Come ogni anno è di questi tempi, sul finire dell'estate, che si
fa il conto delle riserve di gas che ogni Paese è riuscito a
stipare nei suoi depositi per prepararsi ad affrontare i rigori
dell'inverno.
Il processo, scrive Milano Finanza, si chiama iniezione e
dovrebbe concludersi a novembre. Solo che stavolta sulla consueta
contabilità degli stoccaggi pesa l'incognita Ucraina,
l'interminabile conflitto con la Russia che per dirla col
commissario europeo, Guenther Oettinger, rischia di trasformare
anche il mercato del gas in un "campo di battaglia".
Ormai non passa giorno senza che da Mosca piovano avvertimenti
sulla precarietà delle forniture di gas all'Europa. L'ultimo, il 29
agosto, quando il ministro dell'Energia russo, Alexander Novak, ha
detto che in conseguenza del conflitto, Kiev potrebbe decidere di
tenere per sé gran parte del gas destinato all'Europa.
Insomma, i motivi di preoccupazione non mancano e sono quelli
che gli amministratori delegati di tutte le aziende legate al
settore dell'energia, da Eni a Snam a Enel, si sforzano di
contenere in ogni pubblica occasione.
Stando ai dati, la situazione non è drammatica come si potrebbe
pensare. Gli stoccaggi sono già vicini al livello di massimo
riempimento. Lo confermano le verifiche effettuate dalla Gie (Gas
Infrastructure Europe, si veda tabella in pagina), l'organizzazione
europea che sotto l'egida di Bruxelles rappresenta 68 società di 25
Paesi.
A scorrere i dati Gie, però, un motivo d'allarme si trova ed è
proprio la situazione dei depositi di gas in Ucraina. I suoi
stoccaggi sono ancora sotto il 50%. Significa che nei siti ci sono
solo 15,6 miliardi di metri cubi contro i 31,95 miliardi di
obiettivo finale.
Così, davanti all'inadeguatezza degli stoccaggi di Kiev le
parole minacciose del ministro russo assumono una maggiore
concretezza. Il gigante russo del gas, Gazprom, reclama
dall'Ucraina 1,45 miliardi di arretrati e ha imposto che dal futuro
le forniture di gas vengano pagate anticipatamente.
red/als