Neosperience (NSP)

- Modificato il 01/3/2024 09:22
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
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1 di 334 - 23/12/2018 10:53
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Neosperience, l’ A.I che sta per sbarcare all’Aim

Questa pmi innovativa che usa l’intelligenza artificiale per rendere « empatica » la digital customer experience si quoterà a brevissimo. E’ specializzata in healthcare, fintech e industria 4.0. Vuole investire negli Stati Uniti. Parla il fondatore, Dario Melpignano

Nell’aprile 2018 è stata riconosciuta da Gartner come player di rilievo nel settore dell’Intelligenza Artificiale applicata alla digital customer experience, a fianco di player di riferimento già globali come Ibm, Adobe e Microsoft. Ora scalda i motori in vista della quotazione, a brevissimo, su Aim Italia. In che cosa consiste la carta vincente di Neoesperience? La spiegazione nelle parole del ceo e fondatore Dario Melpignano: «Partiamo da una premessa: la digital customer experience tradizionale tiene conto soltanto di alcuni elementi che caratterizzano un cliente: la sua età anagrafica, la posizione geografica, i suoi ultimi acquisti. In altre parole, traccia un profilo « “sfuocato”, che non contempla emozioni, aspettative e preferenze».

«La piattaforma Neosperience Cloud invece utilizza l’intelligenza artificiale e l’analisi psicografica per tracciare profili ben definiti e in questo modo offre alle aziende la possibilità di conoscere meglio ogni cliente e proporre una esperienza digitale su misura, personalizzata e basata sulla sua unicità. Per la prima volta ci siamo chiesti non solo come o cosa il cliente sceglie, ma perché». Ora, questa pmi innovativa che usa l’A.I. per rendere « empatica » la digital customer experience in ogni settore merceologico, punta ad accelerare la propria crescita e ad aumentare le proprie quote di mercato – anche fuori dall’Italia – con l’approdo in Borsa. Lo vuole fare innanzitutto consolidando la sua tecnologia core e aprendosi nel contempo a diversificazioni verticali nei settori dell’Healthcare, del Fintech e di Industria 4.0. E, soprattutto, attraverso l’apertura di filiali in Usa ed Europa, con il rafforzamento di partnership con aziende complementari, con lo sviluppo nei marketplace Amazon Web Services e Salesforce, e con acquisizioni mirate.

I numeri di un mercato nascente

Al centro dell’offerta di Neosperience, che ha chiuso il 2017 con un valore della produzione pari a 7,8 milioni di euro (+25,91% sul 2016), un Ebitda di 1,54 milioni di euro e un utile netto di 652 mila euro, c’è la piattaforma Neosperience Cloud, di cui spiegheremo più avanti il funzionamento in dettaglio. Nel 2017 l’attività core rappresentata dalla piattaforma ha registrato rispetto all’anno precedente un incremento del +193% dei ricavi. Un mercato, quello della digital experience empatica, nato nel 2018, che dovrebbe raggiungere nel 2023 una dimensione di 25 miliardi di dollari (fonte: The Next Web, 2018.)

La quotazione su Aim

Con la quotazione, l’obiettivo è dunque «Aumentare la cilindrata e accelerare il percorso di crescita dell’azienda attraverso lo sviluppo del business in nuovi mercati. Abbiamo fatto importanti investimenti nella Ricerca e Sviluppo per creare Neosperience Cloud, una piattaforma che ha caratteristiche di unicità, che raccoglie una community di 200mila personeche si informano quotidianamente su come evolvono le relazioni tra clienti», spiega Melpignano. Il book per la quotazione ha aperto il 5 dicembre: l’offerta è rivolta a investitori qualificati e non, italiani e esteri. Il range di prezzo è stato fissato tra un minimo di 3,42 euro e un massimo di 4,18 euro.

La partnership con Vetrya

Nel frattempo Neosperience ha siglato anche una partnership con Vetrya, società di Orvieto che è già quotata su Aim e che si occupa di sviluppo di servizi digital, applicazioni e soluzioni broadband, e che si è impegnata a sottoscrivere in fase di collocamento per l’IPO una partecipazione di rilievo (che dipenderà comunque dal prezzo finale di collocamento) in Neosperience, con un investimento di circa un milione di euro. «Riteniamo che i progressi compiuti in ambito tecnologico dall’intelligenza artificiale e dal machine learning contribuiranno a modificare profondamente le nostre vite», ha così commentato a margine dell’accordo con Neosperience Luca Tomassini, Presidente e ad di di Vetrya.

Tomassini è stato uno dei pionieri della telefonia mobile in Italia: ha partecipato alla costruzione della E-tacs, la prima rete in grado di connettere dispositivi mobili e trasportabili, nonché al Gsm, il primo standard di telefonia mobile digitale nato in Europa. «Noi di Vetrya consideriamo una nostra responsabilità investire in tecnologie ispirate dall’uomo e potenziate dalle macchine. Neosperience ha dimostrato la capacità di saper innovare nella convergenza tra big data e intelligenza artificiale e non vediamo l’ora di poter collaborare con loro. Siamo certi che insieme riusciremo a creare innovazione di valore per noi e per i nostri clienti», è il convincimento di Tomassini.

Neosperience Cloud: perché è unica al mondo

Ma quali sono i vantaggi per le aziende che si avvalgono della piattaforma? «Offrendo ai loro clienti un’esperienza digitale personalizzata ed empatica, possono conoscerli, coinvolgerli e fidelizzarli in un modo nuovo e molto più efficace. E possono accrescere il valore del brand» spiega Melpignano. Alla base di Neosperience Cloud c’è, come accennato, l’Intelligenza Artificiale. E, in particolare, le reti neurali, software di intelligenza artificiale che simulano il comportamento del cervello umano: apprendono partendo da un set di dati grezzi che vengono caricati nella macchina e “rimbalzati” da un nodo a un altro della rete attraverso le sinapsi per creare correlazioni e dare vita a un immaginario complesso.

«In sostanza, dopo aver somministrato un questionario scientificamente validato a decine di migliaia di persone che si sono raccontate e che poi hanno navigato in siti di e-commerce e app, abbiamo raccolto una serie di dati che, analizzati con l’Intelligenza Artificiale, ci hanno permesso di costruire un profilo realistico degli utenti, che tiene conto della loro emotività, dei loro gusti, della loro personalità. Da un lato ascoltiamo il racconto che le persone hanno fatto di sé e dall’altro osserviamo il loro comportamento con i touchpoint digitali: siti web, app e social. Abbiamo quindi messo in correlazione queste informazioni osservabili a 18 tratti della personalità che vanno dal bisogno di cognizione al bisogno di unicità o all’apertura alle nuove esperienze, per costruire un numero potenzialmente illimitato di profili psicologici, unici come è unica ogni persona», spiega Melpignano.

