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Perchè Non Siam Popolo ? Perchè Siam Divisi ?

- 14/11/2014 07:44
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

 

Raccogliendo qua e là spunti di separatismo serenissimo e catalano , anarchismo comodo e rasta , nazionalismo patetico e incoerente con la quotidianità, poi , originata, se non anche razzismo puro e duro fra "mangi polent " ( mia madre ) e "maia saù " ( mio padre ), che ci fa distrarre sul grave problema extracomunitario ...

 

Propongo ...



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215 Commenti
 ...   6   ... 
101 di 215 - 06/12/2014 11:28
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

Povera Italia mia ...

No, non per il declassamento alla BBB- della solita troica anti nazionalista , ma per le mortificazioni quotidiane ...

Con un giornalismo che ingrassa seduto alla scrivania del cinismo libertario ...

Indagini riservatissime , mescolate alle supposizioni e alle opinioni dei Marco Travaglio ( difficile ) di turno ...


Disfattisti che non vogliono e non lasciano capire ...spiegando la loro verità che dietro ad un AVVISO DI GARANZIA lascia il tempo che trova , o anche la querela ...

Lacrima non cancellare il mio più grande pensiero
C'è ancora qualcuno, c'è ancora qualcuno
che ha dentro quello che ho io
E dal fondo di questo mio cuore, c'è una speranza che sale
e che non mi fa morire come te
C'è ancora qualcuno, c'è ancora qualcuno,
che PARLA DI DIGNITA', come fosse il suo bene più caro, il più sudato traguardo
Chi vive degno di se, vive da RE
C'è ancora qualcuno, c'è ancora qualcuno
che prima ci mette l'amore e alla vita non sa rinunciare, QUINDI RISPETTA LA TUA
L'UOMO CHE AMARE NON VUOLE, NON SAPRA'
C'è ancora qualcuno, c'è ancora qualcuno,
che vive le stesse paure di sbagliare,
di perdere il tempo, di non sapersi guardare,
di non sapere più dire AMORE MIO
LACRIMA NON TI FERMARE, scendi e fai grande il mio cuore
c'è ancora qualcuno, che piange come piango io
attraverso la gioia e il dolore , passo dal bene al male
quello che poi non mi uccide mi rende più forte
C'è ancora qualcuno c'è ancora qualcuno
che vive come vivi tu, scendi lacrima e non cancellare il mio più grande pensiero
C'è una speranza che sale, DENTRO ME
e che non mi fa morire, come te

102 di 215 - 07/12/2014 09:16
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


D'ANNUNZIO ED IL NATALE
DI SANGUE A FIUME ( internette fascista )


