Si tratta forse di sfumature, ma la sensazione è che dopo la tempesta degli ultimi giorni sulla fibra i toni si siano fatti più pacati. "Noi siamo felici se Telecom investe al posto del pubblico", ha spiegato ieri il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. "Quello che non si può fare in un Paese serio è cambiare le regole in corsa". In ogni caso, ha confermato il ministro, "chiamerò Telecom e valuteremo la situazione. Se ha diritto a investire, va bene, altrimenti si chiarirà nel merito". Nei giorni scorsi il governo aveva minacciato azioni legali nei confronti di Tim , colpevole a suo dire di aver cambiato idea sugli investimenti nelle aree bianche (a fallimento di mercato) ostacolando quindi gli investimenti previsti dall'esecutivo. Il merito in realtà nell'audizione in Senato di mercoledì è stato in parte analizzato, con la produzione di una serie di documenti che, secondo Telecom, attestano la correttezza dell'operato del gruppo tlc.

Anche il sottosegretario del Mise con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ieri, scrive MF, è apparso meno duro dei giorni precedenti. Ha confermato che "il governo non può e non intende interrompere i bandi in corso" e che "chi ha partecipato ai bandi di gara e ha avuto la fotografia di una situazione che il bando ha certificato, ha diritto ad avere il rispetto di quella situazione". In caso contrario, ha proseguito Giacomelli, "ha diritto a tutelare i propri interessi e lo Stato, non amministrando soldi propri ma soldi pubblici, non potrà che agire di conseguenza». Il sottosegretario ha però anche detto che comprende "un'azienda privata come Telecom che fa investimenti in base alla redditività", aggiungendo che è compito dello Stato assicurare, anche dove vi è il fallimento di mercato, una rete adeguata affinché il mercato delle imprese italiane possa svilupparsi. "Per questo non vediamo alcun rischio di duplicazione, perché lo Stato è intervenuto dove il mercato ha dichiarato di volersi fermare". In mattinata Tommaso Pompei, ad di Open Fiber (OF), società che fa capo a Enel e Cdp, aveva invece detto di voler chiudere entro l'anno la discussione con le banche per il finanziamento degli investimenti. «Sono circa 3 miliardi di project financing che stiamo discutendo con 15 fra le più importanti banche di Usa, Europa e Italia; speriamo di chiudere prima della fine dell'anno", aveva spiegato il manager. Che è rimasto più cauto nei toni e nel giudizio sul pericolo incumbent: "Non sono in grado di valutarlo, ma non mette a rischio la finanziabilità del progetto".

red/lab

 

(END) Dow Jones Newswires

June 23, 2017 02:10 ET (06:10 GMT)

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