«Ci siamo resi conto di uno spazio vuoto e abbiamo provato a riempirlo: app e siti di e-commerce hanno modificato l’esperienza di acquisto delle persone perché la rendono facile e veloce, ma le aziende che usano i touchpoint digitali dialogano senza tener conto di emozioni e caratteristiche personali degli utenti». E questo è un grave inconveniente . Chi di noi non si è mai trovato a chiedere informazioni o a presentare un reclamo a un customer care e si è sentito rispondere con una frase preconfezionata, che non risolveva il problema risultando piuttosto irritante? Ecco, questo modello non funziona più: nella vastissima offerta di prodotti e servizi, solo chi può garantire personalizzazione, flessibilità ed empatia, oggi vince.

L’ingrediente chiave per vendere meglio (e di più) è l’empatia

«La nostra società globale manca di empatia, recuperarla nel digital è anche un pretesto per dare un contributo a un livello anche diverso e più alto di quello del mero business», continua il manager, che tiene molto a sottolineare l’aspetto etico della sua attività; esclude i settori che fanno largo utilizzo dell’acquisto di impulso, e si è concretizzato anche in un brevetto dedicato ai non vedenti: «abbiamo reso fruibili le mappe ai non vedenti. Usando la vibrazione che gli smartphone trasmettono, forniamo loro una rappresentazione del quartiere esperibile con le dita. Nessuno ci aveva mai pensato: abbiamo aggiunto il collegamento di un suono al tatto e questo crea un ausilio diverso dalla vista che sta entusiasmando gli utenti».

Le applicazioni in aziende italiane

Le applicazioni possibili della tecnologia che sta alla base di questa piattaforma sono innumerevoli. Qualche esempio: Neosperience Cloud è stata usata come base per lo sviluppo di un’app per le clienti di un retailer come EsserBella, che definisce esperienze personalizzate in base ai singoli profili. O per modulare, in base a caratteristiche psicologiche e di personalità, combinate con parametri emozionali e di lifestyle, l’offerta di banche e assicurazioni. O ancora per dare vita a un sistema di customer engagement che attrae i clienti sin dalla vetrina del punto vendita di Moleskine, con esperienze coinvolgenti di Realtà Aumentata. O per ideare una piattaforma integrata per l’assistenza domiciliare e il monitoraggio remoto dei pazienti nell’offerta di Vivisol. Terapia resa più efficiente grazie all’Intelligenza Artificiale, con il coinvolgimento delle farmacie di zona che così mantengono il rapporto con i singoli utenti.

Un metodo scientifico per ridurre gli errori di marketing (e guadagnare di più)

Più in generale, un risultato molto importante, con altrettante possibili infinite applicazioni è quello che Neosperience ha ottenuto nell’image memorability. «Analizzando un dataset di decine di migliaia di persone, siamo riusciti a incapsulare nell’algoritmo quanto un’immagine verrà ricordata a distanza di una settimana, due settimane e un mese. Abbiamo stabilito quali sono le parti delle immagini che catturano l’attenzione e la renderanno memorabile. Scoprendo che foto considerate memorabili da fotografi professionisti non sempre lo sono, e viceversa», dice Melpignano. Che rivela qualche risultato curioso, che avrebbe tanto da insegnare a pubblicitari che si ostinano, per esempio, a usare immagini femminili per qualsiasi prodotto propongano: «Nella home page di un sito di abbigliamento intimo, figurava l’immagine di una bellissima ragazza appoggiata a un candelabro: proprio il candelabro era ciò che attirava l’occhio e rendeva l’immagine ricordabile, non la ragazza.»

«Adesso stiamo portando la image memorability nei video, sottoponendo all’algoritmo i frame chiave dei filmati per individuare quanto un video è memorabile e perché. Così, abbiamo scoperto che mostrare un’automobile nel colore preferito garantisce un tasso di conversione di 10 volte. Siamo passati da 4 a 8 euro per profilare un cliente ad appena 0,4– 0,3 euro». In tutti i settori, raccontare prodotti e servizi in un modo personalizzato produce un vantaggio: «per esempio le reti di promotori finanziari possono servirsi del proprio sito web per individuare il profilo psicografico del cliente e raccontare le storie per lui più interessanti e in linea con le sue aspettative».

Non esiste un unico messaggio efficace per tutti i consumatori

Nel mondo attuale per validare un sito web si fa ricorso all’A/B Testing: «si presenta un sito web con due pagine diverse, e si testa quale delle due converte di più; dopo una settimana si seleziona quella vincente e se ne affianca un’altra nuova: andando avanti così alla ricerca del messaggio ideale. Secondo noi il messaggio ideale dell’A/B testing, un settore che vale 14 miliardi di dollari, è una ricerca più complessa di quella del Sacro Graal, proprio perché non esiste un unico messaggio valido per tutti». L’idea è invece fornire home page personalizzate agli utenti in base alla loro personalità: «Neosperience Cloud ci permette di sapere che l’utente Giorgio è razionale e sistematico, mentre Andrea è emozionale e ama le esperienze intense.Per cui mentre per Giorgio la homepage di un sito di rent2buy avrà, per esempio, uno slogan come “Provare veramente prima di procedere all’acquisto”, per Andrea sarà “Vivi l’emozione della tua prossima auto”», spiega l’ad.

Il valore aggiunto per le aziende che usano Neosperience Cloud

Ovviamente, il punto nodale del business è che indirizza un bisogno che nessuno aveva mai soddisfatto e crea un valore aggiunto misurabile per le aziende clienti. «I touchpoint digitali, che rappresentano un investimento importante per l’azienda, possono finalmente essere trasformati in bravi venditori, così come questi ultimi sono capaci di interpretare il linguaggio del corpo, i movimenti oculari, le micro-espressioni facciali, così nei siti web e nelle app è possibile misurare il tempo che viene impiegato per passare da una pagina all’altra, il numero di volte che un prodotto viene messo a carrello e il tempo necessario a finalizzare l’acquisto. Catalogando il comportamento lo si associa a una personalità e si agisce di conseguenza. Ci sono persone con alto livello di cognizione a cui bisogna fornire molti dettagli, altre che hanno un livello basso di cognizione a cui bisogna fornire solo i tre elementi chiave», precisa Melpignano.

