Cristian D''Ior (ISP)

- 21/9/2010 14:09
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
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ROMA (MF-DJ)--Sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Roma il presidente

dell'Istituto per le Opere Religiose (Ior), Ettore Gotti Tedeschi, e un altro top manager dell'istituto vaticano per

violazione del decreto legislativo 231 del 2007, ovvero la normativa di attuazione della direttiva Ue sulla prevenzione

del riciclaggio.

L'iscrizione e' legata al sequestro preventivo, firmato dal gip Maria Teresa Covatta

su richiesta dell'aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava ed eseguito ieri, di 23 dei complessivi 28 milioni

di euro che si trovavano su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano. fra francesca.chiarano@mfdowjones.it


Speriamo non finisca anche lui sotto un ponte .....


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10 Commenti
1
1 di 10 - 21/9/2010 14:19
remolcador N° messaggi: 8795 - Iscritto da: 03/5/2009
[quote=duca minimoSperiamo non finisca anche lui sotto un ponte

Direttamente dentro un pilone del futuro ponte sullo Stretto. Si risparmia sul cemento e costa meno che spedirlo a Londra.
2 di 10 - 21/9/2010 14:23
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


Sodoma e Gomorra .....e noi ancora in giro a fare "questioni morali" .....

San Michele , aiutaci tu !
3 di 10 - 21/9/2010 14:25
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

Cavolo ! Ma chi ha aggiunto il grafico di INTESA SAN PAOLO ? Non sarò stato mica io ? Chi vi ha detto di MITTEL questo "piccolo" grafico ?
4 di 10 - 26/9/2010 10:13
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

«Fermiamoci, prima che sia tardi». Nel testo anche qualche avvertimento

Gianfranco Fini comincia con un «purtroppo». E conclude la sua video-arringa sull’affaire Montecarlo con «ho certamente la coscienza a posto». Nove minuti e pochi secondi, per descrivere come una politica «deprimente», sia giunta «a una lotta senza esclusioni di colpi che nel distruggere l’avversario, distrugge la democrazia». Da qui, l’avvertimento: «Fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi».

Il volto di Fini non concede emozioni. Il discorso mandato via liscio, quasi a memoria, riparte dal 29 luglio. «Da quando sono stato di fatto espulso dal Pdl con accuse risibili, evidentemente perché a qualcuno da fastidio che da destra si parli della cultura della legalità». Chiari i riferimenti. Poi, la prima rivendicazione: «In 27 anni di Parlamento non sono mai stato sfiorato da sospetti illeciti e non ho mai ricevuto un avviso di garanzia». Passaggio propedeutico a Gianfranco Fini per alzare il dito contro chi «auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier, perché oggi tocca al premier domani potrebbe toccare al presidente della Camera».

Quindi, il nodo Montecarlo. I fatti, così li definisce la terza carica dello Stato. Dall’eredità Colleoni, a quei 55 metri quadrati nel Principato, alla vendita di quell’immobile, «fatiscente», precisa Fini, l’11 luglio del 2008. Fatti per i quali «so di dovere agli italiani chiarezza», non foss’altro perché, spiega, «il prezzo della vendita, 300 mila euro è stato oggetto di buona parte del tormentone estivo», ma anche perché sulla congruità della cifra è in corso un’inchiesta giudiziaria.

E così, Fini aggiunge: «I miei uffici lo considerarono adeguato». E si chiede: «Si poteva spuntare un prezzo più alto? E’ possibile. E’ stata una leggerezza? Forse». Di certo, e qui il nodo vero, che nonostante le spiegazioni di ieri il giallo resta. «Solo dopo la vendita - dice Fini ribadendo quanto già detto - ho saputo che in quella casa viveva il signor Giancarlo Tulliani». E già, il fratello della moglie, che nonostante «un’arrabbiatura colossale, non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo - afferma - gliel’ho chiesto, e spero che lo faccia».

Auspici certo, raccomandazioni pure. Ma la proprietà dell’immobile, dunque, di chi è? Di Tulliani, come sostiene il ministro della Giustizia di Santa Lucia e come molti pensano? Pure Fini se lo chiede, e ammette: «Non lo so. Egli ha sempre negato con insistenza. Restano i dubbi? Anche a me. Ma se dovesse emergere - scandisce Fini - con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita non esiterei a lasciare la presidenza della Camera».

E’ il passaggio più delicato del video-messaggio. Un passaggio sul quale, però, il numero uno di Montecitorio tiene a sottolineare che, comunque, in questa «vicenda non ci sono appalti, non c’è concussione né corruzione». Come dire: pronto a lasciare «non per responsabilità personali, ma perché lo impone l’etica pubblica». Un tema, quello dell’etica pubblica, che probabilmente induce Fini anche a correggere il tiro rispetto ai suoi fedelissimi, che nelle ultime ore sulla rotta Santa Lucia-Montecarlo avevano ipotizzato la mano dei servizi segreti. «La lealtà istituzionale della nostra intelligence è fuor di discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del sottosegretario Letta e di De Gennaro». Certo «la campagna di delegittimazione della mia persona - argomenta il presidente dei deputati - si è avvalsa di personaggi torbidi e squalificati. Penso a faccendieri professionisti a spasso nel Centro America». Fini non cita Valter Lavitola, editore e direttore del giornale «Avanti» ma il riferimento è chiaro. Così come sono chiari i richiami al ruolo dell’informazione, definita «caposaldo di una società aperta e democratica». Ma proprio per questa ragione, afferma Fini, «giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati per colpire a qualunque costo l’avversario». Non cita nomi, né cognomi ma parla di «notizie che non sono più il fine ma il manganello». Da qui l’invito, «chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi», poi un auspicio, «riprendiamo il confronto: duro come è giusto che sia, ma civile e corretto. Gli italiani si attendono che la legislatura continui». Infine, a Berlusconi: «Mi auguro che tutti a partire dal presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sarà gli italiani sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda ho certamente al coscienza a posto».
5 di 10 - 01/10/2010 13:56
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
«Non abbiamo nulla da nascondere. Abbiamo chiesto noi di essere interrogati, tutto è stato fatto secondo le regole. C'è stato un equivoco, speriamo di avere chiarito in questa sede». Il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, interrogato dai magistrati di Roma che lo indagano per omesse dichiarazioni in violazione della normativa antiriciclaggio, insieme al d.g. Paolo Cipriani, ha ribadito quanto sostenuto pubblicamente nei giorni scorsi: alla base della vicenda che ha portato al sequestro preventivo allo Ior di 23 milioni di euro, depositati presso una filiale romana del Credito Artigiano, c'è stato «un errore, un malinteso tra istituti bancari».

L'interrogatorio di Gotti Tedeschi e Cipriani, accompagnati dall'avvocato Vincenzo Scordamaglia, è durato quattro ore. La linea difensiva seguita davanti al procuratore aggiunto Nello Rossi e al sostituto Stefano Rocco Fava ha ricalcato quella ufficiale già sostenuta dall'Avvenire, dall'Osservatore romano e dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. La somma sequestrata, è la tesi, serviva allo Ior ad acquisire titoli di Stato tedeschi. A tal fine la banca vaticana, lo scorso 6 settembre, ordinò al Credito Artigiano di trasferire parte dei 23 milioni depositati sul proprio conto alla Jp Morgan di Francoforte, indicando i soggetti e lo scopo dell'operazione. Ed è qui che sarebbe stato commesso l'errore. Per i magistrati lo Ior e i suoi massimi rappresentanti avrebbero chiesto al Credito Artigiano di eseguire operazioni vietate dalla legge. La normativa antiriciclaggio prevista impone infatti alla banca vaticana di impegnarsi formalmente con gli istituti di credito italiani a identificare i propri clienti e ad assolvere agli obblighi di verifica.

