Borse europee in rialzo, con l'Indice Ftse Mib che sale dello 0,1%, in attesa della conferenza stampa di Mario Draghi alle 14.30.
Variazioni positive di maggiore ampiezza per Francoforte (+0,5%) e Parigi (+0,4%). Londra è invariata.
Il rendimento del BTP ancora sotto il 2% mostra che il mercato si aspetta molto dalla politica monetaria della BCE. Un'altra conferma di quali siano le attese degli investitori è la debolezza dell'euro, trattato a 1,231 sul dollaro, minimi degli ultimi due anni e mezzo.
Da Draghi ci si aspettano nuove indicazioni sull'ammontare e sulla tipologia delle obbligazioni da acquistare, oltre alla conferma della volontà di mettere in campo tutte le azioni possibili per contrastare il calo dell'inflazione. Non ci dovrebbero essere annunci precisi sul piano di acquisti di titoli di Stato, come è risultato chiaro da quanto ha detto il vice presidente della BCE, Vitor Constancio la settimana scorsa, la Bce vuole verificare gli effetti delle manovre finora adottate. Lo staff della BCE rilascerà anche le nuove stime di crescita ed inflazione, che probabilmente saranno riviste al ribasso, questo dovrebbe contribuire a convincere ulteriormente la BCE ad introdurre nuove manovre.
Stamattina, il vicepresidente Fed, Stanley Fischer, sprona la BCE all'azione, intervistato da La Repubblica, l'ex presidente della banca centrale di Israele, afferma che "gli acquisti di bond hanno funzionato in America e funzioneranno nell'Eurozona se la BCE deciderà di farli" aggiungendo che "se la BCE si muove in quella direzione avrà effetti positivi.
Intanto, il petrolio tipo Brent perde contatto con quota 70 dollari il barile, segna un ribasso dello 0,2% a 69,8 dollari il barile.
22 di 345-05/12/2014 09:580
Albertodiamond
N° messaggi: 563 -
Iscritto da: 12/1/2013
Sto soffrendo come un cinghiale ferito.......
23 di 345-08/12/2014 14:040
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il petrolio tipo Brent è sui minimi degli ultimi 5 anni a 67,13 dollari il barile, in calo del 2,8%.
24 di 345-09/12/2014 08:590
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il Brent ha perso 70 centesimi raggiungendo i 65,49 dollari al barile, mentre i futures Usa sul greggio sono calati di altri 46centesimi a 62,59 dollari. Entrambi avevano già perso oltre il 4% ieri. I prezzi dovrebbero restare intorno ai 65 dollari al barile per i prossimi sei-sette mesi.
25 di 345-09/12/2014 09:180
Albertodiamond
N° messaggi: 563 -
Iscritto da: 12/1/2013
In base a cosa dici che i prezzi rimangono sui $ 65 per i prossimi 6/7mesi analisi tecnica grafico o sensazione personale
26 di 345-09/12/2014 11:420
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il collasso del petrolio potrebbe innescare una nuova crisi finanziaria? Secondo Nick Cunningham di OilPrice.com, l'interrogativo è quanto mai attuale. D'altronde, come afferma lo strategist Marc Chandler, il settore energetico sta soffrendo il suo Minsky's moment ("momento di Minsky") e dunque, le ripercussioni a suo avviso ci saranno, anche se a essere colpito non sarà il mercato azionario, ma quello dei bond high yield, caratterizzati da rendimenti elevati (e dunque strumenti finanziari più rischiosi).
Vale la pena ricordare che Hyman Minsky è un economista le cui teorie, sei anni fa, vennero utilizzate per spiegare il tonfo dei prezzi sul mercato immobiliare, e i suoi effetti. La descrizione "Minsky's moment" era stata comunque coniata anni prima, nel 1998, da Paul McCulley, economista di Pimco. Le due parole si riferiscono a quel momento in cui un periodo di rapida crescita e di propensione al rischio si traduce improvvisamente in una inversione, che sfocia in una crisi.
Per Chandler, responsabile globale della divisione di strategia per i mercati presso Brown Brothers Harriman, lo scenario si adatta esattamente a quello che sta accadendo sul mercato del petrolio.
