RISULTATI AL 30 GIUGNO 2022 - Risultati brillanti per Pirelli e C. nel primo semestre 2022. I ricavi sono infatti balzati del 24,7%, passando da 2.564,8 a 3.197 milioni, in presenza di volumi in flessione dell’1% ma derivanti da un +5,8% per l’High Value, in particolare +8% per il Car oltre 18 pollici, e da un -8,8% per lo Standard. L’effetto Price/Mix è stato positivo ben per il 20,4% (aumenti di prezzo in tutte le aree per contrastare la crescente inflazione dei fattori produttivi e miglioramento del mix di canale, con una crescita dei Ricambi, e di prodotto per la progressiva migrazione da Standard a High Value oltre al miglioramento del micro-mix di entrambi i segmenti), mentre l’effetto cambi è stato positivo per il 5,2%. La crescita organica dei ricavi è stata quindi del 19,4%, e il segmento High Value ha generato il 72% del fatturato di gruppo (in linea con il primo semestre 2021). Gli altri proventi sono poi saliti dell’8,5% a 157,5 milioni. La variazione positiva delle rimanenze è passata da 57,5 a 83 milioni, ma soprattutto i costi per consumi di materie prime sono balzati del 30,8% a 1.144,9 milioni. Quasi invariato invece il costo del personale (+1,7% a 573,8 milioni), pur in presenza di un numero di dipendenti passato da 30.787 a 31.247 unità, mentre gli altri costi operativi sono saliti pressochè in linea con il giro d’affari (+26,3% a 1.040,6 milioni). Nel complesso l’ebitda è balzato del 34,4% a 678,9 milioni, mentre l’ebitda rettificato è salito del 21,2% a 695,3 milioni. Dopo ammortamenti in aumento da 253,4 a 270,6 milioni (mentre le svalutazioni, poco rilevanti, sono passate da 3,2 a 3,1 milioni), l’ebit ha raggiunto 405,2 milioni (+63%), ed include ammortamenti di intangible asset identificati in sede di PPA invariati a 56,9 milioni e oneri non ricorrenti, di ristrutturazione e altri scesi da 71,9 a 19,5 milioni (riduzione in linea con quanto previsto dal piano di razionalizzazione delle strutture). L’ebit rettificato è salito del 27,6% a 481,6 milioni; tale incremento ha beneficiato di un positivo effetto del Price/Mix (+435,4 milioni), che ha più che compensato l’incremento del costo delle materie prime per 236 milioni incluso il relativo impatto cambi, l’inflazione dei costi produttivi per 140,9 milioni e l’impatto negativo dei volumi per 10,9 milioni, oltre a maggiori ammortamenti per 9,5 milioni e maggiori costi per 1,1 milioni. Il saldo negativo della gestione finanziaria è peggiorato, passando da 69,9 a 87,2 milioni, con un costo del debito in aumento al 3,03% rispetto al 2,38% di fine 2021 a seguito del generalizzato aumento dei tassi di interesse, in particolare in Brasile (+9 punti percentuali) e Russia (+10 punti percentuali), mentre sono scesi gli oneri finanziari a livello della capogruppo. Anche l’indebitamento finanziario netto al 30/6/2022, pari a 3.919,6 milioni, è salito rispetto ai 3.173,3 milioni di fine 2021, in quanto il cash flow operativo è stato negativo per 164,7 milioni (lo era per 272,7 milioni nel primo semestre 2021), in presenza di un capex in diminuzione da 152,8 a 115,7 milioni e di un incremento del circolante da 643,9 a 703 milioni a seguito di una crescita delle scorte principalmente di materie prime con l’obiettivo di mitigare i rischi legati alla supply chain, oltre a un incremento dei debiti commerciali legato ad azioni finalizzate a garantire alcune forniture strategiche nonché alla dinamica degli investimenti. Il contributo del risultato positivo da partecipazioni è poi passato da 2 a 2,4 milioni. L’utile ante imposte è comunque balzato del 77,9% a circa 318 milioni; dopo imposte per 84,9 milioni (tax rate in lieve aumento dal 26,4% al 26,7%) e l’imputazione a terzi di una quota di utile di competenza in aumento da 8,4 a 11,6 milioni, l’utile netto ha raggiunto 221,4 milioni, il 79,9% in più rispetto ai 123,1 milioni al 30/6/2021. Su base rettificata l’utile netto sarebbe passato da 224,3 a 287,9 milioni (+28,4%).RISULTATI 2021 - Tutti positivi e in grandissima ripresa i risultati di Pirelli e C. nel 2021. I ricavi sono infatti saliti del 23,9%, passando da 4.302,1 a 5.331,5 milioni, in presenza di un incremento dei volumi pari al 15,7% (+20,2% per l’High Value, in particolare +23% per il Car oltre 18 pollici e +28% per il Car oltre 19 pollici, e +11,2% per lo Standard), e un effetto Price/Mix positivo per il 9,1% (grazie agli aumenti di