Ma c’è un altro aspetto che l’ad vuole sottolineare: «Di fatto, rendere empatica la tecnologia vuol dire anche collegare il machine learning a un secolo di psicologia cognitiva, comportamentale e sociale: due mondi, scientifico e umanistico, da sempre separati. Abbiamo fatto lavorare i nostri data scientist e le nostre psicologhe con componenti del team dei ricercatori che ha supportato Richard Thaler, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2017, per i suoi studi sul comportamento dei risparmiatori e la teorizzazione della “spinta gentile” che induce nel risparmiatore/consumatore comportamenti positivi».

La “spinta gentile” e il modo unico al mondo di creare in Italia
Nudge, la “spinta gentile” che è anche il titolo di un saggio del 2008, proprio di Thaler, ha consentito all’aeroporto di Schipol, ad Amsterdam di risparmiare il 50% dei costi di manutenzione delle toilette, semplicemente usando adesivi a forma di mosca negli orinali, che “convince” gli utenti a non sporcare. Si tratta della più antica applicazione, che risale al 1999 ed è la più citata. Ma ovviamente, ce ne sono di tante altre: a Chicago, solo per fare un altro esempio, la spinta gentile a fare bene è consistita nel mettere strisce di gomma a distanza sempre più ravvicinata, per dare la sensazione che la macchina acceleri troppo e quindi spingere istintivamente a frenare, come a mostrare dei limitatori di velocità disegnati sull’asfalto.

«Tutti questi trucchi psicologici permettono di indurre dei comportamenti che nel nostro caso vengono utilizzati con finalità positive di costruzione di un rapporto più efficace tra aziende e clienti. L’obiettivo è recuperare il rapporto personale che nell’e-commerce oggi non c’è. Dall’altra parte nel nostro business c’è una dimensione etica molto forte: non lavoriamo per aziende nei settori di armi, tabacco e gioco di azzardo, caratterizzati da sensation seeking, l’acquisto di impulso che noi non vogliamo incoraggiare», continua Melpignano. Che lavora in quello che è un mercato senza concorrenza. E per navigarlo Melpignano ritiene ideale un Paese come l’Italia: «l’unico luogo in cui si riesce a coniugare la forma estetica con il sogno e con la funzione d’uso. L’umanesimo con le scienze, è una cosa nuova per gli Usa, perciò vogliamo andare nella West Coast, nella Silicon Valley a portare un approccio nuovo e carico di valore».

Ritorno alla Silicon Valley

Un viaggio, quello verso la California, che per Melpignano è più un ritorno al passato. Dove tutto è iniziato quando, nel 2007, fu convocato da Steve Jobs in persona. «In quel periodo mi occupavo in Nokia, dal 2004, di sviluppare parti di webkit, un software open source che permetteva di dare vita alle prime webapp non ancora mainstream come oggi. Steve Jobs mi contattò per rendere questa tecnologia utilizzabile da parte degli iPhone 3G. Sono stati mesi che mi hanno cambiato la vita», racconta Melpignano. Da questa parentesi californiana Melpignano esce come un guru delle app e viene contattato da decine di aziende, dall’Europa al Sud America, per la realizzazione di app, soprattutto nel settore editoriale. «Neosperience è nata così: in Italia ho sviluppato app per i maggiori editori italiani, tra cui Rainews, il Sole24ore, Panorama, Il Giornale. Per poi conquistare O Globo in Brasile e Bloomberg negli Usa. Nel 2012 siamo stato scelti dalla Walt Disney per creare la piattaforma per la propria attività di digital publishing su iPad. Nello stesso anno abbiamo realizzato per Ubi Banca la prima piattaforma di mobile banking compatibile con tutti gli smartphone. Tra il 2009 e il 2011 abbiamo costruito per Oracle la prima piattaforma di mobile loyalty. Gradualmente ci siamo spostati da un focus tecnologico che aveva l’obiettivo di rendere le app compatibili con tutti gli smartphone, all’attuale posizionamento di una digital customer experience di alto profilo ed empatica».

Le altre attività del gruppo

Negli ultimi anni la società ha dato vita a start-up specializzate e indipendenti dal gruppo, dedicate a mercati verticali e che utilizzano l’approccio e la tecnologia di Neosperience Cloud in diversi settori specifici. Le start-up rappresentano un potenziale upside di valore per il gruppo. La prima è Neosurance, la prima piattaforma InsurTech mobile basata sulla Intelligenza Artificiale, che abilita micro-polizze di breve durata per community e compagnie assicurative. Si basa su un sistema di Machine Learning e Digital Customer Experience evoluto, in grado di raccogliere ed elaborare i dati contestuali con un approccio di auto-apprendimento. La compagnia assicurativa può utilizzare la soluzione per offrire la polizza più adatta quando e dove serve. Una notifica personalizzata sullo smartphone del cliente finale permette di acquistare una copertura specifica, per un breve periodo di tempo, con pochi tap e a un costo minimo.

Ancora, WizKey, è una piattaforma per la compravendita di crediti integrata con blockchain. Sviluppata a partire dalla console web e da alcuni moduli infrastrutturali di Neosperience Cloud, WizKey è stata co-fondata nel 2018 insieme a un team di avvocati con una vasta esperienza nel settore della cartolarizzazione dei crediti. L’obiettivo è attualizzare il mercato dei crediti rendendolo più efficiente attraverso gli smart contract, fino a dare vita a un marketplace dedicato, capace di beneficiare di un network effect che alimenta la domanda del servizio in misura più che proporzionale alla sua diffusione.

E infine una community e App dedicata al mondo dei cicloamatori. La startup sviluppata a partire dal 2017 offre servizi personalizzati come il Bike Personal Coach, un coach virtuale che incorpora la competenza di preparatori professionisti, fra cui il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana e l’ultimo campione del mondo italiano di ciclismo. Attraverso un test di auto-valutazione, basato sull’analisi antropometrica e biomeccanica di ciascun utente, dei suoi obiettivi stagionali e del tempo disponibile, il Bike Personal Coach guida nella gestione e distribuzione degli allenamenti, per un training ottimale.