Nel corso dello stesso mese di novembre, il Parlamento italiano approvò definitivamente il Trattato di Rapallo. Quasi tutte le forze politiche italiane si dimostrarono d'accordo con il Governo, e di conseguenza non restava da far altro che fare accettare a D'annunzio gli accordi italo-jugoslavi ed ottenere quindi che egli abbandonasse Fiume. A ben pensare il Trattato costituiva un vero successo per D'Annunzio. Tutto sommato Fiume era stata sottratta agli jugoslavi e di lì a qualche anno sarebbe stata definitivamente unita all'Italia. Eppure non fu così semplice costringere il "Comandante" ad abbandonare la città di Fiume. In particolare ciò che turbò molto la coscienza di D'Annunzio fu l'esistenza di alcune clausole segrete tra il Governo italiano e quello jugoslavo. Egli ne era stato informato segretamente da suòi amici, molto vicini agli ambienti diplomatici italiani; temeva quindi che la città di Fiume, alla quale sarebbe stato sottratto il porto Baross, si sarebbe trovata in gravi difficoltà proprio a causa della concorrenza diretta di questo porto a quello della città. D'Annunzio sperava sempre di potere contare sull'aiuto dell'ammiraglio Millo, che sino ad allora gli si era sempre dimostrato amico devoto. Ma in ciò s'ingannava, perchè Mulo, posto innanzi alla necessità di scegliere tra la sua devozione ed amicizia per il Poeta, e la fedeltà giurata al Re, decise di non tradire e di conseguenza anch'egli si apprestò ad abbandonare le zone della Dalmazia, che per il Trattato di pace di Rapallo dovevano passare sotto governo jugoslavo. Ai primi di dicembre contingenti di soldati italiani lasciarono Zara per rimpatriare. La partenza di questi provocò tumulti in città. Da una parte la comunità italiana che inveiva contro Mulo che aveva lasciato partire i soldati, dall'altra parte la comunità slava che approfittava dell'occasione per inveire contro gli italiani, dando luogo a gravi disordini nella città di Zara. D'Annunzio seppe dei disordini e della partenza dei soldati italiani, e comprese allora che Millo non lo avrebbe ulteriormente seguito nella sua avventura fiumana.In breve tempo D'Annunzio si trovò isolato: nessuno sembrava più seguirlo, nè in Patria, nè a Fiume stessa. In Italia tutti, compreso lo stesso Mussolini, si dichiararono favorevoli al Trattato; a Fiume "il Consiglio dei Rettori di Fiume e molti uomini politici non sospetti di scarso patriottismo e di sentimenti "rinunciatari" lo consigliarono di accettare il trattato, ma non furono ascoltati." Invano il Governo, preoccupato del fatto che l'opinione pubblica italiana sembrava contraria a qualsiasi atto di forza, tentò di raggiungere un accordo con la Reggenza dannunziana. Invano inviati del ministro della Guerra Bonomi e degli Esteri Sforza cercarono punti di contatto, che consentissero di giungere allo sgombero pacifico della città. Alla fine fu chiara la volontà di D'Annunzio di resistere da solo con i suoi legionari sino alla fine, e di opporsi con la forza ad eventuali atti di forza del Governo italiano. Il Governo quindi "si preparava ad una eventuale azione di forza, dando facoltà al generale Caviglia, quale comandante generale delle truppe della Venezia Giulia, di prendere tutte le disposizioni e di adottare tutti i provvedimenti atti a ricondurre alla normalità la questione di Fiume; veniva per questo assegnato al generale un primo contingente di tre battaglioni di carabinieri, e poste alle sue dipendenze le forze navali dell'alto Adriatico, comandate dall'ammiraglio Simonetti." Non essendo riuscito 11 Caviglia a concludere un accordo con D'Annunzio, il 30 novembre spedì un ultimatum a D'Annunzio con il quale gli intimava entro il seguente giorno 2 dicembre di abbandonare le isole di Arbe e Veglia e tutti gli altri territori occupati, e di rientrare quindi entro i confini dello Stato di Fiume, quali erano prima del giorno 10 novembre. Immaginando quindi il Caviglia il rifiuto di D'Annunzio a qualsiasi forma di compromesso, lo stesso giorno 30 emanò un proclama invitando tutte le truppe legionarie a rientrare tra le fila delle truppe regolari, onde evitare d'essere sottoposte a processo per alto tradimento per aver portato le armi contro lo Stato. Tuttavia nè l'ultimatum di Caviglia, nè il suo proclama sortirono l'effetto sperato. D'Annunzio sembrò più che mai deciso a non cedere ed a combattere sino alla fine. S'intensificarono comunque i contatti diplomatici, cercando ancora il Governo una via d'uscita, che non fosse il ricorso alla forza, alla difficile situazione. Così si ebbero contatti continui tra emissari di Bonomi e di D'Annunzio: ma inutilmente. La situazione già di per sé molto grave, finì col diventare del tutto drammatica, quando si verificarono gravi episodi d'indisciplina su alcune navi italiane, che tradirono, unendosi alle forze danunziane. La corazzata Dante Alighieri si rifiutò d'abbandonare il porto di Fiume; il caccia Bronzetti, la torpediniera 68 PN ed il caccia Espero si posero agli ordini del "Comandante". A tutto ciò si aggiunse la defezione di qualche piccolo reparto di terra, sicchè il Governo temette che la scarsa fedeltà delle truppe avrebbe compromesso del tutto la possibilità di ottenere lo sgombero della città. Non era in discussione soltanto il rispetto del Trattato di Rapallo, bensì lo stesso prestigio del Governo, che avrebbe dovuto dimostrare di contare ancora qualcosa, e di essere quindi in grado di domare la rivolta. Da questo momento le trattative continuarono stentatamente: ci si rendeva conto che si andava ormai verso la lotta fratricida. Ancora il giorno 14, rispondendo ad una lettera, inviatagli da 80 senatori italiani, e dal patriota triestino Attilio Hortis, D'Annunzio sintetizzava così le ragioni del suo diniego a qualsiasi trattativa: "Fiume chiede che le sia almeno lasciato Porto Sauro (cioè Porto Baross) ed il Delta; ma Trumbic e Stoianovic rispondono che Porto Baross ed il Delta dell'Eneo dovranno appartenere alla Jugoslavia, e che la Jugoslavia avrà inoltre diritto di intervento nelle questioni dello Stato di Fiume, dato che ne include quasi tutte le sue frontiere terrestri e tutte le arterie economiche. Da parte dell'Italia nessuna risposta: silenzio brutale." Il generale Caviglia, visto e considerato che le trattative con D'Annunzio non procedevano in senso favorevole, decise già il giorno 21 di procedere al "blocco effettivo per terra e per mare" dello Stato di Fiume. Il Caviglia dettò quindi un termine di 48 ore perchè navi e uomini lasciassero volontariamente Fiume, rientrando entro il territorio nazionale. D'Annunzio rispose al blocco, proclamando lo stato di guerra, e dimostrandosi quindi con questo atto, più che mai deciso a combattere piuttosto che a cedere. Il giorno 23, scaduto il termine concesso dall'ultimatum di Caviglia, pochi uomini avevano abbandonato Fiume e nessuna nave. La città era del tutto bloccata. D'Annunzio pensava che Caviglia avrebbe continuato il blocco, senza giungere ad una vera e propria azione di guerra. Ma, essendo stato intercettato un ordine del generale Perrario con il quale si ordinava alle truppe di tenersi pronte ad occupare Fiume per il giorno 24, egli comprese che ormai ci si avviava verso la guerra fratricida, ch'egli aveva tanto paventato. Tuttavia egli diede l'ordine di attenersi al concetto di difesa e non a quello dell'attacco. I legionari si sarebbero difesi, se attaccati; ma non avrebbero condotto nessuna azione offensiva contro i loro "fratelli". Caviglia aveva affidato l'operazione per l'occupazione di Fiume al generale Ferrano. Quest'ultimo riteneva che fosse possibile entrare nella città con una semplice azione di polizia; pensava quindi che pochi reparti di carabinieri sarebbero stati sufficienti per condurre l'azione. Tuttavia, nel dubbio che venisse tentata dai legionari una qualche resistenza armata, era stato predisposto l'impiego dell'esercito con l'àppoggio delle artiglierie, sia di terra che quelle della flotta, che ancorata al largo di Fiume, avrebbe potuto con facilità intervenire.