"In molti due anni fa, ma anche un anno fa, dicevano che i prezzi del petrolio avrebbero potuto solo salire. 'Siamo al picco', dicevano, facendo riferimento anche alla conseguente possibile scarsità della materia prima. Così come era successo con i prezzi delle case: 'Possono solo salire', avevano detto. Dunque, vista la profonda convinzione, si iniziò a ricorrere al debito (scommettendo sulla garanzia rappresentata dal petrolio)".
Il risultato è che il settore energetico Usa si è indebitato per $90 miliardi nel mercato delle obbligazioni a elevati rendimenti nel corso degli ultimi tre anni, fa notare Chandler, rendendo i produttori energetici "una grande componente del mercato high-yield".
Il problema è che "molti prestiti, così come era accaduto con le case, non sono stati erogati tenendo tanto in considerazione la capacità del debitore di rimborsare la somma (il noto merito creditizio). Così come le banche e gli investitori non hanno acquistato i bond high yield (emessi dai gruppi energetici) fidandosi della capacità del debitore di ripagare il dovuto". L'erogazione è avvenuta tenendo conto solo del "valore del petrolio", così come era accaduto in precedenza quando i prestiti erano stati erogati sulla base del "valore dell'immobile".
E ora le conseguenze saranno da effetto domino. Chandler parla del fatto che per le aziende che si sono indebitate, il tallone d'Achille è rappresentato dal fatto che nessuna di esse riceverà più i cosiddetti "prestiti facili". Sempre se le aziende stesse riusciranno a rimborsare quanto dovuto. Perchè altrimenti, sicuramente non avranno un futuro.
Stesso discorso di Nick Cunningham, che ricorda come il boom petrolifero e di gas naturale, negli Stati Uniti, sia "stato reso possibile grazie ai notevoli crediti che sono stati concessi alle società di trivellazione".
E "i finanziamenti non sono arrivati solo dagli azionisti e dalle banche tradizionali, visto che centinaia di miliardi di dollari" si sono riversati sul mercato dei "junk bond". Molte società di trivellazione hanno deciso di emettere obbligazioni junk, quindi spazzatura, nella speranza di vedere i bond sottoscritti da investitori con alta propensione al rischio e alla ricerca di elevati rendimenti. E questi investitori hanno risposto, finanziando anche le operazioni di "fracking" per l'estrazione del gas di scisto.
Tutti hanno continuato a scommettere sul rialzo infinito dei prezzi del petrolio. Scommesse nuovamente rischiose, troppo rischiose, come mostra ora il mercato dei junk bond nel settore energetico, che ha raggiunto la cifra astronomica di $210 miliardi, il 16% circa dell'intero valore del mercato delle obbligazioni spazzatura, che secondo i calcoli è di $1,3 trilioni ($1.300 miliardi). Una percentuale notevole, se si considera che il debito energetico junk era appena del 4% dieci anni fa". E ora?
"Se i prezzi del petrolio rimarranno a $65 per tre anni, il 40% di tutti i junk bond emessi dalle società energetiche potrebbero fare default, stando a una stima recente di JP Morgan) . Nel frattempo, le società energetiche - non essendo riuscite a onorare i debiti - inizierebbero a incontrare diversi ostacoli nell'accesso al credito. La conseguenza sarebbe una serie di chiusure e fallimenti.
Lo scenario di JP Morgan è contemplato nel lungo termine ed è incerto. Detto questo, il Financial Times riporta che un terzo di obbligazioni emesse dalle società energetiche è in condizioni "distressed", quindi in pericolo di non essere rimborsate.