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https://www.industriaitaliana.it/ipo-1-neosperience-l-a-i-che-sta-per-sbarcare-allaim/
2 di 334 - 25/12/2018 13:31
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Vetrya investe 1 milione in Neosperience in vista dell'Ipo

A fronte di questo investimento i soci fondatori di Neosperience, Melpignano e Linotto, si sono dichiarati disponibili a convocare entro 45 giorni dall'inizio delle negoziazioni l'assemblea ordinaria dei soci per l'ampliamento del cda con la nomina di due consiglieri indicati da Vetrya

Vetrya investe 1 milione di euro in Neosperience in vista dell'Ipo. La società attiva nello sviluppo di servizi digital, applicazioni e soluzioni broadband intende creare una partnership operativa e strategica con Neosperience, Pmi innovativa italiana che opera come software vendor nel settore della Digital Customer Experience, attualmente in roadshow finalizzato all'ammissione a quotazione sul mercato Aim Italia.

Vetrya ha manifestato la volontà di sottoscrivere in fase di collocamento per l'Ipo una partecipazione di rilievo, che dipenderà comunque dal prezzo finale di collocamento, di Neosperience, con un investimento pari a circa 1 milione di euro, a supporto del piano di crescita dell'azienda in via di quotazione, che intende consolidare il proprio posizionamento competitivo sia per via endogena sia, eventualmente, tramite operazioni straordinarie.


A fronte di questo investimento i soci fondatori di Neosperience, Dario Melpignano e Luigi Linotto, si sono dichiarati disponibili a convocare entro 45 giorni dall'inizio delle negoziazioni l'assemblea ordinaria dei soci per l'ampliamento del cda con la nomina di due consiglieri indicati da Vetrya . "Neosperience ha dimostrato la capacità di saper innovare nella convergenza tra big data e intelligenza artificiale e non vediamo l'ora di poter collaborare con loro. Siamo certi che insieme riusciremo a creare innovazione di valore per noi e per i nostri clienti", ha sottolineato Luca Tomassini, presidente di Vetrya .

"Si tratta di una partnership che permetterà a entrambe le aziende di rafforzare in maniera sinergica la propria offerta", ha commentato anche Dario Melpignano, presidente di Neosperience, "da un lato Vetrya vedrà potenziata, tramite Neosperience Cloud, la capacità di servire al meglio i suoi clienti, offrendo loro contenuti personalizzati".

Al contempo Neosperience "sarà avvantaggiata da una significativa accelerazione nella diffusione a livello globale della propria piattaforma sfruttando strategicamente i mercati in cui Vetrya è già presente", ha spiegato Melpignano. "Oggi vediamo in quest'intesa un grande potenziale, anche in considerazione del valore aggiunto che insieme possiamo creare attraverso il network delle società partecipate, in particolare nei settori dell'insuretech e della blockchain".

https://www.milanofinanza.it/news/vetrya-investe-1-milione-in-neosperience-in-vista-dell-ipo-201812060943552589
3 di 334 - 14/8/2019 15:58
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Neosperience sbarca in America e porta l'empatia nell'hi tech

La società bresciana Neosperience ha iniziato nei giorni scorsi a operare sul mercato americano con la nuova Neosperience Llc, società a responsabilità limitata registrata in Delaware con uffici operativi a Seattle: «Neosperience ha oggi la grande opportunità di portare anche nel mercato americano il valore unico della empathy in technology. L’obiettivo è potenziare le principali piattaforme digital che le rapporti con i loro clienti, aumentandone qualità ed efficienza».

Il progetto si è concretizzato grazie alla collaborazione con Carlo Malaguzzi, già socio e advisor di Neosperience, da dieci anni a Seattle, affidando a lui struttura di business. Dopo aver ricoperto diversi ruoli a livello internazionale in Microsoft - Carlo Malaguzzi ha maturato negli anni una notevole esperienza nell’internazionalizzazione di società tecnologiche - l'obiettivo con Neosperience è creare una una squadra locale ed elaborare una roadmap di crescita che porti volumi significativi al Gruppo Neosperience Llc, società controllata da Neosperience Sp. Si inizia quindi ad operare sul mercato americano partendo dagli Stati della costa ovest, portando l’esperienza di Neosperience consolidatasi negli anni con un team focalizzato nello sviluppo di partnership strategiche, e tramite queste raggiungere in modo scalabile i grandi clienti del mercato americano.

In queste geografie si trovano infatti numerosi player di prima grandezza che indirizzano i clienti nella loro esperienza digitale, sia che si tratti di eCommerce (Amazon, eBay), di CRM (Microsoft, Salesforce), o di Marketing Automation (Adobe, Marketo): realtà che possono trarre grande vantaggio estendendo la loro offerta grazie all’integrazione con la piattaforma Neosperience Cloud e le sue solution, come Image Memorability, People Analytics e le altre in progetto.
bq-eb
4 di 334 - 25/9/2019 18:57
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
26-09-19 Consiglio di Amministrazione - Approvazione Relazione Finanziaria Semestrale 2019


dghal
5 di 334 - 02/10/2019 17:46
tipico figone latinos N° messaggi: 20 - Iscritto da: 22/8/2019
Questa cresce di brutto, comprare
6 di 334 - 03/10/2019 17:51
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Neosperience, i risultati del primo semestre 2019

Neosperience, società quotata all’AIM Italia e attiva come software vendor nel settore della Digital Customer Experience, ha chiuso il primo semestre del 2019 con ricavi per 5,07 milioni di euro, in aumento del 67,5% rispetto ai 3,03 milioni ottenuti nella prima metà dello scorso esercizio, grazie all’acquisizione di nuovi clienti e all’incremento dei ricavi scalabili delle Solution.

Al contrario, l’utile netto è sceso da 652mila a 467mila euro, in seguito un accantonamento straordinario a fondo rischi.

A fine giugno la posizione finanziaria netta era positiva per oltre 870mila euro, rispetto all’indebitamento di 3,46 milioni di inizio anno.
ghqsh
7 di 334 - 14/10/2019 12:27
tipico figone latinos N° messaggi: 20 - Iscritto da: 22/8/2019
Ma dove sono i clienti promessi? Qui non vorrei Finnat avesse pompato il nulla
8 di 334 - 25/12/2019 11:58
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Software, la bresciana Neosperience tra i sei più innovativi al mondo

La PMI innovativa Neosperience S.p.A., quotata sul mercato AIM Italia e attiva come software vendor nel settore della Digital Customer Experience, è stata scelta da Gartner “Competitive Landscape: Customer Analytics” come unica realtà italiana, tra le sei società produttrici di software più innovative al mondo insieme a Salesforce e SAS.

