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maria stella 1
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McDonald's e Krispy Kreme vicini a un accordo per la vendita delle iconiche ciambelle
ADVFN Italia NewsIl titolo della società che produce doughnut in rialzo del 12% nel pre mercato dopo la diffusione della possibile partnership a partire dal 2026
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Modificato il 26/3/2024 14:54
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maria stella 1
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26/3/2024 20:12
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Gianni Barba
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26/3/2024 20:19
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Gianni Barba
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26/3/2024 20:20
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Gianni Barba
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In suo aiuto anche la decisione di migliaia di azionisti di Dwac, circa cinquemila, di rifiutare la fusione con il gruppo di Trump, accettando 10,87 dollari per ogni azione posseduta, per una perdita del 75% rispetto alla chiusura di mercoledì scorso - l’ultimo giorno disponibile - a 42,90 dollari. Ieri, il titolo di Dwac ha guadagnato il 35,22%, chiudendo a 49,95 dollari, prima del passaggio del ticker a DJT, ovvero le iniziali dell’ex presidente. Trump avrà oltre 78 milioni di azioni della nuova società, quasi il 70% del totale, per un valore che solo ieri è aumentato di 1,02 miliardi di dollari, per un totale - alla chiusura di ieri - di 3,93 miliardi. www.meridianbioscience.com/blockers Blockers & Immunoglobulins - Improve Assay PerformanceTecnicamente Trump, per la terza volta consecutiva candidato repubblicano alla Casa Bianca, non potrà vendere le azioni per almeno sei mesi, ma potrebbe chiedere agli azionisti che gli sia concessa la possibilità di farlo subito, in modo da avere contante disponibile. In questo momento, il titolo guadagna nel premercato il 25,7% a 62,79 dollari.
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26/3/2024 23:52
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Arciducacontelupogufocorvo
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Donald Trump debutta al Nasdaq con un +16%Wall Street chiude in rosso: Dow Jones -0,1% e S&P 500 -0,3% (al terzo ribasso consecutivo), Nasdaq -0,4%. Gli occhi degli investitori erano puntati sull’esordio in borsa di Truth, il social media di Donald Trump, che si è quotato con il nome di Trump Media e l’emblematico ticker DJT, le iniziali del nome del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Dopo essere salito del 50%, il titolo ha chiuso in picchiata, limitando il rialzo al 16,1%. La quota di Trump, comunque vale ora intorno ai 5 miliardi di dollari.
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27/3/2024 11:47
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Arciducacontelupogufocorvo
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Iscritto da: 18/3/2024
Mani forti stanno vendendo titoli big tech negli Usa con manager che fanno cassa? I rumor e anche alcuni indicatori sembrano indicare che manager del tech stanno facendo cassa liquidando azioni tecnologiche ADVFN Italia News 27/03/2024 La corsa dei tech è al capolinea? O si sta prendendo soltanto una pausa? I titoli tecnologici sono stati i top performer del 2023, spinti dal boom dell’intelligenza artificiale. Non soltanto Nvidia che ha fatto +228% nel 2023, ma anche le altre società che hanno conquistato il titolo di Magnifici 7 ( Meta, Tesla, Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft e Nvidia). Per dare un’idea del loro peso sul mercato azionario Usa possiamo dire che la capitalizzazione di mercato delle sette stelle di Wall Street renderebbe quanto il secondo mercato azionario nazionale più grande del mondo, pari al doppio in dimensioni di quello del Giappone. Una forza chiave che ha spinto l’S&P 500 in rialzo di oltre il 5% nei primi mesi del 2024, portandolo a varcare la soglia dei 5.000 punti. COSA STANNO FACENDO I MANAGER DELLE BIG TECH Con tutti i principali indici di Wall Street sui massimi, una correzione può essere ammissibile, soprattutto per la volontà degli istituzionali di fare cassa dopo il boom dei mesi passati. Diversi rumors e indicatori vanno in questa direzione: in particolar modo il Financial Times ha pubblicato un significativo grafico “ Insider selling in tech stocks” nel quale si spiega come la ratio tra insider selling e insider buyer sia al suo livello massimo degli ultimi tre anni. Cosa vuol dire? Che i manager delle stesse aziende tech stanno vendendo azioni dei titoli tecnologici creando un picco di vendite “dall’interno”. CHI STA VENDENDO Come scrive lo stesso FT, grandi manager come Peter Thiel (co-fondatore di PayPal), Jeff Bezos (fondatore di Amazon) e Mark Zuckerberg (fondatore di Meta) si uniscono alla parata di addetti ai lavori che vendono titoli tecnologici. Un segnale molto forte per il mercato.
