Il fondo Sator Private Equity è giunto a scadenza il 5 marzo e ora deve decidere come procedere alla cessione degli asset. Per Banca Profilo è sul piatto una proposta vincolante del fondo RiverRock, per una quota di maggioranza relativa sotto il 30%.

Lo scrive Affari & Finanza di Repubblica spiegando che a vendere è Sator Private Equity Fund, il Fondo di private equity di diritto inglese messo in piedi 12 anni fa dalla Sator Capital Ltd, una sgr inglese che fa capo alla Sator Spa di Matteo Arpe. Quest'ultimo, oltre ad aver creato (e anche gestito il fondo ma soltanto fino al 2015), vi partecipa con il 19%. Il fondo ha in pancia il 63% della quotata Banca Profilo, una quota di Aedes tramite Augusto Spa e altre residue partecipazioni in non quotate. I principali quotisti del Fondo, oltre a Sator Spa, sono l'Enasarco, con poco più del 19%, poi, con percentuali minori Fondazione Roma, Banca di San Marino, Cassa Forense, Fondazione Mps, Effepilux Alternative, Poste Spa. L'asset più importante del fondo rimane proprio Profilo, che peserebbe - secondo i calcoli della stessa sgr - per il 66% del valore residuo dello stesso. Un altro 10% del valore deriverebbe dalla quota in Aedes mentre Tinaba, una Fintech che offre servizi di pagamento e investimento, peserebbe per il 17%.

Sulla vendita di Banca Profilo si gioca gran parte del destino del fondo, e anche quella che dovrebbe portare un effettivo guadagno per i quotisti. Il resto dovrebbe comportare solo perdite. Ma il Fondo è venuto a scadenza il 5 marzo scorso, dopo dieci anni di vita e due di proroga, senza però che sia riusciti a liquidare tutte le partecipazioni. Sarà per questo che i principali quotisti - Enasarco, Fondazione Roma, Effepilux, Banca di San Marino, Fondazione Mps - hanno inviato nei giorni scorsi una lettera al gestore esprimendo «disappunto » per non essere stati informati se non all'ultimo momento che serve un'ulteriore «estensione» di alcuni mesi «senza alcuna rilevante documentazione e informazione supplementare in relazione al processo di disinvestimento che s'intende implementare, e che sarebbe appropriato per permettere agli investitori di valutare la richiesta di estensione».

Il gestore si affida a un Comitato di investimenti composto da quattro persone e un tempo presieduto da Arpe, che però dal 2015 ne è fuori. C'è da dire che già un anno fa, quando si prospettò la cessione poi non realizzata a Banor, i quotisti avevano preso carta e penna per esprimere la loro insoddisfazione al gestore per la mancata vendita. Adesso i timori sono raddoppiati, visto che teoricamente il fondo - senza accordi ulteriori - potrebbe andare in liquidazione, e quindi sembrerebbe avere minore spazio di manovra. Tuttavia, rientrando il fondo nella legislazione inglese, anche il processo di liquidazione potrebbe essere gestito senza alcun obbligo di cedere gli asset al primo che si fa va avanti, rimanendo al gestore la facoltà di scelta.

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

March 07, 2022 02:31 ET (07:31 GMT)

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