Il presidente del Brasile, Michel Temer, ha ribadito la

volontà di rimanere alla guida del Paese, respingendo le accuse di

corruzione rivoltegli dalla procura generale.

Temer, che avrebbe accettato circa 150.000 dollari in tangenti, ha

ribadito la sua innocenza ed ha respinto le accuse come "fittizie".

Inoltre, il presidente ha screditato le prove, fornite dall'imprenditore

pentito, Joesley Batista, ex presidente del gigante Jbs Sa, definendolo un

"bandito confessato".

"Vogliono fermare il Paese e il Governo con accuse fragili e precarie",

ha commentato il presidente del Brasile, riferendosi al procuratore

generale, Rodrigo Janot, e al suo team. "Non è una cosa da prendere alla

leggera, quando si accusa la presidenza dello Stato, è necessario

procedere con la massima cautela e avere prove robuste. Le accuse non

possono essere insinuazioni", ha proseguito Temer.

Lo scandalo si è trasformato in un vero e proprio conflitto nel Paese,

da quando le accuse di Batistas sono diventate pubbliche a maggio. La

"battaglia" vede contrapporsi da un lato Temer e i politici più

conservatori, suoi principali sostenitori, e dall'altro i procuratori, che

stanno portando avanti la più grande operazione anti-corruzione nella

storia del Brasile, e che alleati con le forze di opposizione al Governo,

spingono per ottenere le dimissioni anche dell'attuale presidente, per la

seconda volta in poco più di un anno.

Nelle prossime settimane è attesa la riunione del Congresso, dove due

terzi dei legislatori dovranno votare per consentire il processo contro

Temer davanti alla Corte Suprema. Se ciò non dovesse accadere, il

presidente verrebbe sospeso dal suo incarico per un massimo di 180 giorni.

Molti analisti ritengono che il presidente del Brasile goda attualmente

del sostegno politico di cui ha bisogno per respingere definitivamente le

accuse. "Ma nuovi fatti potrebbero emergere e cambiare lo scenario", ha

riferito Thiago Vidal, political scientist di Prospectiva Consulting Inc.

Altri ex presidenti, tra cui Luiz Inácio Lula da Silva e Fernando Henrique

Cardoso, hanno incoraggiato Temer ad indire elezioni anticipate e a

dimettersi prima che il suo mandato termini alla fine del prossimo anno.

Tuttavia il presidente e i suoi più fedeli alleati ritengono che un

simile scenario danneggerebbe le riforme economiche messe in piedi

dall'attuale amministrazione, tra cui la revisione del sistema

pensionistico, proprio nel momento in cui il Brasile sta emergendo dalla

sua più profonda recessione.

"Nell'anno in cui sono stato in carica, ho lavorato per abbassare

l'inflazione, per ridurre i tassi d'interesse, per creare posti di lavoro

e per uscire dalla recessione", ha dichiarato Temer, il quale ha aggiunto,

non so come Dio mi abbia messo in questa situazione, a dover affrontare un

incarico così difficile, ma sicuramente è mio compito portarlo a termine".

"Il Paese non troverà stabilità senza prima andare ad elezioni. In alcun

modo", ha commentato José Guimaraes, membro al Congresso del Partito dei

Lavoratori.

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June 28, 2017 03:22 ET (07:22 GMT)

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