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02/4/2024 16:11
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Gianni Barba
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Iscritto da: 26/4/2020
Il social di Trump brucia 1 miliardo in borsa Trump riesce così a consolarsi dopo il tonfo della società dietro il suo social network, Truth. il 1° aprile Trump Media & Technology Group ha perso quasi il 22% a Wall Street e ha bruciato circa 1 miliardo di capitalizzazione (ora vale 6,6 miliardi). Il tonfo è arrivato dopo che l’azienda ha comunicato di aver chiuso il 2023 con una perdita di 58,2 milioni, che secondo i documenti depositati alla Sec sarebbe stata provocata da 39,4 milioni di interessi passivi. Il dato si confronta con l’utile di 50,5 milioni del 2022, mentre nel 2023 i ricavi sono saliti a 4,1 milioni da 1,5 milioni dell’anno precedente. La corsa di Trump in borsa si è arrestata dopo un debutto da record: nel giorno dell’ipo il titolo aveva guadagnato il 16%. (riproduzione riservata)
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Modificato il 08/4/2024 20:51
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maria stella 1
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Iscritto da: 29/10/2023
Le azioni di Trump Media in picchiata (-10%) per i dubbi sui conti trimestrali ADVFN Italia New- Immobiliare cinese ancora sotto pressione, a rischio ora il gruppo Shimao?
- Tesla e la concorrenza cinese: quale futuro per il mercato delle auto elettriche?
- McDonald’s investe in Israele come risposta al boicottaggio da parte di reti filo-palestinesi
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08/4/2024 20:52
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maria stella 1
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Iscritto da: 29/10/2023
Le azioni di Trump Media in picchiata (-10%) per i dubbi sui conti trimestrali Il titolo lo scorso 25 marzo ha esordito sul Nasdaq dopo la fusione con Digital World Acquisition (Dwac), sfiorando gli 80 dollari, mentre ora si trova a meno della metà della quotazione ADVFN Italia News 08/04/2024 Inizio di settimana non brillante per Trump Media & Technology (DJT) che oggi cede oltre il 10% nelle prime ore di contrattazioni, scendendo a 36,36 dollari, dopo che già venerdì aveva perso il 12,05%, chiudendo a 40,59 dollari. La società del candidato presidente Usa, Donald Trump, lo scorso 25 marzo ha esordito sul Nasdaq dopo la fusione con Digital World Acquisition (Dwac), il cui titolo aveva chiuso, il giorno prima, a 49,95 dollari. All'esordio, il titolo di Trump Media aveva sfiorato gli 80 dollari. I CONTI DI TRUMP MEDIA Barry Diller, presidente di IAC ed Expedia, Barry Diller, ha definito il titolo "una truffa", in un'intervista con la Cnbc, in quanto la società non presenta ricavi. La Trump Media, infatti, che possiede anche il social Truth, ha registrato una perdita netta di 58,2 milioni di dollari nel 2023, secondo i dati diffusi il primo aprile. Il 2022, invece, era stato chiuso con un profitto netto di 50,5 milioni. I ricavi, invece, sono aumentati da 1,47 milioni a 4,1 milioni. Trump detiene il 57,3% delle azioni di Trump Media.
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Modificato il 11/4/2024 22:21
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Gianni Barba
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Iscritto da: 26/4/2020
Trump Media dimezza il valore delle azioni Alle 15:30 le azioni Trump Media cedono il 2,2%. Il valore del titolo della società dietro al social network di Donald Trump, Truth, si è dimezzato. Il 26 marzo, giorno dell’ipo, le azioni valevano 70,9 dollari, ora sono scese a circa 34 dollari, portando la capitalizzazione di mercato della società al di sotto dei 4,7 miliardi.
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Modificato il 19/4/2024 12:23
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Gianni Barba
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'Alla Casa Bianca Trump è chiamato il maiale hitleriano'
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19/4/2024 12:25
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Gianni Barba
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Modificato il 27/4/2024 16:38
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Gianni Barba
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First Online Segui8K Follower La Corte Suprema Usa perde la faccia nella sua ipocrita e insostenibile difesa di Donald Trump Trump incriminato non può candidarsi - © Youtube
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Modificato il 27/4/2024 17:00
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Gianni Barba
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Iscritto da: 26/4/2020
Si resta allibiti, incapaci di valutare per ora la portata del colpo tremendo che la Corte Suprema americana ha inferto due giorni fa alla propria credibilità. Sembrava impossibile che un presidente degli Stati Uniti potesse cercare di rubare un’elezione, inventarsi brogli tutti smentiti da dozzine di cause legali perdute, cercare di mantenere il potere mandando qualche centinaio di invasati a spaccare le aule del Congresso per bloccare la nomina del vincitore. Sembrava impossibile che l’autore di tutto questo potesse condurre una nuova campagna elettorale parlando sempre di elezioni rubate, definendo “eroi” gli assalitori del Congresso, nel frattempo spesso condannati. E sembrava impossibile che la Corte Suprema possa far finta di nulla e dopo quattro anni non dare un giudizio su quei fatti, non dire cioè agli americani che hanno visto tutto in tv fino a che punto sono gravi. No, preferisce ignorarli discettando su vaghi principi. Protegge così l’inquisito, e anzi decide di rinviare ogni sentenza con bassi espedienti leguleici alle calende greche, oltre la consultazione del 5 novembre prossimo mettendole quindi al riparo da ogni effetto giudiziario dei fatti del gennaio 2021, negando così le ragioni stesse della propria esistenza. È chiaro, infatti, che un Trump neppure formalmente condannato, ma in qualche modo rimproverato per quei fatti, sarebbe un certo candidato alla sconfitta. Tutto sembrava impossibile. Ma ora si deve ammettere che lo stesso apice giudiziario americano è risucchiato dal vortice trumpiano dove verità e menzogna si rincorrono e anzi è la seconda ad essere la prima. È successo senza ombra di vergogna alla Corte Suprema americana, a Washington, il 25 aprile 2024.