All'alba del 24 dicembre, vigilia di Natale, le truppe della 45ma divisione iniziarono ad avanzare in direzione di Fiume. Inizialmente l'avanzata avvenne senza colpo ferire, perchè i legionari, fedeli alla consegna di D'Annunzio di evitare nei limiti del possibile di far fuoco sui loro fratelli, si ritirarono verso la linea fissata per la resistenza. Essi quindi issarono grandi cartelli sui quali era scritto: "Fratelli, se volete evitare la grande sciagura, non oltrepassate quest6 limite. Se i vostri Capi vi accecano, il Dio d'Italia v'illumini." In città frattanto si respirava già l'atmosfera natalizia: negozi aperti, gente affaccendata nelle ultime compere; sembrava incredibile a tutti che gl'italiani attaccassero i loro fratelli di Fiume proprio alla vigiglia di Natale. Ma alle ore 18 di quella vigilia di Natale, ebbe inizio l'attacco delle truppe. Inizialmente esse, favorite dalla sorpresa, riuscirno ad avanzare, però in breve tempo il valore delle truppe legionarie, formate, non dimentichiamolo, per la maggior parte da arditi, riuscì a bloccare gli avanzanti su una nuova linea. Invano D'Annunzio sperò in quelle ore che gli italiani insorgessero per appoggiare Fiume: ci fu solo un modesto tentativo in proposito a Trieste, ma altrove regnò la massima calma. La Patria aveva abbandonato il Poeta. A questo punto il generale Ferrario, d'accordo con Caviglia, decise di sospendere le operazioni per il successivo giorno di Natale: essi speravano che i fiumani si ribellassero a D'Annunzio, evitando quindi altro spargimento di sangue: inoltre quel giorno sarebbe stato impiegato a mettere in posizione le batterie delle artiglierie, per iniziare, in caso di resistenza, il bombardamento. della città. L'attacco riprese quindi all'alba del 26 dicembre. Ma malgrado l'appoggio delle artiglierie, i legionari non mollarono la loro linea ed anzi in più punti contrattaccarono con veemenza. "La situazione diveniva tragicamente grottesca, data l'evidente impossibilità per il comando dell'Esercito regolare di concludere rapidamente, con il solo uso delle truppe di terra, quella che inizialmente era stata definita una azione di polizia, ed a mezzogiorno il generale Caviglia dava l'ordine all'ammiraglio Simonetti di aprire il fuoco contro il palazzo del Comando e contro gli obiettivi militari della città." Verso le ore 16 dello stessò giorno 26, l'Andrea Doria, che già aveva colpito il cacciatorpediniere Espero, provocando lo scoppio della Santa Barbara, si avvicinava a meno di un chilometro dalla riva, e da li, con un tiro diretto, quindi molto preciso, colpiva il palazzo del Comando. Diverse granate colpirono la facciata. Una scoppiò sull'architrave della finestra dello studio di D'Annunzio, provocandone il leggero ferimento, e provocando la morte di un sergente. Invano si tentarono approcci tra il sindaco ed il comando delle truppe italiane; poichè mancava la piena accettazione del Trattato di Rapallo, Caviglia decise di continuare l'azione. Sicchè ancora il seguente giorno 27 continuò il bombardamento della città anche se a ritmo ridotto. A sera, vista l'impossibilità di continuare la resistenza, e per evitare spargimento di sangue tra la popolazione civile, essendosi il generale Ferrario rifiutato di consentire lo sgombero delle donne, dei vecchi e dei bambini, si recarono a parlamentare al Comando italiano il sindaco Gigante ed il capitano Host-Venturi. Ma invano, perchè Ferrario si dimostrò irremovibile. Concesse comunque una tregua sino alle ore 14 del giorno seguente, dopo di che avrebbe iniziato il bombardamento sistematico, anche con i grossi calibri, dell'intera città. Considerate le ferme posizioni del Comando delle truppe regolari, il giorno 28 mattina si riunì il "Consiglio della Reggenza", per decidere se cedere o meno alle intimazioni di Caviglia. Soltanto Grossich dichiarò di accettare la resistenza e quindi il conseguente bombardamento della città; di conseguenza D'Annunzio, verificata la mancanza di appoggio da parte della cittadinanza, decise di abbandonare il comando della città, mantenendo soltanto il comando dei legionari di Ronchi. Ciò avrebbe permesso al governo provvisorio della Reggenza, di cercare quella soluzione pacifica che evitasse ulteriore spargimento di sangue. Avendo abbandonato il Comando di Fiume, fu facile per il consiglio comunale cittadino raggiungere un accordo con le truppe regolari italiane, accordo che venne firmato ad Abbazia il giorno 31 dicembre. Il 2 gennaio D'Annunzio con il suo esercito si recò al cimitero a rendere omaggio ai caduti di quella breve guerra civile: la lotta era costata una cinquantina di morti tra le due parti. Ancora una volta l'atmosfera raggiunse momenti di vibrante commozione. Infine il giorno 18 gennaio D'Annunzio si accomiatò dalla cittadinanza fiumana. Salutato nell'aula del Consiglio da Antonio Grossich, ricevette dall'intera città una nuova ed ultima manifestazione di delirante affetto. Ma a prescindere dal valore dell'impresa fiumana, ciò che a noi maggiormente interessa in questa sede, è sottolineare come l'impresa di D'Annunzio abbia fatto scuola per la successiva marcia su Roma e per il rituale fascista. D'Annunzio, certo neppure conscio di manipolare le masse con grande maestria, poichè di certo egli agiva così come sentiva, senza secondi scopi reconditi, sperimentò tutto quanto poi il fascismo farà suo: il discorso dal balcone, il saluto romano, il grido "eia, eia, alalà! ", il dialogo drammatico con la folla in delirio, il ricorso a simboli religiosi, ai martiri ed alle reliquie; tuttavia la somiglianza con il governo di Mussolini è tutto e soltanto qui. La Reggenza del Carnaro fu infatti una democrazia avanzatissima; la costituzione, redatta da De Ambris, stabiliva infatti la eguaglianza totale tra uomini e donne, la tolleranza di ogni forma religiosa e quindi anche dell'atei-smo, un perfetto sistema di sicurezza sociale, la gestione del potere tramite un sistema di democrazia diretta. Ben altro quindi da quanto Mussolini realizzò in seguito nella "sua Italia".
103 di 215 - 07/12/2014 14:03
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
Nooo Michele::"Minga voia de leser" tutti sti copia/incolla!!!!
104 di 215 - 07/12/2014 18:24
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Quotando: delbenrenzo - Post #103 - 07/Dic/2014 14:03Nooo Michele::"Minga voia de leser" tutti sti copia/incolla!!!!