La domanda dunque è d'obbligo: i problemi dell'industria petrolifera potrebbero innescare una crisi finanziaria? Non dimentichiamo che ci sono diverse banche e istituzioni finanziarie che potrebbero avere ancora una esposizione eccessiva verso il debito emesso dal settore energetico. E lo stesso Andcrew Critchlow, in un articolo pubblicato giorni fa sul TelegraphTelegraph, ha scritto: "In base a recenti stress test effettuati su società subprime del settore energetico degli Stati Uniti da Deutsche Bank, se il prezzo del petrolio WTI dovesse scendere a $60, ci potrebbe essere un rischio di default fino a 30% per i titoli obbligazionari Usa con rating B e CCC emessi dai gruppi energetici". Oleg Melentyev e Daniel Sorid, analisi di Deutsche Bank, hanno scritto. "Uno shock di tale portata potrebbe essere sufficiente a scatenare un ciclo di default molto più ampio nel mercato high-yield".
E d'altronde lo stesso GEAB ha avvertito, considerando anche il tonfo dei petrodollari: "Tutti questi fattori stanno convergendo verso uno shock dei mercati petroliferi nei prossimi due anni. I tempi saranno duri per le società energetiche. Dal momento che queste rappresentano una quota significativa della capitalizzazione del mercato azionario globale, l'effetto domino sugli indici azionari e sull'economia non si farà attendere. I mercati finanziari potrebbero essere colpiti da un enorme shock nel 2015, che questa volta non sarà da addebitare alle banche, ma all'industria petrolifera". (Lna)
27 di 345-09/12/2014 11:590
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il Brent ha toccato nuovi minimi a cinque anni, prima di fermarsi intorno ai 66 dollari al barile a seguito di un ritorno di acquisti cauti dopo il crollo del 43% del prezzo registrato da giugno.
La crescita della produzione di shale gas Usa più veloce del previsto ha minato la credibilità da parte dell'Opec di gestire le forniture, facendo scendere fortemente i prezzi e anticipando il surplus all'inizio del prossimo anno.
Il greggio scadenza gennaio sale di 2 centesimi a 66,21 dollari al barile dopo essere sceso fino a un minimo di 65,29 dollari oggi, il livello più basso da settembre 2009. Il Brent ha perso il 4,2% o 2,88 dollari ieri nella terza peggiore seduta dell'anno.
Il greggio Usa sale di 23 centesimi a 63,28 dollari al barile, rimbalzando dopo essere sceso a 62,25 dollari, il livello più basso da luglio 2009. Ieri ha perso il 4,2% o 2,79 dollar
28 di 345-09/12/2014 16:350
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
COSA HA CAUSATO IL CALO DEI PREZZI DEL PETROLIO?
Nella seconda metà dell’anno, i prezzi del petrolio hanno iniziato la loro maggiore correzione dalla crisi finanziaria del 2008. La domanda è: cosa ha dato il via a questa correzione e quale può essere una soglia credibile per i prezzi del petrolio? La domanda è: cosa ha dato il via a questa correzione e quale può essere una soglia credibile per i prezzi del petrolio? La correzione è stata inizialmente innescata dal fatto che la ripresa stagionale della domanda di petrolio, che normalmente avviene nel terzo trimestre, è stata nettamente più debole della norma. Inoltre, le tensioni sull’offerta in Libia sono venute meno e, allo stesso tempo, la produzione di petrolio di scisto negli USA continua ad aumentare.
In sintesi, si potrebbe dire che l’aumento dell’offerta di petrolio di scisto ha inizialmente compensato i problemi sul fronte dell’offerta in alcuni paesi OPEC. Tuttavia, quando questi problemi sono venuti meno, il mercato ha iniziato a ritrovarsi in una situazione di eccesso dell’offerta che ha spinto al ribasso i prezzi. Dopo una correzione di questa portata, alcuni paesi OPEC come l’Arabia Saudita, avrebbero di norma iniziato a ridurre la produzione. Questa volta, tuttavia, sembrano essere disponibili ad accettare prezzi più bassi per proteggere la loro quota di mercato. I nuovi progetti per l’estrazione di petrolio di scisto negli USA richiedono che i prezzi siano nella fascia di 60–80 dollari per andare in pari. Quindi, se i prezzi rimangono inferiori a 80 dollari più a lungo, vi sono buone possibilità che l’aumento della produzione del petrolio di scisto possa rallentare, a tutto vantaggio dei produttori OPEC.