Secondo l’ultimo report pubblicato da Gartner, il più rilevante analista tecnologico al mondo, nei prossimi cinque anni il mercato della Customer Analytics sarà controllato dai produttori di software che dispongono di un’ottima padronanza del machine learning (ML) e del deep learning e in grado di aiutare le aziende a comprendere e soddisfare in tempo reale i bisogni dei clienti finali.

“Siamo estremamente orgogliosi di questo riconoscimento, che ci accomuna ai maggiori produttori software al mondo, e anche dei grandi risultati che abbiamo conseguito nei settori della Digital Customer Experience e Customer Analytics. È un’ulteriore conferma della validità del percorso che stiamo facendo, dopo che Gartner ci aveva già scoperti assegnandoci il titolo di Cool Vendor”, ha dichiarato Dario Melpignano, Presidente di Neosperience.

Con la piattaforma Neosperience Cloud, la società offre ai suoi clienti un insieme di tecnologie e soluzioni avanzate, dal Machine Learning al Deep Learning, social, graphics e video analytics, tutti sistemi che permettono alle aziende di comprendere in profondità i clienti e quindi offrire prodotti e servizi personalizzati, introducendo capacità empatiche nella tecnologia. Una piattaforma che usa l’intelligenza artificiale per offrire esperienze su misura per ogni cliente, per conoscerlo, coinvolgerlo e fidelizzarlo, aiutando le aziende ad aumentare il valore del loro brand per conquistare o riconquistare i margini di vendita.

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9 di 334 - 16/3/2020 11:42
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Neosperience: nuovi investitori istituzionali entrano nel capitale

Neosperience accoglie nuovi investitori istituzionali nel proprio capitale. La Pmi innovativa attiva come software vendor nel settore della Digital Customer Experience comunica che sono state compravendute ai blocchi 116.750 azioni Neosperience, cedute da Vetrya ad un ristretto gruppo di investitori istituzionali.

Contestualmente all’acquisto delle azioni Vetrya, ciascuno degli investitori ha assunto un vincolo di lock-up per la durata residua dell’impegno assunto da Vetrya nel patto parasociale. Pertanto, le 116.750 azioni compravendute, pari a circa l’1,61% del capitale sociale di Neosperience, rimarranno ancora soggette a lock-up fino al prossimo 31 agosto 2020. Inoltre, con la cessione delle azioni, il patto parasociale si è sciolto e, avendo Vetrya rinunciato a tutti gli eventuali restanti propri diritti di governance il consigliere non esecutivo di Neosperience Matteo Montanari ha rassegnato le proprie dimissioni.

Dario Melpignano, Presidente e CEO di Neosperience ha dichiarato: “Prosegue l’azione di stabilizzazione dell’azionariato di Neosperience che vede oggi l’ingresso di altri investitori istituzionali che condividono il nostro percorso di crescita, in Italia e all’estero. Un ringraziamento a Vetrya, e in particolare all’ing. Tomassini e ai suoi collaboratori, che ci hanno accompagnato sin dalla quotazione, e che oggi escono realizzando un giusto profitto dal loro investimento. Contiamo che, nonostante l’uscita dal nostro azionariato, prosegua la collaborazione che abbiamo avviato tra le due società e che si possano sviluppare insieme sempre più proficue relazioni commerciali.”

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10 di 334 - Modificato il 16/3/2020 11:47
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Neosperience: empatia e big data

Incontriamo Dario Melpignano, visionario tecnologico che ha creato la digital customer experience empatica alias Neosperience (da Mark Up n. 287)

Empatia e tecnologia un binomio vincente, eppure in un mondo sempre più a compartimenti stagni nessuno aveva mai pensato di unirle, così quando ho conosciuto Dario Melpignano, mi è venuta la curiosità di approfondire e ho scoperto che non solo è possibile, ma che Neosperience, la società creata da Dario, che da startup in pochi anni è diventata un’azienda quotata, lo sta già facendo. Ma partiamo dall’inizio ...

Come hai cominciato?

Si può dire che mi sia occupato di questo per tutta la vita, da quando andavo alle elementari, era l’inizio di quella che sarebbe stata la rivoluzione della Information Technology, programmavo da Marcucci a Milano (negozio storico di elettronica di consumo, chiuso da tempo, ndr). Mio padre, che da questo punto di vista è stato un esempio e un modello, è stato tra i primi in Italia a occuparsi di sviluppo di software applicativo. Fu lui a trasmettermi questo entusiasmo per la tecnologia. In prima media, costruii il primo computer, montando un kit, e cominciai a programmare, andavo a scuola e, invece di seguire le lezioni, sui fogli a quadretti scrivevo programmi. Tutto cominciò così.

Neosperience è tecnologia ma con una forte carica umanistica: da dove arriva?

Nel tempo ho capito che il limite della cultura occidentale consiste nella frammentazione del sapere, che impedisce una lettura trasversale dei fenomeni. In particolare, nel mondo della tecnologia, manca una prospettiva autenticamente umanistica. Le competenze di chi opera, per esempio, nel settore dell’intelligenza artificiale e del machine learning, tendono a essere polarizzate sulla dimensione quantitativa e a mancare di una dimensione umana e psicologica. Io credo sia importante che le persone abbiamo un utilizzo consapevole ed efficace della tecnologia, cosa che può avvenire soltanto ricomprendendo, in una rilettura della tecnologia, la componente umana e l’empatia.

L’empatia è stata una scoperta recente, degli ultimi anni: mi sono reso progressivamente conto che questa diffusione dello smartphone e la modifica sostanziale dei processi di relazione tra noi umani ha prodotto un allontanamento, una minore capacità di cogliere le dimensioni che hanno caratterizzato il comunicare degli umani negli ultimi ventimila anni. Questa trasformazione, che è stata assecondata dalla plasticità del nostro cervello, sta producendo, dagli anni 70, una progressiva incapacità di mettersi nei panni degli altri, di considerare il mondo da una prospettiva diversa dalla propria. Mi sembra che la tecnologia abbia contribuito a polarizzare in questa direzione e che sia tempo di dare una raddrizzata, dare un piccolo contributo per rendere le persone più consapevoli, utilizzare la tecnologia per il bene. Mi sembra una partita che valga la pena giocare.