prezzo e al miglioramento del mix legato anche alla progressiva migrazione dallo Standard all’High Value), mentre l’effetto cambi/iperinflazione Argentina è stato negativo per lo 0,9%. La crescita organica dei ricavi è stata quindi del 24,8%, e il segmento High Value ha raggiunto il 70,9% del fatturato di gruppo (70,4% nel 2020). Gli altri proventi si sono attestati a 303,9 milioni (-0,8%), in relazione soprattutto a minori recuperi di materiali di scarto e rimborsi di imposte, dazi e spese di trasporto (passati da 38,6 a 21,6 milioni). Balzo del 42,2%, a 1.820,6 milioni, per i costi per consumi di materie prime, mentre gli altri costi sono saliti in minor misura: quelli del personale sono aumentati del 16% a 1.101,9 milioni (in presenza del resto di un numero di dipendenti passato da 30.510 a 30.690 unità) e gli altri costi operativi del 20,8% a 1.770,5 milioni. In tale ultimo ambito gli incrementi più rilevanti sono stati registrati per l’acquisto di merci destinate alla rivendita, nei fluidi ed energia e nei costi di vendita diretti. L’ebitda è così balzato del 46,2% a 1.102,2 milioni, e l’ebitda rettificato è passato da 892,6 a 1.210,7 milioni (+35,6%). Dopo ammortamenti quasi invariati a 508,6 milioni, accantonamenti in diminuzione da 11,1 a 8,5 milioni e svalutazioni da 17,4 a circa 8 milioni, l’ebit è più che raddoppiato da 219,1 a 577,1 milioni. L’ebit rettificato è passato da 501,2 a 815,8 milioni (+62,8%); tale incremento ha beneficiato di un positivo effetto dei volumi (+266,6 milioni) e Price/Mix (+282,7 milioni, che ha più che compensato l’incremento del costo delle materie prime per 211,9 milioni inclusivo del relativo effetto cambi) e l’impatto negativo dei cambi per 11,5 milioni. Inoltre l’impatto della Fase 2 del Piano Competitività ha generato efficienze strutturali per 154,6 milioni che hanno più che compensato l’effetto negativo dell’inflazione per 85 milioni e il “reversal impact” del Piano Covid per 30,7 milioni; vi è stato poi un incremento degli ammortamenti per 11 milioni. Il 2021 include poi maggiori costi di ricerca e sviluppo e marketing sull’High Value per 32 milioni, maggiori accantonamenti al piano di incentivazione del management per 51,2 milioni (il piano era stato cancellato nel 2020) e benefici per 44 milioni derivanti principalmente dalla ricostituzione delle scorte. Il “reversal impact” del piano Covid deriva dal saldo tra 79,7 milioni di costi discrezionali relativi ad attività sospese nel 2020 per controbilanciare gli effetti della pandemia e 49 milioni di benefici derivanti dal maggior utilizzo degli impianti. L’ebit “reported” include invece ammortamenti di intangible asset identificati in sede di PPA lievemente scesi da 114,6 a 113,7 milioni, oneri non ricorrenti e di ristrutturazione passati da 107,7 a 106,1 milioni (comprendono oneri relativi alla razionalizzazione delle strutture, oltre a oneri relativi al piano di retention passati da 8,4 a 4,7 milioni) e costi diretti per l’emergenza Covid-19 scesi da 59,8 a 18,9 milioni, principalmente relativi a materiali di protezione individuale. Il saldo negativo della gestione finanziaria è migliorato, scendendo da 162,1 a 140,3 milioni, pur con un costo del debito in aumento al 2,38% rispetto all’1,94% di fine 2020. La riduzione degli oneri finanziari netti è stata determinata dal fatto che il temporaneo peggioramento della leva finanziaria per effetto del Covid, è stato più che compensato da efficienze a livello del debito locale. Inoltre l’indebitamento finanziario netto al 31/12/2021, pari a 3.173,3 milioni, è sceso rispetto ai 3.502,9 milioni di fine 2020, in quanto il cash flow operativo è stato positivo per 793,6 milioni (lo era per 591,3 milioni nel 2020), in presenza di un minore assorbimento di cassa legato al capitale circolante grazie all’attenta gestione delle scorte di prodotti finiti e dell’andamento dei debiti legati alla ripresa del business, che hanno anche beneficiato dei bassi livelli di investimenti effettuati nel quarto trimestre 2021. L’utile ante imposte è quindi balzato da 57,4 a 436,8 milioni. Dopo imposte per 115,2 milioni (tax rate in lieve aumento dal 25,6% al 26,4%) e lo scorporo di una quota di utile di competenza di terzi passata da 12,9 a 18,8 milioni, l’utile netto è infine balzato da 29,8 a 302,8 milioni. Il dividendo ammonta a 0,161 euro per azione, in pagamento dal 25 maggio 2022. |