LA SOGLIA MINIMA DEI PREZZI DEL PETROLIO
Le condizioni attuali del mercato suggeriscono che le condizioni dell’offerta di petrolio potrebbero restare tranquille per gran parte del prossimo anno, riducendo il rischio di una rapida ripresa dei prezzi del petrolio. Dopo la recente correzione, tuttavia,i rischi di ribasso sono anch’essi piuttosto limitati. Se per i paesi dell’OPEC quali Arabia Saudita, Kuwait, EAU e Qatar, prezzi compresi tra 70 e 80 dollari sembrano accettabili – almeno per un certo periodo -, un ulteriore calo a 60 dollari o persino 50 dollari è probabilmente inaccettabile. Il nostro modello di fair value, che mette in relazione la domanda, le scorte ed i costi di finanziamento con i prezzi del petrolio, suggerisce inoltre che il petrolio sarebbe nettamente sottovalutato a prezzi inferiori a 75 dollari. È anche probabile che questi livelli di prezzo rallentino l’espansione della produzione del petrolio di scisto. Nel complesso, crediamo che i prezzi del petrolio potrebbero trovare una soglia attorno a 70 dollari.
29 di 345-09/12/2014 16:470
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il Brent (oggi -0,2% a 66 usd) fallisce per l'ennesima volta il tentativo di rimbalzare e torna a scendere facendo segnare i minimi degli ultimi 5 anni.
Dai picchi di giugno a 115 usd ha lasciato sul terreno qualcosa come 50 usd il barile.
Da inizio anno il prezzo è in rosso del 40% circa, si tratta della peggior performance su base annua dal 2008.
Ormai è guerra aperta tra Arabia Saudita e produttori di shale oil, che si vedono spiazzati dalla caduta verticale delle quotazioni.
EFFETTO
Lo scenario sul Brent è ovviamente simile a quello del WTI americano, con la precisazione che si è ormai ridotta a soli 3 usd la differenza di prezzo tra le due tipologie che era arrivata anche a 25 usd nel 2011(linea viola nel grafico).
Il Brent è quindi oggi più vicino a supporti importanti rispetto a quanto non lo sia il WTI.
Area 63 usd rappresenta infatti un importante sostegno statico.
Poco più sotto, in area 60 usd, transita inoltre la trendline rialzista di lungo periodo.
Al rialzo l'area 85/90 usd è divenuta ora una forte resistenza
BRENT
30 di 345-10/12/2014 11:410
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il Brent scende sotto i 66 dollari al barile, appena sopra i minimi dei cinque anni sui crescenti segnali di eccesso di offerta e di una domanda debole per effetto dell'incerta crescita economica mondiale.
Le quotazioni del petrolio di riferimento europeo hanno perso oltre il 40% dallo scorso giugno sulla scia della nuova offerta di greggio di alta qualità proveniente dal Nord America che ha provocato un eccesso di produzione in molte parti del mondo. I dati pubblicati ieri dall'American Petroleum Institute (Api) hanno mostrato una crescita delle scorte di greggio Usa di 4,4 milioni di barili nella scorsa settimana a 377,4 milioni di barili, a fronte di attese per un calo di 2,2 milioni.
A contribuire alla crescita delle scorte è stata anche l'ampia disponibilità di benzina e distillati, ha spiegato l'Api.
L'Eia ha inoltre tagliato le stime di crescita della domanda globale di petrolio per il 2015 di 240.000 barili al giorno a quota 880.000 e prevede una crescita per quest'anno attorno ai 960.000 barili al giorno.
Alle 11,30 italiane il greggio scadenza gennaio perde 1,24 dollari a 65,60 dollari al barile poco sopra i 65,29 dollari toccati ieri, il livello più basso da settembre 2009.
Il greggio Usa perde 1,37 dollari a 62,82 dollari al barile.
Prezzi del petrolio ancora in calo, coi futures sul Brent di nuovo sceso sotto quota 65 dollari al barile, al minimo dal settembre 2009, e quelli sul greggio Usa in flessione di circa 2 dollari e mezzo, poco sopra i 61 dollari al barile a minimo da luglio 2009.
