Metà offerta di diritti e metà private placement. È stato
strutturato in questo modo il rafforzamento patrimoniale che Banca
Carige lancerà domani sul mercato. Un deal smontato, spiega l'a.d.
Paolo Fiorentino in una intervista rilasciata a Class Cnbc
(televisione del gruppo Clss E. che assieme a DowJones&Co.
controlla questa agenzia) e ripresa da MF, e rimontato in corsa nei
caldissimi giorni di giovedì 16 e venerdì 17, quando il top manager
ha vinto le forti resistenze del consorzio di garanzia.
'L'operazione che abbiamo congegnato', spiega il banchiere,
'prevede la partecipazione dei soci storici, ma anche il
coinvolgimento di fondi italiani e internazionali. In questo modo
abbiamo profilato verso il basso il rischio di esecuzione
dell'aumento che domani (oggi per chi legge, ndr) dovrebbe ottenere
il via libera di Consob e Borsa Italiana'.
Domanda. Che cosa è successo esattamente nella frenetica notte
tra mercoledì 15 e giovedì 16, quando il consorzio ha ritirato la
garanzia?
Risposta. Il mercato può aver avuto la percezione che il nostro
profilo di rischio fosse cambiato all'improvviso, ma per la verità
gli umori erano mutati già da qualche giorno. Quando eravamo
partiti per il road show, l'aumento di capitale esercitava ancora
una forte attrattiva sugli investitori, soprattutto per il piano
draconiano di pulizia a cui è ancorato e per gli upside legati alla
struttura della banca. In quei giorni abbiamo registrato interesse
da parte di numerosi investitori, anglosassoni e non solo.
D. E poi cosa è successo?
R. Sono subentrati due elementi. Da un lato l'ormai famigerato
addendum della signora Danièle Nouy ha creato incertezza. Anche se
nel mondo della finanza i fattori di correlazione si sono
enormemente ridotti, la Bce continua a produrre effetti
significativi sui mercati. Nello specifico l'addendum ha alterato
la percezione di rischio del nostro piano. In secondo luogo gli
investitori si sono concentrati sugli annunci di un nostro
concorrente (il Credito Valtellinese , ndr) che si è proposto
obiettivi molto ambiziosi in termini di non performing exposure e
non performing loan, facendo credere che quelli fossero i nuovi
parametri della Vigilanza. E questo malgrado il fatto che i nostri
parametri siano già superiori ai target fissati da Bce.
D. Questo nuovo contesto come ha cambiato la struttura
dell'operazione?
R. Per ridurre la percezione del rischio siamo intervenuti sul
combinato dell'aumento di capitale, aggiungendo la componente di
private placement. In sostanza un gruppo di investitori ha
sottoscritto impegni di primo accollo, opzionando quote
dell'eventuale inoptato che, nella versione precedente
dell'operazione, sarebbero rimaste in carico al consorzio di
garanzia. La novità è ancor più rilevante per una banca come la
nostra dove la componente retail è sempre stata molto forte e
rappresenta circa il 60% degli azionisti. Ci auguriamo peraltro che
molti di questi soci aderiscano alla nostra offerta.
D. A quanto arrivano gli impegni di sottoscrizione che avete
raccolto?
R. Siamo vicini ai 300 milioni circa, oltre metà dell'importo
dell'aumento di capitale. Questo cambiamento deciso in corsa ci ha
fatto perdere un paio di giorni rispetto alla tabella di marcia. Il
vantaggio però è che il profilo di rischio dell'operazione cambia
radicalmente. Per la prima volta in Italia una banca in difficoltà
ce la fa da sola, con le proprie forze, senza chiedere l'aiuto dei
contribuenti.
D. Che tipologia di investitori avete coinvolto?
R. Ci sono istituzionali italiani ed esteri che stanno guardando
con grande interesse alle prospettive di crescita del nostro piano
industriale. Tra questi il fondo Algebris ha dichiarato
ufficialmente la volontà di entrare nel capitale con una quota del
2%. Va poi considerato il contributo che potrebbe arrivare dal
liability management exercise. Intesa , Unipol e Generali
dovrebbero infatti utilizzare in parte l'equity kicker per entrare
nella compagine sociale e difendere la loro posizione. Una
sessantina di milioni del nostro aumento è riservata proprio a
questa opzione.
D. Ha accennato all'addendum della Bce. Quanto potrebbe
concretamente cambiare la vostra strategia?