Dai che ti fa bene ...
105 di 215 - 08/12/2014 11:36
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

Noi , spettatori spettacolari , che quest'anno non abbiamo ancora deciso con chi e dove passare il "santo Natale " , leggiamo , leggiamo, leggiamo ...

scriviamo , scriviamo , scriviamo ...e non sappiamo più da che parte stare .

Diritti e doveri ( non rovesci ) mettono soltanto in imbarazzo l'ipocrisia , perchè non fanno più capire nulla .


"Alla fine comunque ben 12 minuti di applausi, salve di fiori dal loggione, grida di bravo hanno scandito il successo per il Fidelio di Ludwig van Beethoven che, con la direzione del maestro Daniel Barenboim e la regia di Deborah Warner, ha inaugurato stasera la stagione del Teatro alla Scala. L'opera è stata vista in mondovisione da circa 10 milioni di persone senza contare chi l'ha vista gratis nei maxischermi allestiti a Milano."



"Gli scontri. Esponenti dei centri sociali hanno cercato di sfondare i cordoni di polizia in via Santa Margherita, uno degli accessi a piazza della Scala, prima dell'inizio dello spettacolo. Dopo alcuni minuti di tensione gli antagonisti sono stati respinti con una carica dalla polizia.
I tafferugli in via Santa Margherita sono cominciati quando un gruppo di attivisti del centro sociale Cantiere e antri antagonisti, con caschi e scudi di polistirolo, si sono presentati ai varchi presidiati dalla polizia e hanno cercato per due volte di sfondare il cordone di agenti in assetto antisommossa. Prima le forze dell'ordine hanno impedito lo sfondamento e poi, visto il persistere dei manifestanti che hanno anche lanciato fumogeni e oggetti, è scattata una carica durata pochi secondi che li ha fatti arretrare."

"Dopo un fitto lancio di oggetti e fumogeni da parte dei manifestanti, un'altra carica della polizia e dei carabinieri è scattata davanti Palazzo Marino: le forze dell'ordine hanno caricato da dietro gli schieramenti chiudendo i manifestanti in un piccolo spazio in via Case Rotte. Durante la carica sono volate manganellate e un manifestante è stato fermato a terra."


"La situazione si è sbloccata quando la polizia ha permesso ai manifestanti di defluire attraverso la galleria Vittorio Emanuele II. I centri sociali e gli antagonisti, radunati in un unico corteo, hanno poi sfilato - con una banda in testa - attraverso l'Ottagono e, tra due ali stupite di passanti e turisti, verso l'uscita di piazza Duomo. Al suono dell'Internazionale e degli slogan contro "l'Austerity" e "le politiche dell'Europa per il lavoro" i manifestanti hanno preso la scena con un corteo che ha provocato stupore fra le migliaia di persone presenti tra la galleria e lo sbocco in piazza del Duomo."


"Feriti due carabinieri. Due carabinieri sono rimasti feriti durante il lancio di bottiglie, sassi e fumogeni da parte degli antagonisti dei centri sociali. Un militare è stato colpito alla spalla, il secondo a una gamba è trasportato all'Istituto ortopedico Gaetano Pini."

È stato uno «splendido Fidelio» secondo il sindaco di Milano Giuliano Pisapia quello che stasera ha inaugurato la stagione lirica della Scala. «Una musica eccellente - ha aggiunto - che parla d'amore, di carcere, troppo spesso disumano, e di giustizia. L'amore e l'impegno di una donna per il proprio uomo ha vinto l'ingiustizia, una lezione straordinaria che ha un valore universale».

«Ai manifestanti - ha proseguito - ribadisco che è legittimo protestare, ma non è accettabile fare uso della violenza e danneggiare la città, che è di tutti. Sarebbe stato certamente utile anche per molti di loro assistere a uno spettacolo così significativo e così pieno di valori in uno dei tanti luoghi di Milano messi a disposizione per l'occasione, piuttosto che compiere e usare violenza contro chi faceva solo il proprio dovere. Di sicuro le persone che hanno visto questo straordinario Fidelio sono state oggi a Milano molte di più di quelle che hanno manifestato».

Il sindaco ha voluto ringraziare «tutti coloro che hanno permesso di limitare i danni di questa sera e ringrazio ovviamente anche tutti i protagonisti dell'Opera, a partire dal Direttore Daniel Barenboim che oggi ha salutato magistralmente la Scala e che mi auguro vedremo spesso nello nostra Milano».

«Inaccettabili manifestazioni di protesta violenta», ha commentato il prefetto Francesco Paolo Tronca, aggiungendo che «la legalità non è negoziabile». «Diamo sempre il peggio di noi al mondo - ha aggiunto il presidente della Lombardia Roberto Maroni, ex ministro dell'Interno - La prima della Scala è uno spettacolo unico e riusciamo a rovinare anche questo». E la conseguenza può essere «un danno di immagine e anche economico» secondo il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini perché «centinaia di migliaia di persone stanno decidendo se venire durante Expo e agli appuntamenti della Scala di mesi».

Se fosse venuto il premier Matteo Renzi forse la tensione sarebbe stata anche più alta. Il presidente del Consiglio ha però preferito non essere presente promettendo che ci saranno occasioni il prossimo anno. E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi scritto al sindaco per spiegare che sono stati motivi «generali e personali» a tenerlo lontano dalla Scala. La speranza di Pisapia è di poterlo ospitare per la prima dell'anno prossimo che sarà con Giovanna d'Arco di Verdi.

Nel palco reale c'è però la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Pietro Grasso, oltre a Franceschini. Ma la persona forse più potente in sala era la direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde (anche la più elegante), invitata in platea dal presidente della Bocconi ed ex premier Mario Monti.

Per l'ultima volta Daniel Barenboim è salito sul podio della prima della Scala nel suo ruolo di direttore musicale, e per la prima volta ad accogliere gli ospiti nel foyer c'era il sovrintendente Alexander Pereira. Una prima di riscaldamento rispetto alla stagione di Expo che inizierà a maggio e terrà il teatro aperto ogni giorno per sei mesi.

«Le proteste ci sono sempre state» ha ricordato il sovrintendente Pereira, spiegando che i soldi guadagnati stasera (biglietti in platea a 2.400 euro) serviranno per progetti importanti come il finanziamento dell'accademia o gli eventi per i bambini e per i giovani. E comunque dopo la Ferrari «la Scala è il brand italiano più conosciuto al mondo e va sostenuta» anche a livello europeo.
106 di 215 - 08/12/2014 13:56
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
Ecco e questa mi piace!!!..(sei come il mio Amico Prof.CACCIARI):-))


Noi , spettatori spettacolari , che quest'anno non abbiamo ancora deciso con chi e dove passare il "santo Natale " , leggiamo , leggiamo, leggiamo ...

scriviamo , scriviamo , scriviamo ...e non sappiamo più da che parte stare .

Diritti e doveri ( non rovesci ) mettono soltanto in imbarazzo l'ipocrisia , perchè non fanno più capire nulla .
107 di 215 - 08/12/2014 14:49
cesaregiov N° messaggi: 8168 - Iscritto da: 04/1/2011

Morire di lavoro o morire di fame? Intervista con l'ex Br Renato Curcio
pubblicato il 3 dicembre 2014 alle ore 17:07


"Le istituzioni non sono in grado di garantire un lavoro che non produca un malessere che può condurre alla morte". Vuoi morire lavorando o morire di fame? In estrema sintesi e brutalità, è questa la domanda che sta alla base di tanta parte del sistema industriale italiano e non solo. Del sistema capitalistico tutto. È questa la domanda implicita alla quale hanno dovuto rispondere gli operai del polo industriale di Brindisi, della cui vicenda si occupa l'ultimo libro di Renato Curcio, "Il pane e la morte", che l'ex Br ha pubblicato per "Sensibili alle foglie", la casa editrice che ha fondato nel 1990 con Stefano Petrelli e Nicola Valentino nel carcere di Rebibbia.


Fanpage.it ha intervistato Curcio in occasione della presentazione del libro a Cava De' Tirreni, in provincia di Salerno: ne è nata una conversazione a tutto tondo sul dilemma tra lavoro e morte, sulla sentenza-choc sull'Eternit, sulle tensioni sociali contro gli immigrati e sulle politiche del governo Renzi.
108 di 215 - 08/12/2014 16:36
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
Da Oggi; sono in 150 tutti a casa....grazie RENZI!!!
http://www.veneziatoday.it/cronaca/chiusura-vinyls-porto-marghera-7-dicembre-2014.html
109 di 215 - Modificato il 08/12/2014 17:19
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007

.....Stupidi noi, italiani,....( da che Pulpito vien la predica) Maledetti 'Magnacartofen'


UN'EUROPA DISUNITA
Germania: una nazione che vive di bluff

Berlino ha approfittato di un sistema, quello dell'Euro, che le ha facilitato non poco la vita. Stupidi noi, italiani, che abbiamo scelto di sottostare, pur sapendo che all’interno dell’unione stessa, siamo una colonna portante. Almeno considerando quello che paghiamo e quello che non riceviamo in cambio.
- See more at: http://www.trend-online.com/prp/germania-banche-bluff/#sthash.TlxFUu0p.dpuf
110 di 215 - 08/12/2014 17:31
1monique9 N° messaggi: 6770 - Iscritto da: 15/3/2013
Quotando: delbenrenzo - Post #109 - 08/Dic/2014 17:17.....Stupidi noi, italiani,....( da che Pulpito vien la predica) Maledetti 'Magnacartofen'

UN'EUROPA DISUNITA
Germania: una nazione che vive di bluff

Berlino ha approfittato di un sistema, quello dell'Euro, che le ha facilitato non poco la vita. Stupidi noi, italiani, che abbiamo scelto di sottostare, pur sapendo che all’interno dell’unione stessa, siamo una colonna portante. Almeno considerando quello che paghiamo e quello che non riceviamo in cambio.
- See more at: http://www.trend-online.com/prp/germania-banche-bluff/#sthash.TlxFUu0p.dpuf


ciao caro Renzo anche la culona ha le idee confuse....questa mattina ha detto che le ns riforme non sono abbastanza e che hanno fatto bene a declassarci.....contrordine questa sera ha detto che siamo bravi le riforme vanno bene..
111 di 215 - 08/12/2014 19:57
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Quotando: cesaregiov - Post #107 - 08/Dic/2014 14:49Morire di lavoro o morire di fame? Intervista con l'ex Br Renato Curcio
pubblicato il 3 dicembre 2014 alle ore 17:07

"Le istituzioni non sono in grado di garantire un lavoro che non produca un malessere che può condurre alla morte". Vuoi morire lavorando o morire di fame? In estrema sintesi e brutalità, è questa la domanda che sta alla base di tanta parte del sistema industriale italiano e non solo. Del sistema capitalistico tutto. È questa la domanda implicita alla quale hanno dovuto rispondere gli operai del polo industriale di Brindisi, della cui vicenda si occupa l'ultimo libro di Renato Curcio, "Il pane e la morte", che l'ex Br ha pubblicato per "Sensibili alle foglie", la casa editrice che ha fondato nel 1990 con Stefano Petrelli e Nicola Valentino nel carcere di Rebibbia.

Fanpage.it ha intervistato Curcio in occasione della presentazione del libro a Cava De' Tirreni, in provincia di Salerno: ne è nata una conversazione a tutto tondo sul dilemma tra lavoro e morte, sulla sentenza-choc sull'Eternit, sulle tensioni sociali contro gli immigrati e sulle politiche del governo Renzi.



Curcio nacque a Monterotondo, in provincia di Roma, il 23 settembre 1941. La madre, Jolanda Curcio, era una ragazza-madre originaria di Orsara di Puglia (in provincia di Foggia), stabilitasi nella provincia romana dove ebbe una relazione con Renato Zampa, fratello del regista cinematografico Luigi Zampa, che l'abbandonò a seguito della gravidanza della giovane. I primi anni della sua vita sono molto difficili, sia per le difficoltà scolastiche che per la precarietà dei lavori della madre. Fino ai 10 anni vive a Torre Pellice (TO), con la famiglia materna, crescendo in un contesto valdese-protestante.

Nella sua autobiografia racconta che la morte dello zio Armando, operaio della FIAT ucciso da un gruppo di nazisti la sera della liberazione di ritorno da Torino, lo segna profondamente, dal punto di vista affettivo e non da quello politico: rispondendo alla domanda di Scialoja se l'immagine della morte dello zio avesse contato molto per lui, Curcio rispose "Moltissimo dal punto di vista umano e affettivo. Sul piano politico non direi. Per tanti anni non ho attribuito nessuna valenza politica al dolore di quel ricordo. Solo molto più tardi quando ero già a Trento, ho scoperto il significato della morte di zio Armando".[1] Il suo primo "nome di battaglia" da brigatista fu proprio "Armando".

Dopo le scuole elementari, viene iscritto al collegio cattolico "Don Bosco" di Centocelle, a Roma, dove viene bocciato. Dopo questo insuccesso scolastico viene mandato ad Imperia ed affidato ad una nuova famiglia di amici della madre.[2] Finita la scuola di avviamento, a quindici anni, il padre gli trova un posto come ascensorista all'Hotel Cavalieri di Milano. Dopo un anno di lavoro come ascensorista, si ricongiunge alla madre, che nel frattempo ha rilevato una pensione a Sanremo. Si iscrive e poi si diploma come perito chimico all'istituto tecnico industriale Contardo Ferrini di Albenga.

Primi approcci politici (1961 - 1964)
I suoi primi approcci politici vanno in direzione dell'estrema destra, secondo quanto contenuto in alcuni opuscoli riconducibili a quest'area.[3][4] Ad Albenga milita dapprima nel gruppo "Giovane nazione", quindi in "Giovane Europa", due piccole organizzazioni che riprendono le tesi nazional-socialiste di Jean Thiriart.[5] Curcio viene anche citato come capo della sezione di Albenga e celebrato il suo zelo militante nella Rivista "Giovane Nazione":[6] bisogna notare, tuttavia, che nell'autunno '63 Curcio già frequenta l'Università di Trento - città in cui si è trasferito giugno '62 dopo un anno trascorso a Genova - e i suoi studenti. Curcio non ha mai fatto riferimento a questa sua militanza nell'estrema destra, affermando anzi di aver cominciato ad occuparsi di politica quando era già all'Università di Trento, "e neanche subito".[7]

Dopo un anno trascorso in condizioni precarie a Genova, dove vive di piccoli espedienti, nel 1963 si iscrive all'Istituto Superiore di Scienze Sociali (poi Università) di Trento, al corso di laurea in sociologia. Lì, tra i vari corsi, le cronache raccontano che Curcio seguisse con particolare interesse le lezioni di un allora giovanissimo Romano Prodi[8], all'epoca assistente universitario del professor Beniamino Andreatta. A Trento, intorno al 1964, lavora come portaborse del vicesindaco di Trento Iginio Lorenzi, socialista, scomparso nel 2004. Viene poi coinvolto dalla mobilitazione studentesca, che a Trento inizia prima di altrove con l'occupazione dell'università. Nel 1965 entra a far parte del G.D.I.U.T., il gruppo trentino dell’Intesa Universitaria, fondato da Marco Boato, in cui si ritrovavano giovani di ispirazione cristiana, ma politicamente laici. In tale contesto conosce Margherita Cagol, studentessa cattolica che sarà la sua compagna fino alla morte. Matura il proprio credo ideologico all'interno delle lotte universitarie e aderisce ad alcuni piccoli gruppi d'estrema sinistra.

Per un certo periodo condivide l'abitazione con Mauro Rostagno, soprannominato il "Che" di Trento, che sarà uno dei fondatori di Lotta Continua. Nel 1967 forma un gruppo di studio denominato Università Negativa, in cui viene svolto un lavoro di formazione teorica con una rilettura di testi ignorati dai corsi universitari tra i quali Mao Zedong, Herbert Marcuse, Che Guevara, Raniero Panzieri, Amilcar Cabral. Entra a far parte della redazione della rivista "Lavoro Politico" di ispirazione marxista-leninista: dai suoi articoli traspare una critica verso il "filocastrismo" e verso l'avventurismo di chi arrivava a proporre azioni armate in Italia; come si legge testualmente " è solo un piccolo borghese in cerca di emozioni e non un vero rivoluzionario" chi queste azioni proponeva, poiché la presa del potere da parte del proletariato è un processo lungo che non può essere ridotto alla sola parola d'ordine della guerriglia. Pur avendo completato tutti gli esami, fa la scelta politica di non laurearsi. Il primo agosto 1969 sposa, nel Santuario di San Romedio in Val di Non, con rito misto, cattolico-valdese, Margherita Cagol.
112 di 215 - 08/12/2014 21:33
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
Quotando: 1monique9 - Post #110 - 08/Dic/2014 17:31
Quotando: delbenrenzo - Post #109 - 08/Dic/2014 17:17.....Stupidi noi, italiani,....( da che Pulpito vien la predica) Maledetti 'Magnacartofen'

UN'EUROPA DISUNITA
Germania: una nazione che vive di bluff

Berlino ha approfittato di un sistema, quello dell'Euro, che le ha facilitato non poco la vita. Stupidi noi, italiani, che abbiamo scelto di sottostare, pur sapendo che all’interno dell’unione stessa, siamo una colonna portante. Almeno considerando quello che paghiamo e quello che non riceviamo in cambio.
- See more at: http://www.trend-online.com/prp/germania-banche-bluff/#sthash.TlxFUu0p.dpuf


ciao caro Renzo anche la culona ha le idee confuse....questa mattina ha detto che le ns riforme non sono abbastanza e che hanno fatto bene a declassarci.....contrordine questa sera ha detto che siamo bravi le riforme vanno bene..




Guarda in quale Europa di "Merda" dobbiamo vivere e sopportare...

Bravo il Putin che ha alzato il culo..e con il suo "niet" li ha mandati a cagare..adesso te le da Lui le ritorsioni:: Blocco delle Importazioni,chiuso accordo sulla Linea del gas::
ed i nostri Onorevoli ad inchinarsi davanti ad "Gerarchi Nazisti",,senza fiatare
fanno tanto "bau bau" qua a casa..e poi???
a questo punto sono diventato un Euroscettico pure Io,,comincio a dar ragione al SALVINI..."pan e salame" ma a casa mia libero di fare!!!
113 di 215 - 09/12/2014 08:30
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Quotando: delbenrenzo - Post #112 - 08/Dic/2014 21:33
Quotando: 1monique9 - Post #110 - 08/Dic/2014 17:31
Quotando: delbenrenzo - Post #109 - 08/Dic/2014 17:17.....Stupidi noi, italiani,....( da che Pulpito vien la predica) Maledetti 'Magnacartofen'

UN'EUROPA DISUNITA
Germania: una nazione che vive di bluff

Berlino ha approfittato di un sistema, quello dell'Euro, che le ha facilitato non poco la vita. Stupidi noi, italiani, che abbiamo scelto di sottostare, pur sapendo che all’interno dell’unione stessa, siamo una colonna portante. Almeno considerando quello che paghiamo e quello che non riceviamo in cambio.
- See more at: http://www.trend-online.com/prp/germania-banche-bluff/#sthash.TlxFUu0p.dpuf


ciao caro Renzo anche la culona ha le idee confuse....questa mattina ha detto che le ns riforme non sono abbastanza e che hanno fatto bene a declassarci.....contrordine questa sera ha detto che siamo bravi le riforme vanno bene..



Guarda in quale Europa di "Merda" dobbiamo vivere e sopportare...

Bravo il Putin che ha alzato il culo..e con il suo "niet" li ha mandati a cagare..adesso te le da Lui le ritorsioni:: Blocco delle Importazioni,chiuso accordo sulla Linea del gas::
ed i nostri Onorevoli ad inchinarsi davanti ad "Gerarchi Nazisti",,senza fiatare
fanno tanto "bau bau" qua a casa..e poi???
a questo punto sono diventato un Euroscettico pure Io,,comincio a dar ragione al SALVINI..."pan e salame" ma a casa mia libero di fare!!!




Noi stiamo cominciando il tesseramento 2015 ...serve Parma Cotto ?
114 di 215 - 09/12/2014 18:25
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
Noi stiamo cominciando il tesseramento 2015 ...serve Parma Cotto ?

Noi chi???..cosa si prende,cosa si offre, cosa si vince,cosa si propone???
usualmente preferisco il "S.Daniele".. :-)))
ma di questi tempi si preferisce (al'Italiana) chi offre di più e meglio..tanto 'puttana + puttana -....
115 di 215 - 09/12/2014 18:37
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Quotando: delbenrenzo - Post #114 - 09/Dic/2014 18:25Noi stiamo cominciando il tesseramento 2015 ...serve Parma Cotto ?

Noi chi???..cosa si prende,cosa si offre, cosa si vince,cosa si propone???
usualmente preferisco il "S.Daniele".. :-)))
ma di questi tempi si preferisce (al'Italiana) chi offre di più e meglio..tanto 'puttana + puttana -....




Questo è un vero parlare da "serenissimo" !
116 di 215 - 09/12/2014 18:43
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
...Questo è un vero parlare da "serenissimo" !....
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117 di 215 - 09/12/2014 18:46
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
..
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118 di 215 - 09/12/2014 18:47
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Quotando: delbenrenzo - Post #116 - 09/Dic/2014 18:43...Questo è un vero parlare da "serenissimo" !....183454_207480949263729_100000054757704_852291_6087923_n2.jpg




Oh, certo , io da appassionato di storia lo conosco quel vessillo ...s'è i veneti che i ghà memoria corta ...

l'hanno rispolverata da qualche anno ...dopo che i Benetton/bacchetton ( e non solo ) hanno portato il mondo nel nord este ...

prima i naò en teronia a faga fa i maiù , 'sto maiù de merda ...
119 di 215 - Modificato il 09/12/2014 21:10
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
.
120 di 215 - 09/12/2014 21:34
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


ecco , bravo ...
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