Attorno alle 16,40, il derivato sul Brent cede 2 dollari e 40 cent a circa 64,40 dollari il barile e quello sul greggio Usa perde 2 dollari e 58 cent a 61,26.
Il trend di pesante correzione per i prezzi dei contratti sul Brent e il greggio americano, già in atto da tempo, si è ulteriormente acuito dopo la diffusione dei dati sulle scorte Usa settimanali date in rialzo di 1,5 milioni di barili.
33 di 345-11/12/2014 10:080
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Nel Monthly Oil Market Report presentato ieri, l'Opec ha ulteriormente tagliato le stime sulla domanda oil e incrementato quelle sulla produzione non Opec.
In particolare l'Opec ha ridotto a 28,9 milioni barili al giorno la richiesta di petrolio ai Paesi aderenti dai 30,1 milioni barili giorno registrati a novembre
Sulla base delle nuove stime lo sbilanciamento 2015 è pari a circa 1,2 milioni di barili al giorno. Aumenta la pressione ribassista sui prezzi del greggio in calo ieri di oltre 2 dollari al barile.
34 di 345-15/12/2014 12:450
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il derivato sul Brent tocca i nuovi minimi di cinque anni poco sopra i 60 dollari al barile dopo che l'Opec ha ribadito che non taglierà la produzione nonostante l'eccesso di offerta a livello mondiale, ma poi rimbalza a circa 63 dollari.
La fase di mercato rimane comunque al ribasso con gli analisti che parlano di ulteriori cali prima di una ripresa sostenuta.
Il rimbalzo odierno, spiegano gli analisti, è dovuto in parte ad acquisti speculativi ein parte alla notizia relativa alla chiusura dei due principali porti petroliferi della Libia a causa di scontri tra i miliziani delle fazioni alleate ai due governi rivali del paese.
Sul fronte Opec, il segretario generale Abdullah al-Badri nel corso di una conferenza tenutasi a Dubai ieri, in merito alla recente scelta di non tagliare la produzione, ha affermato che "la decisione è stata presa. Le cose saranno lasciate così come sono".
"Abbiamo convenuto che è importante proseguire con la produzione (ai livelli attuali) per.. il prossimo periodo", ha aggiunto.
Secondo gli analisti di Barclays le quotazioni petrolifere possono scendere sotto i 60 dollari al barile nel breve termine, ma tale livello non sarebbe sostenibile nel lungo periodo.
Intorno alle 12,30 italiane il contratto sul Brent per consegna gennaio guadagna 79 centesimi a 62,64 dollari dopo che nelle contrattazioni asiatiche era sceso a quota 60,28 dollari, i minimi da luglio del 2009.
La scadenza analoga del greggio Usa guadagna 36 centesimi a 58,17 dollari dopo avere toocato i minimi da maggio 2009 di 56,25 dollari.
35 di 345-17/12/2014 12:160
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Non si arresta la caduta dei prezzi dei prodotti petroliferi, con il Brent che si conferma sotto la barriera dei 60 dollari il barile, sui minimi da cinque anni e mezzo.
I principali paesi membri dell'Opec hanno ribadito che sono disposti ad attendere ancora prima di tagliare la produzione.
Anche il ministro dell'Energia russo, Alexander Novak, ha detto che Mosca non ridurrà l'output nel 2015.
Attorno alle 12,05 italiane, il futures sulle consegne di Brent si attesta a 59,53 dollari il barile (-0,48 dollari), dopo aver oscillato fra 59,10 e 60,43 dollari. Il contratto di riferimento sul greggio leggero Usa perde 0,98 dollari, a 54,95 dollari il barile, dopo aver oscillato tra 54,61 e 55,97 dollari.
