RISULTATI AL 30 GIUGNO 2020 - Nel primo semestre 2020 Telecom Italia ha evidenziato ricavi e margini in flessione anche per effetto dell’emergenza Covid-19, ma l’utile netto è decisamente salito grazie alla plusvalenza legata alla diluizione della partecipazione in INWIT (passata dal 60% al 37,5% a seguito dell’incorporazione di Vodafone Towers) e alla minore incidenza fiscale. I ricavi consolidati sono scesi del 13,7%, passando da 8.994 a 7.759 milioni; su base organica la riduzione è stata pari al 9,2%. In particolare la Business Unit Domestic ha visto scendere il giro d’affari dell’11,5% a 6.259 milioni (-10,7% su base organica), ed il Brasile ben del 22% a 1.517 milioni (-3% su base organica). Per quanto riguarda la Business Unit Domestic, i ricavi da servizi stand alone sono scesi del 9,8% a 5.758 milioni (-8,9% su base organica); quelli del mercato Fisso sono diminuiti del 9,3% su base organica e quelli del mercato Mobile del 9,7% a 1.680 milioni.La maggior parte dei ricavi deriva dai servizi per un ammontare 7,3 miliardi, in calo del 7,4% rispetto all’anno prima. Sull’andamento dei ricavi hanno pesato i ricavi gli effetti dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19, ma anche la razionalizzazione del portafoglio prodotti e dei processi commerciali intraprese a partire dallo scorso anno. Inoltre i ricavi del gruppo del primo semestre 2020 scontano un effetto cambi negativo pari a 380 milioni, oltre a rettifiche di ricavi non ricorrenti per 37 milioni (iniziative commerciali a contrasto del Covid-19), mentre l’effetto della variazione di perimetro di consolidamento è negativa per 39 milioni. Dal 31 marzo 2020 INWIT viene consolidata a patrimonio netto a seguito della diluizione della partecipazione dal 60% al 37,5% a seguito dell’incorporazione di Vodafone Towers. Dal 21/5/2020 sono state consolidate integralmente Noovle Srl (società italiana di consulenza ICT e system integration specializzata nella fornitura di progetti e soluzioni cloud e tra i principali partner di Google Cloud nel mercato italiano) e le sue controllate. Analogamente ai ricavi, anche i costi operativi sono tutti in discesa, ed in particolare quelli per acquisti di materie e servizi sono in calo dell’11,2% a 2.840 milioni, il costo del personale dell’8,7% a 1.372 milioni e gli altri costi operativi ben del 42,4% a 502 milioni. Al 30/6/2020 i dipendenti del gruppo risultavano pari a 55.083 unità (di cui 55.236 in Italia), con una riduzione di 115 unità rispetto al 31/12/2019. Ne è derivato un ebitda pari a 3.398 milioni, in calo del 22,6% rispetto ai 4.391 milioni al 30/6/2019; l’ebitda margin è passato dal 48,8% al 43,8%. Nel primo semestre 2020 sono stati sostenuti oneri non ricorrenti per 137 milioni, di cui 69 riconducibili all’emergenza Covid-19 in Italia (nel primo semestre 2019 i proventi netti non ricorrenti erano stati di ben 332 milioni, come saldo di un provento di 662 milioni per l’esito favorevole di contenziosi fiscali in Brasile ed oneri per 330 milioni connessi a contenziosi e sanzioni di carattere regolatorio). Su base organica l’ebitda sarebbe diminuito del 6,9% a 3.535 milioni, e l’ebitda margin sarebbe passato dal 44,2% al 45,3%. Dopo ammortamenti in diminuzione da 2.496 a 2.348 milioni, l’ebit si è ridotto del 44,8% a 1.042 milioni (e l’ebit margin dal 21% al 13,4%), mentre a livello organico l’Ebit è passato da 1.243 a 970 milioni (-22%), e l’ebit margin dal 17,6% al 15,4%. Il saldo negativo della gestione finanziaria è migliorato, scendendo da 757 a 601 milioni; al 30/6/2020 l’indebitamento finanziario netto ammontava a 28.923 milioni a