Quando nasce Neosperience?

Nel 2006 con un progetto di ricerca e sviluppo che poi ha condotto allo sviluppo di WebKit, la prima piattaforma di app per lo smartphone, prima di allora si chiamavano cellulari, il partner principale fu Nokia che contribuì al progetto e che aiutammo a portare sulla piattaforma Apple, prima del lancio dell’iPhone 3G in Europa. L’occasione fu proprio quella di sviluppare le prime app, quindi aiutare Apple a lanciare questo prodotto straordinario, che ha segnato il cambiamento di un’epoca. Progressivamente realizzammo una tecnologia che aiutò sempre più le aziende ad acquisire nuovi clienti e ad aumentare il valore dei clienti esistenti. In questa direttrice si innestò tre anni fa il filone della psicologia cognitiva comportamentale e sociale. Nacque in Neosperience un team, che mise a sistema delle conoscenze approfondite di AI e machine learning, quindi con una matrice culturale e di esperienza professionale più quantitativa e analitica con psicologhe del marketing. Cui si è più recentemente innestato un filone di neuromarketing. Sono tutte prospettive diverse della stessa cosa. Abbiamo creato una piattaforma tecnologica che permette di comprendere i tratti della personalità, le motivazioni profonde per cui le persone acquistano prodotti e servizi, e in questo senso aiutiamo le aziende a essere più efficaci nel comprendere il perché dei fenomeni, e non limitarci a osservare le correlazioni con l’Intelligenza artificiale, come avviene oggi soprattutto nel mondo retail. Perché poi negli ultimi anni con l’avvento di tecnologie sempre più potenti per l’analisi di grandi volumi di dati è diventato sempre più facile individuare le correlazioni nei comportamenti, nei tratti socio demografici. Tutto interessante ma a volte fa perdere di vista il focus, cioè si tende a confondere la correlazione con la causalità: individuare correlazioni fra i comportamenti d’acquisto non significa aver indagato le cause profonde. Le correlazioni, utilissime per comprendere quello che è stato, non ci dicono nulla su quello che sarà, che è ciò che serve in un mondo che cambia in maniera così rapida. Pur continuando ad analizzare i dati e il passato, è necessario indagare il presente e il futuro con degli strumenti più qualitativi. Combinare l’approccio di analisi dei grandi volumi di dati con la ricerca qualitativa.

Cosa cambierà la AI per i retailer?

La tecnologia è utile quando scompare, quando esce dal cono di attenzione delle persone. In questo senso l’intelligenza artificiale può dare un contributo straordinario se riesce a fare in modo che le persone passino meno tempo davanti a un piccolo schermo, quello del loro smartphone, e se riescono prima e più facilmente, magari anche risparmiando, a ottenere quello che vogliono. Magari a scoprire quello che vogliono, ancor prima di comprenderlo in maniera esplicita e di verbalizzarlo. Gli spazi di opportunità sono davvero tanti: ci sono una serie di iniziative che integrano le componenti di visione artificiale usate nell’automotive, quindi intersecare quello che si fa per le auto a guida autonoma con quello che si fa nel mondo retail dà l’opportunità di creare dei negozi in cui vivo l’esperienza di toccare il prodotto e trovarmelo a casa. C’è la possibilità di stabilire una relazione più profonda, diretta, più empatica con i clienti: l’eCommerce ha tante doti ma manca di quella capacità di relazionarsi che era tipica del piccolo punto di vendita. La tecnologia realmente innovativa fa la differenza quando indirizza una tripletta di bisogni, che potremmo riassumere in be helpful, be human e be handy. Sono le tre cose che realmente servono e interessano, tutto il resto è sovrastruttura. Quindi avere una tecnologia sufficientemente sofisticata da scomparire è la direzione verso cui i retaler possono e devono tendere.

In che modo?

Da una parte quindi, il retailer o il brand devono stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti, per riuscire a creare una unbreakable community. Credo però che per far questo si debba superare la logica dualistica aristotelico-cartesiana: bisogna vendere in tutti i modi, mentre è necessario creare delle customer community robuste, su cui poi introdurre modelli di subscription, che possono generare ricavi ricorrenti e previsioni di marginalità stabili.

Quanto piacerà la subscription agli italiani?

Mi piacerebbe scoprirlo, credo che la convenience in tutte le sue accezioni, legata al modello di subscription sia davvero una chiave di volta e una grande opportunità. Credo che sia urgente introdurre questi processi, testare, misurare e verificare, ma con un’apertura mentale che ci faccia andare oltre la cronica arretratezza dei processi enterprise e business del nostro Paese. Perché se è vero che da una parte l’Italia è arretrata, ed è una cultura gerontocratica, poco disponibile ad accogliere l’innovazione, dall’altra è anche vero che i clienti sono gli stessi, con le stesse attese che possiamo trovare a San Francisco o Shenzhen, quindi sono i retailer, i brand, che devono cogliere un’esigenza che è globale.

Oggi le persone hanno un livello di attesa sulla qualità del servizio che è dettato da Amazon, che ha settato l’asticella sulla logistica e sul customer service, e su questo i retailer devono mettersi in pari ma, dall’altro lato, possono puntare sugli elementi differenzianti su cui Amazon ha maggior difficoltà, sulla relazione diretta, empatica, continuativa, sul negozio fisico. Immagino un domani fatto di showroom dove non si entra per guardare un prodotto e poi comprarlo su Amazon, ma per guardarlo, provarlo, vivere un’esperienza che poi rimane radicata nella mente e nel cuore del cliente, che poi si traduce in un delivery a casa a condizioni economiche vantaggiose. Quello che si risparmia sullo stoccaggio e sul magazzino si può restituire come valore, magari riducendo il prezzo, guadagnando in competitività rispetto ad Amazon. Il valore si sposta sulla relazione con il cliente, continuando a soddisfare le sue esigenze e magari anche anticiparle e la subscrition diventa uno strumento formidabile.

https://www.mark-up.it/neosperience-empatia-e-big-data/

q4pms
11 di 334 - 17/3/2020 09:29
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #10 - 16/Mar/2020 10:46Neosperience: empatia e big data

Incontriamo Dario Melpignano, visionario tecnologico che ha creato la digital customer experience empatica alias Neosperience (da Mark Up n. 287)

Empatia e tecnologia un binomio vincente, eppure in un mondo sempre più a compartimenti stagni nessuno aveva mai pensato di unirle, così quando ho conosciuto Dario Melpignano, mi è venuta la curiosità di approfondire e ho scoperto che non solo è possibile, ma che Neosperience, la società creata da Dario, che da startup in pochi anni è diventata un’azienda quotata, lo sta già facendo. Ma partiamo dall’inizio ...