36 di 345-18/12/2014 10:020
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il quotidiano finanziario (MF) riporta le parole dell'Unione Petrolifera sull'andamento dei prezzi del greggio. Secondo le attese dell'associazione la discesa del petrolio potrebbe durare più a lungo che in passato. Questa è la terza caduta del mercato dalla fine del 2008. La prima è stata la più drammatica: dal luglio 2008 al gennaio 2009 i prezzi del barile sono passati da circa 133 a circa 40 dollari. La seconda, durata 3 mesi, ha portato le quotazioni da circa 125 a circa 95 dollari mentre la terza, quella attuale, ha visto i corsi passare da 112 dollari circa di giugno 2014 agli attuali 67 dollari circa. Dall'Unione Petrolifera, intanto, fanno sapere che se il prezzo del barile si assestasse a 60 dollari finirebbe fuori mercato il 12% della produzione mondiale in arrivo dai giacimenti più costosi. Per ogni 20 dollari in meno del prezzo del petrolio su base annua il Pil italiano ottiene un effetto positivo di circa mezzo punto percentuale.
37 di 345-18/12/2014 12:000
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il Brent balza di oltre il 3% oggi a oltre 63 dollari al barile con i trader che scommettono sul fatto che i livelli minimi toccati dai prezzi siano vicini alla fine dopo che diverse aziende energetiche hanno iniziato a tagliare i budget per gli investimenti.
Questa settimana il greggio ha toccato nuovi minimi da cinque anni a 58,50 dollari al barile e si è quasi dimezzato dai massimi di giugno dopo che la crescita più veloce delle attese dello shalegas Usa ha superato la domanda, mentre l'Opec ha deciso di non tagliare la produzione nella sua ultima riunione lo scorso mese.
Il Greggio Usa gennaio, che scade venerdì, sale del 3,7% a 58,60 dollari, mentre il Brent cresce del3,9% a 63,56 dollari.
Chevron Corp ha sospeso a tempo indefinito il piano di esplorare il mare Beaufort nell'artico del Canada, mentre Marathon Oil ha tagliato gli investimenti per il prossimo anno di circa il 20%.
38 di 345-18/12/2014 13:010
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il preconsuntivo 2014 dell' Unione Petrolifera (UP) analizza il mercato petrolifero nel 2014, caratterizzato da una domanda mondiale pari a 92,4 mbg con una crescita annua di appena lo 0,7%, la piu' bassa negli ultimi cinque anni dovuta ad un calo della domanda dei paesi Ocse (-0,9% a/a). Dal lato dell' offerta, invece, si registra un forte balzo a 93,2 mbg (+2% a/a) superiore alla media dell' ultimo quinquennio. In particolare, la crescita dell' offerta e' stata trainata dagli Stati Uniti con una produzione di quasi 12 mbg.
L' analisi dell' UP evidenzia inoltre il crollo di oltre il 40% dei prezzi del petrolio, tornando ai minimi 2009 (in cui aveva toccato i 40,4 dollari al barile). ' Il calo e' stato accentuato' , spiega il presidente dell' UP Alessandro Gilotti, ' dalla recente decisione dell' Opec di non tagliare la produzione, ma lasciare al mercato la decisione sulle quotazioni di riferimento. Gilotti prosegue evidenziando che l' Opec ' non e' piu' in grado di fissare prezzi alti contro la concorrenza degli altri produttori non-Opec ma ha ancora la forza di garantirsi le sue quote' . Per questi motivi Gilotti ipotizza che la ' discesa del petrolio potrebbe durare piu' a lungo del passato' . L' UP esprime la propria preoccupazione circa la situazione attuale definendola come una guerra dei prezzi in cui quello che conta e' sia il breakeven sulle produzioni concorrenti dell' Opec, come gli Stati Uniti, ma anche la parte finanziaria di sostenibilita' dei bilanci. La buona notizia e' che dal calo dei prezzi del petrolio beneficia l' economia mondiale, soprattutto quei paesi dove il costo dell' energia rappresenta un freno alla crescita e pesa sulla competitivita' del sistema industriale. Le stime del Fondo Monetario infatti prevedono che un calo di 10 dollari del prezzo dell' oil equivalga a 0,3 punti di Pil. L' Ocse prevede che il Pil mondiale nel 2015 cresca del 3,7% nel 2015 e del 3,9% nel 2016 soprattutto grazie alla crescita dei paesi BRIICS (+5,4% nel 2015 e +5,6% nel 2016). Nell' area euro la crescita e' ancora debole, stimata a +1,1% nel 2015 e +1,7% nel 2016, anche se la discesa dei prezzi del greggio potrebbe favorire una crescita del Pil piu' consistente. Nel medio-lungo periodo la frenata degli investimenti dei maggiori gruppi petroliferi incidera' sulla crescita futura della produzione, in quanto a 60 dollari al barile, chiarisce l' UP, le produzioni meno economiche intorno agli 11 mbg vengono dismesse. I rischi si presentano anche e soprattutto per la Russia, messa gia' in forte difficolta' dalle sanzioni europee e americane. In Italia la contrazione della domanda di energia e' stata pari al 5,1% a 157,6 Mtep tornando ai valori degli anni ' 80 in cui il petrolio rappresenta il 35,4% confermandosi la fonte principale di energia. I consumi nazionali di petrolio per il 2014 sono calati del 4,5% a 2,7 Mtep, anche se vanno evidenziati i segnali positivi della discesa dei prezzi dei carburanti che potrebbero stimolare la ripresa della domanda.