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27/4/2024 16:35
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Gianni Barba
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Iscritto da: 26/4/2020
Il dibattito sull’immunità presidenziale: Trump davanti alla Corte Suprema L’antefatto è noto, l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2001, che tutti hanno seguito in tv. L’obiettivo è noto, cercare di spaventare il vicepresidente Mike Pence (“impicchiamo Pence” era il grido di battaglia) e i senatori che stavano ufficializzando i risultati del voto presidenziale, vinto da Joe Biden. Dopo una lunga indagine, che ha testimoniato le responsabilità di Trump, il Dipartimento della Giustizia ha spiccato l’accusa nell’estate del 2023, attraverso lo special prosecutor Jack Smith. Ma di fronte alla corte distrettuale federale di Washington Trump impugnava il tutto nel marzo scorso invocando l’immunità presidenziale: come presidente non poteva essere messo accusa per i fatti del gennaio 21. E si appellava alla Corte Suprema. Lo faceva anche Jack Smith, chiedendo una decisione rapida, subito negata.
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27/4/2024 16:40
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Gianni Barba
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Iscritto da: 26/4/2020
Con calma, la discussione preliminare sull’immunità presidenziale veniva fissata nell’ultima settimana a calendario, il 25 aprile appunto. I nove giudici, sei di nomina repubblicana, tre democratica, ma tutti ovviamente tenuti in teoria a rispettare la legge non la parte politica, hanno interloquito prima con l’avvocato di Trump, D. John Sauer, poi con il legale del ministero della Giustizia, Michael R. Dreeben. Un responso ci sarà, forse, entro giugno. Ma poiché è chiaro, nella tecnica dilatoria adottata dai sei giudici repubblicani e da Trump in questo a altri procedimenti, che si vorrà definire meglio i contorni dell’immunità presidenziale affidando il compito alla corte federale di Washington, il dibattito vero e proprio e la presentazione delle prove, elemento schiacciante per Trump, ci sarà solo nel 2025, a voto concluso, che è quanto Trump vuole, data la sua convinzione di vittoria. E a quel punto qualsiasi verdetto sarà inefficace.
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27/4/2024 16:41
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Gianni Barba
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Iscritto da: 26/4/2020
Il destino della democrazia americana Già prima della seduta del 25 aprile Michael Dorf, costituzionalista alla Cornell Law School, aveva individuato un campanello d’allarme: non ci saranno molte speranze di giustizia, aveva detto, “se sentiamo qualche giudice porsi il pensoso quesito di che cosa potrebbe succedere se si sottovaluta l’immunità presidenziale nel caso Trump e aggiungere che questo aprirebbe la strada ad accuse criminali contro tutti gli ex presidenti.
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Modificato il 27/4/2024 17:00
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Gianni Barba
N° messaggi: 33336 -
Iscritto da: 26/4/2020
Se sentiamo questo, senza accenno anche tacito al fatto che nessuno dei nostri ex presidenti (e, con una preoccupante e potenziale imminente eccezione) nessuno dei nostri futuri presidenti rientrano nella categoria dei pericolosi narcisisti patologicamente bugiardi ai quali non importa proprio categoria nulla delle norme e istituzioni democratiche, non ci saranno speranze.
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27/4/2024 17:03
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Gianni Barba
N° messaggi: 33336 -
Iscritto da: 26/4/2020
Puntuale, il “rischio” di toccare l’immunità presidenziale è emerso. Clarence Thomas, il più discusso e screditato (per corruzione) dei sei repubblicani si è chiesto che sarebbe successo a John Kennedy senza l’immunità parlamentare all’epoca dell’operazione Mangusta, un piano per far saltare il governo di Fidel Castro a Cuba. Mettere un’operazione politica clandestina, discutibile finché si vuole, sul piano di un imbroglio ai danni della nazione e per proprio tornaconto personale dà la misura del degrado morale.
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