Come hai cominciato?

Si può dire che mi sia occupato di questo per tutta la vita, da quando andavo alle elementari, era l’inizio di quella che sarebbe stata la rivoluzione della Information Technology, programmavo da Marcucci a Milano (negozio storico di elettronica di consumo, chiuso da tempo, ndr). Mio padre, che da questo punto di vista è stato un esempio e un modello, è stato tra i primi in Italia a occuparsi di sviluppo di software applicativo. Fu lui a trasmettermi questo entusiasmo per la tecnologia. In prima media, costruii il primo computer, montando un kit, e cominciai a programmare, andavo a scuola e, invece di seguire le lezioni, sui fogli a quadretti scrivevo programmi. Tutto cominciò così.

Neosperience è tecnologia ma con una forte carica umanistica: da dove arriva?

Nel tempo ho capito che il limite della cultura occidentale consiste nella frammentazione del sapere, che impedisce una lettura trasversale dei fenomeni. In particolare, nel mondo della tecnologia, manca una prospettiva autenticamente umanistica. Le competenze di chi opera, per esempio, nel settore dell’intelligenza artificiale e del machine learning, tendono a essere polarizzate sulla dimensione quantitativa e a mancare di una dimensione umana e psicologica. Io credo sia importante che le persone abbiamo un utilizzo consapevole ed efficace della tecnologia, cosa che può avvenire soltanto ricomprendendo, in una rilettura della tecnologia, la componente umana e l’empatia.

L’empatia è stata una scoperta recente, degli ultimi anni: mi sono reso progressivamente conto che questa diffusione dello smartphone e la modifica sostanziale dei processi di relazione tra noi umani ha prodotto un allontanamento, una minore capacità di cogliere le dimensioni che hanno caratterizzato il comunicare degli umani negli ultimi ventimila anni. Questa trasformazione, che è stata assecondata dalla plasticità del nostro cervello, sta producendo, dagli anni 70, una progressiva incapacità di mettersi nei panni degli altri, di considerare il mondo da una prospettiva diversa dalla propria. Mi sembra che la tecnologia abbia contribuito a polarizzare in questa direzione e che sia tempo di dare una raddrizzata, dare un piccolo contributo per rendere le persone più consapevoli, utilizzare la tecnologia per il bene. Mi sembra una partita che valga la pena giocare.

Quando nasce Neosperience?

Nel 2006 con un progetto di ricerca e sviluppo che poi ha condotto allo sviluppo di WebKit, la prima piattaforma di app per lo smartphone, prima di allora si chiamavano cellulari, il partner principale fu Nokia che contribuì al progetto e che aiutammo a portare sulla piattaforma Apple, prima del lancio dell’iPhone 3G in Europa. L’occasione fu proprio quella di sviluppare le prime app, quindi aiutare Apple a lanciare questo prodotto straordinario, che ha segnato il cambiamento di un’epoca. Progressivamente realizzammo una tecnologia che aiutò sempre più le aziende ad acquisire nuovi clienti e ad aumentare il valore dei clienti esistenti. In questa direttrice si innestò tre anni fa il filone della psicologia cognitiva comportamentale e sociale. Nacque in Neosperience un team, che mise a sistema delle conoscenze approfondite di AI e machine learning, quindi con una matrice culturale e di esperienza professionale più quantitativa e analitica con psicologhe del marketing. Cui si è più recentemente innestato un filone di neuromarketing. Sono tutte prospettive diverse della stessa cosa. Abbiamo creato una piattaforma tecnologica che permette di comprendere i tratti della personalità, le motivazioni profonde per cui le persone acquistano prodotti e servizi, e in questo senso aiutiamo le aziende a essere più efficaci nel comprendere il perché dei fenomeni, e non limitarci a osservare le correlazioni con l’Intelligenza artificiale, come avviene oggi soprattutto nel mondo retail. Perché poi negli ultimi anni con l’avvento di tecnologie sempre più potenti per l’analisi di grandi volumi di dati è diventato sempre più facile individuare le correlazioni nei comportamenti, nei tratti socio demografici. Tutto interessante ma a volte fa perdere di vista il focus, cioè si tende a confondere la correlazione con la causalità: individuare correlazioni fra i comportamenti d’acquisto non significa aver indagato le cause profonde. Le correlazioni, utilissime per comprendere quello che è stato, non ci dicono nulla su quello che sarà, che è ciò che serve in un mondo che cambia in maniera così rapida. Pur continuando ad analizzare i dati e il passato, è necessario indagare il presente e il futuro con degli strumenti più qualitativi. Combinare l’approccio di analisi dei grandi volumi di dati con la ricerca qualitativa.

Cosa cambierà la AI per i retailer?

La tecnologia è utile quando scompare, quando esce dal cono di attenzione delle persone. In questo senso l’intelligenza artificiale può dare un contributo straordinario se riesce a fare in modo che le persone passino meno tempo davanti a un piccolo schermo, quello del loro smartphone, e se riescono prima e più facilmente, magari anche risparmiando, a ottenere quello che vogliono. Magari a scoprire quello che vogliono, ancor prima di comprenderlo in maniera esplicita e di verbalizzarlo. Gli spazi di opportunità sono davvero tanti: ci sono una serie di iniziative che integrano le componenti di visione artificiale usate nell’automotive, quindi intersecare quello che si fa per le auto a guida autonoma con quello che si fa nel mondo retail dà l’opportunità di creare dei negozi in cui vivo l’esperienza di toccare il prodotto e trovarmelo a casa. C’è la possibilità di stabilire una relazione più profonda, diretta, più empatica con i clienti: l’eCommerce ha tante doti ma manca di quella capacità di relazionarsi che era tipica del piccolo punto di vendita. La tecnologia realmente innovativa fa la differenza quando indirizza una tripletta di bisogni, che potremmo riassumere in be helpful, be human e be handy. Sono le tre cose che realmente servono e interessano, tutto il resto è sovrastruttura. Quindi avere una tecnologia sufficientemente sofisticata da scomparire è la direzione verso cui i retaler possono e devono tendere.