R. Prima di avere un quadro completo, aspettiamo di conoscere il
piano della signora Nouy. Vale comunque la pena ricordare che i
nostri ratio erano già stati concordati con la Bce, in particolare
per quanto concerne gli unlikely to pay. Questa specifica categoria
di crediti deteriorati avrà un coverage a fine piano al 42,7% nel
2020 che si confronterà con il 67% circa degli npl. Si tratta di
livelli molto alti per il sistema bancario italiano. Alla luce di
questa premessa, non prevediamo di cambiare i nostri ratio, non
solo perché sono già stati validati, ma perché ci sembrano davvero
molto ortodossi. Va da sé che, nelle prossime settimane, cercheremo
di capire più a fondo l'effetto della nuova normativa non solo su
Carige (che sarà marginalmente interessata), ma sul resto del
sistema.
D. Un altro cardine del vostro piano è la cessione degli npl.
Come procede il programma di smaltimento?
R. Il nostro piano prevede una netta riduzione delle sofferenze.
Sabato abbiamo annunciato una trattativa in esclusiva con Credito
Fondiario per un portafoglio da 1,2 miliardi di valore nominale. Se
a questo si aggiunge lo stock da circa un miliardo già ceduto a
giugno, contiamo di deconsolidare npl per 2,2 miliardi entro la
fine dell'anno rispetto a un portafoglio di partenza di circa 3
miliardi.
D. Vi aspettate un prezzo di cessione penalizzante?
R. Per la verità le offerte ricevute sono tutte al di sopra del
prezzo di uscita previsto dal piano. Insomma la qualità del nostro
portafoglio è tale per cui ci aspettiamo di avere meno perdite
rispetto al previsto e di recuperare un po' di capitale.
D. La famiglia Malacalza si è impegnata a sottoscrivere il
proprio 17,6% e ha chiesto autorizzazione per salire al 28%. Che
ruolo sta giocando il primo azionista?
R. Al di là degli impegni scritti assunti la scorsa settimana,
la famiglia Malacalza ha sempre manifestato la volontà di
partecipare all'aumento. Personalmente non ho mai avuto dubbi sul
fatto che l'operazione li avrebbe coinvolti e che senza di loro
l'operazione non sarebbe mai partita. Il vero elemento di novità e,
inizialmente, di attrito con le banche del consorzio è stato dover
coinvolgere fin dall'inizio altri investitori. Oggi però questo
aspetto è stato risolto e il nostro aumento può dirsi completamente
indirizzato. Non si tratta di un aspetto di poco conto. Dopo il
liability management exercise e le cessioni, l'aumento è infatti il
terzo pilastro del nostro piano. Un pilastro che, prima degli
impegni sottoscritti alla fine della scorsa settimana, risultava in
balìa del mercato e che oggi può dirsi indirizzato. Mi permetta di
dire che è stato un goal in finale ai supplementari.
D. Nell'equity story che state presentando al mercato, che ruolo
gioca l'autonomia di Carige ?
R. Non ho un'idea su quale potrebbe essere il destino di Carige
, ma credo che l'industria del credito sia destinata al
consolidamento. Solo in questo modo gli istituti potranno
affrontare la pressione sui margini, la necessità di economie di
scala e la crescente mole di normative e controllori. Il
consolidamento è inesorabile e, in tale contesto, Carige vuole
stare al tavolo delle trattative con il vestito in ordine.
D. Intanto l'aumento di capitale modificherà l'assetto azionario
della banca. State già discutendo di governance con i futuri
soci?
R. Al momento no. È legittimo però che, dopo aver investito
parecchi quattrini, qualche investitore si faccia sentire nelle
prossime assemblee. Il tema vero è che avere investitori
istituzionali e industriali di taglio internazionale farà bene alla
governance. Farà bene ai nostri processi e ci eviterà di ricadere
negli errori nel passato.
D. Come convincerebbe il retail ad aderire all'aumento?
R. A mio avviso, partecipare è fondamentale perché c'è la
possibilità di salire su un'operazione che rende il titolo
conveniente sul piano economico. Molti fattori giocano a favore di
questo apprezzamento, dalla pulizia di bilancio alla riduzione
della base dei costi. Senza dimenticare le opportunità offerte da
un consolidamento successivo. I piccoli azionisti avranno insomma
la possibilità di recuperare almeno una parte del valore perso
finora.
D. Che opportunità vede invece per dipendenti e correntisti?
R. Per quanto riguarda i dipendenti, è prezioso ricordare che lo
sciopero previsto per domani è stato revocato da quasi tutte le
sigle. Trovo che sia stata una grande prova di maturità. Sui
correntisti dico: la Liguria ha bisogno di una banca forte come
Carige . Vogliamo essere un istituto che sostenga le piccole
imprese, gestisca i risparmi dei clienti e diventi il motore per la
ripresa economica della Regione. Per fare tutto questo abbiamo
bisogno del supporto dei nostri correntisti.
red
(END) Dow Jones Newswires
November 21, 2017 02:10 ET (07:10 GMT)
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