39 di 345-19/12/2014 12:180
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Il Brent è positivo intorno quota 60 dollari, con gli investitori che chiudono le posizioni in vista delle festività di fine anno, dopo sei mesi di prezzi in caduta.
I prezzi si apprestano a chiudere la quarta settimana negativa, dopo che l'Opec ha deciso di non tagliare la produzione nella sua ultima riunione lo scorso mese.
Tamas Varga, analista di PVM Oil Associates a Londra, dice che alcuni investitori stanno coprendo vendite allo scoperto, con esposizione eccessiva, dopo mesi di trading volatile.
Alle 12,05 italiane, il Brent cresce dello 0,93% a 59,85 dollari, Il Greggio Usa gennaio, che scade venerdì, sale dello 0,7% a 54,49 dollari.
40 di 345-22/12/2014 09:100
GIOLA
N° messaggi: 34840 -
Iscritto da: 03/9/2014
Recuperano quota 62 dollari, arrivando a balzare fino a una figura, i derivati sul greggio, forti della performance positiva sui mercati asiatici in una settimana accorciata dalla pausa natalizia. Intorno alle 7,30 il futures Brent a febbraio guadagna 61 centesimi a 61,99 dollari il barile, mentre l'analoga scadenza Nymex risale di 54 cent a 57,67 dollari. A parere degli analisti, i futures Brent dovrebbero rimanere in area 60 dollari da qui a fine anno.
Variazioni positive di maggiore ampiezza per Francoforte (+0,5%) e Parigi (+0,4%). Londra è invariata.
Il rendimento del BTP ancora sotto il 2% mostra che il mercato si aspetta molto dalla politica monetaria della BCE. Un'altra conferma di quali siano le attese degli investitori è la debolezza dell'euro, trattato a 1,231 sul dollaro, minimi degli ultimi due anni e mezzo.
Da Draghi ci si aspettano nuove indicazioni sull'ammontare e sulla tipologia delle obbligazioni da acquistare, oltre alla conferma della volontà di mettere in campo tutte le azioni possibili per contrastare il calo dell'inflazione. Non ci dovrebbero essere annunci precisi sul piano di acquisti di titoli di Stato, come è risultato chiaro da quanto ha detto il vice presidente della BCE, Vitor Constancio la settimana scorsa, la Bce vuole verificare gli effetti delle manovre finora adottate. Lo staff della BCE rilascerà anche le nuove stime di crescita ed inflazione, che probabilmente saranno riviste al ribasso, questo dovrebbe contribuire a convincere ulteriormente la BCE ad introdurre nuove manovre.
Stamattina, il vicepresidente Fed, Stanley Fischer, sprona la BCE all'azione, intervistato da La Repubblica, l'ex presidente della banca centrale di Israele, afferma che "gli acquisti di bond hanno funzionato in America e funzioneranno nell'Eurozona se la BCE deciderà di farli" aggiungendo che "se la BCE si muove in quella direzione avrà effetti positivi.
Intanto, il petrolio tipo Brent perde contatto con quota 70 dollari il barile, segna un ribasso dello 0,2% a 69,8 dollari il barile.