Euro ai massimi da tre anni, spinto dal livello record toccato a dicembre dall'indice Pmi manifatturiero della zona euro a 60,6 punti dai 60,1 di novembre. Considerando le tre maggiori economie dell'unione monetaria, il Pmi della Francia è salito a 58,8 punti, quello della Germania ha raggiunto quota 63,3, mentre quello dell'Italia ha subito una limatura a 57,4 punti, mantenendosi comunque ben al di sopra della soglia dei 50 punti che divide le fasi di espansione economica da quelle di contrazione. L'attività manifatturiera sta andando bene anche negli Stati Uniti, dove il relativo indice Pmi a dcembre è salito ai massimi da marzo 2015, a 55,1 punti. Segnali di miglioramento anche in Cina, dove l'analogo indice è salito a 51,5 da 50,8 di novembre, il dato più elevato degli ultimi quattro mesi.

La situazione, scriev MF, è tale che un po' in tutto il mondo le fabbriche cominciano a fare fatica a tenere il passo della domanda. A questa sfida si può rispondere creando nuovi posti di lavoro o aumentando gli investimenti. Ma c'è anche l'ipotesi che le imprese reagiscano aumentando i prezzi, dando una spinta all'inflazione tale da frenare l'espansione della domanda. "Un elemento chiave da tenere in considerazione nel 20018", ha osservato Larry Hatheway, capo economista di Gam, "è la possibile accelerazione dell'inflazione. È importante perché è quasi del tutto non anticipata dai mercati, ma sembra probabile dal punto di vista delle condizioni macroeconomiche". Ecco perché l'euro ieri ha guadagnato lo 0,4% sul dollaro a 1,2057, toccando un massimo di giornata a 1,2083: negli Usa la stessa Federal Reserve prevede tre rialzi dei tassi d'interesse nel 2018, mentre le stime sull'inflazione della Bce suggeriscono invece che per quest'anno e il prossimo non ci sono le condizioni per farlo, restando l'inflazione al di sotto dell'obiettivo di un livello di poco inferiore al 2%.

red/lab

 

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January 03, 2018 02:21 ET (07:21 GMT)

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