luomo_nero
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non conosco la realtà Amazon e quanto da lei postato sulla stessa è leggermente vomitevole.. e per forza con la storia prime le persone vengono strizzate per bene
342 di 996-28/11/2017 14:040
quasi40
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@ "...erano onesti per abitudine mentale..." Lella mia, perdonami la confidenza, chi va oggi alla riscoperta di tale valore perso ormai nella notte dei tempi ? Non vale per tutti naturalmente, ma il farlo, oggi, ti mette " out ", all ' essere " in " dobbiamo trovare altri aggettivi di cui la società moderna si è appropriata e ne fa abbondante uso, con sempre maggiore accanimento quanto più si sale nella scala del potere a tutti i livelli. " Alla ricerca del tempo perduto ", per dirla con Marcel Proust é rimasta una prerogativa da attribuire soltanto ai vecchi come me, ad esempio, in quanto per i giovani l ' onestà è un concetto astratto di cui non vengono portati a conoscenza, o sempre meno stante che tantissimi genitori sono attanagliati dalle difficoltà quotidiane. Gli auspici sbandierati ai livelli, soltanto definiti tali, per come li vedo io, più alti, rimangono delle sternazioni di circostanza e vige tuttora il predicare bene e razzolare male. Esempi, ci vogliono non auspici, che mi paiono quelli della sibilla. Grazie per il tuo post, mi fa sentire meno solo.
344 di 996-28/11/2017 14:460
luomo_nero
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bò, ho capito il disgusto però ogni tanto mi avventuro su siti Inglesi o tedeschi per comprare qualcosa e adesso mi chiedo.. son tutti cosi? bò
346 di 996-28/11/2017 15:050
luomo_nero
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ahhahaha aahaah doctoress mi perdoni se ho bisogno di una particolare pianta da thè chi meglio dei Brithishh può soddisfare l'impellente bisogno?
349 di 996-28/11/2017 15:340
luomo_nero
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ahahhah lo sapevo che lei cara la mia in the doctoress andava a parare li.. no no sono a posto cosi senza neanche piantine! ahahhahaah
351 di 996-28/11/2017 16:080
luomo_nero
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è il sostantivo aggettivo che mi ha fregato dottoressa
MODERATO
GIACOMINA BONA
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359 di 996-29/11/2017 11:110
lella6
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COME TUTTO CAMBIA (e non sempre in meglio)
Stavo andando a far visita ai miei genitori, un palazzo del centro, tanti appartamenti, tante facce, alcune di queste legate a ricordi della mia infanzia, altre nuove, mai viste. Con qualcuno ci si rincontra ogni tanto lungo le scale, di corsa, e ci si scambia frasi come "Da quanto tempo che non ci si vede", versione educata della più reale e sincera "Guarda qui come stiamo invecchiando".
Usciti dall'ascensore, proprio davanti alla porta di casa, sento un suono, un suono ciclico, una specie di trillo, cupo ma comunque distinguibile; la prima idea va subito al cellulare, anche se non coincideva con quella del mio. Comincia così quel caratteristico guardarsi intorno per cercare di capire dalla borsetta o giacca di chi potesse provenire quel suono; mio figlio invece, meno coinvolto nell'uso dei cellulari, pensa subito che possa trattarsi di una console, uno dei tanti passatempi elettronici che i nostri figli sono soliti portare con se, come noi d'altra parte facciamo con i nostri cellulari multifunzione.
La cosa finisce li, entriamo in casa, salutiamo, ci sediamo. E solo dopo qualche altro minuto faccio caso che quel suono continua, invade educatamente i pochi silenzi nella stanza, ma non aveva più quella ripetitività iniziale, ora intonava note più melodiose, delle armonie; e solo a quel punto, dall'interrompere e poi ricominciare più di una volta la melodia, mi rendo conto che non era ne una squallida suoneria di cellulare ne tantomeno una musichetta di chissà quale giochino: era un flauto. Era il ragazzo del piano di sopra che si produceva in prove, scale, musiche, di cui solo in quel momento riuscivo a percepirne la qualità e la bellezza. Era un suono che esisteva già anni e anni prima dell'esistenza di scatolette digitali, era un suono puro, un suono vero, un suono che purtroppo ormai non siamo più abituati a sentire dal vivo, che al massimo abbiamo la fortuna di sentire con un paio di cuffiette mentre facciamo jogging, un suono che forse purtroppo tante persone, le nuove generazioni, i nostri figli, non hanno mai sentito, non sanno riconoscere. E noi stessi che dovremmo essere loro maestri di vita, stentiamo a riconoscerlo perché sempre di corsa, imbastarditi, confusi e invasi da troppa tecnologia, con la sua portatilità, la sua efficacia, ma soprattutto e purtroppo la sua inevitabile freddezza.
Massimo M.
360 di 996-29/11/2017 11:330
lella6
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Iscritto da: 01/2/2010
SERENO
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo