Patrimoni (FTSEMIB)

- Modificato il 05/10/2023 09:56
mauri1972 N° messaggi: 623 - Iscritto da: 03/2/2015
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RISPARMIO, ETF, GESTORI E FINANZA PERSONALE!





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21 di 28 - 14/10/2023 13:58
mauri1972 N° messaggi: 623 - Iscritto da: 03/2/2015

Perché si sceglie un consulente



Le principali motivazioni che spingono alla scelta di un consulente patrimoniale, per il 40% degli investitori italiani sono l'offerta e le performance di prodotti e servizi. Seguono la possibilità di accesso ad un ampio range di prodotti e a ricerche di mercato personalizzate, ambedue con il 33% delle preferenze, oltre alla competitività del pricing con il 31%. Tra le tipologie di provider di servizi finanziari preferiti dai clienti private si conferma in aumento la percentuale di coloro che ricercano operatori con un'offerta ad ampio spettro, attualmente al 30%, ma potrebbe arrivare al 36% entro il 2027. Cresce in parallelo l’interesse degli investitori italiani anche verso nuovi player e i nuovi asset digitali, come FinTech (robo-advisor, neobank ecc.) e criptoassets.

Le commissioni non impattano sulla soddisfazione



Dal punto di vista del rapporto qualità-prezzo di prodotti e servizi i clienti italiani si mostrano piuttosto soddisfatti, il 75% contro il 67% a livello europeo. Inoltre, il 71% del campione è consapevole delle commissioni pagate. Ma nonostante ciò, il 73% dei clienti italiani contro il 45% di quelli europei, si dichiara preoccupato per la presenza di possibili costi nascosti.

Quando si cambia consulente



Infine, in prospettiva i clienti italiani si dimostrano particolarmente propensi a riallocare parte del proprio patrimonio nei prossimi tre anni. Oltre la metà di essi sposterebbe tra il 26% e il 50% della propria ricchezza, principalmente per ricercare performance migliori negli investimenti e per diversificare il proprio patrimonio tra più provider. Dalla survey emerge che la propensione a cambiare o spostare denaro da un fornitore a un altro è più elevata nelle fasce di età più giovani. Il 60% degli investitori italiani (contro il 49% a livello europeo) prevede di aggiungere un nuovo intermediario, trasferire denaro a un altro intermediario o cambiarlo del tutto nei prossimi 3 anni. I millennial hanno più del triplo delle probabilità di spostare asset (85%) rispetto ai baby boomer (22%).

Boomer e Millennial accomunati dalla domanda



In un contesto di prolungata incertezza economica la domanda di consulenza professionale che aiuti ad interpretare gli shock economici, di mercato e politici è aumentata per molti investitori. L'indagine EY ha rilevato che il 67% dei millennial italiani e l’82% dei boomer richiedono la revisione del proprio piano finanziario in risposta all'instabilità o all'incertezza politica. Il sondaggio ha inoltre rilevato che oltre il 42% degli intervistati italiani cerca regolarmente una consulenza finanziaria indipendente aggiuntiva in risposta alla volatilità del portafoglio.
22 di 28 - 14/10/2023 20:18
FrancoPompino N° messaggi: 690 - Iscritto da: 28/9/2023

Azioni, su Saes Getters la borsa è miope. Ecco perché il titolo è sottovalutato: incassati 700 milioni dalla vendita di Nitinol mentre Saes getters capitalizza solo 584 milioni...fateveli due conti!!!

C’è qualcosa che non torna. L’incasso netto di oltre 700 milioni della vendita del business Nitinol vale da solo 42,2 euro per azione. Tanta cassa libera, che verrà impiegata per quasi la metà in un maxi dividendo di 210 milioni (12,51 euro ad azione) e un buyback per 140. Ma Piazza Affari il titolo non si muove. Anzi, dopo la fiammata del giorno dell’annuncio (2 ottobre) a 34,5 euro, il prezzo è sceso nei giorni successivi verso quota 33, ben lontano dal valore implicito del titolo dopo l’operazione

11qqb9
23 di 28 - 14/10/2023 20:29
FrancoPompino N° messaggi: 690 - Iscritto da: 28/9/2023

Azioni, su Saes Getters la borsa è miope. Ecco perché il titolo è sottovalutato: incassati 700 milioni dalla vendita di Nitinol mentre Saes getters capitalizza solo 584 milioni...fateveli due conti!!!

C’è qualcosa che non torna. L’incasso netto di oltre 700 milioni della vendita del business Nitinol vale da solo 42,2 euro per azione. Tanta cassa libera, che verrà impiegata per quasi la metà in un maxi dividendo di 210 milioni (12,51 euro ad azione) e un buyback per 140. Ma Piazza Affari il titolo non si muove. Anzi, dopo la fiammata del giorno dell’annuncio (2 ottobre) a 34,5 euro, il prezzo è sceso nei giorni successivi verso quota 33, ben lontano dal valore implicito del titolo dopo l’operazione

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11qqb9
24 di 28 - Modificato il 14/10/2023 22:25
FrancoPompino N° messaggi: 690 - Iscritto da: 28/9/2023

SAES GETTERS Spa


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La borsa è miope. Ecco perché il titolo è sottovalutato: incassati 700 milioni dalla vendita di Nitinol mentre Saes getters capitalizza solo 584 milioni...fateveli due conti!!!

C’è qualcosa che non torna. L’incasso netto di oltre 700 milioni della vendita del business Nitinol vale da solo 42,2 euro per azione. Tanta cassa libera, che verrà impiegata per quasi la metà in un maxi dividendo di 210 milioni (12,51 euro ad azione) e un buyback per 140. Ma Piazza Affari il titolo non si muove. Anzi, dopo la fiammata del giorno dell’annuncio (2 ottobre) a 34,5 euro, il prezzo è sceso nei giorni successivi verso quota 33, ben lontano dal valore implicito del titolo dopo l’operazione

11qqb9
25 di 28 - 14/10/2023 22:23
FrancoPompino N° messaggi: 690 - Iscritto da: 28/9/2023

Saes Getters Spa


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La borsa è miope. Ecco perché il titolo è sottovalutato: incassati 700 milioni dalla vendita di Nitinol mentre Saes getters capitalizza solo 584 milioni...fateveli due conti!!!

C’è qualcosa che non torna. L’incasso netto di oltre 700 milioni della vendita del business Nitinol vale da solo 42,2 euro per azione. Tanta cassa libera, che verrà impiegata per quasi la metà in un maxi dividendo di 210 milioni (12,51 euro ad azione) e un buyback per 140. Ma Piazza Affari il titolo non si muove. Anzi, dopo la fiammata del giorno dell’annuncio (2 ottobre) a 34,5 euro, il prezzo è sceso nei giorni successivi verso quota 33, ben lontano dal valore implicito del titolo dopo l’operazione

11qqb9
26 di 28 - 22/10/2023 11:22
mauri1972 N° messaggi: 623 - Iscritto da: 03/2/2015

Mercati, per decenni il 60-40 è stato il mantra degli investitori. Ma funziona ancora?



60% in azioni e 40% in titoli di stato o obbligazioni: questa è stata la filosofia di investimento a lunghissimo termine adottata da milioni di americani. Ma un repentino aumento dei tassi di interesse e dell'inflazione sta mettendo in crisi questa pianificazione per la pensione



Nel corso dei loro 50 anni di matrimonio, Dave e Kathy Lindenstruth hanno adottato una strategia made in Wall Street, ormai consolidata, per salvaguardare e far crescere il loro gruzzolo destinato per la pensione: un mix di 60% di azioni statunitensi e 40% di obbligazioni, noto come portafoglio 60-40. Ora, questa strategia sta fallendo.

“Negli ultimi giorni ho guardato il mio portafoglio e ho pensato: "Oh, cacchio", ha detto Dave Lindenstruth. Sebbene i Lindenstruth abbiano aggiunto ancora più obbligazioni per proteggersi dalla perdita del loro capitale con l'avanzare dell'età, il loro portafoglio è ancora in calo del 14% rispetto ai massimi di fine 2021. L'aumento dei tassi di interesse sta danneggiando i prezzi delle azioni e delle obbligazioni.

Milioni di americani si trovano nella stessa situazione dei Lindenstruth. Per generazioni, i consulenti finanziari hanno pubblicizzato la strategia 60-40 come il modo migliore di investire per la gente comune. L'idea è semplice: possedere azioni nei periodi di congiuntura favorevole aiuta a far crescere il proprio patrimonio. Quando le azioni hanno un anno negativo, le obbligazioni di solito ottengono risultati migliori, attutendo il colpo.

Oggi non è più così



Secondo alcuni analisti, il punto cruciale del successo del portafoglio, ovvero la tendenza delle obbligazioni a salire quando le azioni scendono, si verifica generalmente quando l'inflazione e i tassi di interesse sono relativamente bassi. Secondo questi analisti, le aspettative di un periodo prolungato di tassi più alti e di inflazione persistente peseranno sia sulle azioni che sulle obbligazioni, favorendo un contesto di mercato molto diverso da quello degli ultimi decenni.

I maggiori gestori patrimoniali di Wall Street si concentrano ora sulle insidie che la volatilità dei mercati può comportare per un portafoglio non preparato nei loro materiali di marketing. I consulenti finanziari stanno ricevendo un'ondata di richieste da parte dei loro clienti di scaricare le azioni e di accumulare liquidità, mentre alcuni consigliano attività non tipicamente vendute ai privati, come le materie prime e asset non quotati in borsa.

Secondo l'analisi del Leuthold Group, il collaudato portafoglio 60-40 ha perso il 17% lo scorso anno, registrando la peggiore performance almeno dal 1937. Anche se un guadagno del 14% nell'S&P 500 aiuterà la strategia a riprendersi nel 2023, secondo l'analisi di Standpoint Asset Management negli ultimi tre anni le azioni e le obbligazioni si sono mosse in tandem, come mai dal 1997.

Qual è il ragionamento?



Le azioni spesso scendono quando l'economia rallenta. La disoccupazione aumenta, la spesa per i consumi diminuisce e gli utili societari soffrono, danneggiando le azioni. I prezzi delle obbligazioni tendono a salire in queste circostanze, perché gli investitori si rifugiano nella sicurezza delle cedole fisse dei titoli di stato e obbligazionari. La Fed storicamente taglia i tassi di interesse durante una recessione per stimolare il ritorno dei finanziamenti, l'attività commerciale e promuovere la crescita dei posti di lavoro. Questo fa aumentare il prezzo delle obbligazioni già sul mercato con cedole più alte e ne abbassa il rendimento, ovvero il tasso annuo che un investitore può aspettarsi di guadagnare se acquistasse un'obbligazione oggi.

La matematica delle obbligazioni sembra complicata, ma se la si riduce, può essere illustrata in termini piuttosto semplici. Le società emettono obbligazioni al tasso di mercato, diciamo al 3%. Quando il tasso di mercato sale al 4%, l'obbligazione al 3% continua a pagare agli obbligazionisti gli interessi mensili, o cedole. Ma chi vuole vendere quell'obbligazione, riceverà un prezzo scontato che a sua volta dia all'acquirente il tasso di mercato, in questo caso, qualcosa come 85 centesimi di dollaro. Un'obbligazione con una cedola del 3% venduta a 75 centesimi di dollaro renderebbe infatti circa il 4%.

Al contrario, un investitore che acquista un'obbligazione al tasso di mercato del 4% e poi vede il tasso scendere al 3% , se vuole vendere si troverà con un guadagno. Il possessore di un'obbligazione al 4%, ora in un mercato al 3%, potrebbe ricavare ben più di 100 centesimi di dollaro, sufficienti a far scendere il rendimento al 3%.

Le mosse della Fed



Da mesi ormai la Federal Reserve continua ad aumentare i tassi, facendo scendere i prezzi delle obbligazioni sul mercato e aumentandone i rendimenti. Per gran parte degli ultimi 23 anni, le azioni e le obbligazioni si sono mosse in direzioni opposte, nei tre decenni antecedenti, quando i tassi di interesse più elevati erano la norma, si sono mosse spesso in tandem.

"Le banche centrali hanno detto che i tassi saranno più alti ancora a lungo", ha dichiarato Dan Villalon, co-responsabile globale delle soluzioni di portafoglio presso AQR Capital Management , "La fine di questo contesto non è affatto prossima".

Investire in un mix di azioni e obbligazioni è un'idea che affonda le sue radici nella base della moderna Wall Street, quella della teoria del portafoglio per la quale lo scomparso economista Harry Markowitz vinse il premio Nobel nel 1990. Tra i suoi maggiori sostenitori: John Bogle, fondatore di Vanguard, che tendeva a scegliere tra 50 e 50, come i Lindenstruth. L'obiettivo di Bogle non era massimizzare i rendimenti, ma permettere agli investitori di dormire la notte.

"Passo circa la metà del mio tempo a chiedermi perché ho così tanto in azioni, e circa la metà a chiedermi perché ne ho così poco", ha dichiarato Bogle al Journal nel 2015.

Sebbene i pensionati desiderino in genere un rendimento superiore al 5%, molti si accontentano della mera sicurezza di un rendimento del 5% sulla liquidità che detengono, almeno per il momento, negli strumenti in cui di recente gli investitori si sono riversati: i fondi monetari, che investono per lo più in Treasury (titoli di stato Usa, ndt) a brevissimo termine (e ultrasicuri) o parcheggiano direttamente i loro contanti presso la Fed. Gli investitori sono stati attirati da tassi superiori al 5% dopo anni di scarsi guadagni, facendo salire il patrimonio di questi fondi alla cifra record di 5.700 miliardi di dollari.


27 di 28 - 24/10/2023 07:58
mauri1972 N° messaggi: 623 - Iscritto da: 03/2/2015
Mercato dell'arte, per i collezionisti è tempo di tornare ai fondamentali

Le mode sono estremamente volatili e gli exploit di uno o due anni fa sembrano già spariti. Ecco perché concentrarsi sulla qualità resta l’unico modo per non rimetterci, anche a costo di dover tenere a lungo un’opera nella propria raccolta
28 di 28 - 24/10/2023 16:56
mauri1972 N° messaggi: 623 - Iscritto da: 03/2/2015
Fineco AM lancia la nuova edizione del suo Smart Defence Multi-Strategy

Una soluzione protetta con cedola annuale e la possibilità di partecipare ai soli rialzi dell’azionario globale
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