Nel caso del Credito Artigiano gli accordi con lo Ior per applicare la normativa in materia di antiriciclaggio erano ancora in fase di definizione e non erano applicabili. «Era un'operazione di giroconto, di tesoreria – ha spiegato Gotti Tedeschi ai pm – il cui destinatario era lo stesso Ior su conto di sua pertinenza. A testimoniare ulteriormente la nostra buona fede va ricordato che lo stesso giorno lo Ior ha fatto un'altra operazione analoga tra la Deutsche Bank Italia a la Deutsche Bank tedesca. Sarà pure potuto sfuggire un errore, non so dire di chi, ma sempre involontario». Il presidente dello Ior ha quindi ricordato che «la Santa Sede ha attivato intensi e fecondi contatti con la Banca d'Italia, con l'Ue e con tutti gli organismi internazionali competenti, dall'Ocse al Gafi (Financial action task force), al fine di arrivare, entro fine anno, al completamento di tutte le procedure necessarie all'inclusione della Santa Sede nella "white list" dell'Ocse che riunisce i paesi che aderiscono alle norme antiriciclaggio».

E vissero tutti felici e CONTANTI !
6 di 10 - 01/10/2010 13:58
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
http://www.youtube.com/watch?v=RjYZtxMhMHs
7 di 10 - 01/10/2010 13:59
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
http://www.youtube.com/watch?v=RjYZtxMhMHs
8 di 10 - 22/3/2013 20:31
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
http://www.youtube.com/watch?v=KC9wgUK55Nc
9 di 10 - 09/7/2013 08:20
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Corruzione, monsignor Scarano collabora con magistrati, domani Riesame -fonti 08/07/2013 16:12 - RSF

ROMA, 8 luglio (Reuters) - Monsignor Nunzio Scarano, il prelato arrestato insieme a un ex agente dei servizi segreti italiani e a un broker finanziario con l'accusa di aver cercato di fare rientrare in Italia 20 milioni di euro in contanti, è stato interrogato oggi per tre ore dai magistrati, riferiscono fonti legali.

Secondo le fonti, Scarano collabora coi magistrati e il suo verbale è stato secretato.

Il suo arresto e quelli degli altri due accusati rientrano nell'ambito diun'indagine scaturita dalla più ampia inchiesta sullo Ior, la banca vaticana, condotta dalla procura capitolina.

Un'indagine interna avviata dalla banca vaticana dopo l'arresto del monsignore ha rilevato "evidenti mancanze", ha riferito la scorsasettimana una fonte.

Scarano, 61 anni, è stato recentemente sospeso dal ruolo di contabile dell'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa). E' già indagato a Salerno per il crack del Pastificio Amato.

Ora i magistrati loaccusano di corruzione e calunnia, mentre il carabiniere Giovanni Maria Zito - che all'epoca dei fatti faceva parte dell'Aisi - e il broker Giovanni Carenzio sono indagati soltanto per corruzione. Nel primo interrogatorio il prelato, arrestato il 28giugno, aveva comunque respinto le accuse.

Secondo gli inquirenti un anno fa i tre avrebbero cercato di fare rientrare dalla Svizzera a bordo di un aereo privato 20 milioni in contanti, appartenenti ad armatori salernitani amici di Scarano. Gli armatori Paolo e Cesare D'Amico negano che il denaro al centro dell'indagine fosse il loro. Maurizio D'Amico non si è invece presentato dai magistrati. Tutti e tre sono stati iscritti nel registro degli indagati.

Domani, intanto, è attesoil pronunciamento del Tribunale del Riesame sulla richiesta di scarcerazione o, in seconda battuta, di arresti domiciliari per Scarano, presentata dai suoi legali.
10 di 10 - 25/7/2013 18:14
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Vaticano e Italia vicini ad accordo su scambio informazioni finanziarie -fonti 25/07/2013 15:30 - RSF

* La firma dell'accordo potrebbe essere questione di giorni
* L'Italia interessata ad acquisire altri dati bancari sul Vaticano
* Servono altri passi per normalizzare le attività bancarie

di Lisa Jucca e Massimiliano Di Giorgio ROMA, 25 luglio (Reuters) - L'Italia e il Vaticano stanno per stringere un accordo che consentirebbe per la prima volta uno scambio regolare di informazioni finanziarie per contrastare il riciclaggio, hanno riferito a Reuters diverse fonti con una conoscenza diretta della situazione.

