il processo davanti alla Corte Suprema del Paese è necessario il voto di due terzi del Congresso.

Lanciata nel 2014, l'operazione "Lava Jato" è passata dall'occuparsi di riciclaggio di denaro a diventare la più grande macchina anti corruzione di sempre. Le indagini hanno alimentato uno stato di turbolenza politica quasi costante, contribuendo alla più profonda crisi economica del Brasile da più di un secolo e portando nel 2016 all'impeachment dell'ex presidente, Dilma Rousseff.

Con la nomina di un secondo capo dello Stato in poco più di un anno, alcuni brasiliani hanno iniziato a chiedersi se il prezzo che il Paese sta pagando per sradicare la corruzione dal Paese non sia troppo alto. La produzione economica pro capite del Brasile è scesa di circa l'11% da quando "Lava Jato" è entrata in azione, portando milioni di lavoratori a perdere la loro occupazione. Inoltre, secondo gli economisti, con un deficit di bilancio superiore al 9% del Pil, il Paese ha disperatamente bisogno di fare delle riforme per evitare una potenziale crisi del debito.

Il Tribunal Superior Eleitoral, noto come Tse, ha assolto Temer dall'accusa di aver ricevuto fondi illeciti per la campagna elettorale del 2014, un caso che avrebbe potuto costringerlo alle dimissioni. "Non si può sostituire un presidente ogni ora, anche se si vuole", ha dichiarato il presidente del Tse, Gilmar Mendes. La decisione è stata ampiamente criticata anche dalla stampa locale, con il quotidiano O Globo che ha titolato "il Tse ignora le prove".

A tutta questa situazione però, i cittadini brasiliani non hanno risposto con le proteste di piazza che hanno scosso il Paese nel 2013 e nel 2016. "Senza il sostegno della popolazione, l'operazione lava jato non si sarebbe concretizzata e senza il suo appoggio morirà prima di quanto dovrebbe", ha dichiarato Carlos Fernando dos Santos Lima, procuratore della prima task force anti corruzione.

Per la classe politica del Paese, le indagini costituiscono un grave pericolo, soprattutto dopo la testimonianza di Batista, che ha distrutto la convinzione di molti politici secondo cui il Governo di Rousseff sarebbe stato un "agnello sacrificale per i procuratori, mentre è stata soltanto la prima vittima di un processo di cambiamento politico più profondo", ha commentato Chris Garman, political analyst di Eurasia Group.

Il Partito del Movimento Democratico Brasiliano, Pmdb, starebbe agendo dietro le quinte per influenzare la scelta di un nuovo procuratore generale in sostituzione a Janot, quando il suo mandato terminerà a settembre. Lo ha riportato un senatore del movimento stesso. "Vogliamo votare le necessarie riforme per liberarci dalla dittatura dei procuratori", ha dichiarato Darcísio Perondi, membro de Congresso e del Pmdb, "Temer è indispensabile", ha aggiunto.

Tuttavia, la scarsa popolarità dell'attuale presidente, con solo il 7% dei brasiliani che approva il suo Governo, secondo un sondaggio di Datafolha, limita la disponibilità degli altri politici ad esporsi per Temer. "Molti deputati sono preoccupati riguardo alla loro possibilità di essere rieletti", ha riferito David Fleischer, professore di scienze politiche dell'Università di Brasília.

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June 27, 2017 02:57 ET (06:57 GMT)

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