Via libera alla proroga del piano di massimizzazione delle centrali a carbone. Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha firmato nei giorni scorsi l'atto di indirizzo con cui si chiede a Terna di proseguire, fino al prossimo settembre, il programma messo a punto dal suo predecessore Roberto Cingolani con l'obiettivo di ridurre i consumi di gas per fronteggiare la decisione di Mosca di tagliare progressivamente le forniture verso l'Europa e l'Italia.

Nell'atto di indirizzo viene quindi fissata una nuova asticella di risparmi pari a 700 milioni di metri cubi con la possibilità, si legge nel documento, di arrivare a un miliardo di metri cubi "in caso di peggioramento dello scenario". Inoltre, si legge sul Sole 24 Ore, il profilo del programma dovrà prevedere una prevalenza delle ore a maggiore criticità per la copertura della domanda attesa e dovrà essere concentrato maggiormente nel periodo compreso tra giugno e settembre.

In altri termini, l'estensione del piano dovrà servire ad affrontare il più che probabile effetto siccità sulle centrali idro e termoelettriche a fronte del picco di consumi estivi collegato all'utilizzo degli impianti di condizionamento. Per questo motivo, dunque, il Mase chiede al gruppo guidato da Stefano Donnarumma, chiamato a fare da regista dell'operazione, di concentrare il piano nel periodo in cui il fabbisogno potrebbe crescere in misura molto significativa. Insomma, la macchina continuerà a marciare dopo aver già assicurato, in cinque mesi, 700 milioni di metri cubi di risparmi in termini di mancati consumi di gas. Nel periodo di attività del programma, infatti, l'asticella ha fatto segnare 9,9 terawattora di produzione di energia elettrica a fronte dei 6,9 TWh dello stesso periodo dell'anno prima (il 43,4% in più).

A far la parte del leone, nel vecchio piano, è stato l'impianto di Brindisi Sud, che fa capo all'Enel e che da solo ha assicurato, tra settembre e gennaio, 3,6 TWh di elettricità. Alle spalle quello di Torrevaldaliga Nord, sempre di proprietà dell'Enel a quota 2,3 TWh, seguito dalle centrali di Fiumesanto (Ep Produzione) e Fusina (Enel) a quota 1,4 TWh, e poi dalla centrale del Sulcis (Enel) con 0,6 TWh e da quella di Monfalcone (A2A) con 0,5 TWh di energia elettrica.

Il programma firmato da Cingolani puntava a garantire minori consumi di gas, grazie alla maggiore produzione assicurata dagli impianti termoelettrici di potenza superiore a 300 megawatt: centrali a carbone e olio, disseminate per la penisola, che, già prima della mossa dell'ex ministro, avevano ricominciato a viaggiare a un passo più spedito, a causa del rialzo dei prezzi del gas, in modo da riversare sul mercato l'energia prodotta. Spetterà ora a Terna predisporre un piano di dettaglio che servirà a definire il contributo dei vari impianti e che dovrà essere sottoposto al ministero prima della messa a terra.

cos

 

(END) Dow Jones Newswires

April 05, 2023 03:39 ET (07:39 GMT)

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