In che modo?

Da una parte quindi, il retailer o il brand devono stabilire una relazione diretta e continuativa con i clienti, per riuscire a creare una unbreakable community. Credo però che per far questo si debba superare la logica dualistica aristotelico-cartesiana: bisogna vendere in tutti i modi, mentre è necessario creare delle customer community robuste, su cui poi introdurre modelli di subscription, che possono generare ricavi ricorrenti e previsioni di marginalità stabili.

Quanto piacerà la subscription agli italiani?

Mi piacerebbe scoprirlo, credo che la convenience in tutte le sue accezioni, legata al modello di subscription sia davvero una chiave di volta e una grande opportunità. Credo che sia urgente introdurre questi processi, testare, misurare e verificare, ma con un’apertura mentale che ci faccia andare oltre la cronica arretratezza dei processi enterprise e business del nostro Paese. Perché se è vero che da una parte l’Italia è arretrata, ed è una cultura gerontocratica, poco disponibile ad accogliere l’innovazione, dall’altra è anche vero che i clienti sono gli stessi, con le stesse attese che possiamo trovare a San Francisco o Shenzhen, quindi sono i retailer, i brand, che devono cogliere un’esigenza che è globale.

Oggi le persone hanno un livello di attesa sulla qualità del servizio che è dettato da Amazon, che ha settato l’asticella sulla logistica e sul customer service, e su questo i retailer devono mettersi in pari ma, dall’altro lato, possono puntare sugli elementi differenzianti su cui Amazon ha maggior difficoltà, sulla relazione diretta, empatica, continuativa, sul negozio fisico. Immagino un domani fatto di showroom dove non si entra per guardare un prodotto e poi comprarlo su Amazon, ma per guardarlo, provarlo, vivere un’esperienza che poi rimane radicata nella mente e nel cuore del cliente, che poi si traduce in un delivery a casa a condizioni economiche vantaggiose. Quello che si risparmia sullo stoccaggio e sul magazzino si può restituire come valore, magari riducendo il prezzo, guadagnando in competitività rispetto ad Amazon. Il valore si sposta sulla relazione con il cliente, continuando a soddisfare le sue esigenze e magari anche anticiparle e la subscrition diventa uno strumento formidabile.
https://www.mark-up.it/neosperience-empatia-e-big-data/

q4pms



1-2-3 LOW JOE ROSS: LONG DA 4,25 €.

q53pj
12 di 334 - 18/3/2020 11:36
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
ENTRANDO AL BREAKOUT DEL ROSS HOOK (4,56 €) E IPOTIZZANDO COME PRIMO TARGET 5,1 € (CHIUSURA DEL GAP), SI PORTEREBBE "A CASA" UN BEL 10%. LO STOP LOSS DECIDETE VOI DOVE INSERIRLO, IN BASE ALLE VOSTRE CARATTERISTICHE DI TRADER (1 ATR?). BUONA FORTUNA!
q5mkv
13 di 334 - 19/3/2020 09:27
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #12 - 18/Mar/2020 10:36ENTRANDO AL BREAKOUT DEL ROSS HOOK (4,56 €) E IPOTIZZANDO COME PRIMO TARGET 5,1 € (CHIUSURA DEL GAP), SI PORTEREBBE "A CASA" UN BEL 10%. LO STOP LOSS DECIDETE VOI DOVE INSERIRLO, IN BASE ALLE VOSTRE CARATTERISTICHE DI TRADER (1 ATR?). BUONA FORTUNA!

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q62ls
14 di 334 - 20/3/2020 11:02
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #12 - 18/Mar/2020 10:36ENTRANDO AL BREAKOUT DEL ROSS HOOK (4,56 €) E IPOTIZZANDO COME PRIMO TARGET 5,1 € (CHIUSURA DEL GAP), SI PORTEREBBE "A CASA" UN BEL 10%. LO STOP LOSS DECIDETE VOI DOVE INSERIRLO, IN BASE ALLE VOSTRE CARATTERISTICHE DI TRADER (1 ATR?). BUONA FORTUNA!

q5mkv



q6lnp
15 di 334 - 23/3/2020 11:54
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #12 - 18/Mar/2020 10:36ENTRANDO AL BREAKOUT DEL ROSS HOOK (4,56 €) E IPOTIZZANDO COME PRIMO TARGET 5,1 € (CHIUSURA DEL GAP), SI PORTEREBBE "A CASA" UN BEL 10%. LO STOP LOSS DECIDETE VOI DOVE INSERIRLO, IN BASE ALLE VOSTRE CARATTERISTICHE DI TRADER (1 ATR?). BUONA FORTUNA!

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q7gmd
16 di 334 - 24/3/2020 15:36
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #12 - 18/Mar/2020 10:36ENTRANDO AL BREAKOUT DEL ROSS HOOK (4,56 €) E IPOTIZZANDO COME PRIMO TARGET 5,1 € (CHIUSURA DEL GAP), SI PORTEREBBE "A CASA" UN BEL 10%. LO STOP LOSS DECIDETE VOI DOVE INSERIRLO, IN BASE ALLE VOSTRE CARATTERISTICHE DI TRADER (1 ATR?). BUONA FORTUNA!

q5mkv



TARGET RAGGIUNTO!

q807q
MODERATO regis18 (Utente disabilitato) N° messaggi: 2251 - Iscritto da: 21/2/2015
18 di 334 - 01/4/2020 09:13
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #12 - 18/Mar/2020 10:36ENTRANDO AL BREAKOUT DEL ROSS HOOK (4,56 €) E IPOTIZZANDO COME PRIMO TARGET 5,1 € (CHIUSURA DEL GAP), SI PORTEREBBE "A CASA" UN BEL 10%. LO STOP LOSS DECIDETE VOI DOVE INSERIRLO, IN BASE ALLE VOSTRE CARATTERISTICHE DI TRADER (1 ATR?). BUONA FORTUNA!

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SECONDO TARGET RAGGIUNTO (LINEA DEL PIAVE)!

qazfh
19 di 334 - 02/2/2021 15:30
g3kk0 N° messaggi: 5871 - Iscritto da: 19/3/2012

wink

MODERATO UGA_TRADER_NO_LIMITS (Utente disabilitato) N° messaggi: 3167 - Iscritto da: 24/12/2020
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