L'accordo avrà la forma di un Memorandum of understanding fra l'Aif, cioè l'unità di intelligence finanziaria vaticana, e la Uif, l'omologo italiano che è un organismo indipendente con sede presso la Bancad'Italia.

La stretta sul protocollo giunge in un momento in cui il Vaticano sta compiendo grossi sforzi per riformare l'Istituto per le opere di religione (Ior), detta anche spesso "la banca del Papa", da trent'anni al centro di scandali. L'intesa rappresenterebbe un primo significativo passo verso la normalizzazione delle relazioni bancarie con l'Italia.

Il Vaticano ha già firmato accordi del genere con altri Paesi, in particolare con gli Stati Uniti. Ma quello con l'Italia avrebbe unruolo-chiave, dato l'ampio numero di transazioni che passano attraverso la Penisola.

Il Vaticano dovrà dare prova della sua reale volontà di collaborare con le autorità italiane, prima che Bankitalia elimini il divieto sulle transazioni direttetra le banche con sede in Italia e lo Ior, hanno detto due fonti che conoscono direttamente la situazione.

Le operazioni finanziarie del Vaticano sono attualmente nel mirino della magistratura italiana, dopo l'arresto di un prelato, NunzioScarano, nell'ambito di un'inchiesta sul tentato rientro in Italia di 20 milioni di euro in contanti dalla Svizzera. (news)
La Procura di Roma ha anche indagato l'ex direttore e l'ex vice direttore dello Ior con l'accusa di aver violatole norme anti-riciclaggio. (news)
Tre fonti con conoscenza diretta dei fatti hanno detto che i negoziati sono a un livello avanzato e che un accordo, a meno di ostacoli dell'ultimo minuto, potrebbe arrivare "a giorni".

Una quartafonte ha detto che una bozza del memorandum è già pronta e attende solo di essere firmata.


ACCESSO PIU' RAPIDO AI DATI
L'accordo punta a fissare una cornice per la condivisione delle informazioni su operazioni transazioni finanziarie tra i due stati. La cooperazione amministrativa tra le due autorità sarebbe un modo più veloce per accedere a dati bancari sensibili, piuttosto che passare attraverso rogatorie giudiziarie internazionali.

Secondo la bozza dell'accordo, lo scambiod'informazioni potrebbe avere un effetto retroattivo, per consentire un esame più accurato di casi sospetti.

Aif e Uif potrebbero fornire informazioni sulle transazioni finanziarie ai magistrati, se si imbattessero nelle prove di reatifinanziari.

"Siamo favorevoli a qualsiasi passo che migliori la collaborazione tra le due giurisdizioni", ha detto a Reuters un portavoce dello Ior.

Le banche con sportelli in Italia hanno interrotto di fatto le operazioni con lo Ior nel2010, dopo che la Banca d'Italia ha imposto agli istituti locali criteri più stretti.

Un rapporto del 2012 di Moneyval, il comitato di esperti anti-riciclaggio del Consiglio d'Europa, indica che il Vaticano non è riuscito finora a rispettarealcuni importanti standard di trasparenza finanziaria.

Con una decisione senza precedenti, lo Ior ha affidato a un team di esperti l'analisi dei suoi circa 18.900 conti, nella speranza di identificare transazioni sospette. Il rapporto sui contidello Ior di Scarano, visto da Reuters, è già pronto e riguarda gli ultimi 10 anni di attività.

Moneyval deve valutare nei prossimi mesi i progressi compiuti dalla santa Sede per combattere il riciclaggio.

Per la piena normalizzazione dellerelazioni bancarie tra Italia e Vaticano, però, ci vorrebbe ancora l'adeguamento ai criteri di Moneyval e un decreto firmato dal ministero delle Finanze, ha etto a Reuters una delle fonti.

L'Aif e la Banca d'Italia hanno declinato ogni commento in merito.

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