fronte di 29.807 milioni a fine 2019. Su base rettificata l’indebitamento finanziario netto sarebbe diminuito di 1.697 milioni rispetto a fine 2019, passando da 27.668 a 25.971 milioni. Il primo semestre 2020 ha beneficiato di plusvalenze su partecipazioni per 448 milioni, di cui 441 emersi a seguito della diluizione dal 60% al 37,5% della partecipazione in INWIT conseguente alla fusione di INWIT con Vodafone Towers, e 7 derivanti dalla cessione del 4,3% sempre detenuto in INWIT in data 23/4/2020. In ogni caso l’utile ante imposte è sceso da 1.132 a 889 milioni (-21,5%); ma dopo imposte per 166 milioni (tax rate sceso dal 34,6% al 18,7%) ed al netto di una quota di utile di competenza di terzi in forte diminuzione da 189 a 45 milioni, l’utile netto ha raggiunto 678 milioni, il 23% in più rispetto ai 551 milioni al 30/6/2019. Nel semestre sono stati realizzati investimenti industriali pari a 1.254 milioni, di cui 963 nel settore Domestic e 291 in Brasile (rispettivamente 1.114 e 387 milioni nel primo semestre 2019). Il flusso di cassa della gestione operativa è stato positivo per 1.545 milioni, a fronte di 1.819 milioni nel primo semestre 2019. Il 18 luglio 2020 la controllata brasiliana TIM SA, unitamente a Telefonica Brasil SA e Claro SA, ha presentato un’offerta vincolante (poi aggiornata in data 28 luglio) per l’acquisizione del business di telefonia mobile del gruppo Oi. Il 31 agosto 2020 il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia ha approvato l’accordo con KKR Infrastructure e Fastweb per la costituzione di FiberCop, la Newco in cui saranno conferite la rete secondaria di Telecom Italia (dall’armadio di strada alle abitazioni dei clienti) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture (80% Telecom, 20% Fastweb); è stato anche siglato un protocollo d’intesa con Tiscali che prevede, in un primo momento, nel razionalizzare la rete di Tiscali creando le condizioni per agevolare la migrazione dei propri clienti sulla rete ultrabroadband di FiberCop. Telecom Italia e Tiscali, inoltre, verificheranno successivamente, nel pieno rispetto dei diritti e delle prerogative riconosciute ai soci in virtù della disciplina statutaria e delle eventuali previsioni parasociali, la possibilità di un eventuale ingresso di Tiscali nell’azionariato di FiberCop attraverso il conferimento di apposito ramo d’azienda, secondo modalità da concordare. Il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia ha inoltre deciso di sottoscrivere un’intesa con CDP Equity finalizzata a integrare FiberCop (il cui capitale sociale sarà inizialmente detenuto per il 58% da Telecom Italia, per il 37,5% da KKR Infrastructure e per il 4,5% da Fastweb) nel più ampio progetto di costituzione di una società della rete unica nazionale. RISULTATI 2019 - A fronte di ricavi in flessione, nell’esercizio 2019 Telecom Italia ha evidenziato un incremento dei margini reddituali grazie al contenimento dei costi e, a partire dall’ebit, all’assenza delle svalutazioni che avevano interessato il 2018. Il gruppo, a seguito della recente modifica dei principi contabili (fra cui l’adozione dal 1° gennaio 2019 del nuovo principio IFRS 16, nonché in precedenza dei principi contabili IFRS 9 e IFRS 15), ha predisposto una situazione contabile al 31/12/2019 “confrontabile” con quella al 31/12/2018, in quanto redatta secondo i precedenti principi contabili. Su base “confrontabile” (e anche reported), i ricavi consolidati sono scesi del 5,1%, passando da 18.940 a 17.974 milioni; tale riduzione è principalmente attribuibile alla Business Unit Domestic (-6,3% a 14.081 milioni, e -6,7% escludendo gli oneri non ricorrenti che nel 2018 ammontavano a 62 milioni e nel 2019 a 15 milioni). Il Brasile ha visto ricavi sostanzialmente stabili (-0,2% a 3.937 milioni, e su base organica ed esclusi gli oneri non ricorrenti vi sarebbe stato un incremento del 2,3%). I costi per acquisti di materie prime sono diminuiti ben del 28,7% a 1.396 milioni e quelli per servizi dell’11,5% a 4.639 milioni. Il costo del personale si è ridotto solo dello 0,9% a 3.077 milioni. Al 31/12/2019 i dipendenti del gruppo risultavano pari a 55.198 unità (di cui 45.266 in Italia), a fronte di 57.901 unità (di cui 48.005 in Italia) a fine 2018. Invece gli altri costi operativi sono scesi dell’8,5% a 2.053 milioni. Ne è derivato un ebitda in aumento da 7.403 a 8.151 milioni (+10,1%, e +1,2% su base confrontabile); l’ebitda margin è salito dal 39,1% al 45,3% (41,7% l’ebitda margin 2019 confrontabile). Nel 2018 erano stati sostenuti oneri netti non ricorrenti per 408 milioni (incluso l’accantonamento per sanzione relativa alla violazione del “Golden Power”), mentre nel 2019 tali oneri netti sono ammontati a 71 milioni, in relazione a oneri non ricorrenti per 777 milioni (rettifiche di ricavi di esercizi precedenti nonché a oneri conseguenti ai contenziosi e sanzioni di carattere regolatorio), mentre i proventi non ricorrenti sono stati di ben 706 milioni, connessi all’iscrizione nella Business Unit Brasile dei crediti fiscali conseguenti all’esito favorevole di contenziosi fiscali relativi all’inclusione dell’imposta indiretta ICMS nella base di calcolo delle imposte sui ricavi PIS e COFINS (per complessivi 685 milioni) e 21 milioni riferiti all’iscrizione nella Business Unit Domestic del credito per il rimborso della sanzione relativa al procedimento Antitrust I761, come da sentenza del Consiglio di Stato del dicembre 2019. Su base organica l’ebitda sarebbe passato da 7.774 a 7.560 milioni (-2,8%), e l’ebitda margin dal 41% al 42,1%. Gli ammortamenti sono passati da 4.255 a 4.927 milioni, ma come si è detto il 2018 includeva una svalutazione di 2.586 milioni sull’avviamento Core Domestic e pertanto l’ebit è balzato da 561 a 3.175 milioni (3.058 milioni l’ebit comparabile). A livello organico l’ebit è passato da 3.544 a 3.147 milioni (-11,2%). Il saldo negativo della gestione finanziaria è peggiorato da 1.338 a 1.438 milioni, anche perché al 31/12/2019 l’indebitamento finanziario netto ammontava a 29.807 milioni a fronte di 27.589 milioni a fine 2018. Su base rettificata tuttavia l’indebitamento finanziario netto sarebbe passato da 28.823 a 27.668 milioni. Sull'indebitamento va tenuto conto che dall’1/1/2019 vi sono gli effetti del principio contabile IFRS 16, mentre quello al netto dell’impatto di tutti i leasing (metrica adottata dai principali competitor europei) risulta pari a 21.893 milioni al 31/12/2019. Il flusso di cassa della gestione operativa confrontabile è stato positivo per 3.096 milioni (2.077 milioni nel 2018). Nel complesso si è passati da una perdita ante imposte di 777 milioni a un utile ante imposte di 1.739 milioni (1.821 milioni su base confrontabile). Dopo imposte per 513 milioni (tax rate del 29,5%) ed al netto di una quota di utile di competenza di terzi in aumento da 259 a 326 milioni, si è giunti a un utile netto di 916 milioni (962 milioni su base confrontabile) contro una perdita netta di 1.411 milioni al 31/12/2018 che scontava imposte per 259 milioni. Il dividendo ammonta a 0,01 euro per azione ordinaria (ritorno al dividendo per la prima volta dall’esercizio 2012) e 0,0275 euro per azione di risparmio, in pagamento dal 24 giugno 2020. |